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Autore: Miliko_Akiko chan    06/01/2012    2 recensioni
Cinque anni dopo la separazione di Doremi e le altre da mondo della magia,un personaggio dall'identità top-secret riunirà le ragazze ancora una volta per un incarico di vitale importanza...
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Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The defender of magic: Epilogo
 

Doremi Harukaze
Una ragazza dai capelli purpurei se ne stava sdraiata sul letto, osservando attentamente delle foto scattate tempo prima.
Sorrideva.
Era un sorriso dolce e nostalgico, di chi ha vissuto tempi migliori.
Spostò una foto che ritraeva una ragazzina dai capelli biondi che si grattava la testa facendo capire alla ragazzina dai capelli castani che non riusciva a comprendere nulla di ciò che essa diceva.
Hazuki-chan e Hana-chi.
Mise quella foto dietro il mazzo appoggiato sul letto, e rimase a guardarne una nuova.
Ritraeva un ragazzino dai capelli sparati all’insù color oceano mentre litigava con una ragazzina che lei conosceva bene, se non benissimo.
Quell’immagine le strappò un sorriso amaro e meravigliosamente eloquente.
Allora non lo sapeva, ma qual ragazzo la amava.
Ora lo sapeva.
E solo grazie a una ragazza dalla chioma mossa e smeraldina.
Glielo disse poco prima di andarsene da quel mondo che l’aveva cresciuta.
Sola ora capiva il motivo di tutte quelle litigate, quei battibecchi e quelle prese in giro.
Perché non se ne era accorta prima?
Perché lei non aveva provato prima quello strano calore che l’avvolgeva ogni volta che lo vedeva?
Perché è stata Shizu-chi a dirglielo e non lui stesso?
Perché non trovava la forza di andare a casa sua e dire espressamente ciò che pensava?
La ragazza scostò lo sguardo dalla foto, per posarlo su una strana pietra rosea che luccicava da sopra il comodino.
Lo sguardo suo s’increspò, inspirò a fondo e mandò fuori l’aria dalla bocca.
-Ora o mai più-
Pensò.
Si mise sulle ginocchia e allungò il braccio, afferrando la pietra magica.
La strinse forte, il più forte possibile e disse, in un flebile sussurro: ”Per favore, fa che Tetsuya si dichiari…-.
La pietra si ruppe, lasciando che milioni di piccoli pezzi di cristallo si spargessero sul suo letto.Il ragazzo dai capelli blu era già fuori dal proprio uscio di casa…

Hazuki Fujiwara
Il dolcissimo e amabile viso della principessina Hazuki era crucciato e piangente.
Seduta su una sedia della cucina dell’immensa dimora Fujiwara la ragazza piangeva.
Odiava sentir litigare qualcuno, soprattutto se erano persone a lei care a farlo.
Suo padre era infuriato a causa di un film, che pareva proprio non voler concludersi.
Sua madre era presa dagli affari e passava poco tempo a casa, in quel periodo.
In più, i sui genitori in quel poco tempo che si vedevano, sia per lo stress che per chissà cosa d’altro, non facevano che urlarsi dietro.
Sua madre, dopo il litigio, si chiudeva spesso in camera sua a piangere, mentre il padre, più duro di carattere, non rivolgeva più parola a nessuno.
La sua amata tata le passò un braccio sulla schiena, sorridendole dolcemente.
Hazuki fece lo stesso, cercando di assumere quel poco coraggio che la donna anziana le infondeva.
“Tranquilla, piccola mia, vedrai che tutto si sistemerà”.
Furono le parole della tata.
“Non posso fare nulla?”
Domandò la ragazza, che al momento parve una bambina tenerissima.
“Sono cose che accadono e i crucci dei tuoi non devono essere causa della tua tristezza, tornerà tutto a posto da solo”.
Hazuki si morse il labbro.
Ebbe un’idea.
Perché non c’era arrivata subito?
Lasciò la morbida presa della donna e cercò di non tradire la sua agitazione nel suo passo, che moderò.
Arrivò presto nella sua ordinata camera.
Sulla scrivania una pietra color carota.
La ragazza rifletté a lungo, prima di prenderla.
Doveva scegliere bene le parole, per non avere fraintendimenti.
Prese la pietra.
“Desidero che i miei si parlino e si chiariscano senza litigare”.Disse e la pietra si frantumò.

Aiko Senoo
Il carattere cocente della mora del gruppo non era facile da gestire per nessuno.
Soprattutto… per se stessa.
Aiko aveva un problema e ogni volta che ne aveva uno, si quadruplicava per risolverlo, ma in quel momento non bastava.
E se ne stava li, sul letto, con le braccia incrociate sotto la testa e un’espressione concentrata sul viso.
Quando abbandonò il Regno delle Streghe pensò che Leon non l’avrebbe più rivisto, ma non fu per nulla così.
Quello scaltro ragazzo ottenne il permesso di vagabondare da un mondo all’altro e ora si divertiva a tormentare Aiko.
La ragazza si guardava bene a non dargli corda, poiché si era ripromessa di dimenticare quel ragazzo, peccato che non funzionasse.
Leon spuntava ovunque in qualsiasi momento e lei non aveva pace.
Poteva provare a disfarsi di lui in qualsiasi modo, ma non funzionava… perché? Perché il ragazzo fulvo era un mago. L’unica fonte di magia che la ragazza aveva era la pietra a forma di goccia che giaceva sul comodino.
Ma non voleva sprecare quella preziosa potenza per liberarsi di un peso… non era un desiderio, quello.
Infatti… non lo voleva? Voleva vedere Leon ogni secondo della sua vita?
Aiko scosse il capo, contrariata.
-Non è possibile!-
Pensò, sbuffando.
“Cosa-cosa?”
Fece il ragazzo, spuntando davanti al viso di Aiko.
“Leon… sei ancora qui?”
“Davvero vorresti che io stia sempre qui?”
“Mi hai letto ancora nel pensiero?!? Ma non sai fare altro con i tuoi maledettissimi poteri?E sparisci!”
“Aiko, devo parlarti…”
“Se ti ascolto, tu te ne andrai per sempre e non mi tormenterai più?”
“Sappi che non ti renderà felice questa decisione e soprattutto non farà felice me, ma accetto”
La ragazza si sedette sul bordo del letto, accavallando le gambe e assumendo un’espressione nauseata.
“Ti ascolto”
“Io ti adoro… anzi, ti amo!”
“Puoi dirmi qualcosa che non so? Grazie!”
“Bhe… volevo sapere se ho qualche speranza… per farla breve”
“In che senso?”
“Cosa provi per me?”
La mora arrossì violentemente.
Non era la prima volta che Leon riusciva a metterla così alle strette.
Era l’unico che ne era capace, in fin dei conti.
-Non è qualcosa di speciale, Aiko? Perché non cedi?-
Era una voce interna alla ragazza che parlava.
Leon lo avvertiva e Aiko si maledì di essere dotata del pensiero.
Il ragazzo sorrise in modo maledettamente tronfio, passandosi una mano sul suo ciuffo biondo.
Aiko era pronta a tirargli un cazzotto ben assestato sul suo naso, ma si bloccò.
Perché lui aveva smesso di fare il vanitoso e aveva iniziato a guardarla seriamente.
Era quello che la faceva impazzire e lui lo sapeva bene.
Ma non era solo per quello.
“Non mi hai ancora risposto Ai-chan”
“Io… credo che sia difficile da dire”
Fece una pausa, aggrottando le sopracciglia e sospirando.
“Io… ti voglio bene, ma cosa cambia? Tu sei un mago e non puoi fare nulla per restare.”
-Mi vuoi solo bene, eh, Ai-chan? Non è quello che pensi, lo so perché lo leggo…-.
Il ragazzo sorrise amaramente… ma era contento: sapeva che in fondo la ragazza aveva un debole per lui…ma non l’avrebbe mai detto, era questione d’orgoglio.
“D’accordo, ti lascio in pace”. Disse sospirando il mago. Poi continuò:” Sarà meglio che non torni più, così non ti darò più fastidio…”.
Aiko si girò di scatto, guardandolo di sbieco.
Quando si rese conto che Leon faceva sul serio, si alzò e lo fermò prima che compisse l’incantesimo.
Il ragazzo sorrise, la tattica ebbe successo.
“Leon, ascolta: non avrò mai parole per descrivere ciò che provo per te, è impossibile. Però non voglio che te ne vada. Non puoi… insomma, ti arrendi così? Dov’ è il tuo spirito battagliero?Io…”.
Non terminò la frase perché lui la baciò velocemente.
“Le-leon…”.
“Scusami, io non volevo…”.
Aiko sorrise, presa da una strana voglia chiese al ragazzo:” Ti piacerebbe essere umano?”.
“Umano?Però… l’idea ha un certo fascino…e come faccio a diventarlo?”
Aiko sorrise di più, prese il cristallo e lo strinse a sé, guardando felicemente le sue mani e Leon.
“Voglio che Leon diventi un umano!”Il ragazzo fu avvolto da un bagliore azzurro e a terra caddero i pezzi di cristallo che poco prima componevano un talismano magico a forma di goccia.
Ora i problemi erano risolti e il carattere della ragazza avrebbe avuto un solo modo per essere domato…

Onpu Segawa
L’idol amata dalle folle, quella sorridente e amabile, piena di energia sul palco e sempre pronta ad accogliere i suoi fan non è la stessa ragazza che in quel momento stava sdraiata sul divano, con lo sguardo offuscato dalle lacrime. Onpu Segawa, la più ragionevole e seria del gruppo… era così seria? Davvero era ragionevole e matura? Onpu non ci credeva più di tanto.
Odiava essere chiamata bambina, ma in realtà lo era, se lo sentiva…
In quei momenti si sentiva debole e patetica.
La privacy era un altro suo problema… non avrebbe mai potuto piangere in pubblico, ed era un’impresa, perché ogni finestra era tappezzata dalle teste dei paparazzi, pronti a seguire ogni singolo istante della sua maledetta vita.
Onpu cercava disperatamente un nome per il suo stato d’animo… si sentiva… arrabbiata? Stressata? Stanca? Non aveva voglia di nulla…
La sua vita era perfettamente programmata dalla madre in modo tale che non avesse tempo libero fino al weekend.
Ma nel weekend che faceva? Quel giorno era per l’appunto sabato.
E lei non sapeva che fare… ma non aveva il diritto di fare ciò che voleva quando voleva senza appuntamenti fissati e programmati?
Onpu desiderò in quel momento di poter essere qualcun altro, come le era già capitato più volte.
Sapeva che era sbagliato e allora impegnò la sua mente per trovare un’altra cosa che avrebbe potuto desiderare.
Voleva fare qualcosa che sarebbe potuto piacerle davvero, qualcosa che avrebbe scaturito gioia dal suo cuore in modo naturale.
Decise di sfogarsi: non poteva rimanere lì come un vegetale su quel divano tutto il weekend!
Salì in camera sua e iniziò a cantare dolcemente il suo ultimo singolo.
Guidata dalle parole della sua canzone, ricordò dei momenti dimenticati, in cui la sua felicità non era provocata da qualcosa di artificiale.
Doremi, Hazuki, Aiko, Momoko e la novella Shizuko.
Loro le avevano donato la felicità più pura che avesse mai provato!
Avrebbe dato tutto ciò che aveva per riprovare quella felicità.
Doveva esserci un modo… si guardò attorno, freneticamente.
Rovistò nel cassetto della sua scrivania ed ecco che la sua mano ne estrasse una pietra violacea.
Svelta, la ragazza la strinse e disse:”Fammi riprovare la sensazione di gioia più pura e vera che esista al mondo…”.Abbassò lo sguardo sulle sue mani, la pietra era in frantumi.

Momoko Asuka
-Che posso esaudire con questa pietra? Possibile che non mi venga in mente nulla? Sempre così, non c’è una volta in cui ti ricordi qualcosa quando è utile, ih ih!-
Pensava Momoko, in vena di allegria come al solito.
La sua faccia era attraversata da un largo sorriso, mentre, sdraiata sul letto, rigirava tra le sue dita affusolate la pietra giallognola.
Non c’era nulla in quel momento che ella potesse desiderare, era così contenta che niente sarebbe stato in grado di sostituire quella gaiezza momentanea e dolce.
Al contrario delle sue care amiche, Momoko aveva un dono speciale che conservava e alimentava nel suo cuore ogni giorno. La sua capacità di scaricare la tensione in modo veloce e di essere sempre positiva e ottimista la contraddistingueva dalle altre.
Quel giorno aveva cucinato e mangiato ben tre crostate alla fragola, un gelato panna e cioccolato e, infine, biscotti di pasta frolla.
Anche il cibo le donava un’allegria pazzesca e si divertiva a cucinarlo quanto a mangiarlo.
Non aveva un solo problema in quel momento, ma avrebbe voluto comunque esprimere il suo desiderio entro la fine della giornata, per non avere la tentazione di usarlo nei momenti sbagliati.
Velocemente, la ragazza si infilò delle scarpe da tennis e una felpa, si infilò in tasca la pietra e corse fuori casa, senza avere una meta precisa.
Con passo svelto imboccò una via che percorreva da anni, evitando il chiasso del centro di New York.
Arrivò al cimitero, poco dopo che la sua allegria si fosse controllata.
-Alla tomba di Majo Monroe.-
Si disse.
Arrivata alla tomba, sorrise amabilmente, ricordando la dolce strega che l’aveva addestrata.
Sì, avrebbe usato il suo ultimo desiderio per lei.
“Pietra magica, vorrei sapere se Majo Monroe è felice, ora”.
Disse con voce soave, mentre appoggiava sulla tomba i pezzetti di vetro giallo che prima contenevano la magia.Un soffio di vento fresco accarezzò il viso della ragazza: ora lo sapeva.

Shizuko Kotake
Purtroppo, nulla dura per sempre.
Anche una splendida vacanza in un paesino marittimo.
Shizuko lo sapeva e ora che si trovava sul treno che l’avrebbe ricondotta a casa sentiva che avrebbe nettamente preferito restare lì con i suoi zii e il suo caro cugino.
Le sarebbero mancate anche le ragazze che l’avevano accompagnata in quella strana ma divertente avventura.
Doremi.
Shizuko sapeva che quel nome le sarebbe restato impresso nella mente.
Aveva voluto perfino farle un piccolo regalo, prima di partire… non è stato per nulla facile dirle che suo cugino era pazzo di lei ma sapeva che le doveva qualcosa, e anche a suo cugino doveva un favore.
Ora sarebbe ritornata a Tokyo, ma non aveva suo cugino per farle compagnia.
Non aveva Doremi che l’avrebbe aiutata nei momenti peggiori.
Non aveva nemmeno Hazuki, con cui dividere paure e risate.
Né Aiko, Onpu e Momoko.
Non aveva nessuno che, sorridendo, l’avrebbe accolta al suo ritorno a Tokyo.
Il suo vagone non ospitava nessun altro tranne lei e la ragazza ne approfittò.
Frugò nella sua valigia fino a trovare la pietra verde che le era stata regalata.
Non poteva chiedere di certo di trovare milioni di amiche, andava sicuramente contro la sua indole.
Non poteva neanche chiedere di eliminare chiunque la odiasse.
La sua vita sarebbe segnata.
Decise:”Fa che possa rincontrare ancora Doremi e le sue amiche!”.Il cristallo si ruppe.

COSA SUCCEDE DOPO?
La palla di cristallo si spense, davanti alla presenza della regina, Eufonia e Hana.
“Sono felice che ognuna di loro abbia scelto un desiderio che non interferisca con la loro vita!”
Esclamò Hana-chan, sfregandosi le mani.
“Sono state molto sagge e ragionevoli”.
Disse la regina.
“Però… com’è possibile che io e Eufonia siamo le uniche a rimetterci?! E’ ingiusto, uffa!”
“Hai disubbidito ai miei ordini, nonostante fossero sbagliati”.
Fece imperturbabile la regina, alzando il capo dalla sfera e rivolgendolo alla bambina, che la guardava crucciata.
“Dove vuoi arrivare?”.
Domandò la donna.
“Voglio esprimere anche io un desiderio!!! Anch’io, anch’io, anch’ioooo!!!!”
“Hana! E’ impossibile!”
Rispose per calmarla Eufonia.
“Quelle pietre si trovano solo nella Foresta degli Incantesimi, certamente impossibile da raggiungere senza la scopa, che tu non puoi usare…”.
Continuò la strega, guardando malignamente la povera ragazzina.
Hana stava per mettersi a piangere, quando la regina sorprese lei e Eufonia.
“Puoi andare, se vuoi”.
Disse.
“Ahhh!”
Strillò la bambina, cominciando a saltare a destra e a sinistra.
“Con Pao”
Aggiunse la regina, strizzando l’occhiolino alla sempre più confusa Eufonia.
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“La prossima volta non mi faccio abbindolare così, proprio no! Sono davvero delle streghe, potevano dirmelo che le pietre sono davvero rare e crescono nel sottosuolo, uff!”.
Si lamentava Hana, osservando il terreno in compagnia dell’elefante bianco.
“Hai ragione!”
Disse con vocetta stridula l’elefante.
“Uff… infami…”
La sfera di cristallo si spense, mentre due streghe si battevano il cinque energicamente e sghignazzavano.
 
                          Fine!
 
Angolo di Akikochan
Ed ecco il gran finale!! Piaciuto lo spezzone di Hana? =)
Ammetto che non avevo mai immaginato la regina così crudele… XD
Passiamo ai desideri: ho molto da dire al riguardo. E’ stato molto complicato decidere dei desideri che non vadano contro la morale originale dell’anime, cioè che tutto si può ottenere anche senza la magia.
Ammetto che un po’ ci sono andata contro: vi concedo il permesso di uccidermi! *_* Sono pronta! XD
Mi scuso per la lunghezza spropositata della parte su Ai-chan… avevo molta ispirazione riguardo a lei.
Quale dei pezzi vi è piaciuto di più? Ditemelo nelle recensioni!
Io preferisco quello di Momo-chan… è l’unica che non l’ho fatta depressa o nel bel mezzo di una riflessione profonda. E’ il chap che preferisco, se lo si può definire tale…
Grazie a tutti!!!!!
 
Akikochan 
  
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