I
rosei raggi del sole
nascente rischiaravano le stanze del tempio Atsuta dove solo poche ore
prima si
era consumata una dura battaglia per proteggere la copia di una spada
divina.
Forse era proprio la Dea Amaterasu, che con i suoi caldi raggi voleva
abbracciare gli animi dei samurai e dei monaci per
rincuorarli… o forse questa
era solo una vana speranza… esisteranno ancora gli Dei in
questo Paese dal
cuore dilaniato e invaso da germi estranei e barbari…?!
Il
fumo scuro delle pire
saliva alto nel limpido cielo mattutino, accompagnando le anime lontano
dai
corpi ormai dipartiti.
I
viaggiatori venuti da
Edo erano in una stanza vicino al refettorio. Lasciarono i monaci a
pregare per
i fratelli caduti, rispettando il loro dolore.
Erano
seduti in cerchio,
lasciando spazio al centro ad un panno sul quale giaceva
l’elsa di Kusanagi.
-Qualcuno
mi spiega perché
stiamo qui a fissare quell’impugnatura senza fare nulla?-
-Per
arricchire la scena,
Hijikata.-
-Cosa?!
Di nuovo!!?? Non
ditemi che questo è un altro stupido fermo immagine!!??-
-Proprio
così… aaah.-
-Ma
non c’è proprio
fantasia in questa storia!!-
-Non
ti lamentare sempre!!
Ringrazia di essere salvo! Non ti sei beccato nemmeno un graffio!-
-Sei
tu che ti sei
lanciato a capofitto nel massacro, Sakata!-
-Insomma,
non litigate
anche qui! Non riesco a concentrarmi!-
-A
fare cosa, Kondo?! È un
fermo immagine, non c’è nulla da fare!-
-Ma
qualcosa dovrà pur
accadere!-
-……
ah!! Guardate!-
Tutti
si voltarono verso
Kagura. La ragazza era seduta tra Gintoki e Shinpachi, con lo sguardo
fisso
sull’elsa della Kusanagi.
-Che
hai visto…?- le
chiese Kondo.
Shinpachi
le prese tra le
mani esaminandola attentamente -Mmmh… ah! Sembra esserci
qualcosa incastrato!
Un… foglio forse.-
Gli
uomini in uniforme si
guardarono perplessi -Un foglio?!?-
-Da
qua!!- Gin si
appropriò dell’oggetto -Ehi, avete ragione!-
provò ad estrarne l’insolito
contenuto, ma senza troppo successo -Aaah! non esce!-
-Tu
dita troppo grosse,
lasciate fare a me!- Kagura glielo strappò dalle mani e
piano piano riuscì, a
togliere quel delicato frammento di carta stropicciato e rovinato dal
tempo.
-Ecco fatto!-
Tutti
si portarono alle
spalle della ragazza per osservare con i propri occhi la nuova scoperta.
-Ma…
cosa c’è scritto?-
domandò Sogo.
-Non
sembra giapponese… e
non mi ricorda nessun’altro idioma terrestre.-
Sakata
gli lanciò
un’occhiataccia -Da quando sei esperto di lingue, Hijikata?-
Shinpachi
lo prese in
mano, osservandolo attentamente -Magari è un
codice…-
-…
perché mettere un
codice o qualsiasi cosa sia nell’elsa di una spada del XII
secolo?-
-Non
lo so Gin, forse chi
ne era in possesso voleva lasciare un messaggio ai sovrani del futuro!-
-Sì,
Shinpachi… al primo
che spezzasse una spada divina!-
-Le
mie sono solo
ipotesi!!!-
Hijikata
si risedette
accendendosi una sigaretta -Taia può saperne qualcosa.
È il più anziano qui e
ne saprà più di tutti sulla Kusanagi.-
-Vado
a chiedere!-
-Non
ora stupida! Lascia
che finisca la funzione funebre! Un minimo di rispetto!!-
rimproverò Hijikata.
-Ehi
ragazzi, non sembra
anche a voi che ci sia qualcosa di strano!- esclamò Okita
-Insomma… a me quel
foglio- e lo prese dalle mani di Shinpachi -sembra strappato. Guardate
qui, è
come se ne mancasse un pezzo!- disse, indicando
l’estremità che fino a poco fa
era appena visibile dall’elsa. Terminava quasi tranciando una
parola, o
qualsiasi significato potessero avere quei simboli, con bordi
seghettati.
-Hai
ragione, sembra
strappato!- appurò Kondo.
-Strappato…-
a Gin si
accese una lampadina. Gli tornò alla mente
l’espressione che aveva assunto
Takasugi Shinsuke dopo aver osservato la lama della spada per cui
stavano
lottando e l’improvvisa decisione di ritirarsi -Ma certo!!
Ecco perché se n’è
andato!- esclamò battendo un pugno sull’altro
palmo.
-Eh…?
Chi?-
-Takasugi!!
È per quello
che se ne è andato!- disse, indicando il pezzetto di carta
tra le dita del
cecchino -L’altra metà dev’essere
incastrata nella lama!! E Takasugi se l’è
portata via!!-
Anche
Shinpachi ripercorse
mentalmente gli eventi di quella notte -Hai ragione… era
questo che interessava
a quel criminale! Gin, dobbiamo capire cosa vogliono dire quei
simboli!!-
-Aspettate
un attimo…-
Hijikata fermò la grinta dei due -Prima vorrei sapere
un’altra cosa.- guardò
Shinpachi, poi Gintoki soffermando lo sguardo tagliente -Mi spieghi
come fai a
conoscere così bene Takasugi Shinsuke?- domandò
con voce fredda.
Questo
è lo stesso tono
che usa negli interrogatori, venne da pensare a Gintoki, che aveva
capito di
non poter sfuggire a quel quesito -Abbiamo combattuto la stessa guerra.
Come
Katsura.- disse.
-Eravate
compagni?-
continuò Toshiro, senza scomporsi.
-Ehi,
un momento!! Sei
stato in guerra!!??- l’intervento stupito di Kondo non venne
calcolato.
-Sì.-
si limitò.
-No,
sul serio capo… hai
partecipato alla guerra per l’espulsione dei barbari?!-
chiese Okita,
sostenendo lo stupore del comandante.
A
questo punto Kagura si
alzò in piedi, posando le mani sui fianchi e guardando con
superiorità i tre
della Shinsengumi -Tsk! Voi poveri uomini! Non sapete quanto forte
è Gintoki!
Aveva pure nome di battaglia!!-
-Davvero?
E cos’era?-
chiese Okita.
-Capellone?!-
propose
Kondo.
-No,
no! Sarà stato
qualcosa tipo Capellone assassino!-
-Ma
no, Sogo! Allora…
samurai addormentato!- riprovò Kondo.
-Ci
sono!! Sonno assassino
del samurai capellone!!!-
-La finite voi due!!?? Ma
vi sembrano nomi da battaglia questi!!??-
inveì Gintoki infuriato.
-Non
l’hanno presa molto
sul serio…- sospirò Shinpachi.
-Allora
come ti
chiamavano, eh?- Hijikata tornò al suo personale
interrogatorio, un po’
spazientito.
Gin
sbuffò. Non era certo
il miglior spunto per una conversazione il suo passato e non gli
piaceva
rievocarlo… se l’era già trovato di
fronte poche ora prima -… Demone Bianco.-
disse infine, senza troppa enfasi. Certo, non pensava che quelle due
parole
avrebbero suscitato nei sui interlocutori, o meglio, inquisitori,
così tanto
stupore. I poliziotti si zittirono, restando a guardarlo a bocca
aperta, tanto
che a Hijikata cadde a terra la sigaretta, lasciando un bel segno di
cenere sul
tatami.
Shinpachi
non si scompose.
Conosceva, anche se solo in parte, il passato dell’amico,
però, quando l’aveva
scoperto grazie a Katsura ne era rimasto sorpreso. Kagura si era seduta
a gambe
incrociate e con le
braccia al petto
annuiva convinta, come una madre piena d’orgoglio per il
proprio figlio.
-Tu…
tu sei il Demone
Bianco?!- riuscì a dire Hijikata, che ormai aveva perso la
sua naturale
freddezza.
Gin
si limitò ad annuire
-All’epoca ero a comando di quell’unità,
per questo conosco bene sia Katsura
Kotaro che Shinsuke Takasugi.-
-In
pratica… tu sei
l’unico tornato dalla guerra che non si è dato al
terrorismo!- notò Okita.
Kondo
si riassettò, ma non
riusciva a distogliere lo sguardo del tuttofare, era a dir poco
incredulo
-No, mi sta prendendo in giro! Sapevo che il samurai
conosciuto come Demone
Bianco avesse i capelli argentei, ma non ho mai pensato a lui!! Si
abbatteva
sui nemici con la furia di un demonio, mentre Gintoki…
quando ci siamo
affrontati in duello mi ha battuto con un vile trucco! È
assurdo… assurdo!-
-Be’,
è finito l’interrogatorio?!-
reclamò Gin con aria seccata.
-Sì…-
affermò Hijikata
riprendendo la sigaretta e spegnendola -Ora
ne sono certo… quella volta poteva uccidermi. Senza troppi
problemi.-
-Perfetto.-
Gin si alzò,
seguito da Kagura e Shinpachi -Andiamo a vedere a che punto
è la veglia. Okita,
il foglio.- porse la mano al ragazzo.
-Ah,
sì. Tieni.-
Mise
il frammento di carta
nel kimono ed uscirono tutti e tre dalla stanza, lasciando soli con i
loro
pensieri i poliziotti.
Dopo
un attimo di silenzio
Hijikata parlò -Mi spiegate che ci facciamo noi qui, a
proteggere un demonio?-
-L’ultima
cosa di cui ha
bisogno è una scorta… be, io vado a fare un
giro.- Okita si alzò ed uscì nel
giardino interno su cui si affacciava la stanzetta, richiudendo alle
sue spalle
la porta in carta di riso bianca.
-Come
ti avevo già detto
Toshi, questa faccenda è sopra di noi,- anche Kondo si alzo
assicurando la
katana al fianco -e quei tre sono sopra di noi…-
Era
difficile per il
demoniaco vicecomandante del braccio armato del Bakufu mandare
giù un simile
colpo, ma doveva riconoscerlo: quello non era un samurai comune.
Un
sorrisetto gli si
dipinse in volto; lui non era certo il tipo che si impressionava e si
faceva
superare così facilmente -Hai ragione Kondo…- si
mise in piedi -e questo rende
le cose ancora più interessanti.-
Isao
conosceva bene
quell’espressione, conosceva bene Toshi. -Se vuoi incrociare
la tua spada con
la sua almeno sei consapevole a cosa vai incontro…- rise -E
augurati che non
usi qualche trucchetto da quattro soldi anche con te!!-
I
tuttofare stavano
percorrendo il lungo corridoio per arrivare all’ingresso del
tempio, dove le
pire stavano ancora bruciando, quando Taia gli venne incontro.
-Siete
qui.-
-È
tutto finito?- chiese
con cortesia Shinpachi.
Il
monaco annuì -Sì, quasi…-
-Volevamo
chiederti una
cosa, magari tu puoi risponderci.- disse Gin.
-Sarò
lieto di aiutarvi,
ditemi pure.- rispose con un sorriso benevolo il vecchio. Da quando gli
straniere
venuti da Edo erano giunti nel suo tempio erano successe parecchie
cose, delle
più spiacevoli… i suo fratelli uccisi, la stanza
custode della sacra spada
profanata e quasi distrutta, ma il vecchio Taia serbava sempre una
naturale
cortesia nei loro confronti davvero ammirevole.
Gintoki
prese dal kimono
lo strano oggetto ritrovato e lo porse al bonzo -Lo abbiamo trovato
nell’elsa
della katana. È strappato, supponiamo che l’altro
pezzo fosse incastrato nella
lama. Sai cosa potrebbe voler dire?-
Il
monaco lo esaminò con
attenzione. Passò le dita ruvide sulla carta scurita dal
tempo e sui bordi
strappati, osservò da più angolazioni i simboli
di inchiostro assorbiti dalla
pagina, tutto in completo silenzio -Era nella Kusanagi?-
-Sì,
proprio così.-
rispose Kagura.
-Non
ne avevo idea…
vedendo com’è ridotto deve essere lì
dalla forgiatura di quella spada. Io non
ne sapevo nulla, i miei predecessori mi avrebbero informato.-
-Allora…
non ci puoi
proprio aiutare…- concluse con rammarico il giovane Shimura.
-Vi
posso dire che non è
una scrittura umana.-
-Eh?!
Ne sei sicuro?!-
domandò Gintoki, stupito dalla convinzione assoluta di Taia.
Annuì
-Sì. Come monaco,
studioso e ricercatore conosco abbastanza bene le lingue principali
diffuse
sulla Terra… ma questa non è umana.-
-È
amanto.-
Taia
alzò la testa e
assentì a Gintoki, restituendogli il foglio.
-Ma…
Gintoki, amanto non
sono arrivati su Terra venti anni fa?! Questo è molto
più vecchio!!- il dubbio
di Kagura era più che lecito.
-Però
alcuni amanto sono
arrivati molto prima… in modo pacifico, senza pretendere
nulla. Alcuni si sono
nascosti, altri adattati agli usi e ai costumi dei terresti.-
-Quindi
è possibile che
già nel millecento ci fossero alieni sparsi per il Giappone!-
-Sì,
Shinpachi.-
-Purtroppo
io non conosco
gli idiomi alieni.- disse Taia.
-Non
importa… grazie per
ciò che ci hai detto. Abbiamo ristretto il campo di ricerca.-
-Lieto
di esservi stato
utile. Quando ripartirete?-
-Credo
oggi stesso…
dovremmo tornare a Edo a riferire allo Shogun ciò che
è successo.- spiegò
Shinpachi.
-Sì,
capisco…-
-No,
non è detto.-
Si
voltarono verso il titolare
dell’agenzia tuttofare -Perché no, scusa?-
-A
parlare con lo Shogun
possono andare Kondo e gli altri, noi dobbiamo terminare questo lavoro.-
-Sì
Gin… ma non sappiamo
da che parte cominciare. Non sappiamo nemmeno di che razza di Amanto
sia quella
scritta!-
-Ma
io conosco qualcuno
che può aiutarci! Qualcuno che conosce dozzine e dozzine di
razze aliene.-
concluse con un sorriso divertito ed esaltato.
-…
sul serio?- Kagura era
perplessa.
Il
samurai annuì convinto
incrociano le braccia al petto.
-Ci
volete spedire a Edo…
ma bene.- Hijikata raggiunse il gruppo -Presumo abbiate scoperto
qualcosa di
nuovo su quella strana scritta.-
-Sappiamo
che è amanto!-
lo informò Kagura.
-La
missiva diceva che
dovevate farci da scorta fino a Nagoya, e ci siamo arrivati senza
troppi
problemi.- iniziò Gintoki.
-Senza
troppi problemi!!??
Ma dov’eri in questi giorni!!??-
-Quindi
potreste tornare
voi a palazzo a raccontare le belle avventure, mentre noi proseguiremo
il
viaggio.-
-E
dove vorreste andare,
me lo spieghi?-
-Qui
vicino c’è un porto
commerciale, vero?- chiese a Taia, ignorando la domanda di Toshiro.
-Sì…
ci commerciano da
ogni parte dell’universo, ormai. Prima era solo per pochi
pescatori.-
-Non
sarà grande quanto
quello di Edo, ma dovrebbe andare bene.-
-Gintoki,
ci spieghi che
hai in mente?!- incalzò Shinpachi, che come gli altri non
riusciva a capire
cosa passasse per la testa del suo capo.
-Andremo
da Sakamoto!-
-Sakamoto…?!
E chi è
Sakamoto?-
-Un
altro mio vecchio
compagno d’armi…-
-Un
altro terrorista?!-
apostrofò il vice.
-No,
idiota! Fa scambi
interplanetari e al suo comando ha ben tre navi spaziali. Il Kaientei.-
-Sì,
mi ricordo di
Sakamoto!!- esclamò Shinpachi.
-Tipo
tanto strambo più
riccio di te?!-
-…
sì, quello.- annuì con
disappunto.
-Sì,
bene, bene! Non ne
voglio sapere nulla! Vado ad avvisare Kondo.- Hijikata si
avviò.
-Shinpachi,
Kagura, andate
in città e trovate un modo per avvisare Sakamoto.-
-Certo,
faremo in fretta
Gin!-
-Andiamo!!-
Appena
i due ragazzi si
furono allontanati per uscire dal Tempio, Gin si congedò dal
vecchio Taia con
un breve inchino e inseguì il vicecomandante. -Hijikata!-
-Nh?
Cosa vuoi?- si fermò
proprio quando stava per far scorrere la porta della piccola stanza.
-Non
raccontate tutto allo
Shogun…-
-Mi
credi fesso?! Lo so
bene… terremo la bocca chiusa su Takasugi.-
Gin
annuì -Non sono sicuro
che lo Shogun ne sia al corrente, ma meglio non dire nulla.-
Richiuse
lo spiraglio
della porta scorrevole e si voltò verso l’altro
-Lo Shogun ha affidato alla tua
agenzia questo incarico perché sapeva di Takasugi?-
-Non
lo so e francamente
non mi interessa.- voltò le spalle a Hijikata, grattandosi
la testa con
indifferenza -Io lavoro solo per la paga finale, quindi è
meglio accontentare
lo Shogun…- si incamminò.
-Sì…
credo che hai
ragione.-
La
flotta spaziale
Kaientei solcava le onde impercettibili del profondo oceano spaziale,
verso
mete ignote nel sistema Solare e oltre, esplorando nuovi mondi e
culture disparate.
La luce delle stelle lontane e vicine illuminava la rotta nel
silenzioso universo.
<
Spazio… ultima
frontiera. Correva l’anno stellare quattromilatrecentosette.
La nave spaziale
viaggiava da un estremo all’altro dell’universo
conosciuto, spostandosi rapida
attraverso la curvatura temporale… >
<
Cosa stai dicendo,
Gin?!? Non sei mica il Capitano Kirk dell’Enterprise! >
<
Zitto,
Spok! >
<
Eeeeh!!!?? Io
sarei Spok!!?? Ma non gli somiglio proprio!! >
<
Perché, ti sembra
che Gin somigli a Kirk?! >
<
In effetti…
Kagura, allora tu chi sei? >
<
Io sono Nyota
Uhura! >
<
Ora state zitti e fatemi
continuare!! >
<
Ahahahahah!!! I
soliti confusionari! >
<
Sakamoto! Non ti
ci metterai anche tu, spero!! >
<
Ovvio! E poi… sono
io il Capitano Kirk! >
<
E perché,
scusa?! >
<
Perché la flotta è
mia! Ahaha!! Kintoki, se vuoi puoi essere Spok! >
<
Gintoki! Mi chiamo
Gintoki!! Aah.. ora so cosa passa Zura! Comunque mi sta bene! >
<
Eh no! Ero io
Spok!! Se lo fa Gin io allora chi sono?! >
<
Tu spazino di
Enterprise! >
<
Cooooosa!!!??? Non
è giusto!!! >
<
Ahahahahah!!! >
<
E tu che hai da
ridere Sakamoto!!?? >
Il
comandante della flotta
commerciale fece accomodare i suoi speciali ospiti in una stanzetta ben
arredata, accanto alla sala comandi della nave principale.
Il
terzetto tuttofare era
seduto su un lato del tavolo, su una lunga panca imbottita e rivestita
con
stoffa rossa, mentre Sakamoto sedeva al capo opposto.
-Ahahahah!!
State facendo
tutto questo per una leggenda?!-
-Sì,
sembra ridicolo, ma a
quanto pare la leggenda è piuttosto reale, visto che non
siamo gli unici a
volere quella spada.- disse Shinpachi.
-Anche
Takasugi la cerca…
ed è pronto a tutto.- aggiunse Gin. -Comunque, ci siamo
rivolti a te per
questo.- dal kimono prese il foglietto di carta ingiallito dal tempo e
lo porse
all’amico -È scrittura amanto, magari tu ne sai
qualcosa.-
Sakamoto
lo prese in mano
-Amanto hai detto?! Hai tempi della Kusanagi?!-
-Già,
è incredibile.-
-Mmmh…-
Tatsuma Sakamoto
osservò attentamente quella strana scrittura.
Corrugò più volte la fronte alla
ricerca di una soluzione, finchè non cominciò a
ridacchiare -Eheheh… eheheh…
ahahahah… Ahahah!!-
I
tre si guardarono
perplessi -Perché ride?- chiese Kagura.
-Magari…
ehi, Sakamoto!
Non dirmi che hai capito che c’è scritto!!??-
scattò Gin sporgendosi sul
tavolo.
-Ahahahah!!
Aaah…- finì di
ridere con un profondo sospiro, poi guardò l’uomo
davanti a sé -Non ne ho la
minima idea!-
Shinpachi
e Kagura caddero
attoniti sul tavolo, mentre Gin gli lanciò in testa il
bicchiere di vetro che
aveva davanti -Imbecille!!!
Perché cavolo
ridi!!??-
-Eheheh…
bisogna prendere
il lato positivo della vita!!-
-Sai
dove ficco io lato
positivo!?!?-
-Kagura!!
Sta giù!!-
Shinpachi tentò di calmare l’amica, già
con un piede sul tavolo pronta a
pestare Sakamoto -Sicuro di non poterci aiutare?-
-Mi
dispiace, quella
lingua non la conosco.-
Gintoki
lo guardò male
-Allora mi spieghi perché ci hai fatto salire a bordo e
siamo anche partiti!?-
-Voi
non mi avete detto
nulla! E poi mi fa piacere rivedervi, ragazzi! Sopprattutto tu Kintoki!-
Il
samurai, al limite
della sopportazione, salì sul tavolo prendendo la testa di
Sakamoto con una
mano e facendogliela picchiare con forza sul ripiano -Gintoki!!
Gintoki!!!
Possibile che non l’hai ancora capito!!!!???-
-Lascialo
stare, o l’unico
neurone che gli è rimasto si distruggerà.-
arrivò Mutsu, il braccio destro del
capitano, portando un vassoio con altri quattro bicchieri.
-Tsk!
Credo che quel
neurone si sia suicidato per la solitudine!- commentò Gin
risedendosi.
-Spiritoso
come sempre,
Gin!- Sakamoto si sistemò gli occhialetti sul naso, che dopo
il colpo di
Gintoki si erano tutti stortati. Prese dal vassoio un bicchiere -Tu non
ne sai
nulla, Mutsu?- le porse il foglietto.
Lei
lo prese -No, mai
visto prima.-
-Ovvio
che non l’hai mai
visto prima!!!!- sbraitò Shinpachi.
-Mi
dispiace, non conosco
questa lingua.-
-Significa
che siamo
venuti qui per niente…?- sospirò Kagura.
-Proprio
così…- assentì
Gin.
-Aaah,
non dire così,
capitano! Siete sulla mia nave e a me fa piacere, non mi sembra un
viaggio a
vuoto!!- sorrise Sakamoto.
-Scusa
la franchezza, ma
non abbiamo tutto il tempo del mondo.- disse Shinpachi con sguardo
basso.
-Credimi, anche a noi fa piacere rivederti.-
-Sì,
sì, non ne ho dubbi!
E poi, chi lo sa, magari troverete qualcuno che riesca a leggere quel
foglio!
Ahahahah!!!-
-Ahahah!!-
Gin fece eco
alle risate dell’amico -E va bene, siamo ottimisti per questa
volta!- prese il
boccale dal vassoio che Mutsu aveva posato sul tavolo.
-Così
si fa, capitano!-
alzò in aria il suo bicchiere.
-Smettila
di chiamarmi
così, testa vuota!- poi si volse ai due ragazzi seduti ai
suoi fianchi -Allora,
Shinpachi, Kagura, brindiamo a questo viaggio, sperando che ci porti
fortuna!-
-Sììì!!!!-
Shinpachi
avvicinò il suo boccale a quello del capo tuttofare,
rinvigorito dalla
speranza.
-Alla
faccia della nostra
scorta!!- anche Kagura fece lo stesso.
-Ahahahahahah!!!-
Sakamoto
brindò con i suoi ospiti.
-E…
e… etchù!!!-
-Ti
sei preso il
raffreddore, Toshi?-
-Macchè…
qualcuno starà
parlando di me, me lo sento!- il vicecomandante spostò lo
sguardo alla sua
destra, verso il suo secondo che tutto beato si stava mangiando un
dango.
-Io
sono stato zitto!-
alzò le mani in segno di discolpa.
I
tre della Shinsengumi
erano ormai nei pressi di Edo. Si erano separati a Nagoya dai
tuttofare, ai
quali dovevano fare da scorta, accompagnandoli al porto interplanetario
dove
aspettavano un vecchio compagno d’armi di Gintoki, come aveva
detto lui.
-Credete
che quei tre ce
la faranno?- chiese Sogo.
-Ne
sono certo.- annuì con
fermezza Kondo -Quei tre non li ferma nessuno!-
-Già…
Hijikata, ti vedo
pensieroso.-
-…
spero solo che Yamazaki
non abbia fatto casini mentre noi eravamo lontani.- disse accendendosi
con la
più totale indifferenza una sigaretta.
-Ma non sei minimamente
preoccupato per loro!!?? Pensi a questo!!??-
il comandante era allibito.
-Qualcuno dovrà
pur mandare avanti la baracca, visto che non ci
pensi tu!!!- sbraitò Toshiro -E
comunque… non ho motivo di preoccuparmi.-
il suo sguardo era sicuro e c’era fermezza nella sua voce.
Sia Kondo che Okita
sapevano che aveva ragione, non avevano alcun motivo di preoccuparsi.
Conoscevano bene l’agenzia tuttofare di Gin-chan.
Mentre
Shinpachi e Kagura
faceva un giro per la nave spaziale, esaltati come non mai, Gin si
fermò in uno
dei vasti passaggi ad osservare, oltre la parete di vetro,
l’immensità dello
spazio.
Era
incredibile la
quantità di astri lucenti che si spargevano per miglia e
miglia al di là
dell’ampia finestra, impossibili da contare quanto era
impossibile
dimenticarli. Lontano, una nebulosa rossa irradiava luce, un calore
quasi
rassicurante sullo sfondo nero dell’universo. Era
indubbiamente lontana, ma se
si poggiava la mano sulla superficie trasparente si aveva la sensazione
di
riuscire quasi a toccarla.
Adesso
riusciva a capire,
almeno in parte, cosa ha spinto il suo vecchio amico a lasciarsi alle
spalle la
Terra e viaggiare in quella distesa di stelle.
-È
bellissimo, non è
vero?- Sakamoto gli si era affiancato, intento anche lui ad ammirare il
panorama.
-Sì,
molto.- tornò a
guardare le stelle -È per questo che sei partito…
ora capisco.-
-Già.
Sulla Terra mi
sentivo un piccolo spettatore di questo meraviglioso spettacolo, mentre
qui ne
faccio parte anche io! Riesci a capire ciò che voglio dire?!-
-Sì,
credo di sì…- Gintoki
andò a sedersi su una panca situata a meno di tre metri
dalla vetrata -La
ricordo bene la sensazione di far parte di qualcosa di importante, di
più
grande di te…-
Tatsuma
assentì con il
capo, poi si voltò verso l’amico -È
stato Takasugi a ferirti?- chiese alludendo
alle bende che gli avvolgevano l’addome e parte del torace
appena nascoste del
kimono.
Gin
se ne era quasi
scordato di averle -Eh…? Ah, sì.- un sorriso di
scherno gli si accese in volto
-Tsk…
certo che il destino
è davvero imprevedibile! Se devo essere sincero, era
l’ultima persona che mi
aspettavo di incontrare!-
-Era
anche l’ultima che
volevi incontrare…- Sakamoto si sedette.
-Aaah,
questo è un altro
discorso!! E poi non è certo la prima volta che mi scontro
con lui, anzi…
sembra essere diventata un’abitudine. Quello che non capisco
è cosa se ne fa
della spada Kusanagi! Non riesco proprio a capire…-
-Perché,
tu cosa te ne
fai?-
-Lo
sai che non la cerco
per me! È stato lo Shogun a ordinarmelo.-
-Allora
può darsi che
anche Shinsuke lavori per qualcuno.-
Gintoki
si voltò a
guardare il vecchio amico, annuendo -Ci ho già
pensato… ma chi vorrebbe quella
spada? Io non credo nemmeno che esista!!-
-Ahahaha!!
Questo proprio
non lo so Kintoki!! Diamine, non credi nemmeno nelle antiche leggende
divine!!-
-Ormai
credo solo nel
bushido…-
Sorrise
-Giusto…- gli
diede una pacca sulla spalla -Spero che questo viaggio serva a
qualcosa!
Ahaha!! Ma ne sono sicuro!!-
-Beato
te che trovi sempre
il lato bello delle cose!! Ma come fai?!-
-È
facile!! Basta
sorridere alla vita e andare avanti!! Se ti lasci sopraffare dai
fantasmi del
passato, è la fine!-
Gin
lo guardò in silenzio.
-Non
dico certo che
bisogna scordarsi tutto quello che è stato, no, no, no!
È bene tenerselo da
parte, perché è proprio il passato che stabilisce
che uomini siamo, però… lo
sguardo deve essere rivolto davanti, sempre davanti!-
-Sempre
avanti…- ripeté
con fare assorto.
-Proprio
così! Non
preoccuparti per ciò che c’è dietro...
non succede nulla se non gli rivolgi lo
sguardo, tanto non ti lascerà mai: si poggia sulle spalle e
lì rimane. Per
sempre!- concluse son uno dei suoi soliti grandi sorrisi, poi si
batté una mano
in fronte -Tu guarda che discorsi mi fai fare!! Ahahaha!!-
-Idiota
io che chiedo
consigli a te!! Ahahahah!!!-
Un’improvvisa
scossa
sbalzò la nave spaziale, l’allarme di sicurezza
scattò inondando ogni stanza e
ogni corridoio di una forte luce rossa lampeggiante.
-Cosa
succede?!- si chiese
Sakamoto alzandosi.
-Non
lo so, ma non mi
piace! … nh?- Gin si soffermò ad osservare lo
spazio oltre la finestra -Ehi… è
una mia impressione o ci stiamo inclinando?-
-È
vero!!!! Ahahah!!!
Acuta osservazione Gin!!- rise picchiando la mano sulla sua spalla.
-E
cosa c’è da ridere!!??
Non è una bella cosa!!!-
-Gintoki!!!!-
Shinpachi e
Kagura gli corsero incontro, allarmati.
-Ehi,
se avete combinato
qualcosa voi due non so cosa vi faccio!!!-
-No,
noi fatto nulla!!
Nave cominciato a tremare e noi spaventati!- chiarì Kagura.
-Che
diamine sta
succedendo!!!??-
-Ahahahahah!!!-
-Che
cavolo ti ridi!?!-
Gintoki diede un pugno sulla zucca vuota si Sakamoto.
-Ahiaaa!!
Che male Kin!!-
-Gin!!!
È così facile, Gin!! E ci conosciamo da anni!!-
L’astronave
principale del
Kaientei, colpita da una pioggia di meteoriti, era atterrata con
fortuna su un
pianeta sconosciuto. La chiglia era semi sprofondata in un bacino
salato poco
profondo, dalle acque cristalline; l’equipaggio si era
spostato su una piccola
isoletta che sorgeva a pochi metri dall’astronave. Il bacino
era colmo di quei
piccoli frangenti di terra e sabbia.
-Come
sei pignolo!-
-Invece
di ridere come un
idiota trova un modo per farci andare via da qui! Noi dobbiamo tornare
a Edo!-
Shinpachi
e Kagura, dopo
aver parlato con alcuni membri dell’equipaggio, raggiunsero
Gin e Sakamoto.
-Ehi,
Gin!! Dicono che ci
vorrà un po’ per far ripartire la nave.-
spiegò Shinpachi.
-Un
po’ quanto?-
-Non
lo sanno di preciso.-
Il
capo tuttofare sospirò
-Magnifico… abbiamo una missione di vitale importanza!!- per
la rabbia diede un
calcio ad un sasso.
-Dai
capitano, non
prendertela così! Pensa positivo!!- sorrise Sakamoto
dandogli un’amichevole
pacca sulla spalla.
Gin
scattò -Sai
dove te lo ficco quell’ottimismo
esagerato!!??!!-
-No,
aspetta! Metti giù la
spada, dai!!-
-…
quei due sono come cane
e gatto.-
-Coppia
esplosiva.-
Commentarono
Shinpachi e
Kagura stando ad osservare i vecchi compagni d’armi
rincorrersi, uno per
salvarsi, l’altro per uccidere.
-Vieni
qui!! Ti prometto
che non sentirai dolore, sarà un colpo secco e deciso!-
-Nooo!!
sei pericoloso
Kintoki!!-
-Gintoki!!
Gintoki!! Ti
detesto Tatsuma!!!-
Due
colpi esplosero
sfiorando gli uomini che si immobilizzarono sul posto, interrompendo
quella
scena comica e ridicola -Iiiih!!-
Mutsu
li fissava, tenendo
la pistola puntata su di loro -Fatela finita o vi ammazzo.-
-Quella
donna ha una
freddezza preoccupante…- commentò Shinpachi.
-Ora
statemi a sentire. Ho
già contatto il resto della flotta e si stanno mobilitando
per venire a
recuperarci, comunque ci vorrà del tempo. Buona parte dei
viveri sono andati
persi, a qualche chilometro a nord da qui c’è una
città abitata, voi quattro
andateci e raccattate qualcosa.-
-S-sì…
ma metti giù
quell’arma!- disse Sakamoto tenendo le mani alzate.
-Quella
ha più attitudine
al comando di te!!!- sbraitò Gin.
-Io
dirigerò le operazioni
di riparo. Ora andate.- concluse Mutsu.
Shinpachi
fu sollevato
-Finalmente qualcuno responsabile.-
-Muovetevi!-
la donna si
mise a sparare sui quattro.
-Waaaah!!!-
-Via,
via!!-
-Shinpachi,
tu tappati
bocca!!-