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Autore: F l a n    06/01/2012    10 recensioni
È una normalissima notte quella in cui Blaine trova una sorta di strano umanoide accasciato per terra, nel parco. Blaine ha sempre creduto nelle forme di vita extraterrestri, ma presto dovrà rendersi conto che Kurt Hummel non è semplicemente quello che lui crede "un Alieno" dalle sembianze umane.
Come farà Kurt Hummel a tornare da dov'è venuto?
E, precisamente, da dove proviene?
Un alternate Universe tendente allo sci-fi.
***
Estratto dal capitolo 2:
"Il ragazzo, o quello che era, si scostò velocemente da lui, per poi cadere nuovamente sulle ginocchia, evidentemente troppo debole per qualunque movimento.
“Chi sei?” chiese Blaine, avvicinandosi ancora a lui, ricevendo solo uno sguardo diffidente, contrariato. I suoi occhi blu brillarono.
Blaine tese una mano in avanti, ma l’altro si scostò ancora, camminando sulle ginocchia. Stranamente la sua tuta, pur essendo bianchissima, non era né sporca di terra né di erba. Blaine ne concluse che quello che stava indossando doveva essere un tessuto particolarmente speciale.
“Sei umano?” chiese ancora, accucciandosi su di lui, fino ad essere al pari del suo viso, “non voglio farti del male."
[Klaine scritta per il BigBangItalia]
Genere: Romantico, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note di inizio capitolo: Eccomi qua col settimo capitolo! Spero abbiate passato bene queste feste che, ahimé, stanno giungendo al termine :( l'idea di tornare ai miei doveri di studio non mi rende granché entusiasta.
A parte questo, volevo ringraziare chi mi segue e chi mi lascia dei commenti! È bello vedere come questa storia riesca ad entusiasmarvi! Per me è davvero un gran merito.
Questo capitolo è particolarmente importante, scoprirete perché ;)

Volevo anche comunicarvi che ho aperto su FB una mia pagina: *THIS* *clicca*
se volete mettere "mi piace" mi farebbe molto piacere ;) sarà un modo per tenermi in contatto diretto con voi.

Detto questo, ho blaterato abbastanza. Vi lascio al capitolo!

7. “Human”

“… Quindi volevo chiederti se possiamo far rimanere qui questo mio amico, Kurt. Non ha dove andare, potrebbe dormire nella stanza degli ospiti.”
Blaine era appena tornato dalla Dalton, era riuscito a farsi prestare una divisa da uno dei Warblers e l’aveva fatta indossare a Kurt per fargli incontrare sua madre.
La signora Anderson squadrò il ragazzo poi unì le mani con fare comprensivo. Blaine le aveva detto che Kurt aveva avuto grossi problemi con la sua famiglia e che lo avevano costretto ad uscire di casa. Non aveva specificato le ragioni, ma la madre di Blaine immaginò che fosse per un possibile coming out.
Indagò il ragazzo, facendo scorrere gli occhi scuri sui lineamenti delicati e curati di Kurt, e poi annuì.
“Tuo padre non ne sarà entusiasta, ma d’accordo. Preparerò la stanza degli ospiti e ti sistemeremo là, okay Kurt?”
Il ragazzo le sorrise riconoscente e con il cuore stretto. C’era una cosa che non poteva dire a Blaine, ma che avrebbe voluto fare. Una cosa che confermava ogni suo sospetto, e quella cosa riguardava sua madre.
Janet Anderson era una splendida donna sulla quarantina, con i capelli neri e gli occhi scuri, dai lineamenti orientali. Per Kurt, però, non era affatto un volto sconosciuto. Lui l’aveva già vista…

“Sono contento che mia madre abbia deciso di darti questa stanza!” esclamò Blaine, entrando nella camera degli ospiti. Era piccola, ma l’essenziale c’era.
“Adesso hai una stanza tutta per te, un letto e quant’altro… penso che non sia un granché ma meglio di niente, giusto? Mi raccomando, cerca di essere il più… umano possibile di fronte ai miei genitori. Ti confesserò che ho un po’ di timore, ma penso che potremo portare avanti la copertura, fortunatamente tu sei più umano di quanto non sia in realtà, per cui non dovrebbe essere un grosso problema cercare di nascondere ai miei le tue strane origini.”
Kurt annuì, ascoltando il discorso di Blaine e sedendosi sul letto, pensieroso.
“Qualcosa ti preoccupa, Kurt?”
L’altro guardò la sua divisa, sganciandosi la giacca che riteneva davvero, davvero molto scomoda.
“No… no, sono solo un po’ in pensiero per i miei genitori,” mentì, anche se non totalmente.
“Ti mancano molto, eh?”
Kurt annuì.
“Un po’, sì. Mi manca anche mio fratello…”
“Hai un fratello? Io sono figlio unico, dev’essere bello…”
Kurt allargò le labbra in un sorriso, annuendo.
“Sì, lo è. Gli voglio un sacco di bene.”
“Più tardi ti va di fare un giro fuori? Dovrei incontrare alcuni dei miei amici ad un caffè, mi farebbe piacere se venissi anche tu. In fin dei conti, dal momento che devi rimanere qua finché non ti trovano, socializzare non dovrebbe essere del tutto negativo, per te, no?” chiese Blaine, sorridendogli e sperando in una risposta positiva.
Kurt lo fissò per qualche attimo, poi annuì; in fin dei conti non aveva molte altre scelte, ed anche se non era elettrizzato dall’idea di incontrare gli amici di Blaine, era pur sempre una soluzione migliore che rimanere lì ad arrovellarsi l’anima su qualcosa di quasi irrisolvibile.

*

Blaine arrivò al Lima Bean con qualche minuto di ritardo; non era mai facile essere puntuali, specialmente se doveva portarsi Kurt dietro che rifiutava qualunque abito gli proponesse d’indossare. Ma era fuori discussione che potesse uscire con la sua tutina attillata e senza nient’altro indosso.
Seduti al tavolo c’erano tre ragazzi, un orientale, un ragazzo biondo ed un ragazzo un po’ più alto, dai capelli scuri e l’aria un po’ assente.
Kurt si bloccò immediatamente dietro Blaine, senza proseguire oltre.
“Tutto bene?” chiese Blaine, dando un’occhiata al nuovo amico.
“S-sì,” mentì, mordendosi il labbro inferiore. I suoi occhi erano spalancati ed il suo cuore batteva a mille ma Blaine non poteva sapere perché. “Come si chiamano?” chiese immediatamente con aria sconvolta.
“Finn, Jeff e Wes. Jeff e Wes sono due miei amici della Dalton, Finn è un amico di vecchia data.”
“Oh…” Kurt si frenò; Blaine non poteva sapere per quale motivo aveva reagito con così tanta tensione, ma era tutto più che motivato.
“Qualcosa non va?”
“No… no… va tutto bene,” cercò di rassicurarlo con un sorriso che di sicuro aveva ben poco. Blaine si strinse nelle spalle.
“Se lo dici tu…”
Gli occhi azzurri di Kurt indugiarono su Finn Hudson. Lui lo conosceva.
“Blaine!” esclamò uno dei tre seduti al tavolo, alzando la mano, “vieni qua!” continuò, felice di vedere l’amico. A parlare fu il ragazzo biondo che Blaine chiamò ‘Jeff’.
Quando si sedettero al tavolo, la tensione di Kurt aumentò progressivamente e nel momento delle presentazioni raggiunse il picco delle sue paure; allungò una mano verso Finn per stringerla, e provò una scossa al cuore. Quel ragazzo era la prova materiale che ogni sua teoria era fondata. Quel ragazzo gli ricordava tremendamente casa sua ed al solo pensiero provava un grosso nodo alla gola.
“Piacere Kurt…” disse solamente, con un gran sorriso, “sono Finn Hudson.”
“Kurt Hummel” mormorò in risposta, cercando di essere cortese e mostrarsi naturale, specialmente sotto l’occhio vigile di Blaine che non smetteva di scrutarlo, sembrava che avesse intuito qualcosa. In cuor suo, Kurt sperava che Finn si accorgesse di qualcosa, che si stupisse nell’udire il suo nome, ma dai suoi occhi non provenne nient’altro se non una sensazione di positività.
Ma Kurt conosceva già Finn, forse non quel Finn, ma lo conosceva; man mano che lo sentiva parlare era come se la sua voce lo riportasse indietro, a casa, ma questo gli altri non potevano saperlo. Era rimasto ipnotizzato quasi tutto il tempo a fissargli le labbra e gli occhi, cosa che non sfuggì, purtroppo, a Blaine. Per il resto, Kurt tacque per quasi tutta la giornata. Quando si salutarono, Kurt strinse la mano ai tre ragazzi e concentrò il suo sguardo sul giovane Hudson, il quale lo ricambiò, un po’ inquietato dal suo essere così gelido e imperturbabile.

“Eri strano, oggi…” constatò Blaine, uscendo dal Lima Bean ed incamminandosi verso casa.
“Mh?” Kurt fece finta di nulla, stringendosi nelle spalle.
“Sembravi preoccupato per qualcosa, qualcosa che vuoi nascondermi.”
“Non ti sto nascondendo niente.”
“Non si direbbe. Mi nascondi molte cose, tu sei un mistero. Non riesco a capire cosa c’è oltre la tua apparenza, ma sarebbe molto bello se tu ti aprissi con me definitivamente.”
Kurt si passò una mano tra i capelli, in ansia. Cosa doveva fare?
“Avevo solo la sensazione di conoscere quel Finn…” mormorò Kurt, stringendosi nelle spalle e rivolgendogli un’occhiata velocissima; non voleva altre domande, per cui doveva zittirlo subito “e mi inquieta conoscere persone nuove, tutto qua.” Concluse, con tono tassativo.
“Non mi dispiacerebbe se tu fossi meno criptico,” ammise Blaine, lievemente scocciato; Kurt non riuscì a comprendere immediatamente la reazione, sembrava esser data da una sorta di gelosia, ed in effetti era così. Per tutto il tempo, Blaine aveva provato un fastidio interiore nel vedere l’interessamento del suo nuovo ospite nei confronti del vecchio amico, o perlomeno quello che sembrava interessamento. Non capiva perché si sentisse così infastidito, ma non era una sensazione piacevole.
“Cosa devo dirti? Non sono stato criptico, ho detto la verità…”
“Forse.”
“Blaine, ti dico che… oh, ma che te lo spiego a fare, non potresti capire.”
“Se tu mi dessi l’occasione, magari potrei provarci a capire, non credi? Non puoi tacere su ogni cosa e pretendere che io la scopra dal niente, come se potessi scoprire passo passo ogni tua particolarità; non ti ho già dato la prova che puoi fidarti di me? A cosa ti serve nasconderti ancora?”
“Non lo so. Cerca di comprendermi, ho paura. Paura che tu possa rivoluzionare un equilibrio sottile, talmente sottile da poter esser spezzato da poche e semplici parole. Vorrei tanto parlarti di me, dirti tutto fino in fondo, ma non penso di poterlo fare.”
Blaine si innervosì e digrignò i denti. Che razza di situazione era quella? Perché capitavano tutte a lui? Gli rivolse un’occhiata distaccata, trovandosi in quella scomoda situazione dove finiva per odiare Kurt tanto quanto riusciva ad incuriosirlo.
“Fai come ti pare,” rispose, mettendosi le mani in tasca, camminando un poco più veloce di prima. Kurt accelerò il passo a sua volta.
“No, non dire così! Non lo faccio perché ho paura di te… so che mi posso fidare, ma è importante che io mantenga questo genere di segreto.”
“Era importante che tu tenessi segreto anche il fatto che puoi parlare?”
Kurt si morse il labbro inferiore, indeciso.
“In realtà no, ma cosa potevo saperne? Da dove provengo, la voce ed il canto possono essere strumenti di seduzione, non so come mai su di te non abbia funzionato, e neanche sui tuoi amici. Ne sono felice perché sarebbe stato frustrante far strage di cuori, senza contare che non tutti sono omosessuali e presumo che sarebbe stato piuttosto sconveniente che un eterosessuale potesse infatuarsi di me.”
“Puoi far innamorare anche gli etero?” chiese Blaine, con un sorriso.
“Suppongo di sì, considerando che la mia voce ha varie potenzialità. In realtà non lo so, da dove provengo non c’è tutta questa distinzione, come ti ho già detto. I problemi sembrate farveli solo voi.”
“In effetti sì…” rifletté Blaine, stringendo le labbra e le spalle, “ad ogni modo, nascondendomi tutto non aiuterai il nostro rapporto e neanche il ritorno nella tua dimensione. Se davvero vuoi tornare, ora mi sta venendo un po’ il dubbio.”
“Ovviamente voglio tornare, soltanto che non posso. Visto che insisti, comunque, proverò a dirti per quale motivo sono tanto scioccato…” cominciò, unendo le mani dietro la schiena e stringendole, si sentiva ansioso; “conoscevo… conoscevo Finn.” Esordì, alzando gli occhi verso di lui ed aspettandosi esattamente l’espressione che gli trovò sul volto, ovvero di totale stupore.
“Conosci Finn.”
“Sì.”
“E come sarebbe possibile questo?”
Kurt sapeva che la sua affermazione avrebbe portato ad altre domande impossibili da evitare, per cui cercò di farsene una ragione. Era giunto il momento della verità? Kurt avrebbe preferito di cuore che non lo fosse.
“Parliamone a casa, per favore. Non voglio spiegartelo per strada mentre qualcuno potrebbe sentirci…”

Blaine accettò di arrivare fino a casa. Fu un viaggio frustrante e non poteva far a meno di pensare che quella situazione stesse sfociando nell’assurdo più assurdo mai esistito. Cosa significava che Kurt conosceva Finn? Perché? Ogni sua ipotesi riguardo al ragazzo era caduta, ormai, era tutto messo in gioco, tutto da capire ed esplorare. Blaine non aveva idea di che strada stesse prendendo, sapeva solo che era molto ripida e pericolosa, e sapeva altrettanto che quel meraviglioso… alieno così poco alieno, lo affascinava ogni giorno di più, ed il che non era totalmente facile per uno come lui. Ma c’era qualcosa, forse il suo canto lo aveva davvero stregato o la sua voce, ma qualunque cosa fosse, Blaine si sentiva sempre più legato a lui ed ormai sembrava totalmente inevitabile che il loro destino non coincidesse in qualche strano modo.
Si ritrovarono in camera, con due tazze di caffè e latte fumanti in mano e un silenzio a dir poco raggelante.
“Avanti, racconta,” cominciò Blaine, incuriosito ed allo stesso tempo timoroso di quello che Kurt avrebbe potuto dire.
“Innanzi tutto mi sembra corretto cominciare dicendoti che… io sono umano.”
Gli occhi di Blaine si spalancarono di botto e per poco la tazza non cadde dalle sue mani.

Note di fine capitolo: Allora! Credo che questo capitolo causerà molte opinioni contrastanti, spero di non esser fucilata seduta stante per avervi fatto aspettare così tanto e farvi aspettare ancora un po' per delle spiegazioni razionali!
Questa è una delle fasi della storia che ho amato particolarmente scrivere, spero renda abbastanza bene e che non sia deludente. Per chi volesse farmi sapere la sua opinione, positiva o negativa che sia, è ovviamente ben accetto.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, e buona befana!

Flan
   
 
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