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Autore: LadyDanger    06/01/2012    4 recensioni
-Non avevo scelta.
-Io non ero una scelta abbastanza valida?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 6

Piccola premessa: sono consapevole che questo capitolo è abbastanza pesanta in quanto quasi privo di discorsi tra personaggi, però non ho potuto far a meno >< in ogni caso capirò se nessuno lo leggerà! :c
xoxo

Se ve lo state chiedendo, beh, la risposta è sì.
Esattamente sei mesi dopo mi diplomai e lasciai tutti.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Ricordo gli occhi di Matt l’ultima volta che ci siamo visti; occhi che non sospettano niente, occhi ingenui, occhi tranquillo. Ricordo il bacio che mi ha rubato sulla soglia della porta di casa sua alle 3:15 di quel 17 giugno di 8 anni fa. Nonostante stesse con Val da già quattro mesi, quel bacio non se lo risparmiò. Probabilmente durò qualche minuto, o qualche secondo.
So solamente che vorrei non lo avesse fatto. Quando le sue labbra si sono appoggiate sulle mie, quando il mio cervello e il mio cuore presero consapevolezza di ciò che stava succedendo, ho sentito una grande fitta dentro. Non saprei direi dove, la sentii in tutto il corpo, un dolore unanime, un fastidio generale.
Per la prima volta mi sono sentita a disagio con loro. Per la prima volta ho desiderato che si allontanasse il più in fretta possibile. Nei sei mesi che hanno diviso il ritorno di Ian con la mia partenza gli Avenged Sevenfold erano ufficialmente sotto contratto con la Warner e con all’orizzonte la registrazione del loro primo cd. Il padre di Val, sotto consiglio della figlia ovviamente, ha deciso di finanziare questo loro progetto. Così facendo si è legata Matt per sempre, lo voleva e se l’è preso. A differenza della prima volta, io tacqui, non aprì bocca. Lasciai che lei si impossessasse di lui e della sua vita, che modellasse le sue scelte a suo piacimento e lo lasciai in balia delle sue bugie e dei suoi tradimenti. L’inferno che avevo previsto arrivò in tutta la sua magnificenza.
Io e Matt ci vedevamo a stento, qualche sera passava e parlavamo o suonavamo qualcosa. Brian mi aiutò a terminare la canzone e gli feci promettere di non parlare, per nessuno motivo, con gli altri della canzone. Ovviamente Jimmy sapeva tutto, ha sempre saputo tutto anche quando ero io la prima a non essere a conoscenza dei miei sentimenti.
I miei hanno promesso di tenere la bocca chiusa nel caso in cui Matt fosse andato da loro. Dicevano con tutti la stessa cosa “E’ partita con il fratello, probabilmente saranno in qualche città europea”.
Inizialmente ricevevo circa trenta chiamate al giorno da parte di Matt e qualcuna da parte di Jimmy e Brian. Ho lasciato loro un solo messaggio di segreteria per dire che stavo bene, che con Ian ero al sicuro e che auguravo loro tantissima fortuna con la band.
Dopo circa tre anni che eravamo in viaggio avevamo visitato tutta l’America del Sud e metà Europa. Ian decise di tornare a casa dopo la nostra settimana a Londra. Io rimasi lì. Trovai un lavoro come commessa all’Hard Rock Cafè, cosa che avevo sempre sognato di fare e affittai un appartamento dividendo l’affitto con una ragazza russa venuta a Londra per scappare dal ragazzo che i suoi genitori le avevano promesso in sposo da piccola. Mi sembrò una cosa orribile e tremendamente bigotta. La storia aveva quasi dell’incredibile e mi meravigliai di quante cose mi stessi perdendo a restare ad Huntington Beach.
Katya, la ragazza russa, è stata la mia unica amica per circa due anni. Una notte me la sono ritrovata tra le gambe nuda e da lì non sono più riuscita a parlarle. Ogni tanto usciamo a bere un thé ma la cosa finisce lì.
I sabati sera li passo al lavoro, a vedere ragazzini che con aria sicura cercano di rimorchiare ragazzine che probabilmente l’hanno già data a tutta Londra. Qui fa sempre freddo e il sole lo vedo poche volte. Quel grigiore che ricopre la città non aiuta l’umore quando ti svegli con la luna decisamente al contrario. Il sole e il caldo della California mi mancano. Ci sono sere in cui seduta in un pub mi ricordo di quante sere io e i ragazzi siamo stati a bere birra nei pub e nei locali in cui suonavano. Mi ricordo di quando Brian ha iniziato ad urlare contro la cancellata della villa degli Hubert “Synyster gates! Synyster gates” e da quel giorno il suo nome d’arte aveva voluto fosse quello.
Ogni anno, il giorno del mio compleanno, Matt mi ha scritto un lungo messaggio “Cara Kim, non so dove sei, se stai bene, con chi abiti o se abiti da qualche parte. So solo, o almeno spero, che questo numero sia ancora il tuo. Vorrei mandarti delle rose bianche, tanti quanti sono i tuoi anni ora. Chissà come sei adesso, Kim diciannovenne che mi ha lasciato non penso ci sia ancora. Buon compleanno. “
Li ho tutti. Ho 8 messaggi così. Tutti dicevano pressoché la stessa cosa. Quando ci ripenso, quando mi capita di rileggerli, sento lo stomaco che si contorce, sento ancora quella fitta generale. Mi fa male da qualche parte dell’anima ma non riesco a capire.
Ho seguito la loro carriera ogni secondo che avevo a disposizione. Ho comprato i loro cd. Li ho visti diversi. Li ho visti..estranei. Sono stata ad un paio dei loro concerti quando mi è stato possibile. Ho sentito Matt dire ‘I miss you’ davanti a migliaia di persone. Ce l’hanno fatta. Hanno il loro sogno tra le mani.
Quando comprai il loro primo album a momenti mi partì l’embolo a leggere tra le tracce ‘Warmness on the soul’. Jimmy doveva aver preso la canzone che avevo nascosto sotto il materasso e doveva averla fatta leggere a Matt. Passai giorni a piangere e a pentirmi di tutto.
Le volte in cui mi sono detta “Torno, ho deciso” devono essere state decine e decine. Il mio cuore sarebbe voluto tornare in California quasi subito ma non potevo. Non potevo avere la presunzione di tornare e dire “Hey, scusate, sono andata a fare un giretto”. No.
Ho chiamato Jimmy solamente due volte nel corso di questi anni e penso mi siano bastate per il resto della vita. Mi ha raccontato del primo disco, mi ha detto dei vari tour che avevano intenzione di fare e poi, beh, mi ha raccontato per filo e per segno il giorno del matrimonio di Matt e Val.
Se cento volte avrei voluto tornare, penso che Jimmy mi abbia  fatto sì che cento uno volte fossero quelle in cui io volessi rimanere a Londra.

 

 

 

Ho chiamato Matt stamattina. Aveva la voce stanca, roca, spenta.

- La settimana prossima torno, dovrei essere in aeroporto a Los Angeles per le sei di pomeriggio.
- Verrò a prenderti.

 Ho l’aereo tra un’ora e le mie unghie sono massacrate. Tra meno di dodici ore lo rivedrò. Rivedrò quegli occhi. Le fossette, forse, ci vorrà un po’ per rivederle. Ho il cuore che mi esplode.

 

“Volo diretto a Los Angeles in partenza”

   
 
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