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Autore: spikey    06/01/2012    3 recensioni
E' difficile diventare grandi sotto i riflettori, o meglio, all'ombra di essi. Soprattutto quando si tratta di ragazze come Lisa: difficile, sensibile e imprevedibile. Ma forse una delle mille figure evanescenti, solo di passaggio nella sua vita, cambierà le cose.
NB: l'attore protagonista della storia è JAMES MARSTERS, interprete di Spike nel TF"Buffy The Vampire Slayer". non è molto famoso...ma vi prego di non fissarvi sulla sua "non-notorietà"; VI PREGO non ignorate questa fanfic...vale la pena di leggerla!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XLIV CAPITOLO

XLIV CAPITOLO

 

 

La mattina del 2 Gennaio gli attori del film furono svegliati per le nove in punto: non vi erano problemi dell’ultimo minuto e quella sarebbe stata una giornata interamente dedicata a vestizione, trucco e parrucca dei figuranti.

Lisa e Holly fecero colazione insieme, poi furono raggiunte in palestra dal collega David; dopo una mezz’ora di tapis-roulant si diressero tutti verso gli Studios, dove ognuno di loro fu sequestrato da truccatori e costumisti per il resto del giorno.

Lorianne salutò Lisa con un bacio e un abbraccio entusiasta: “Sei pronta a cominciare?”.

“Direi di sì- rispose lei sedendosi al lavatesta- Vi vedo tutti così galvanizzati…Hai delle sorprese per me?”.

L’altra battè le mani eccitata: “Certamente! Quando avrò finito non crederai ai tuoi occhi”.

 

Con calma e molta cura le hair stylist lavarono e lisciarono la lunga chioma di Lisa, poi intervenne Lorianne ad applicare delle extension chilometriche di diverse tonalità di castano: “E’ da una settimana che lavoriamo al tuo look- insistette- Ogni commento negativo verrà punito con la morte”.

L’attrice rise di gusto ma in effetti mai avrebbe immaginato tanta dedizione: due ragazze dello staff di Lorianne intrecciarono alcune sottili ciocche, mentre le extension furono lasciate libere di cadere fino a metà schiena. Parte della chioma fu raccolta sulla nuca in un’acconciatura stile imperiale, fatta di trecce e spille di perle, con lunghi fili d’argento che si confondevano tra le ciocche.

 

Verso la fine di quella scultura fece capolino David, ancora in maniche di camicia e con un paio di pantaloni neri improvvisati: “Accidenti, qui sì che fate sul serio!” osservò stupito.

Lisa lo guardò dubbiosa: “E tu cosa ci fai…messo così?”.

Lui abbassò il capo a esaminarsi: polsini slacciati, colletto alla coreana sgualcito…: “Ah…C’è stato un contrattempo…Devo convincere Daniela a non truccarmi”.

Truccarti?!” Lisa sgranò gli occhi.

“Già- fu la risposta imbarazzata dell’amico- Con…matita per occhi e…ehm…mascara…”.

L’Italiana a stento evitò di scoppiargli a ridere in faccia, prima che da dietro l’angolo si udisse la voce severa di Daniela: i due si congedarono e subito dopo fu il turno del trucco di Lisa.

 

La ragazza non riuscì a evitare il solito pesante ombretto nero, arricchito di brillantini adesivi lungo la linea delle palpebre; l’attrice si rassegnò a portare in scena Raina, non se stessa, quindi per le ore seguenti avrebbe “rubato” al suo personaggio l’impenetrabile corazza di diamante.

 

“Troviamo almeno un lato positivo”

 

Fu così che fra una breve pausa, un pranzo veloce e un’altra pausa ancora più breve, arrivarono le sei di pomeriggio.

Con un passaparola generale tutti gli attori della Corte di Diamante furono richiamati nella sala principale; ad attenderli vi era Leonard, in tenuta assai informale per essere pronto a una cerimonia.

Contro i completi gessati degli attori, il regista aveva scelto jeans, camicia sbottonata e giacca nera.

Ma non era lui ad andare in scena: “Un attimo di attenzione- zittì il brusio con un battito di mani- Le auto di servizio arriveranno tra poco”.

Descrisse brevemente la location, cioè una sala-proiezioni adiacente al complesso della Century: “Le limousine di Ludovic arriveranno insieme alle nostre- continuò- Fate il vostro gioco, signori! E che sia una serata spettacolare!”.

 

Il capannello di gente si disperse e una voce maschile giunse all’orecchio di Lisa: “Direi che l’inizio promette bene”.

L’italiana girò il capo verso quel “lui” che si rivelò essere David: il completo di scena del collega era stato replicato in versione più moderna, un broccato bianco che stagliava sui lineamenti marcati dell’attore e sulla folta chioma scura, sagomata in un’elegante cresta.

“Sei un capolavoro” si lasciò scappare la ragazza, a bocca aperta.

 

David scoppiò in una fragorosa risata: “Così mi fai arrossire!”.

Lisa scosse la testa e lo indicò”No, dico davvero! Sembri una scultura così conciato, dannazione…Io mi sento solo una …Barbie pronta a entrare nella scatola dell’edizione limitata di Natale!”.

L’attore abbassò lo sguardo a esaminarla: il lungo abito della ragazza brillava per le centinaia di cristalli intarsiati nel tessuto. Mentre sul davanti manteneva una linea sobria e priva di scollature, la schiena era totalmente scoperta fino alla linea dei glutei.

Gli Swarovsky apparivano come incastonati in una fitta rete che la avvolgeva come una seconda pelle, tranne che sul ventre, scoperto da uno spacco nell’abito che proseguiva a spirale sul fondoschiena e risaliva fino alle scapole.

 

L’amico attore sorrise di sottecchi: “Mi sento un maledetto Matusalemme a confronto con te!”.

Una voce alle loro spalle li interruppe: “E a me non dite nulla?”. Holly non aveva tutti i torti, Lisa stentò a riconoscerla in quella tenuta: il vestito della messicana sembrava nato da un unico telo di tulle nero, cucito direttamente attorno alle sue forme.

Tutto il corpo appariva sotto il tessuto semi trasparente intarsiato da una cascata di brillanti.

 

“Wow- fu l’unico commento di Lisa- Mi sono persa davvero parecchie cose”.

David si accinse ad avviarsi verso le auto di cortesia: “Ora sai perché tutti sembrano esauriti”.

Sean si affiancò a Lisa per parlarle: “Felina è con Jack all’hotel, staranno in giardino tutta la sera. Rientreranno in camera solo poco prima della fine della presentazione”.

La ragazza annuì: “L’importante è che stia sola il meno possibile”.

 

Un fischio di David la avvertì che era ora di mettersi in marcia.

Con un respiro profondo Lisa prese posto accanto al collega; ; l’autista chiuse la portiera e il cuore della ragazza andò a mille. Si torturò le mani inguantate per nascondere il tremore che la scuoteva e ci vollero pochi minuti prima di intravedere il capannello di giornalisti fuori dal quartier generale della Century Fox.

 

“Penso che potrei morire” osservò Lisa in apnea; solo allora si accorse dei due carpet allestiti all’ingresso, uno bianco e uno nero.

Lisa girò le spalle per vedere dal lunotto la limousine dei Corte di Tenebra che parcheggiava dietro di loro.

Daniela la distrasse avvolgendole le spalle con una stola di pelliccia bianca: “Non credo che smetterai di tremare, ma questa ti scalderà”. L’attrice le sorrise, capendo che la propria tensione era palpabile.

 

Come da copione il ciack fu dato da Leonard e Ludovic, che uscirono nello stesso istante dalle rispettive auto; iniziò la cascata di flash, a cui i due veterani si prestarono offrendo sorrisi e saluti alla folla.

David picchiettò un dito sulla coscia di Lisa per attirare la sua attenzione: “E’ il nostro turno!” le disse con un occhiolino d’intesa.

 

Due valletti in perfetta sincronia aprirono le portiere delle limousine e Lisa si sentì afferrare la mano dall’amico, che scese per primo e la sorresse riportandola al suo fianco.

Fino a quel momento i vetri oscurati l’avevano protetta dai flash diretti, così Lisa dovette sforzarsi per evitare smorfie di fastidio, mentre si apriva in un radioso sorriso.

 

Sulla sua destra comparve Holly, che le cinse la vita partecipando alle foto di rito.

A qualche paso di distanza lo stesso trattamento era riservato anche agli antagonisti del film; l’italiana vide distintamente James e David Gallagher, due macchie nere tra un lampo di luce e l’altro. I loro completi neri mantenevano lo stile classico dello smoking, tranne che per il tessuto, un cotone antracite consunto e volutamente sbiadito, che dava ai bei tenebrosi l’aria vissuta di due veri Bad Boys.

 

Lisa fu costretta a deglutire parecchie volte, prima di rendere credibile la sua allegra paresi facciale; la visione di James l’aveva riportata a parecchi mesi prima, quando insieme si erano presentati alla tenuta di Ralf, in abito elegante da sera. Quello era lui, il sorriso serafico e cordiale, gli occhi tranquilli di chi ama la vita e il mondo.

Tutto ciò era stato suo e ora Lisa poteva toccare solo un fantasma di quel ricordo.

 

Furono le voci concitate dei giornalisti a risvegliarla:

“Una foto di gruppo, per cortesia”

“Lisa! Lisa guarda qui!”

“Da questa parte! Un sorriso per il Times!”

E poi, ultimo ma non ultimo:

“James…una foto con Lisa!”

 

La ragazza ricominciò a tremare, pregando che l’espressione pietrificata fosse credibile; in teoria James avrebbe dovuto ignorare la cascata di suppliche dei media, come le altre decine di proposte assurde che stavano sciorinando: sorridi, guarda su, fai una giravolta, falla un’altra volta…

Tuttavia l’attore si concesse una mossa a sorpresa: con due ampie falcate fu accanto alla ragazza e continuando la recita del sorriso dell’anno, le cinse la vita col braccio.

Il destino volle che la mano calda del suo aguzzino andasse a stringere il fianco di Lisa, dove la pelle era lasciata nuda dallo spacco dell’abito; una splendida posa plastica per la stampa, ma un tuffo al cuore per Lisa.

 

Nessuno poteva sapere che erano mesi che il platinato attore non la sfiorava nemmeno, benché lei avrebbe voluto il contrario…Diavolo se l’avrebbe voluto!

Prima che anche l’ultimo accenno di sorriso scemasse dalle labbra marcate di rossetto scuro, gli uomini della sicurezza fecero cenno al corteo di procedere e David riprese possesso della collega con fare divertito: “Ti fai fotografare proprio con tutti, eh?”.

Lisa lo seguì, rigida come una statua: “Poteva andare peggio” finse naturalezza, ma non riuscì a ingannare il collega: “Certo, potevi vomitare!”.

 

Prima che la ragazza riuscisse a replicare, le porte dell’edificio si riaprirono facendo entrare una folata di vento gelido, ma uno stuolo di body guard coprì la visuale di chi era già entrato.

Poco dopo Lisa riuscì a focalizzare la chioma platinata di James, intenta a salutare l’ultimo arrivato, una figura maschile che Lisa non riconobbe.

Fu questione di un attimo, poi lo sconosciuto dal pizzetto rossiccio puntò nella sua direzione, salutando con un sorriso David.

 

“Questa sì che è una sorpresa” esclamò il collega abbracciando il misterioso ospite che, dedusse Lisa, non si trattava di un attore, benché avesse un che di famigliare.

“Ti presento Joss Whedon, il creatore e produttore di…”

L’italiana recuperò terreno: “Buffy…e Angel, ovviamente- gli strinse la mano- Accidenti, è un onore averla qui…non so cosa dire!”.

Joss contraccambiò la stretta con vigore: “Metà del cast è composto da mie creature- scherzò cordialmente- Non potevo mancare”.

 

“Credo che questa sarà una serata all’insegna delle sorprese” una voce profonda e allegra giunse dietro Lisa, che ad accoglierla trovò un sorriso smagliante su una pelle d’ebano, come quella di Holly.

Lisa trattenne a stento un gridolino eccitato e si butto nell’abbraccio di quello che non era altri che Will Smith: “Cosa ci fai qui? Quanto sono felice di vederti”.

La ragazza sentì la cassa toracica dell’attore rimbombare per la risata che tanto le era mancata, una volta che la permanenza in Italia dell’attore era finita.

 

“Non potevo perdermi il tuo esordio- rispose lui scuotendo deciso la testa- Ricorda cosa ti ho promesso un anno fa: sarò il tuo testimone di nozze, il padrino di tuo figlio e…”

Lisa finì per lui la frase: “E mi consegnerai il mio primo Oscar”.

Will Smith si strinse nelle spalle: “Sembra che le cose non accadranno proprio in quest’ordine, ma sono prenotato comunque”.

La ragazza lo abbracciò di nuovo, rincuorata dalla presenza di un volto amico.

 

L’attimo di idillio fu interrotto dall’arrivo della cantante dei Within Temptation, che ringraziò Lisa e il regista per l’invito e strinse calorosamente la mano alla sceneggiatrice in erba.

“Mi spiace se il montaggio delle musiche sembrerà provvisorio- si scusò anticipatamente l’italiana- Ma abbiamo avuto davvero poco tempo e per la versione definitiva vorremmo che il gruppo lavorasse con noi!”.

Sharon Den Adel  scosse la chioma corvina, come a scacciare i convenevoli: “E’ un piacere immenso anche solo essere qui, più tardi parleremo di lavoro”.

 

Le porte della sala si aprirono e il capannello di VIP fu invitato a entrare: l’ampio spazio era stato allestito in maniera insolita, non con le usuali file di sedie posizionate davanti a un megaschermo, ma con una serie di tavoli rotondi da otto posti ognuno, sparsi per tutta la sala.

Non vi era un solo telo per la proiezione, ma ben quattro, uno per ogni parete, in modo che tutti gli ospiti potessero avere una visione ottimale e si sentissero immersi nel film.

Come anticipato da Ludovic, il cast si posiziono sulla fila di tavoli più lontana dall’ingresso, in modo che i giornalisti prendessero progressivamente posto nei tavoli restanti.

 

Con entusiasmo Lisa fece un cenno verso il tavolo di suo padre: “Will, vieni qui!” ordinò all’amico attore indicando l’ultimo posto libero al proprio tavolo, accanto alla Den Adel.

Lui obbedì, con un cenno scherzoso verso il tavolo alle spalle di Lisa: “Credo di aver rubato la sedia a un tuo pretendente”.

La ragazza gettò l’occhio poco più indietro, per intercettare un paio di iridi di ghiaccio freddare lei e Will, prima di rassegnarsi a sedersi al tavolo di Leonard.

 

Pazzesco…James voleva sedersi al suo tavolo. Accanto a lei.

Un provvidenziale David Boreanaz la rassicurò con una pacca sulla gamba: “Tranquilla, non l’avrei mai permesso”.

Lisa rimase sconvolta da come l’amico sapeva leggerle il pensiero, ogni volta che lei arrancava in cerca di aiuto.

Prima che potesse replicare, una donna radiosa al tavolo dei registi attirò l’attenzione dell’italiana, salutandola con ampie sbracciate; Lisa trattenne il secondo gridolino di eccitazione nel riconoscere in quella corta chioma femminile un’altra amata ospite di casa sua.

“Ciao Sharon!” la salutò trattenendo l’entusiasmo, per mantenere un minimo di etichetta. Un attimo prima che le luci si spegnessero le comunicò a gesti che si sarebbero parlate più tardi.

 

Holly sussurrò: “Sharon Stone, Will Smith…Chi è qui la novellina?” si allungò a dare un buffetto scherzoso a Lisa, prima che la musica in dolby sorround zittisse tutti.

A rompere il silenzio della sala fu un ticchettio netto che si diffuse dalle casse, prima che sugli schermi cominciassero le immagini.

Un lampo fece luce su un paio di tacchi vertiginosi, che avanzavano sul suolo battuto dalla pioggia; fu di nuovo buio ed esplose un tuono.

 

Ancora luce, il suono di tacchi sostituito da un ECG, la stanza di un ospedale; il flash finì e si riaprì lo scenario sotto il temporale, l’ennesimo tuono.

La telecamera salì, partendo dai piedi, su tutta la lunghezza delle gambe di Lisa- o meglio, Raina- i fianchi ondeggianti, la schiena inguainata dai letali ventagli, la chioma gocciolante.

 

“Si dice che l’uomo sia forgiato col dolore”

 

Iniziò una voce narrante che Lisa riconobbe come quella di Holly.

 

“Dal dolore si nasce, nel dolore si muore”

 

La telecamera ruotò fino a riprendere la protagonista in volto, su cui era dipinta la totale assenza di emozioni.

Tutt’a un tratto Raina girò il volto verso l’alto, gli occhi verdi brillarono.

Il fotograma successivo fu un tuffo al cuore per Lisa: ciò che la sua glaciale controparte stava fissando era quella finestra d’ospedale.

Un letto e un malato agonizzante, Jaes fissò ciò che nella realtà era stato il vuoto, ma che nel film erano gli occhi di Raina e tossì con trasporto.

Di rimando la protagonista si limitò a deglutire.

 

“Ma di dolore non si muore”

 

Continuò la narratrice.

 

“Tuttavia vi è una linea sottile tra vita e morte”

 

Il petto di Raina brillò.

 

“in cui nessuna delle due parti prevale: è il dolore a vincere”

 

La ripresa si concluse nella maniera più spettacolare: Raina si buttò giù dal cornicione dell’edificio su cui passeggiava; un attimo prima dell’impatto sguainò i ventagli a mo di ali e atterrò al suolo.

All’orecchio degli spettatori giunsero gli arpeggi di una canzone ben nota alla sceneggiatrice, che fece un cenno a Sharon Den Adel, per attirare la sua attenzione.

 

“In nome del suo amore
Lei non dorme più
La vita ha perso ogni significato
Niente che possa farla rimanere
Ha venduto la sua anima”

 

Lisa sorrise soddisfatta: gli effetti speciali, il tempismo nel montaggio, la scelta del brano…Suo padre la riusciva sempre a stregare.

“Leonard è un dannato genio, tel’ho mai detto?” Will Smith sembrò leggerle nel pensiero e la ragazza intravide con piacere la cantante dei Within Temptation annuire.

 

Un brivido di compiacimento percorse la schiena dell’italiana, quando il grandangolo allargò la visuale fino a includere Felina nell’inquadratura; un ruggito dell’animale e la scena cambiò.

 

Un rapido scorcio a tutt’altezza dei quattro piani della Corte di Diamante, poi l’entrata trionfale del Re Misdreavus – David- che discese a piedi scalzi una maestosa scalinata in marmo bianco: “Finalmente la mia Regina” proclamò ad alta voce, congelando l’atmosfera della sala gremita.

Uno stacco, un taglio netto e ci fu la sequenza di combattimento tra Raina e il suo sovrano, che si concludeva con quell’elettrico :”Tu appartieni a me”.

 

Di nuovo un’interruzione, l’ambientazione si spostò a una camera da letto, dove sommersi da pellicce candide, i due protagonisti consumavano un energico amplesso, inaspettato per due personaggi tanto glaciali.

La telecamera ruotò, riprese la schiena muscolosa di David, la gamba di Lisa sinuosamente avvolta attorno ai fianchi di lui.

La ragazza nella realtà sgranò gli occhi e indicò uno degli schermi: “Ma quello è il tuo sedere” esclamò quasi soffocandosi in un sussurro.

“Già”. David ghignò come uno che la sa lunga.

“Ma…le mutande?!” in effetti l’attrice si ricordava bene gli slip del collega, mai le sarebbe sfuggito un “dettaglio” simile.

“Effetti speciali- quella risposta la zittì- Mi sono dimenticato di avvertirti!”.

 

Ancora qualche attimo, i corpi dei due si contorsero per pochi secondi, poi Lisa potè ringraziare la fine del supplizio.

La voce narrante di Holly la distolse dai suoi pensieri:

 

“Ma il dolore non è la strada peggiore: quando un cuore è troppo debole persino per soffrire, allora arriva l’odio”.

 

Ciò che seguì fu nuovo agli occhi di Lisa: si trattava di scene della sua controparte, la Corte di Tenebra, con scenari scavati nella roccia nera basaltica, in grotte sotterranee e claustrofobiche, in ui James aveva dato fondo a tutte le energie per portare in scena la crudeltà di Lucius.

La sceneggiatrice rimase colpita dal trasporto della sua interpretazione: “Mi ha tolto la vita una volta- Lucius esplose in una risata profonda e vibrante che strinse lo stomaco della ragazza- La prossima volta dovrà essere più convincente”.

 

Lisa restò rapita dai flash che seguirono: vedere James sullo schermo si rivelò un colpo da cui non era pronta a difendersi.

Combattivo, sensuale e astuto: il platinato attore si era ritagliato un personaggio su misura, la sua interpretazione gli aderiva come un guanto.

Fissò ipnotizzata le movenze fluide dei combattimenti, la recitazione di monologhi taglienti: “Il dolore è solo una fase di passaggio” decantava in un duello all’ultimo sangue con Sabina, il personaggio di Holly.

“L’odio ne è la sublimazione. Chi fa una scelta, sceglie di odiare…è l’unica strada per vincere…e sopravvivere”.

Lo scontro che ne seguì fu il canto del cigno per Sabina, l’ultima scena che passò sugli schermi si concluse con una pugnalata al cuore, inflitta dal Re di Tenebra.

Lisa deglutì, era quella la svolta della trama, in cui il nulla dell’odio e l’immortalità del diamante si capovolgevano, confondendosi.

Era quello il colpo di genio della sceneggiatrice: lei stessa aveva stravolto le basi della storia per arrivare a quel punto.

 

Di nuovo la voce melodica della colonna sonora sopraggiunse, come un requiem.

 

“Sento solo il freddo
Tutti i colori sembrano sbiadire
Non riesco a raggiungere la mia anima”

 

Nelle iridi della sua Regina di ghiaccio non vi era alcun sentimento.

Così doveva essere, ma se era quella la parte del bene, quale umanità e giustizia vi era nell’indifferenza nei confronti di tutto, persino della morte?

Davvero Raina era il bene?

 

Lisa lesse negli occhi di molti attorno a lei il dubbio. Come se l’intera sala si stesse chiedendo “E adesso?”.

 

Poi fu di nuovo buio; il respiro della ragazza rimase sospeso finchè le luci non si riaccesero.

A salvarla dall’apnea sopraggiunsero i primi battiti di mani e infine la standing ovation la salvò dal diventare cianotica.

Quando l’intera platea si aprì in un fragoroso applauso, Lisa sputò fuori dai polmoni tutta l’energia che aveva, in una risala liberatoria.

 

 

 

 

Eccomi, finalmente dopo l’ennesima fatica. Questo capitolo è stato decisamente sudato.

Innanzitutto BUON ANNO di cuore a tutti!!!

Come regalo vi lascio di seguito pure le foto degli abiti indossati dai nostri attori.

Per James non ho trovato nulla di simile a quello che mi ero immaginat, spero che le mie descrizioni siano state abbastanza esaustive.

Ancora augurissimi…grazie a chi è ancora qui a sopportarmi!!

 

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