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Autore: bik90    06/01/2012    2 recensioni
Natsuki è una studentessa arrivata da poco, Shizuru è la presidentessa del consiglio studentesco. Si conosceranno e il loro destino sarà l'uno legato a quello dell'altra nonostante il preciso compito di Natsuki. Sarà mai possibile per Shizuru restarle accanto?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Natsuki fissava senza interesse la ragazza più grande di forse un paio d’anni che le stava di fronte. Quando era entrata nell’edificio scolastico le si era subito avvicinata come se la stesse aspettando e, con poche ma chiare parole, le aveva spiegato che era stata incaricata di rispondere a tutte le sue domande. Poi, senza aspettare una risposta da parte dell’altra, l’aveva condotta nella sua futura classe. Adesso aspettavano entrambe fuori la porta il permesso di entrare.
Shizuru Fujino, così si era presentata, Presidentessa del consiglio studentesco.
Non aveva idea di cosa fosse e nemmeno le interessava saperlo.
<< Cosa fissi di così interessante, Natsuki? >> le domandò improvvisamente Shizuru sorridendole.
<< Niente >> rispose prontamente l’altra ragazza abbassando gli occhi sulla punta delle scarpe.
<< E’ la prima volta che vieni a Tirha? >>.
Natsuki annuì senza guardarla. C’era qualcosa negli occhi nocciola dell’altra che la mettevano a disagio. Nessuno era mai riuscito a farla sentire in quello stato e non le piaceva; le impediva di pensare con lucidità.
E poi come si permetteva di chiamarla per nome come se la conoscesse da anni?
Alzò lo sguardo sperando che Shizuru non la stesse osservando. Invece la presidentessa non aveva staccato gli occhi da lei. Si domandò cosa guardasse così intensamente ma non proferì parola.
<< La classe in cui sei stata inserita è formata da venti studenti. Il loro livello di competizione è molto alto quindi dovrai studiare parecchio per stare al passo >>.
Un lieve sorriso increspò le labbra della mora.
<< Mi stai dicendo questo perché hai controllato il mio curriculum passato? >>.
Sveglia e intelligente, pensò Shizuru senza mostrare le sue emozioni.
<< Te lo sto dicendo solo a titolo informativo >> rispose con la sua solita calma << Dopotutto nessuno vorrebbe incorrere in altri episodi… possiamo definirli bagnati, eh Natsuki? >>.
Anche se voleva evitarlo, la ragazza dai lunghi capelli scuri arrossì improvvisamente capendo che Shizuru l’aveva sgamata come l’autrice del piccolo scherzo di pochi minuti fa.
<< Non… non so proprio a cosa ti riferisci >> disse cercando di mascherare il suo imbarazzo dietro l’aggressività che la caratterizzava << E adesso per favore smettila di fissarmi! >>.
La presidentessa del consiglio studentesco le mostrò il suo sorriso più innocente. Non sapeva perché ma le piaceva punzecchiare quella ragazza dall’apparente ostilità e combattività. Secondo lei, dietro quella scorza si celava una persona totalmente diversa. Si chiese come mai si comportasse in quel modo ma soprattutto cosa le fosse successo per costringerla a reagire in quel modo. Si accorse che vederla con le gote imporporate le faceva sentire una piacevole sensazione all’altezza dello stomaco e continuò imperterrita ad osservarla. La divisa scolastica, che segnava la sua appartenenza al terzo anno di quella scuola, le calzava a pennello; sembrava che fosse stata fatta apposta per lei. La gonna a balze color crema la faceva apparire ancor più alta di quanto in realtà fosse mentre la camicia e il gilet che indossava le aderivano perfettamente al corpo mettendo in evidenza quel piccolo seno che ancora non era sbocciato del tutto. Gli occhi erano grandi e di un verde meraviglioso, splendente, e i capelli, più neri di una notte senza luna, era portati sciolti sulle spalle. Allungò una mano per sfiorarle quel volto dalla carnagione candida in un gesto spontaneo ma fu interrotta dal rumore secco della porta che si apriva. La ritrasse quasi d’istinto guardando la professoressa di storia.
<< Grazie per aver atteso >> iniziò la donna rivolta gentilmente a Shizuru << Prego signorina Kuga, da questa parte >> continuò facendo un cenno con la mano all’altra ragazza appoggiata al muro.
Natsuki si mosse nella direzione della classe esibendo il suo tipico comportamento da menefreghista. Senza accorgersene però, con la coda dell’occhio cercò gli occhi di Shizuru sicura che la stesse guardando. E, infatti, non si era sbagliata.
Le lezioni che si erano susseguite in quelle cinque ore erano state tutte molto noiose per Natsuki. Non le piaceva studiare, lo faceva sempre con poca voglia e quindi, anche la sola idea di stare seduta al suo banco ancora senza libri facendo unicamente ricorso alla sua attenzione, era stato un vero strazio. Mai come in quei momenti aveva desiderato che il suo cellulare squillasse per accorrere alle chiamate d’aiuto. Quella mattina, però, era tutto tranquillo e né Mai né Midori si fecero vive. Quando la campanella aveva segnato la fine di quella giornata, era stata la prima a correre fuori la scuola senza salutare nessuno dei suoi nuovi compagni. Ormai erano passati anni dall’ultimo legame che aveva stretto veramente importante e non aveva intenzione di ripete l’esperienza. Aveva giurato che mai avrebbe lasciato che i sentimenti avessero la meglio su di sé offuscandole la ragione. Una volta fuori, tirò su la zip del suo giubbotto scuro dirigendosi verso la sua moto parcheggiata poco lontano.
<< Natsuki >>.
Il suono di quella voce la bloccò. Non era possibile che fosse di nuovo lei.
Lentamente si voltò e ai suoi occhi apparve la figura slanciata di Shizuru Fujino.
<< Dove stai andando? >> le chiese con quel suo solito sorriso.
<< A casa >> rispose freddamente la ragazza gettando una breve occhiata nella direzione del suo mezzo di trasporto.
<< Perché non facciamo due passi insieme? >> propose l’altra passandosi una mano tra i lunghi capelli castani << Vuoi? Oppure stavi andando a riprendere la tua moto? >>.
Quelle parole dette con così poca noncuranza la fecero arrossire nuovamente.
<< Cosa? No! >> esclamò sentendosi di diventare ancor più rossa di quanto già fosse << Va bene >> accettò subito dopo per chiudere quell’argomento.
Sarebbe passata successivamente a riprendere la sua Ducati. Si avvicinò alla presidentessa e iniziò a camminarle accanto. Sentiva distintamente i suoi sguardi su di sé e questo la infastidiva non poco.
<< Allora Natsuki >> iniziò Shizuru << Come è andata a scuola oggi? Ti piace? >>.
Cosa sei, la mia tutrice?, pensò la ragazza dai capelli scuri guardandola truce.
<< Credi di parlare con una bambina? >> le domandò invece duramente.
Shizuru le sorrise.
<< Sto solo facendo buona conversazione, Natsuki >> rispose << Non ti piace l’argomento? Vuoi parlare di qualcos’altro? >>.
Natsuki scosse il capo abbassando gli occhi sul marciapiede che calpestava mentre si chiedeva come mai fosse così premurosa nei suoi confronti.
<< Non mi interessa niente e nessuno >> sbottò infine portandosi leggermente avanti << Non m’importa della scuola né di chi la frequenta. Io sono sola >>.
Restarono in silenzio per qualche minuto, gli unici rumori erano quelli dei loro passi sul cemento. Shizuru si chiese cosa le fosse potuto succedere per reagire in quel modo. Una strana curiosità di conoscerla meglio si era impossessata di lei e adesso il suo unico desiderio era quello di scoprire qualcosa in più oltre ciò che aveva letto sulla sua cartella.
<< Nessuno è solo, Natsuki >> disse infine tornando a sorridere nuovamente << Nemmeno tu puoi esserlo. Forse lo credi semplicemente >>.
La ragazza fissò quel volto così gentile e strinse entrambe le mani a pugno provando un gran senso di rabbia.
<< Che cosa ne sai tu? >> urlò trattenendo le lacrime.
Nel guardarla Shizuru comprese d’aver esagerato.
<< Allora? >> continuò alzando gli occhi lucidi verso di lei << Tu cosa sai della solitudine più nera, di notti trascorse da soli osservando una porta che mai si aprirà, di sospiri lontani nello spazio e nel tempo, di un dolore che ti strazia da dentro e ti divora lentamente? Cosa può saperne una ragazza che è presidente del consiglio studentesco o come diavolo si chiama, che è sempre composta e gentile e sorride ogni volta che parla? Eh, Shizuru? Tu la conosci? Sai cosa si prova nel dormire in un letto troppo grande da soli mentre fuori i fulmini e la pioggia si abbattono sulle strade? Oppure hai mai visto per l’ultima volta una persona senza sapere che non ritornerà più, che non ti abbraccerà, che non ti parlerà più dolcemente all’orecchio per farti addormentare? Hai mai provato tutto questo? >>.
Si fissarono negli occhi per diversi secondi mentre Natsuki si mordeva il labbro inferiore per evitare di piangere. I ricordi le attraversavano la mente ad una velocità talmente elevata da rischiare di travolgerla. Infilò le mani nelle tasche della gonna e li scacciò tutti.
Shizuru era rimasta impietrita dalle dure parole dell’altra; non riusciva a muoversi o a parlare. L’unica cosa che sentiva era il dolore penetrante di Natsuki che le colpiva direttamente il cuore.
<< Natsuki… >> iniziò senza sapere veramente cosa dire << …mi… mi dispiace… >>.
La ragazza mora non le diede il tempo di aggiungere altro. Rapidamente si voltò dall’altra parta e corse via in una direzione qualunque. Desiderava solo stare da sola.
 
<< Sei in ritardo >> disse Mai vedendola arrivare.
Natsuki scese dalla sua moto senza curarsi di parcheggiarla e non rispose. Quando si era allontanata da Shizuru aveva ricevuto la sua telefonata ed era dovuta correre a prendere il suo mezzo di trasporto prima di recarsi all’appuntamento.
Maledetta Shizuru, pensò togliendosi il casco integrale.
<< Com’è andato il tuo primo giorno di scuola? >> le domandò con una nota ironica la ragazza dai capelli rossi facendo scivolare il cappuccio del mantello sulle spalle.
<< Ti ci metti anche tu adesso? >> le abbaiò contro Natsuki.
<< Calma, calma >> rispose Mai scendendo dalla panchina da dove l’aveva vista arrivare e avvicinandosi.
<< E’ questo il posto? >> chiese invece la ragazza mora passandosi una mano tra i lunghi capelli.
Mai annuì camminandole accanto mentre indicava un palazzo abbandonato.
<< Così ha detto Midori >>.
Anche Natsuki annuì. Se l’aveva detto Midori allora era vero e a lei bastava. In tutti quegli anni non aveva mai sbagliato, si fidava di lei esattamente come sua madre si fidava del padre dell’altra.
<< Solito piano >> ricapitolò Mai arrivando all’entrata anche se sapeva che era inutile << Io entro per prima e tu invece… >>.
<< Stammi dietro se ci riesci >> rispose sorridendo Natsuki dando un calcio al portone malandato di legno che immediatamente si spalancò.
<< Appunto >> mormorò la rossa alzando per un attimo gli occhi al cielo e apprestandosi a seguire l’amica che era già dentro.
All’inizio fu tutto silenzioso, nulla si muoveva intorno a loro. Poi, improvvisamente dal pavimento spuntò un essere mostruoso che puntò sulle nuove arrivate.
<< Duran! >> evocò subito Natsuki vedendolo avanzare verso di loro.
Come rispondendo a un segnale invisibile, rapidamente accanto a lei si materializzò un grosso lupo d’acciaio splendente che emise un lungo ululato prima di mettersi in posizione d’attacco. Tra le mani, la ragazza sentì la presa rassicurante del calcio delle sue due pistole che apparivano sempre a coppia.
Mai, poco distante da lei, fece la stessa cosa.
<< Kagutsuchi! >> disse coprendosi il volto con le mani.
Come era accaduto con Duran, anche al suo fianco comparve un grosso e maestoso uccello dalle piume bianche molto simile ad una fenice mentre un paio di braccialetti roventi le avvolsero entrambi i polsi. Le due ragazze si guardarono un solo istante e fu come guardare nelle stesse intenzioni. L’attimo dopo si lanciarono contro il mostro. Conoscevano bene l’arte del combattimento; erano bambine quando i loro genitori le portarono per la prima volta ad allenarsi l’una contro l’altra per iniziare a prendere confidenza con le armi e i duelli corpo a corpo. Allora l’avevano preso come un gioco, una sfida al termine della quale avrebbero ricevuto tanti complimenti e un gelato, un modo diverso per poter stare con le persone che le avevano messe al mondo. Ancora non potevano rendersi conto dell’importanza dei loro futuri ruoli. Adesso, però, era diverso. Adesso se evocavano i loro Child, lo facevano per un motivo ben preciso, per salvare la vita loro e quella di molti innocenti ignari delle battaglie che ogni giorni affrontavano, per preservare l’equilibrio per il quale erano morti i loro genitori. Sapevano cosa fare e come muoversi, erano abili e veloci. Cambiavano le loro posizioni spesso per confondere il nemico, affinché fosse più difficile per lui attaccarle e per stordirlo. Natsuki l’aveva visto fare parecchie volte a sua madre e il suo unico obiettivo era sempre stato quello di imitarla, di riuscire a riprodurre alla perfezione i suoi movimenti così da essere brava come lei. Ma era ancora molto lontana dalla sua perfezione nonostante fossero passati dieci anni dalla prima volta che aveva stretto nella sua piccola mano le pistole. Lei e Mai uccidevano mostri come quello che avevano davanti, gli Orphan; mostri generati dal male peggiore della stirpe umana. Ne avevano abbattuti tanti in tutti quegli anni che lavoravano insieme e ormai nemmeno più facevano caso alle loro fattezze. Quello che avevano trovato in quel palazzo abbandonato era di un verde opaco, molto simile ad un polpo. I suoi tentacoli si allungarono verso Duran per strangolarlo ma prontamente il lupo aveva schivato l’attacco portandosi alla sua destra. Natsuki li colpì con l’arma che aveva mentre ordinava al lupo di caricare i proiettili d’argento. Vide Mai portarsi alla sinistra dell’Orphan mentre il suo Child bruciava tutto quello che trovava intono a sé. Scosse il capo, ancora non riusciva a controllarlo adeguatamente.
<< Adesso, Duran! >> urlò appena furono abbastanza vicini alla sua testa.
In un attimo e in una esplosione secca finì tutto. L’Orphan cade a terra privo di vita mentre il puzzo di carne bruciata si diffondeva nell’ambiente. La mora si ritrovò a storcere il naso. Guardò Duran che le si stava avvicinando e si chinò sulle ginocchia per poterlo guardare negli occhi gialli.
<< Ottimo lavoro >> disse posando una mano sulla sua testa.
Il lupo la fissò come se avesse compreso quello che le aveva detto e lentamente svanì. Il suo compito in quel momento era finito. Natsuki osservò succedere lo stesso anche alle pistole e sorrise. Era sempre una strana sensazione vederlo accadere.
<< Natsuki! >> urlò improvvisamente Mai indicando un punto dietro la ragazza.
La mora non fece in tempo a voltarsi che fu travolta da un enorme mostro. Sbatté violentemente contro il muro della parete opposta e si accasciò per terra. Riaprì gli occhi a fatica rendendosi conto che poteva essere successa solo una cosa. Davanti a lei era apparso un altro Orphan, più grande del precedente. A fatica si rimise in piedi invocando Duran. Appena strinse nuovamente il calcio madreperlato delle pistole, le puntò contro il nuovo mostro e sparò. Anche il suo Child fece lo stesso ma le pallottole non scalfirono nemmeno la dura armatura del nemico. Il mostro poteva essere alto quattro metri ed era interamente coperto da spesse scaglie coriacee e corni dello stesso materiale. Con un colpo di coda colpì nuovamente Natsuki mandandola a sbattere contro un pilastro di cemento armato. La ragazza sbatté la testa e scivolò al suolo mentre le pistole le sfuggirono di mano. Sollevò appena il capo e allungò un braccio per riprenderle. Solo allora si rese conto di essere ferita.
<< Maledizione >> imprecò tra sé.
L’Orphan le si avvicinò pericolosamente. Stava per colpirla di nuovo con il braccio sinistro, quando Mai le si parò davanti facendo deviare il colpo.
<< Duran! >> urlò Natsuki invocando l’animale.
<< Non puoi invocare il tuo Child in questo momento >> le disse Mai senza voltarsi e parando un altro colpo grazie all’aiuto di Kagutsuchi << Sei troppo debole >>.
<< Non dire stronzate! >> le urlò contro l’amica rimettendosi in piedi << Duran! >> gridò ancor più forte.
Questa volta il lupo d’acciaio le si materializzò accanto. Natsuki si portò una mano sulla spalla ferita sentendola sanguinare. Represse un sussulto di dolore e guardò l’Orphan di fronte a lei. Gli attacchi di fuoco di Mai non l’avevano scalfito per niente; anzi sembrava essersi innervosito parecchio. Ora lanciava attacchi alla rinfusa abbattendo muri e colonne dietro le quali l’amica cercava riparo. Alzò gli occhi verso il soffitto e vide le parecchie crepe che si erano create. Dovevano sbrigarsi, quel palazzo sarebbe crollato da un momento all’altro.
<< Duran, carica le pallottole di diamante! >> tuonò alzando la mano verso l’Orphan.
Oltre alla ferita sulla spalla, aveva un’altra lesione al petto che sanguinava e la vista a tratti le si appannava. Aveva una sola possibilità prima di perdere definitivamente i sensi, le erano rimaste poche forze che doveva donare al suo lupo per permettergli di colpire il nemico.
<< Mira agli occhi, Duran! >> disse cercando di mantenere il controllo del suo corpo.
Doveva restare sveglia, non doveva mollare. Vide il suo Child scagliare il colpo nella direzione suggeritagli e trafiggerlo perfettamente. Il corpo senza vita dell’Orphan si schiantò contro la parete che gli dava le spalle facendola crollare completamente. Quello fu il colpo di grazia per il palazzo che, privo di supporto portanti, si piegò su se stesso. Natsuki e Mai videro il soffitto avvicinarsi pericolosamente. La rossa corse verso l’amica chiaramente in difficoltà. Aveva dato tutte le sue energie al suo Child e ora stava per svenire. La afferrò con tutte le forze che aveva e in quell’istante la mora perse i sensi; la sollevò e cercò una via d’uscita.
<< Kagutsuchi! >> gridò.
Immediatamente la fenice arrivò in suo soccorso proteggendo col suo corpo la sua padrona e l’amica dalle macerie. Mai fece tesoro di quell’aiuto e corse il più veloce possibile verso un varco che si era creato da un muro miracolosamente ancora in piedi. Pochi istanti dopo il suo spostamento, il palazzo crollò completamente con rumore sordo. Una gran nuvola di polvere si sollevò arrivando fino alle due ragazze stese per terra. Mai respirò profondamente accanto a Natsuki per riposarsi qualche istante. Anche lei era molto stanca per il combattimento. Guardò l’amica svenuta e le ferite che aveva riportato. Aveva gli abiti strappati in vari punti, era graffiata sia sul corpo che sul viso ma la cosa più grave erano i tagli che sanguinavano copiosamente. A fatica si rialzò prendendo tra le braccia la ragazza dai capelli neri.
<< Forza, Natsuki >> disse sollevandola << Ce la faremo anche stavolta >>.
  
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