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Autore: WhitePumpkin    06/01/2012    4 recensioni
Storia terza classificata al Lego revolution! Contest.
Prompt: Bagno dei Prefetti (luogo); Neve (condizione atmosferica); Hermione/Ron (pairing). Voto finale:57.7/60 =)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Lego revolution! Contest
3° classificata.

Grammatica e punteggiatura: 15/15
Rispetto delle "costruzioni": 10/10
Prompt: 5/5
Originalità: 8/10
Caratterizzazione del personaggio o del pairing: 10/10
Gradimento personale: 9.5/10
Totale: 57.5/60


Tutti gli anni il castello di Hogwarts e i suoi dintorni si coprivano di neve. All’inizio di novembre, i fiocchi cominciavano a cadere lentamente dalle nubi, per poi depositarsi ovunque atterrassero, in silenzio, e dipingere il paesaggio di bianco. L’evento, seppur semplice e ripetitivo, era sempre atteso con emozione dagli studenti, i quali, non appena terminata la lezione in corso, o il pasto, o qualsiasi altra attività stessero svolgendo, si precipitavano in cortile per godersi lo spettacolo. C’era chi cominciava da subito a preparare palle di neve da tirare addosso agli altri; chi stava a bocca aperta lasciando che l’impalpabile sostanza si depositasse sulla lingua, per poi assaporare quel sapore d’inverno; chi semplicemente restava col naso all’insù, incantato. E infine c’era Hermione Granger.
Quell’anno, la prima nevicata era cominciata lieve, debole come in passato, ma ben presto si era tramutata in una vera e propria tempesta, cosa piuttosto insolita e imprevista, e lei aveva scelto decisamente il giorno sbagliato per far visita ad Hagrid.
Mentre tornava al castello, quindi, i candidi fiocchi che tanto adorava diventarono improvvisamente violenti, ricoprendola dalla testa ai piedi, e raffiche di tagliente vento gelido colpivano i pochi centimetri di pelle non coperti dai pesanti indumenti invernali.
Quando finalmente giunse al castello, si rese conto di essere zuppa di neve parzialmente liquefatta, nonostante il tragitto dalla capanna fin lì fosse durato appena pochi minuti. Aveva decisamente bisogno di un bagno caldo, ma nello stesso tempo non aveva la benché minima voglia di recarsi nel dormitorio della sua Casa. Avrebbe dovuto assistere a uno spettacolo che ogni volta le suscitava nausea, unita ad una strana stretta allo stomaco e ad un ancor più strano ed improvviso bruciore agli occhi.
Deviò quindi il suo cammino, dirigendosi verso il bagno dei Prefetti. Anche se era un Prefetto, non lo usava molto spesso: i bagni del dormitorio erano comodi abbastanza da soddisfare tutte le sue necessità, vi era abituata e inoltre erano anche più facili da raggiungere. In quel momento, però, non avrebbe potuto arrivarci senza incrociare Ron e Lavanda avvinghiati.
Salì rapidamente le scale, infreddolita e gocciolante, e non appena giunse a destinazione, aprì piano la porta infilandosi nella stanza e si richiuse immediatamente la porta alle spalle. Ben presto, però, scoprì che non era sola.
“Chi c’è?”
Trasalì quando riconobbe la voce.
“Ron?”
“Hermione?”
Lo sentiva ma non riusciva a vedere dove fosse. Girò intorno alla grande fontana situata al centro del bagno, e lo stesse fece lui, perché ad un certo punto si scontrarono, piuttosto violentemente, e l’asciugamano che Ron teneva legato alla vita cadde a terra, lasciandolo completamente nudo.
Hermione lanciò un grido e si voltò.
“Ma che cosa…?! Copriti subito!”
“Miseriaccia! Ho fatto, ho fatto!” assicurò il ragazzo, che aveva prontamente riacciuffato l’asciugamano e l’aveva sistemato al suo posto. Hermione tirò un sospiro di sollievo e poté di nuovo girarsi verso di lui.
“Si può sapere cosa ci fai qui?” gli domandò, in tono inquisitorio.
“Io ehm, io… Beh, tu che ci fai qui, invece?” le fece notare.
“Sono venuta a farmi un bagno, ovviamente.”
“Anche io sono venuto a farmi un bagno, ovviamente!”
C’era troppa tensione tra di loro. Da quando si era fidanzato con Lavanda, le rarissime volte che si rivolgevano la parola era per litigare, e accadeva che discutessero anche per le questioni più futili come, appunto, un bagno.
“Ma adesso hai finito, giusto?” gli domandò Hermione, in tono piuttosto stizzito.
“Giusto!” le rispose, altrettanto irritato.
Hermione, ormai, preferiva non incontrarlo affatto, per quanto questo risultasse quasi impossibile per due persone che condividono tavolo ai pasti, aule di lezione e sala comune. Se non si fossero visti, pensava, non si sarebbero attaccati, evitando così dolorose scene in cui non facevano altro che punzecchiarsi. Tutto questo, nonostante ostentasse una stoica indifferenza, in realtà la stava scavando dentro. Da quando la storia con Lavanda era cominciata, si sentiva spesso triste senza motivo, oppure le capitava di arrabbiarsi con il mondo intero. Tentava di dominare queste emozioni, e ci sarebbe anche riuscita discretamente se Ron e quella piovra gigante avessero cessato di pararsi avvinghiati davanti ai suoi occhi ogni volta che era nei paraggi.
Ron la guardò intimorito, poi si portò alla testa un dito, ad indicare i suoi capelli. Infine, puntò lo stesso dito in direzione della chioma di Hermione, che rispose al gesto con uno sguardo interrogativo.
“Neve” disse lui, a mo’ di spiegazione, ma lo sguardo della ragazza non mutò.
“Hai della neve. Lì, fra i capelli…”
“Oh!” fu tutto ciò che disse, prima di scrollarli energicamente con le mani.
Una volta terminata l’operazione, tornò a incrociare il suo sguardo con quello di Ron, assumendo di nuovo un’espressione seria. Stavolta, però, notò qualcosa che, chissà per quale motivo, era passata inosservata fino a quel momento.
“E quella cos’è?” domandò con un’ombra di sarcasmo nella voce. Sapeva di quella stupida collana che Lavanda gli aveva regalato, ma fino a quel momento non l’aveva mai vista al suo collo, sperando che il motivo fosse che lui si rifiutasse di indossare un’imbarazzante “Amore mio” dorato e scintillante. Ora invece ce l’aveva, e Lavanda non era neppure nei paraggi: questo faceva pensare che non l’avesse messa soltanto per farla contenta.
“Miseriaccia!” esclamò Ron, mentre anche il suo sguardo si abbassò in direzione della collana. “Me n’ero dimenticato!”
Così dicendo, con un gesto deciso se la tolse in un attimo, e la infilò in una tasca dei pantaloni della divisa che aveva lasciato a terra lì accanto. Gli occhi di Hermione erano ridotti a due fessure, ma non voleva dargli la soddisfazione di vederla consumata da quello che per lei era disgusto, ma che qualunque persona avrebbe chiamato gelosia.
“Molto carina” commentò ironica, con una punta di amarezza nella voce, prima di voltargli le spalle e raggiungere a grandi passi la porta.
“Hermione, aspetta! Io l’ho messa solo perché lei mi ha obbligato!” le gridò Ron, e lei indugiò un momento continuando a dargli le spalle.
“Cosa vuoi che me ne importi? Se ti piace renderti ridicolo…”
Posò una mano sulla maniglia, pronta ad abbassarla, ma il ragazzo, dopo alcuni attimi di silenzio, parlò di nuovo, stavolta a voce più bassa e con un tono decisamente inconsueto.
“No che non mi piace. So bene che è una collana ridicola, ma… Insomma, se me l’avessi regalata tu, l’avrei indossata in ogni momento.”
Restò immobile, congelata, spalancando occhi e bocca. Se si fosse voltata, avrebbe visto Ron che si passava una mano fra i capelli, fissando la sua schiena con aria colpevole e serrando le labbra crucciato e un po’ stupito dalla sua stessa audacia.
Non lo fece. Abbassò la maniglia e si diresse ai bagni della Sala Comune, bagnata fradicia, infreddolita, gocciolante ed incredibilmente felice.
  
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