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Autore: anonimaG    06/01/2012    8 recensioni
Andrea, una ragazza con un bel caratterino che si ritrova in una situazione un po' strana: Il suo nuovo fratellastro è il ragazzo della sua migliore amica nonché un Don Giovanni che ci prova anche con lei.
Come se la caverà?
Ringrazio in anticipo chi leggerà questa mia FF e prego alle persone di leggere e di recensire così da farmi un'idea su cosa ne pensate della storia ^^ Accetto anche critiche e recensioni neutre :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

 
 
 
 
 
   Mi stava baciando.
Avevo un braccio bloccato e non riuscivo a muovermi, in quel momento era davvero forte, non mi aveva mai afferrato in quel modo.
Iniziai a muovere il braccio libero a vuoto come per fargli segno di staccarsi, di lasciarmi in pace, ma non si staccava ancora.
Iniziai a picchiettare con la mano sopra la sua spalla come per dire “Ehi lasciami, non puoi farmi zittire in questo modo” ma lui lasciò libero il braccio che era stato bloccato e appoggiò l’altra sua mano sull’altra mia guancia.
Iniziai a colpirlo con leggerezza ma ancora non voleva andarsene.
Mi arresi.
Tanto cosa poteva cambiare un bacio?
Mi lasciai trascinare dalle emozioni e restai lì con la mia bocca attaccata alla sua sospirando un ‘mpf’ di piacere.
Non so quanto durò quel bacio ma almeno due minuti buoni erano passati.
Finalmente staccò le sue labbra dalle mie e io presi aria.
Ero confusa, non sapevo più cosa dire ma di certo non mi sarei mai fatta manipolare dai suoi baci.
-Vedi che adesso stai zitta?
Ancora non rispondevo.
Sbattei le palpebre un paio di volte e mi ripresi.
-Quale oscura scommessa stai praticando adesso?
Si avvicinò a me ma presi il manico della scopa e glielo puntai contro per minacciarlo.
Non si doveva avvicinare.
Mi faceva schifo.
-Nessuna.
-Non avvicinarti! Non ti voglio sentire, non voglio che tu mi baci, non voglio saperne più niente di te, hai capito??
In quel momento si aprì la porta e Federico riprese l’asciugamano da terra.
Mio padre e Serena erano tornati.
-Buon giorno ragazzi!-. Salutarono.
Rimanemmo in piedi, Federico mi stava esaminando, stava esaminando le mie reazioni.
Varcarono la soglia della cucina.
-Come è andata oggi?-. Chiese Serena a noi due.
-Alla grande-. Risposi senza un filo di entusiasmo.
-Bene-. Rispose lui lentamente continuando ad osservarmi.
-Perché hai l’asciugamano addosso?
-P-p-perché…-. Lo fulminai con lo sguardo :-Ho fatto la doccia a casa.
Serena sorrise.
-Come sapete io e tuo padre-. M’indico:-Vorremmo sposarci, ma io voglio i vostri pareri… Veramente.
-Oh beh… A me sta simpatico Ciccio… Direi che per me va bene-. Rispose lui e poi tutti e 3 puntarono lo sguardo su di me.
Si aspettavano una risposta.
Guardai mio padre.
Lui era felice, perché avrei dovuto rovinargli la felicità?
Guardai Serena.
Lei infondo era una persona buona e non aveva fatto niente di male, non mi stava antipatica.
Guardai Federico.
Lui era l’unica persona che avrei cacciato a calci da casa.
Ma infondo se mio padre e Serena erano felici perché dovevo guastare tutto? Perché dovevo fare il Don Rodrigo dei promessi sposi?
-Anche a me va bene.
Serena sorrise, era veramente contenta.
Mi abbracciò.
-Scusate ora… Voglio andare in stanza… Ho mal di testa…-. Dissi dirigendomi verso la mia camera.
-Si… Ehm… Io mi devo vestire-. Disse anche Federico.
Nel corridoio mi fermò per il braccio.
-Scusami-. Mi sussurrò all’orecchio.
Non risposi ed entrai dentro la mia camera.
Mi distesi nel letto.
Stavo pensando al bacio di prima.
Ad essere sinceri mi era piaciuto davvero.
Persa tra quei pensieri mi addormentai…
 
   Il giorno dopo all’entrata della scuola c’erano i due tipi con cui Federico aveva fatto la scommessa.
Camminai per il corridoio e loro mi seguirono.
-Ciao, tesoro.
-Cosa volete?-. Chiesi.
-Ma niente dolcezza, sai abbiamo saputo che non avevi mai baciato prima d’ora…
-Si, allora?
-Allora niente, ragazzi lasciatela in pace-. Federico li fermò e loro andarono per i fatti loro molto scocciati.
Andai avanti e mi slegai la coda di cavallo che avevo fatto.
-Ti fermi?-. Mi domandò.
-Perché dovrei?
-Perché ti devo chiedere scusa.
-Già l’hai fatto.
-Si ma non hai accettato le mie scuse.
Mi voltai verso di lui e iniziai a camminare all’indietro.
-Scusa ma sono arrivata in classe, al posto che preoccuparti per me perché non fai un’altra delle tue scommesse, magari potresti portarti a letto Lidia sta volta, mi dispiace solo per lei.
Entrai in classe, oggi Lidia non c’era.
    Passarono 2 ore in fretta e alla terza arrivò l’ora di letteratura.
   Eravamo a metà ora quando la professoressa iniziò, non so come, a parlarci di Shakespare e prese proprio l’opera che odiavo più di tutte: Romeo e Giulietta.
-Prof per favore la smetta con i discorsi noiosi!-. Commentò un mio compagno.
In quel momento mi sarei voluta alzare e battergli un cinque.
-Non sono discorsi noiosi, l’amore non è un discorso noioso.
-Ci risiamo-. Disse a bassa voce una ragazza dietro di me.
-L’amore della vostra vita potrebbe bussare alla porta, anche in questo momento!
-Si certo…-. Sospirai senza farmi sentire.
Sbirciai un attimo nel libro di letteratura.
Stavo vedendo ciò che aveva lasciato e non avevo studiato molto.
Bussarono alla porta.
-Avanti-. Urlò la prof come al suo solito.
-Sono… Federico, devo parlare un secondo con mia sorella.
Le ragazze iniziarono a ridacchiare e a parlare tra di loro tra un “mamma mia che figo” e “oggi è il mio giorno fortunato”.
-Tua sorella?-. La prof era sorpresa.
-Si, Andrea…
-Andrea non mi avevi mai detto di avere un fratello.
-Già… Veramente è mio fratellastro… Tra un po’…
-Beh puoi uscire ma per poco.
Annuii ed uscii con poca voglia.
Guardai il cellulare.
Mancava poco al suono della campanella questo significava che la prof aveva parlato almeno venti minuti di Shakespare, e ci sarebbe stata la ricreazione.
-Andrea, ti devo parlare, seriamente, io mi sento in colpa, non volevo farti del male, tantomeno sapendo che saresti stata la mia futura sorellastra e… E ho ridato indietro i soldi… Veramente, le mie scuse sono sincere…
I suoi occhi non mi dicevano più niente.
Non li riuscivo a leggere.
Suonò la campanella.
La ricreazione.
Adesso sarebbe stato un discorso ancora più lungo.
-Bene, placa il tuo senso di colpa, a me basta che tu non mi rivolga più la parola così, in futuro, visto che dovremmo vivere insieme per altri anni, non avremo problemi. Torna dai tuoi stupidi amici ok? E magari torna anche a mentire a Lidia sui tuoi sentimenti… Sei un verme schifoso-. Tornai in classe lasciandolo da solo a pensare.
   
 
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