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Autore: Samurai Riku    06/01/2012    2 recensioni
A Gintoki Sakata viene commissionato il recupero di un oggetto speciale, da un individuo altrettanto speciale, che darą inizio alla pił grande impresa che i tuttofare si siano ritrovati di fronte.
La Yorozuya si trova a capo di un grande e affascinante mistero, legato ad un'antica leggenda. Gintoki, Shinpachi e Kagura dovranno lottare per l'onore del Giappone e dei samurai, in una storia ricca di azione, comicitą e avventura.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I rosei raggi del sole nascente rischiaravano le stanze del tempio Atsuta dove solo poche ore prima si era consumata una dura battaglia per proteggere la copia di una spada divina. Forse era proprio la Dea Amaterasu, che con i suoi caldi raggi voleva abbracciare gli animi dei samurai e dei monaci per rincuorarli… o forse questa era solo una vana speranza… esisteranno ancora gli Dei in questo Paese dal cuore dilaniato e invaso da germi estranei e barbari…?!

Il fumo scuro delle pire saliva alto nel limpido cielo mattutino, accompagnando le anime lontano dai corpi ormai dipartiti.

I viaggiatori venuti da Edo erano in una stanza vicino al refettorio. Lasciarono i monaci a pregare per i fratelli caduti, rispettando il loro dolore.

Erano seduti in cerchio, lasciando spazio al centro ad un panno sul quale giaceva l’elsa di Kusanagi.

-Qualcuno mi spiega perché stiamo qui a fissare quell’impugnatura senza fare nulla?-

-Per arricchire la scena, Hijikata.-

-Cosa?! Di nuovo!!?? Non ditemi che questo è un altro stupido fermo immagine!!??-

-Proprio così… aaah.-

-Ma non c’è proprio fantasia in questa storia!!-

-Non ti lamentare sempre!! Ringrazia di essere salvo! Non ti sei beccato nemmeno un graffio!-

-Sei tu che ti sei lanciato a capofitto nel massacro, Sakata!-

-Insomma, non litigate anche qui! Non riesco a concentrarmi!-

-A fare cosa, Kondo?! È un fermo immagine, non c’è nulla da fare!-

-Ma qualcosa dovrà pur accadere!-

-…… ah!! Guardate!-

Tutti si voltarono verso Kagura. La ragazza era seduta tra Gintoki e Shinpachi, con lo sguardo fisso sull’elsa della Kusanagi.

-Che hai visto…?- le chiese Kondo.

Shinpachi le prese tra le mani esaminandola attentamente -Mmmh… ah! Sembra esserci qualcosa incastrato! Un… foglio forse.-

Gli uomini in uniforme si guardarono perplessi -Un foglio?!?-

-Da qua!!- Gin si appropriò dell’oggetto -Ehi, avete ragione!- provò ad estrarne l’insolito contenuto, ma senza troppo successo -Aaah! non esce!-

-Tu dita troppo grosse, lasciate fare a me!- Kagura glielo strappò dalle mani e piano piano riuscì, a togliere quel delicato frammento di carta stropicciato e rovinato dal tempo. -Ecco fatto!-

Tutti si portarono alle spalle della ragazza per osservare con i propri occhi la nuova scoperta.

-Ma… cosa c’è scritto?- domandò Sogo.

-Non sembra giapponese… e non mi ricorda nessun’altro idioma terrestre.-

Sakata gli lanciò un’occhiataccia -Da quando sei esperto di lingue, Hijikata?-

Shinpachi lo prese in mano, osservandolo attentamente -Magari è un codice…-

-… perché mettere un codice o qualsiasi cosa sia nell’elsa di una spada del XII secolo?-

-Non lo so Gin, forse chi ne era in possesso voleva lasciare un messaggio ai sovrani del futuro!-

-Sì, Shinpachi… al primo che spezzasse una spada divina!-

-Le mie sono solo ipotesi!!!-

Hijikata si risedette accendendosi una sigaretta -Taia può saperne qualcosa. È il più anziano qui e ne saprà più di tutti sulla Kusanagi.-

-Vado a chiedere!-

-Non ora stupida! Lascia che finisca la funzione funebre! Un minimo di rispetto!!- rimproverò Hijikata.

-Ehi ragazzi, non sembra anche a voi che ci sia qualcosa di strano!- esclamò Okita -Insomma… a me quel foglio- e lo prese dalle mani di Shinpachi -sembra strappato. Guardate qui, è come se ne mancasse un pezzo!- disse, indicando l’estremità che fino a poco fa era appena visibile dall’elsa. Terminava quasi tranciando una parola, o qualsiasi significato potessero avere quei simboli, con bordi seghettati.

-Hai ragione, sembra strappato!- appurò Kondo.

-Strappato…- a Gin si accese una lampadina. Gli tornò alla mente l’espressione che aveva assunto Takasugi Shinsuke dopo aver osservato la lama della spada per cui stavano lottando e l’improvvisa decisione di ritirarsi -Ma certo!! Ecco perché se n’è andato!- esclamò battendo un pugno sull’altro palmo.

-Eh…? Chi?-

-Takasugi!! È per quello che se ne è andato!- disse, indicando il pezzetto di carta tra le dita del cecchino -L’altra metà dev’essere incastrata nella lama!! E Takasugi se l’è portata via!!-

Anche Shinpachi ripercorse mentalmente gli eventi di quella notte -Hai ragione… era questo che interessava a quel criminale! Gin, dobbiamo capire cosa vogliono dire quei simboli!!-

-Aspettate un attimo…- Hijikata fermò la grinta dei due -Prima vorrei sapere un’altra cosa.- guardò Shinpachi, poi Gintoki soffermando lo sguardo tagliente -Mi spieghi come fai a conoscere così bene Takasugi Shinsuke?- domandò con voce fredda.

Questo è lo stesso tono che usa negli interrogatori, venne da pensare a Gintoki, che aveva capito di non poter sfuggire a quel quesito -Abbiamo combattuto la stessa guerra. Come Katsura.- disse.

-Eravate compagni?- continuò Toshiro, senza scomporsi.

-Ehi, un momento!! Sei stato in guerra!!??- l’intervento stupito di Kondo non venne calcolato.

-Sì.- si limitò.

-No, sul serio capo… hai partecipato alla guerra per l’espulsione dei barbari?!- chiese Okita, sostenendo lo stupore del comandante.

A questo punto Kagura si alzò in piedi, posando le mani sui fianchi e guardando con superiorità i tre della Shinsengumi -Tsk! Voi poveri uomini! Non sapete quanto forte è Gintoki! Aveva pure nome di battaglia!!-

-Davvero? E cos’era?- chiese Okita.

-Capellone?!- propose Kondo.

-No, no! Sarà stato qualcosa tipo Capellone assassino!-

-Ma no, Sogo! Allora… samurai addormentato!- riprovò Kondo.

-Ci sono!! Sonno assassino del samurai capellone!!!-

-La finite voi due!!?? Ma vi sembrano nomi da battaglia questi!!??- inveì Gintoki infuriato.

-Non l’hanno presa molto sul serio…- sospirò Shinpachi.

-Allora come ti chiamavano, eh?- Hijikata tornò al suo personale interrogatorio, un po’ spazientito.

Gin sbuffò. Non era certo il miglior spunto per una conversazione il suo passato e non gli piaceva rievocarlo… se l’era già trovato di fronte poche ora prima -… Demone Bianco.- disse infine, senza troppa enfasi. Certo, non pensava che quelle due parole avrebbero suscitato nei sui interlocutori, o meglio, inquisitori, così tanto stupore. I poliziotti si zittirono, restando a guardarlo a bocca aperta, tanto che a Hijikata cadde a terra la sigaretta, lasciando un bel segno di cenere sul tatami.

Shinpachi non si scompose. Conosceva, anche se solo in parte, il passato dell’amico, però, quando l’aveva scoperto grazie a Katsura ne era rimasto sorpreso. Kagura si era seduta a gambe incrociate  e con le braccia al petto annuiva convinta, come una madre piena d’orgoglio per il proprio figlio.

-Tu… tu sei il Demone Bianco?!- riuscì a dire Hijikata, che ormai aveva perso la sua naturale freddezza.

Gin si limitò ad annuire -All’epoca ero a comando di quell’unità, per questo conosco bene sia Katsura Kotaro che Shinsuke Takasugi.-

-In pratica… tu sei l’unico tornato dalla guerra che non si è dato al terrorismo!- notò Okita.

Kondo si riassettò, ma non riusciva a distogliere lo sguardo del tuttofare, era a dir poco incredulo

-No, mi sta prendendo in giro! Sapevo che il samurai conosciuto come Demone Bianco avesse i capelli argentei, ma non ho mai pensato a lui!! Si abbatteva sui nemici con la furia di un demonio, mentre Gintoki… quando ci siamo affrontati in duello mi ha battuto con un vile trucco! È assurdo… assurdo!-

-Be’, è finito l’interrogatorio?!- reclamò Gin con aria seccata.

-Sì…- affermò Hijikata riprendendo la sigaretta e spegnendola -Ora ne sono certo… quella volta poteva uccidermi. Senza troppi problemi.-

-Perfetto.- Gin si alzò, seguito da Kagura e Shinpachi -Andiamo a vedere a che punto è la veglia. Okita, il foglio.- porse la mano al ragazzo.

-Ah, sì. Tieni.-

Mise il frammento di carta nel kimono ed uscirono tutti e tre dalla stanza, lasciando soli con i loro pensieri i poliziotti.

Dopo un attimo di silenzio Hijikata parlò -Mi spiegate che ci facciamo noi qui, a proteggere un demonio?-

-L’ultima cosa di cui ha bisogno è una scorta… be, io vado a fare un giro.- Okita si alzò ed uscì nel giardino interno su cui si affacciava la stanzetta, richiudendo alle sue spalle la porta in carta di riso bianca.

-Come ti avevo già detto Toshi, questa faccenda è sopra di noi,- anche Kondo si alzo assicurando la katana al fianco -e quei tre sono sopra di noi…-

Era difficile per il demoniaco vicecomandante del braccio armato del Bakufu mandare giù un simile colpo, ma doveva riconoscerlo: quello non era un samurai comune.

Un sorrisetto gli si dipinse in volto; lui non era certo il tipo che si impressionava e si faceva superare così facilmente -Hai ragione Kondo…- si mise in piedi -e questo rende le cose ancora più interessanti.-

Isao conosceva bene quell’espressione, conosceva bene Toshi. -Se vuoi incrociare la tua spada con la sua almeno sei consapevole a cosa vai incontro…- rise -E augurati che non usi qualche trucchetto da quattro soldi anche con te!!-

 

I tuttofare stavano percorrendo il lungo corridoio per arrivare all’ingresso del tempio, dove le pire stavano ancora bruciando, quando Taia gli venne incontro.

-Siete qui.-

-È tutto finito?- chiese con cortesia Shinpachi.

Il monaco annuì -Sì, quasi…-

-Volevamo chiederti una cosa, magari tu puoi risponderci.- disse Gin.

-Sarò lieto di aiutarvi, ditemi pure.- rispose con un sorriso benevolo il vecchio. Da quando gli straniere venuti da Edo erano giunti nel suo tempio erano successe parecchie cose, delle più spiacevoli… i suo fratelli uccisi, la stanza custode della sacra spada profanata e quasi distrutta, ma il vecchio Taia serbava sempre una naturale cortesia nei loro confronti davvero ammirevole.

Gintoki prese dal kimono lo strano oggetto ritrovato e lo porse al bonzo -Lo abbiamo trovato nell’elsa della katana. È strappato, supponiamo che l’altro pezzo fosse incastrato nella lama. Sai cosa potrebbe voler dire?-

Il monaco lo esaminò con attenzione. Passò le dita ruvide sulla carta scurita dal tempo e sui bordi strappati, osservò da più angolazioni i simboli di inchiostro assorbiti dalla pagina, tutto in completo silenzio -Era nella Kusanagi?-

-Sì, proprio così.- rispose Kagura.

-Non ne avevo idea… vedendo com’è ridotto deve essere lì dalla forgiatura di quella spada. Io non ne sapevo nulla, i miei predecessori mi avrebbero informato.-

-Allora… non ci puoi proprio aiutare…- concluse con rammarico il giovane Shimura.

-Vi posso dire che non è una scrittura umana.-

-Eh?! Ne sei sicuro?!- domandò Gintoki, stupito dalla convinzione assoluta di Taia.

Annuì -Sì. Come monaco, studioso e ricercatore conosco abbastanza bene le lingue principali diffuse sulla Terra… ma questa non è umana.-

-È amanto.-

Taia alzò la testa e assentì a Gintoki, restituendogli il foglio.

-Ma… Gintoki, amanto non sono arrivati su Terra venti anni fa?! Questo è molto più vecchio!!- il dubbio di Kagura era più che lecito.

-Però alcuni amanto sono arrivati molto prima… in modo pacifico, senza pretendere nulla. Alcuni si sono nascosti, altri adattati agli usi e ai costumi dei terresti.-

-Quindi è possibile che già nel millecento ci fossero alieni sparsi per il Giappone!-

-Sì, Shinpachi.-

-Purtroppo io non conosco gli idiomi alieni.- disse Taia.

-Non importa… grazie per ciò che ci hai detto. Abbiamo ristretto il campo di ricerca.-

-Lieto di esservi stato utile. Quando ripartirete?-

-Credo oggi stesso… dovremmo tornare a Edo a riferire allo Shogun ciò che è successo.- spiegò Shinpachi.

-Sì, capisco…-

-No, non è detto.-

Si voltarono verso il titolare dell’agenzia tuttofare -Perché no, scusa?-

-A parlare con lo Shogun possono andare Kondo e gli altri, noi dobbiamo terminare questo lavoro.-

-Sì Gin… ma non sappiamo da che parte cominciare. Non sappiamo nemmeno di che razza di Amanto sia quella scritta!-

-Ma io conosco qualcuno che può aiutarci! Qualcuno che conosce dozzine e dozzine di razze aliene.- concluse con un sorriso divertito ed esaltato.

-… sul serio?- Kagura era perplessa.

Il samurai annuì convinto incrociano le braccia al petto.

-Ci volete spedire a Edo… ma bene.- Hijikata raggiunse il gruppo -Presumo abbiate scoperto qualcosa di nuovo su quella strana scritta.-

-Sappiamo che è amanto!- lo informò Kagura.

-La missiva diceva che dovevate farci da scorta fino a Nagoya, e ci siamo arrivati senza troppi problemi.- iniziò Gintoki.

-Senza troppi problemi!!?? Ma dov’eri in questi giorni!!??-

-Quindi potreste tornare voi a palazzo a raccontare le belle avventure, mentre noi proseguiremo il viaggio.-

-E dove vorreste andare, me lo spieghi?-

-Qui vicino c’è un porto commerciale, vero?- chiese a Taia, ignorando la domanda di Toshiro.

-Sì… ci commerciano da ogni parte dell’universo, ormai. Prima era solo per pochi pescatori.-

-Non sarà grande quanto quello di Edo, ma dovrebbe andare bene.-

-Gintoki, ci spieghi che hai in mente?!- incalzò Shinpachi, che come gli altri non riusciva a capire cosa passasse per la testa del suo capo.

-Andremo da Sakamoto!-

-Sakamoto…?! E chi è Sakamoto?-

-Un altro mio vecchio compagno d’armi…-

-Un altro terrorista?!- apostrofò il vice.

-No, idiota! Fa scambi interplanetari e al suo comando ha ben tre navi spaziali. Il Kaientei.-

-Sì, mi ricordo di Sakamoto!!- esclamò Shinpachi.

-Tipo tanto strambo più riccio di te?!-

-… sì, quello.- annuì con disappunto.

-Sì, bene, bene! Non ne voglio sapere nulla! Vado ad avvisare Kondo.- Hijikata si avviò.

-Shinpachi, Kagura, andate in città e trovate un modo per avvisare Sakamoto.-

-Certo, faremo in fretta Gin!-

-Andiamo!!-

Appena i due ragazzi si furono allontanati per uscire dal Tempio, Gin si congedò dal vecchio Taia con un breve inchino e inseguì il vicecomandante. -Hijikata!-

-Nh? Cosa vuoi?- si fermò proprio quando stava per far scorrere la porta della piccola stanza.

-Non raccontate tutto allo Shogun…-

-Mi credi fesso?! Lo so bene… terremo la bocca chiusa su Takasugi.-

Gin annuì -Non sono sicuro che lo Shogun ne sia al corrente, ma meglio non dire nulla.-

Richiuse lo spiraglio della porta scorrevole e si voltò verso l’altro -Lo Shogun ha affidato alla tua agenzia questo incarico perché sapeva di Takasugi?-

-Non lo so e francamente non mi interessa.- voltò le spalle a Hijikata, grattandosi la testa con indifferenza -Io lavoro solo per la paga finale, quindi è meglio accontentare lo Shogun…- si incamminò.

-Sì… credo che hai ragione.-

 

 

 

La flotta spaziale Kaientei solcava le onde impercettibili del profondo oceano spaziale, verso mete ignote nel sistema Solare e oltre, esplorando nuovi mondi e culture disparate. La luce delle stelle lontane e vicine illuminava la rotta nel silenzioso universo.

< Spazio… ultima frontiera. Correva l’anno stellare quattromilatrecentosette. La nave spaziale viaggiava da un estremo all’altro dell’universo conosciuto, spostandosi rapida attraverso la curvatura temporale… >

< Cosa stai dicendo, Gin?!? Non sei mica il Capitano Kirk dell’Enterprise! >

< Zitto, Spok! >

< Eeeeh!!!?? Io sarei Spok!!?? Ma non gli somiglio proprio!! >

< Perché, ti sembra che Gin somigli a Kirk?! >

< In effetti… Kagura, allora tu chi sei? >

< Io sono Nyota Uhura! >

< Ora state zitti e fatemi continuare!! >

< Ahahahahah!!! I soliti confusionari! >

< Sakamoto! Non ti ci metterai anche tu, spero!! >

< Ovvio! E poi… sono io il Capitano Kirk! >

< E perché, scusa?! >

< Perché la flotta è mia! Ahaha!! Kintoki, se vuoi puoi essere Spok! >

< Gintoki! Mi chiamo Gintoki!! Aah.. ora so cosa passa Zura! Comunque mi sta bene! >

< Eh no! Ero io Spok!! Se lo fa Gin io allora chi sono?! >

< Tu spazino di Enterprise! >

< Cooooosa!!!??? Non è giusto!!! >

< Ahahahahah!!! >

< E tu che hai da ridere Sakamoto!!?? >

 

Il comandante della flotta commerciale fece accomodare i suoi speciali ospiti in una stanzetta ben arredata, accanto alla sala comandi della nave principale.

Il terzetto tuttofare era seduto su un lato del tavolo, su una lunga panca imbottita e rivestita con stoffa rossa, mentre Sakamoto sedeva al capo opposto.

-Ahahahah!! State facendo tutto questo per una leggenda?!-

-Sì, sembra ridicolo, ma a quanto pare la leggenda è piuttosto reale, visto che non siamo gli unici a volere quella spada.- disse Shinpachi.

-Anche Takasugi la cerca… ed è pronto a tutto.- aggiunse Gin. -Comunque, ci siamo rivolti a te per questo.- dal kimono prese il foglietto di carta ingiallito dal tempo e lo porse all’amico -È scrittura amanto, magari tu ne sai qualcosa.-

Sakamoto lo prese in mano -Amanto hai detto?! Hai tempi della Kusanagi?!-

-Già, è incredibile.-

-Mmmh…- Tatsuma Sakamoto osservò attentamente quella strana scrittura. Corrugò più volte la fronte alla ricerca di una soluzione, finchè non cominciò a ridacchiare -Eheheh… eheheh… ahahahah… Ahahah!!-

I tre si guardarono perplessi -Perché ride?- chiese Kagura.

-Magari… ehi, Sakamoto! Non dirmi che hai capito che c’è scritto!!??- scattò Gin sporgendosi sul tavolo.

-Ahahahah!! Aaah…- finì di ridere con un profondo sospiro, poi guardò l’uomo davanti a sé -Non ne ho la minima idea!-

Shinpachi e Kagura caddero attoniti sul tavolo, mentre Gin gli lanciò in testa il bicchiere di vetro che aveva davanti -Imbecille!!! Perché cavolo ridi!!??-

-Eheheh… bisogna prendere il lato positivo della vita!!-

-Sai dove ficco io lato positivo!?!?-

-Kagura!! Sta giù!!- Shinpachi tentò di calmare l’amica, già con un piede sul tavolo pronta a pestare Sakamoto -Sicuro di non poterci aiutare?-

-Mi dispiace, quella lingua non la conosco.-

Gintoki lo guardò male -Allora mi spieghi perché ci hai fatto salire a bordo e siamo anche partiti!?-

-Voi non mi avete detto nulla! E poi mi fa piacere rivedervi, ragazzi! Sopprattutto tu Kintoki!-

Il samurai, al limite della sopportazione, salì sul tavolo prendendo la testa di Sakamoto con una mano e facendogliela picchiare con forza sul ripiano -Gintoki!! Gintoki!!! Possibile che non l’hai ancora capito!!!!???-

-Lascialo stare, o l’unico neurone che gli è rimasto si distruggerà.- arrivò Mutsu, il braccio destro del capitano, portando un vassoio con altri quattro bicchieri.

-Tsk! Credo che quel neurone si sia suicidato per la solitudine!- commentò Gin risedendosi.

-Spiritoso come sempre, Gin!- Sakamoto si sistemò gli occhialetti sul naso, che dopo il colpo di Gintoki si erano tutti stortati. Prese dal vassoio un bicchiere -Tu non ne sai nulla, Mutsu?- le porse il foglietto.

Lei lo prese -No, mai visto prima.-

-Ovvio che non l’hai mai visto prima!!!!- sbraitò Shinpachi.

-Mi dispiace, non conosco questa lingua.-

-Significa che siamo venuti qui per niente…?- sospirò Kagura.

-Proprio così…- assentì Gin.

-Aaah, non dire così, capitano! Siete sulla mia nave e a me fa piacere, non mi sembra un viaggio a vuoto!!- sorrise Sakamoto.

-Scusa la franchezza, ma non abbiamo tutto il tempo del mondo.- disse Shinpachi con sguardo basso. -Credimi, anche a noi fa piacere rivederti.-

-Sì, sì, non ne ho dubbi! E poi, chi lo sa, magari troverete qualcuno che riesca a leggere quel foglio! Ahahahah!!!-

-Ahahah!!- Gin fece eco alle risate dell’amico -E va bene, siamo ottimisti per questa volta!- prese il boccale dal vassoio che Mutsu aveva posato sul tavolo.

-Così si fa, capitano!- alzò in aria il suo bicchiere.

-Smettila di chiamarmi così, testa vuota!- poi si volse ai due ragazzi seduti ai suoi fianchi -Allora, Shinpachi, Kagura, brindiamo a questo viaggio, sperando che ci porti fortuna!-

-Sììì!!!!- Shinpachi avvicinò il suo boccale a quello del capo tuttofare, rinvigorito dalla speranza.

-Alla faccia della nostra scorta!!- anche Kagura fece lo stesso.

-Ahahahahahah!!!- Sakamoto brindò con i suoi ospiti.

 

 

-E… e… etchù!!!-

-Ti sei preso il raffreddore, Toshi?-

-Macchè… qualcuno starà parlando di me, me lo sento!- il vicecomandante spostò lo sguardo alla sua destra, verso il suo secondo che tutto beato si stava mangiando un dango.

-Io sono stato zitto!- alzò le mani in segno di discolpa.

I tre della Shinsengumi erano ormai nei pressi di Edo. Si erano separati a Nagoya dai tuttofare, ai quali dovevano fare da scorta, accompagnandoli al porto interplanetario dove aspettavano un vecchio compagno d’armi di Gintoki, come aveva detto lui.

-Credete che quei tre ce la faranno?- chiese Sogo.

-Ne sono certo.- annuì con fermezza Kondo -Quei tre non li ferma nessuno!-

-Già… Hijikata, ti vedo pensieroso.-

-… spero solo che Yamazaki non abbia fatto casini mentre noi eravamo lontani.- disse accendendosi con la più totale indifferenza una sigaretta.

-Ma non sei minimamente preoccupato per loro!!?? Pensi a questo!!??- il comandante era allibito.

-Qualcuno dovrà pur mandare avanti la baracca, visto che non ci pensi tu!!!- sbraitò Toshiro -E comunque… non ho motivo di preoccuparmi.- il suo sguardo era sicuro e c’era fermezza nella sua voce. Sia Kondo che Okita sapevano che aveva ragione, non avevano alcun motivo di preoccuparsi. Conoscevano bene l’agenzia tuttofare di Gin-chan.

 

 

Mentre Shinpachi e Kagura faceva un giro per la nave spaziale, esaltati come non mai, Gin si fermò in uno dei vasti passaggi ad osservare, oltre la parete di vetro, l’immensità dello spazio.

Era incredibile la quantità di astri lucenti che si spargevano per miglia e miglia al di là dell’ampia finestra, impossibili da contare quanto era impossibile dimenticarli. Lontano, una nebulosa rossa irradiava luce, un calore quasi rassicurante sullo sfondo nero dell’universo. Era indubbiamente lontana, ma se si poggiava la mano sulla superficie trasparente si aveva la sensazione di riuscire quasi a toccarla.

Adesso riusciva a capire, almeno in parte, cosa ha spinto il suo vecchio amico a lasciarsi alle spalle la Terra e viaggiare in quella distesa di stelle.

-È bellissimo, non è vero?- Sakamoto gli si era affiancato, intento anche lui ad ammirare il panorama.

-Sì, molto.- tornò a guardare le stelle -È per questo che sei partito… ora capisco.-

-Già. Sulla Terra mi sentivo un piccolo spettatore di questo meraviglioso spettacolo, mentre qui ne faccio parte anche io! Riesci a capire ciò che voglio dire?!-

-Sì, credo di sì…- Gintoki andò a sedersi su una panca situata a meno di tre metri dalla vetrata -La ricordo bene la sensazione di far parte di qualcosa di importante, di più grande di te…-

Tatsuma assentì con il capo, poi si voltò verso l’amico -È stato Takasugi a ferirti?- chiese alludendo alle bende che gli avvolgevano l’addome e parte del torace appena nascoste del kimono.

Gin se ne era quasi scordato di averle -Eh…? Ah, sì.- un sorriso di scherno gli si accese in volto

-Tsk… certo che il destino è davvero imprevedibile! Se devo essere sincero, era l’ultima persona che mi aspettavo di incontrare!-

-Era anche l’ultima che volevi incontrare…- Sakamoto si sedette.

-Aaah, questo è un altro discorso!! E poi non è certo la prima volta che mi scontro con lui, anzi… sembra essere diventata un’abitudine. Quello che non capisco è cosa se ne fa della spada Kusanagi! Non riesco proprio a capire…-

-Perché, tu cosa te ne fai?-

-Lo sai che non la cerco per me! È stato lo Shogun a ordinarmelo.-

-Allora può darsi che anche Shinsuke lavori per qualcuno.-

Gintoki si voltò a guardare il vecchio amico, annuendo -Ci ho già pensato… ma chi vorrebbe quella spada? Io non credo nemmeno che esista!!-

-Ahahaha!! Questo proprio non lo so Kintoki!! Diamine, non credi nemmeno nelle antiche leggende divine!!-

-Ormai credo solo nel bushido…-

Sorrise -Giusto…- gli diede una pacca sulla spalla -Spero che questo viaggio serva a qualcosa! Ahaha!! Ma ne sono sicuro!!-

-Beato te che trovi sempre il lato bello delle cose!! Ma come fai?!-

-È facile!! Basta sorridere alla vita e andare avanti!! Se ti lasci sopraffare dai fantasmi del passato, è la fine!-

Gin lo guardò in silenzio.

-Non dico certo che bisogna scordarsi tutto quello che è stato, no, no, no! È bene tenerselo da parte, perché è proprio il passato che stabilisce che uomini siamo, però… lo sguardo deve essere rivolto davanti, sempre davanti!-

-Sempre avanti…- ripeté con fare assorto.

-Proprio così! Non preoccuparti per ciò che c’è dietro... non succede nulla se non gli rivolgi lo sguardo, tanto non ti lascerà mai: si poggia sulle spalle e lì rimane. Per sempre!- concluse son uno dei suoi soliti grandi sorrisi, poi si batté una mano in fronte -Tu guarda che discorsi mi fai fare!! Ahahaha!!-

-Idiota io che chiedo consigli a te!! Ahahahah!!!-

Un’improvvisa scossa sbalzò la nave spaziale, l’allarme di sicurezza scattò inondando ogni stanza e ogni corridoio di una forte luce rossa lampeggiante.

-Cosa succede?!- si chiese Sakamoto alzandosi.

-Non lo so, ma non mi piace! … nh?- Gin si soffermò ad osservare lo spazio oltre la finestra -Ehi… è una mia impressione o ci stiamo inclinando?-

-È vero!!!! Ahahah!!! Acuta osservazione Gin!!- rise picchiando la mano sulla sua spalla.

-E cosa c’è da ridere!!?? Non è una bella cosa!!!-

-Gintoki!!!!- Shinpachi e Kagura gli corsero incontro, allarmati.

-Ehi, se avete combinato qualcosa voi due non so cosa vi faccio!!!-

-No, noi fatto nulla!! Nave cominciato a tremare e noi spaventati!- chiarì Kagura.

-Che diamine sta succedendo!!!??-

 

 

-Ahahahahah!!!-

-Che cavolo ti ridi!?!- Gintoki diede un pugno sulla zucca vuota si Sakamoto.

-Ahiaaa!! Che male Kin!!-

-Gin!!! È così facile, Gin!! E ci conosciamo da anni!!-

L’astronave principale del Kaientei, colpita da una pioggia di meteoriti, era atterrata con fortuna su un pianeta sconosciuto. La chiglia era semi sprofondata in un bacino salato poco profondo, dalle acque cristalline; l’equipaggio si era spostato su una piccola isoletta che sorgeva a pochi metri dall’astronave. Il bacino era colmo di quei piccoli frangenti di terra e sabbia.

-Come sei pignolo!-

-Invece di ridere come un idiota trova un modo per farci andare via da qui! Noi dobbiamo tornare a Edo!-

Shinpachi e Kagura, dopo aver parlato con alcuni membri dell’equipaggio, raggiunsero Gin e Sakamoto.

-Ehi, Gin!! Dicono che ci vorrà un po’ per far ripartire la nave.- spiegò Shinpachi.

-Un po’ quanto?-

-Non lo sanno di preciso.-

Il capo tuttofare sospirò -Magnifico… abbiamo una missione di vitale importanza!!- per la rabbia diede un calcio ad un sasso.

-Dai capitano, non prendertela così! Pensa positivo!!- sorrise Sakamoto dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

Gin scattò -Sai dove te lo ficco quell’ottimismo esagerato!!??!!-

-No, aspetta! Metti giù la spada, dai!!-

-… quei due sono come cane e gatto.-

-Coppia esplosiva.-

Commentarono Shinpachi e Kagura stando ad osservare i vecchi compagni d’armi rincorrersi, uno per salvarsi, l’altro per uccidere.

-Vieni qui!! Ti prometto che non sentirai dolore, sarà un colpo secco e deciso!-

-Nooo!! sei pericoloso Kintoki!!-

-Gintoki!! Gintoki!! Ti detesto Tatsuma!!!-

Due colpi esplosero sfiorando gli uomini che si immobilizzarono sul posto, interrompendo quella scena comica e ridicola -Iiiih!!-

Mutsu li fissava, tenendo la pistola puntata su di loro -Fatela finita o vi ammazzo.-

-Quella donna ha una freddezza preoccupante…- commentò Shinpachi.

-Ora statemi a sentire. Ho già contatto il resto della flotta e si stanno mobilitando per venire a recuperarci, comunque ci vorrà del tempo. Buona parte dei viveri sono andati persi, a qualche chilometro a nord da qui c’è una città abitata, voi quattro andateci e raccattate qualcosa.-

-S-sì… ma metti giù quell’arma!- disse Sakamoto tenendo le mani alzate.

-Quella ha più attitudine al comando di te!!!- sbraitò Gin.

-Io dirigerò le operazioni di riparo. Ora andate.- concluse Mutsu.

Shinpachi fu sollevato -Finalmente qualcuno responsabile.-

-Muovetevi!- la donna si mise a sparare sui quattro.

-Waaaah!!!-

-Via, via!!-

-Shinpachi, tu tappati bocca!!-

to be continued...
  
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