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Autore: __MariMalfoy    05/01/2012    18 recensioni
July vive in una dimensione fuori dalla realtà: non è nessuno in quella insignificante scuola superiore e passa il tempo nell'aula di matematica e in biblioteca, a consumare barrette al triplo cioccolato bianco. Non essendo nessuno, vede e ascolta, proprio come una comparsa. Sa segreti che gli altri non immaginano neanche.
Liam è il contrario di July. Con una vita sentimentale intricata e quattro amici squinternati, è il protagonista costante dell'attenzione degli studenti e specialmente delle studentesse.
E se i loro destini si intrecciassero? Non resta che leggere! ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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wedding

Capitolo uno.

{See I’m trying to find my place,
But it might not be here where I feel safe.
We all learn to make mistakes.
Misguided Ghosts Paramore}

 

Erano ormai passati tre mesi da quando seguivo ufficialmente il triangolo amoroso Chloe – Liam – Genevieve e il risultato era che sembrava di essere in una telenovela prodotta male. E la cosa mi divertiva assai, anche se ogni giorno ero sottoposta alla visione di Genevieve che subiva maltrattamenti da parte di Chloe e il suo gruppetto, così come vedevo ogni giorno la faccia più confusa di Liam. Avevo sempre detto che le vicende della scuola erano delle vere e proprie soap opere, in più c’erano mandrie di pettegole che scorrazzavano libere per i corridoi, mancava poco che muggissero e facessero il latte.
Un gruppo mi passò accanto come se non esistessi e concentrò le sue risatine verso Genevieve che, con i capelli scuri raccolti in una lunghissima coda e gli occhiali storti sul naso, aveva fatto cadere tutti i suoi libri quando Liam l’aveva salutata con il suo solito sorriso.
In quella scuola erano tutti ipocriti. Ipocrita Liam, che non sapeva chi scegliere; ipocrita Chloe, che andava a studiare in biblioteca e nessuno lo sapeva; ipocrita Genevieve, che tratteneva i suoi pensieri per sé; ipocrite quelle mandrie di ragazze che si mettevano a giudicare solo a guardare una persona; ipocriti gli amici di Liam, che lo appoggiavano in tutto e non dicevano la verità; ipocrita io, che osservavo e non intervenivo nelle ingiustizie.

Osservando meglio Chloe che attraversava il corridoio con un sorriso smagliante, intuivo benissimo che a lei tutto ciò che era fatto a Genevieve non andava bene. Non la sentiva come una nemica, né come una rivale in amore da distruggere a forza di bullismo: per lei era una persona normale con i suoi pregi e i suoi difetti, che se non si fosse nascosta così bene avrebbe potuto essere anche sua amica.
Liam stava mettendo i suoi libri nell’armadietto, quando Chloe lo salutò con una mano: lui si soffermò a guardarla, poi spostò la sua attenzione verso Genevieve. La prima era bellissima, la seconda era intelligente; la prima aveva un sorriso meraviglioso, la seconda degli occhi stupendi; la prima era dotata di spirito dell’umorismo, la seconda di quella timidezza adorabile.
Era più che ovvio che fosse indeciso.
Si voltò per abbracciare Zayn, l’eterno compagno di avventure, che si appoggiò con nonchalance all’armadietto, con la conseguenza che un paio di primine quasi svennero alla scena. Era bello, anche lui, quanto Liam e quanto gli altri tre del gruppetto.
Solo quando il capo riccio di Harry e quello biondo di Niall comparvero, sorrisi, perché - per quanto me ne riguardava - quell’allegria non c’era del tutto se mancava un componente. Ovviamente non considerando Louis, che si era già diplomato da un po’.
Il mio armadietto si chiuse di scatto e sussultai: la mia eccessiva concentrazione su di loro mi fece dimenticare cosa dovevo studiare per l’ultima ora e dove dovevo andare. Ricordai soltanto quando Romeo e Giulietta cadde dalla pila di libri che portavo, e quasi non me ne accorsi, se non fosse stato per Niall che con un sorriso me lo aveva raccolto e porto.
L’unico che conoscevo meglio di tutti era, appunto, Niall, ma solo perché avevamo condiviso la disperazione durante matematica e avevamo dormito durante le lezioni o mangiato una barretta di cioccolata di nascosto dai professori. Per il resto, non sapevo niente sulla sua famiglia, né sui suoi amici.
“Ci vediamo dopo per matematica” aveva detto, e poi era scappato dietro a Liam.
A volte il mio cervello veniva assalito dal dubbio che quei quattro formassero delle coppie e che Liam – l’indeciso Liam – non fosse così etero come sembrasse. Temevo che da un momento all’altro trovassi dietro un angolo lui e Niall che pomiciavano senza vergogna. Non che mi scandalizzassi, ecco, ma questa ipotesi era stata subito esclusa dal fatto che il biondo era corredato di ragazza e quell’altro sbavava insicuro dietro ad altre due differenti tra di loro sia caratterialmente che fisicamente.
A volte pensavo seriamente che tra quei cinque – anzi sei, contando la ragazza di Niall – ci fossero più segreti e più scheletri nascosti che in qualunque altro posto si andasse a guardare. Ognuno aveva le sue debolezze, e odiavano mostrarle.
Ad esempio l’unico a sapere che la forte, dura ragazza Rikki amava stare in biblioteca a leggere le poesie di Pablo Neruda era Niall stesso; non avrebbero mai avuto il coraggio di svelare che sotto quella corazza anche lei era sensibile e debole. Forse quella più messa in soggezione.
Dalla mia postazione di comparsa vedevo tutto: cambiamenti, sorrisi, tristezze, gelosie, dolori, segreti che si potevano intuire a pelle, litigi appena accaduti. E tutto questo perché ero una comparsa e non avevo voce in capitolo, non avevo parola nella vicenda e non potevo intervenire, perché se lo avessi fatto quell’equilibrio da loro costruito sarebbe crollato. E in fondo non sarebbe stata una disgrazia.
La porta della scuola si aprì di nuovo, mostrando la nuova alunna di cui tutti sapevano già da un pezzo. Arleen Wilson era la più insicura, timida, adolescente che avessi visto in quella scuola; aveva passato il primo intervallo della sua vita nella sua nuova città in giardino, con il libro tra le mani e i capelli ricci che la nascondevano da tutti.
La campanella suonò fastidiosa, interrompendo il chiacchiericcio degli studenti: chi doveva uscire, uscì tra gli schiamazzi, chi doveva restare – come me, d’altronde – sospirò e si diresse verso la sua aula.
Di nuovo Romeo e Giulietta fece capolino dalla pila di libri, ma con un gesto secco lo rinfilai al suo posto, con aria turbata. Per ora non volevo sentire né il nome dei Montecchi né dei Capuleti, perché avrei giurato che avrebbero rovinato la mia vita.
Entrai in classe, ancora mezza vuota. L’unica che era al suo banco, che spostava i suoi appunti di qua e di là con aria nervosa, era Cathy: quella F ad algebra l’aveva proprio buttata giù, o comunque la sua media si era molto abbassata.
Sedetti all’ultimo banco, vicino alla finestra, in disparte. Da un momento all’altro aspettavo che Niall arrivasse, si sedesse accanto a me e mi porgesse una barretta al triplo cioccolato bianco, come sempre. Era strano che quel giorno fosse in ritardo: poco prima scorrazzava per il corridoio e ora sembrava sparito, tanto che il professore aveva già chiuso la porta e tracciato un brutto segno rosso sul registro.
Dopo un po’ che ebbe iniziato a parlare di funzioni inverse, di piani cartesiani e di x e di y che popolavano la lavagna come uno sciame di api su dei fiori profumati, la porta si spalancò e il biondissimo Horan apparve, si scusò e velocemente, sotto l’occhiata torva dell’insegnante, si abbandonò sulla sedia accanto alla mia.
“Ciao, July”
Ricambiai il saluto con un debole cenno della testa, mentre lui tirava fuori dallo zaino un quaderno – poteva anche evitare di comprarlo visto che lo teneva sempre chiuso – e una matita mangiucchiata. Poco dopo sentii della carta che veniva strappata, e lo vidi mentre addentava con gusto un pezzo di Mars, per poi porgermi l’altra metà.
“Ho avuto un po’ di problemi con la macchinetta - bisbigliò con un sorrisetto. - Quella stronza mi aveva fregato i soldi”
Girai la pagina del quaderno, tanto per coprire la mia voce. “Quanti danni hai fatto a quella povera macchinetta?”
“Ad un certo punto ho avuto paura che si fosse seriamente rotta: ha cominciato a lampeggiare come una dannata - sussurrò Niall, la voce impastata dal Mars. - Ma la vecchia Betsy non poteva morire in quel modo. Dopotutto sono quasi cinque anni che la prendo a calci!”
La mia risata si era ridotta ad un sussurro e suonava quasi come un sibilo, ma mi tappai la bocca con il Mars mentre quelle dannate funzioni ci vagavano davanti, indecifrabili.
“Betsy è lì da quasi vent’anni. Forse sarebbe meglio se venisse tolta: non so quanti soldi mi ha rubato, e ora quei soldi sono stati impiegati per rifare la palestra” biascicai contrariata, la matita che scriveva distrattamente sul quaderno, disegnando cerchi e girigogoli per tutto il foglio.
Per un attimo ebbi la sensazione che gli occhi tremendamente azzurri di Niall mi fissassero, ma non osai voltarmi. Chiunque sapeva che Horan stregava con quelli, la sua arma nascosta e inconsapevole, uccideva a distanza anche le comparse che non avevano un ruolo. E soltanto una volta fui contenta del fatto che fosse stato lui a essere sottomesso da una ragazza e che quella ragazza fosse stata Rikki.
“Dovremmo chiedere un risarcimento”
Mugugnai qualcosa di affermativo, mentre osservavo la perenne mano alzata di Cathy, che fendeva l’aria neanche fossimo a un quiz televisivo. Evidentemente quella F doveva averla scossa molto.
Il silenzio successivo fu solo scandito dalle soporifere parole del professore, dalle continue risposte di Cathy, dal quasi inudibile rumore dei tasti del cellulare di un’altra compagna che mandava SMS a persone che erano nella stessa stanza. A volte il vibrare dei cellulari mi facevano sussultare, da quanto ero addormentata.
“Ehm, July - Niall interruppe il flusso dei miei pensieri, scuotendo appena il mio braccio. Annuii, per fargli capire che ero del tutto sveglia o che comunque il mio cervello non era completamente andato a farsi fottere.  - Se vedi Rikki in biblioteca, potresti dirle che dovremmo vederci più tardi? Oggi Zayn vuole andare a vedere la partita”
“Certo, Niall, non ci sono problemi”
Tra quei due mi sembrava di essere una sottospecie di messaggera, a volte. Nella mia mente ero sempre convinta che per Niall fossi amica soltanto quando gli spiegavo quel poco di matematica che avevo capito e quando trasmettevo messaggi a Rikki, come una specie di automa.
“Ah, grazie. Ho il cellulare scarico, non mi manda più messaggi”
Sbuffai. “Niall, puoi tranquillamente dirmi che non vuoi sprecare i soldi e che ti faccio comodo”
“Non sarebbe la verità - ribatté lui, osservandomi mentre sbadigliavo assonnata. - E non provare a dire che ti corrompo con la cioccolata perché quella la condivido volentieri con te”
Mi sarebbe venuta voglia di abbracciarlo, se non ci fosse stato il professore che scorreva i suoi occhi maligni su tutta la classe con tutta l’intenzione di spellare qualcuno. Un altro motivo per cui trattenevo il mio affetto, era perché non conoscevo bene Niall, non era completamente mio amico, non sapevo niente di lui ed era ipocrita, come tutti gli altri. Ciò era confermato dal fatto che non mi chiamasse mai perché non aveva mai chiesto il mio numero, che dopo che avevo esaudito i suoi desideri per lui ero niente e sparivo, diventavo invisibile.
Proprio come una comparsa.

Carrot's Corner
Eccomi qui, belle!
Non so come ringraziarvi, quelle nove recensioni solo a quel brevissimo prologo? Ma penso di amarvi! Grazie così tante.
Sono qui per spiegarvi delle cose, tipo l'ambientazione,  come funziona la scuola, come ho organizzato la storia. I one direction hanno l'età attuale, siamo diciamo tra Ottobre e Novembre di quest'anno e Niall, Zayn e Liam sono allo stesso anno, l'ultimo, mentre Harry è più piccolo di un anno e quindi al penultimo; July, Rikki e Arleen sono come gli altri tre.  Louis ha finito la scuola.
Avendo studiato due settimane in una scuola internazionale in Inghilterra, so più o meno come funziona: la scuola inglese si può finire a 16 anni, ma chi resta - come nel caso di July, Niall, Zayn, Liam, Rikki, Arleen - può restare fino a 18 e alla fine sostenere un esame in più materie, un po' come la maturità che però si potrebbe più identificare con gli esami che fanno a 16 anni (7 esami su 7 materie diverse, i cosiddetti GCSE). Le lezioni si svolgono in classe diverse, dove ogni insegnante fa ogni volta l'appello: le lezioni sono solitamente cinque ore di 59 minuti ognuna e iniziano ufficialmente alle 9.05, mentre l'appello viene fatto a partire dalle 8.40 e c'è un intervallo di 20 minuti e una pausa pranzo di 50 minuti. Ovviamente la scuola che ho descritto non è privata ma statale e non è neanche un liceo, al quale possono accedere soltanto chi è un genio e chi ottiene una borsa di studio.  Per quanto riguarda le divise: si possono indossare fino ai 16 anni, poi se ne può fare a meno e non esistono, nelle scuole inglesi, interrogazioni ORALI ma soltanto test scritti; in più possono seguire i corsi che vogliono. I voti sono proprio come in America: in lettere, dalla F peggiore alla A, il migliore.  Ogni tanto vengono organizzate feste come i balli americani.
Mi dimentico qualcosa? Chloe è la ragazza bionda nel banner, Genevieve è la mora. July è Emma Stone e il suo nome si legge Giulai, proprio come il mese ;) Rikki e Arleen sono persone che esistono veramente, in realtà voglio sapere cosa dicono quando lo scoprono :) Ecco, me le immagino se cliccate sopra i loro nomi: Lucy Hale e Katie Melua sono state perfette per queste due.
Non so che altro dirvi, grazie moltissimo. Non sapete quanta me c'è in questa storia.
Spero di non avervi deluso! :3
Mari xxx
ps: chi volesse seguirmi su twitter, eccomi qui @__ohluna

  
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