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Autore: Samurai Riku    06/01/2012    1 recensioni
La nera notte pesava cupa sulle case e sulle strade del villaggio, trascinandosi nuvole cariche di pioggia che parevano sfogarsi in un fragoroso e incessante pianto... I rami del ciliegio ormai spoglio si piegavano inermi al volere del tempo, come il suo animo ormai vuoto si piegava al volere degli eventi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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La nera notte pesava cupa sulle case e sulle strade del villaggio, trascinandosi nuvole cariche di pioggia che parevano sfogarsi in un fragoroso e incessante pianto.

Il bambino se ne stava rannicchiato nel suo futon, con la coperta fin sopra la fronte, dalla quale spuntava un ciuffo di capelli argentati. La porta scorrevole in carta di riso era socchiusa e da uno spiraglio nella morbida coperta Kakashi intravedeva la passerella di legno del giardino interno, spruzzata d’acqua piovana, e il terreno umido e fradicio ridotto ad un pantano per l’incessante pioggia, accoglieva le gocce senza opporsi.

I rami del ciliegio ormai spoglio si piegavano inermi al volere del tempo, come il suo animo ormai vuoto si piegava al volere degli eventi.

Sarebbe stato facile piangere con la pioggia, ma quella notte non ci riusciva; il silenzio della casa, interrotto solo dallo scrosciare dell’acqua sulle tegole e sulla terra, era opprimente e sentiva che si stringeva sempre più attorno a lui, impedendogli di reagire. In momenti come questi si malediceva per aver rifiutato l’invito del maestro ed aver insistito nel restare lì da solo.

Portò le ginocchia al petto stringendovi le braccia intorno e chiuse gli occhi.

Non pensare… l’unica cosa che voleva era non pensare, svuotare la mente e addormentarsi.

Ogni notte si ripeteva la stessa identica scena e nel giro di un’ora finalmente sprofondava nel sonno. Gli ci voleva un’ora, delle volte anche di più per inibire i ricordi piacevoli e dolorosi che nel manto della notte affioravano vividi e freschi portando lacrime e sofferenza. Ma per qualche motivo, quella notte era diversa, non riusciva proprio a liberarsi della nostalgia e della fitta che gli attraversava il cuore.

Si alzò di scatto allontanando la coperta del futon e spalancò la porta scorrevole sul giardino, restando a fissare la pioggia battente.

 

 

 

Dei colpi alla porta del suo appartamento svegliarono Minato.

Inizialmente aveva pensato di ignorarli, ma visto che continuavano svogliatamente scostò il lenzuolo e si trascinò giù dal letto -Chi è a quest’ora… Arrivo, un attimo!!- strofinandosi un occhio aprì la porta e rimase sbigottito -Kakashi!!- si ritrovò di fronte il suo piccolo allievo completamente fradicio dalla testa ai piedi, scalzo, che lo guardava senza proferire parola -Che ci fai qui?! Entra!- lo fece entrare poggiando una mano sulla sua spalla -Sei fradicio!-

-Non ho preso l’ombrello…-

-Perché sei venuto qui con questa pioggia? A quest’ora?- chiese con tono apprensivo inginocchiandosi davanti a lui.

Kakashi alzò le spalle -Volevo venire qui.-

Il maestro gli sorrise accarezzandogli un braccio -Vieni, ti preparo qualcosa di caldo.-

Fece accomodare il bambino in cucina, avvolto in una coperta, e gli mise davanti una tazza fumante. -Grazie.- prese la tazza soffiando via il fumo.

Minato si poggiò al bordo del tavolo incrociando le braccia al petto -Come stai?-

Kakashi non rispose, bevve un sorso di cioccolata -Mi dispiace se l’ho svegliata.-

Il maestro scosse il capo, prese una sedia e gli si mise davanti -Kakashi, passo con tutto il giorno, ma non parliamo mai.-

-Parliamo ogni giorno.-

-Hai capito a cosa mi riferisco.- gli prese la tazza dalle mani e la posò sul tavolo -Perché sei venuto qui?-

Kakashi continuava a spostare ripetutamente lo sguardo, infine si decise a guardare il suo maestro -Non mi va… di stare da solo…-

-Non sei obbligato a restare a casa, te l’ho detto. Non mi piace vederti così.-

-Ma è sempre casa mia…- si oppose senza molta convinzione.

L’uomo annuì comprensivo -Lo so bene, ma capisci che non puoi ridurti così. Mi si spezza il cuore.- gli occhi azzurri e profondi di Minato esprimevano tutta la sofferenza che provava. Kakashi non vi leggeva né pena, né compassione, solo una sincera tristezza e preoccupazione. Senza pensarci e dargli il tempo di aggiungere altro gli si gettò tra le braccia nascondendo il viso contro la sua spalla e stringendo forte la stoffa scura della maglia.

Minato si sorprese dell’improvviso scatto del bambino, ma sapeva bene come comportarsi. Lo abbracciò forte, accarezzandogli la testa.

-Tranquillo… è tutto a posto.- sussurrò.

-Non mi lasci anche lei!!- Kakashi parlò con voce rotta, ma il significato delle sue parole era limpido: era una supplica disperata dettata dalla paura. -… la prego!!-

Il giovane jonin lo prese in braccio, facendolo sedere sulle ginocchia, lo avvolse per bene nella coperta e gli fece poggiare il viso sul torace -Te lo prometto! Non ti lascerò, è una promessa!-accostò il volto ai capelli del piccolo dandogli un dolce bacio.

Kakashi chiuse gli occhi aggrappandosi a quell’affetto. Sentiva un piacevole calore e una dolorosa fitta; Minato non era semplicemente il suo maestro, era decisamente più importante, aveva assunto un ruolo paterno, in modo particolare dopo la prematura dipartita di suo padre.

Gli faceva un immenso piacere essere amato così, ma era terribile realizzare che quelle attenzioni non arrivavano da suo padre.

Si era arreso a questa realtà, ormai l’aveva accettata. Gli bastava sapere che Minato era lì con lui e non l’avrebbe lasciato… mai.

  
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