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Autore: Daenerys_Snow    06/01/2012    14 recensioni
Ma il punto è che io li amo.
Io lo amo.
Io amo il mio principe con gli occhialini.
E lo sarà sempre.
Lui sarà sempre mio, nel mio cuore, anche se ho 14 anni.
Anche se sono un’adolescente che non sa più fantasticare con la fantasia di un bambino di 4 anni.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My Football is Inazuma Eleven'
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For my Prince with the Glasses
 
 
 
Avete presente quando ci raccontano per la prima volta la fiaba di Cenerentola?
O quella di Biancaneve?
O anche quella della Sirenetta?
Allora, se sapete a cosa mi riferisco, immaginatevi la scena.
Una bambina di 4 anni nel suo lettino colorato.
E ascolta la sua mamma che le legge una bella fiaba.
Di quelle di cui ti innamori fin dal primo istante.
E questa bimba, mentre la mamma parla, vaga con la sua testolina piena di capelli nel mondo della fantasia.
Già, perché i bambini sempre viaggiano in quello strano mondo.
Che già per gli adolescenti non esiste più.
E quindi questa ragazzina immagina se stessa in quella fiaba.
Al posto della protagonista, il più delle volte.
E pensa a come sarebbe se quel maledetto principe azzurro fosse innamorato di lei.
E pensa che un giorno, fuori da questa fiaba, possa incontrarlo.
E tutti le fanno credere una cosa del genere.
Perché ai bambini è giusto dire certe cose.
Per farli vivere ancora un po’ in quel mondo che già per me è assurdo.
Iocosa penso?
Penso che anch’io da piccola ho immaginato il mio bel principe azzurro.
Già: biondo, occhi azzurri, cavallo bianco…
Sì, come tutte le bambine di 4 anni vorrebbero che fosse.
Ma poi gli anni sono passati.
E a 7 anni avevo già cambiato totalmente la definizione di questo mio principe.
Non esisteva.
Già, perché io odiavo i ragazzi a quell’età.
Forse perché un ragazzino mi aveva quasi soffocata addosso ad un muro.
E con questa mia idea sono andata avanti fino all’età di 11 anni.
A quell’età, se non ricordo male, si iniziano a frequentare le scuole medie.
E lì è cambiato tutto.
Il mio lui doveva essere moro, occhi profondi, capelli ricci…
Ma stavolta non c’era il cavallo bianco, avete visto?
E già qualcosa di magico, di fantasioso, di surreale se n’era andato.
E lì sono incominciata a crescere.
Perché i ragazzi d’oggi non vengono a prenderti con un cavallo bianco per portarti a ballare.
I ragazzi d’ora non ti filano per niente se tu non gli mostri un minimo d’interesse.
Ma io vivo in periferia.
E io non me n’accorgevo di questo comportamento strano nei ragazzi.
Perché per me era normale.
Ci ero abituata.
E quindi me ne fregavo se i miei genitori mi dicevano che il ragazzo che mi piaceva non era un bravo ragazzo.
Il mio eroe a 11 anni?
Il mio primo amore.
Basta.
Fino all’età di 13 anni.
E poi cos’è successo?
Vi starete sicuramente chiedendo.
Semplice.
Sono arrivata al capolinea.
Io ho 14 anni e a settembre ne compirò 15.
Quindi la storia si sta per concludere.
Ma forse può darsi che su questa tappa della mia vita mi soffermi molto di più.
A 13 mi sono resa conto di essere una stupida.
Già, perché non sono le ragazze a correre dietro ai ragazzi.
Casomai il contrario.
Ma io non me ne sono resa conto per 2 anni.
Quindi 2 anni di pettegolezzi, di chiacchiere, di risate su di me e su quanto fossi stupida.
E allora quel giorno smisi di amare.
Se non ero corrisposta dal primo amore, che significava continuare ad amare?
Ormai mi alzavo, mi lavavo, mi vestivo, mi truccavo, mi pettinavo, mangiavo, dormivo, ridevo, camminavo, correvo, nuotavo, scrivevo, leggevo, commentavo senza più amare.
Non ci mettevo impegno nelle cose.
Lo facevo perché qualcuno mi diceva di farlo.
Basta.
Non lo facevo certo perché mi andasse.
Poi un giorno d’estate tutto è cambiato.
Forse perché ho guardato di gusto la televisione.
Erano le 10:30 di mattina.
E come al solito mio fratello gestiva il telecomando.
Faceva un caldo bestiale.
Io, che come pigiama avevo un pantaloncino colorato e una canottiera nera, avevo le gambe appiccicate alla sedia.
Mio fratello era seduto di fronte a me.
E sulla mia sinistra c’era la tv.
Quindi io stavo girata verso questa, fregandomene di lui.
Girava per i canali, e metteva programmi stupidi.
Poi si è fermati su Disney XD.
C’era Inazuma Eleven.
Era una di quelle super repliche che trasmettono d’estate perché nessuno sa cosa mettere in onda.
Io guardavo mio fratello.
Lui sapeva perfettamente che lo stavo obbligando mentalmente a cambiare canale.
Ma niente.
Il telecomando era appoggiato sul tavolo marrone
-     Non mi dire che vuoi vedere questi pupazzetti?
-     Anche se fosse?
-     Cambia canale! Io non voglio vedere dei cartoni sul calcio.
-     Ma che ti costa?! Dai, solo una puntata, e poi passo il telecomando a te; tanto non c’è nulla di interessante.
-     Ok… - dissi io rassegnata.
Era l’episodio 12: la finale tra Raimon e Royal Accademy.
Io sapevo più o meno la storia, visto che tutte le mattine ero costretta a sorbirmi quei maledetti cartoni animati.
Un ragazzino andava in giro a chiedere agli altri della sua scuola di giocare nella sua squadra, e finalmente riusciva a raggiungere il numero di giocatori necessari.
Poi incominciava il torneo regionale e era riuscito ad arrivare in finale contro la squadra che l’aveva già vinto per 2 volte di fila.
A grandi linee sapevo la storia.
Quest’episodio era solo la prima parte della finale: la Raimon arrivava nel campo della Royal e scoprivano che Ray Dark stava per manomettere la partita.
Che noia.
Però in quella puntata si vedeva una cosa: l’affetto tra due fratelli.
La situazione era questa: se la Royal non vinceva per 3 volte di fila il torneo questi due ragazzini non potevano ritornare a stare insieme, visto che erano stati adottati da due famiglie diverse.
Una ragazza e un ragazzo.
Lei manager della Raimon e lui capitano della Royal.
Lei con i capelli blu scuro e lui con i capelli castani.
Lei con un simpatico fiocchetto arancione e lui con un mantello rosso.
Non si vedevano da anni ormai, poiché le famiglie non li avevano mai fatti incontrare di nuovo.
Lei gli chiedeva se per lui lei contava ancora qualcosa.
Ma lui non rispondeva senza neanche guardarla negli occhi.
E lei scappava piangendo.
E lui ci stava male, si vedeva.
E lì mi sono accorta che non avrei mai più voluto smettere di vedere quel manga.
La puntata finì.
-     Tieni il telecomando.
-     No. Tienilo tu. A patto che rimanga su questo canale.
-     Ma guarda che c’è un altro episodio.
-     Lo so. Lascia qui.
-     Ok.
E l’altra puntata iniziò.
La partita iniziava e io non ero più nella pelle.
Era entusiasmante vedere il modo di giocare della Raimon contro la Royal.
Si impegnava davvero tanto.
E io in quel momento ammiravo quella passione.
Ma mi rendevo conto che il portiere della Raimon non era al massimo.
Dopo aver parlato con Ray Dark, era pensieroso, quasi assente.
Forse perché conosceva soltanto ora la storia di quei due fratelli che erano stati allontanati.
E perciò non riusciva più a giocare bene.
Ma poi l’attaccante della stessa squadra l’aveva riportato alla realtà.
Loro non potevano perdere la finale.
Non ora.
E perciò la partita proseguiva con calma.
Ma non era solo questo che attirava la mia attenzione.
Ancora quel ragazzino dai capelli lunghi con il mantello rosso.
Cavolo, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
E poi l’avevo visto cadere facendosi male alla caviglia.
L’attaccante della Raimon l’aveva ferito ad una caviglia.
E così il capitano della Royal usciva dal campo dolorante per massaggiarsi quel punto della gamba che gli faceva male.
Ma poi qualcuno faceva la sua comparsa con una bomboletta di ghiaccio spray.
Era sua sorella che lo stava medicando.
E lì mi sono accorta del bene tra quei due.
Lei, anche se in parte l’odiava per il fatto che non l’avesse mai cercata, era lì a soccorrerlo.
E lui con la faccia stupita ascoltava le motivazioni dell’entrata in scena di lei.
Poi si era alzato velocemente ancora un po’ dolorante e si stava allontanando di nuovo da lei.
Ma delle parole l’avevano resa la ragazza più felice del mondo.
Mai… mai ti ho dimenticata”.
Parole che mi toccavano il cuore in quel momento.
E sul mio volto si faceva spazio un sorriso compiaciuto.
E poi l’ultima scena.
La Raimon aveva vinto e la Royal un po’ delusa ritornava nello spogliatoio.
Ma la ragazzina dagli occhi color mare correva dietro a suo fratello che si era fermato non appena l’aveva sentita.
Erano rimasti da soli.
Lungo quel tunnel.
Lei gli chiedeva se veramente doveva vincere per 3 volte di fila il torneo regionale pur di riaverla accanto.
E lui gli aveva risposto con un “Sì… è vero.”
Avevo incominciato ad amare quel ragazzo.
Erano così espressive le sue parole.
E alla fine lei gli aveva detto che lei stava bene anche con quella famiglia e che non si doveva preoccupare.
E lui le aveva sorriso.
Poi un attimo in cui il mio cuore perdeva un battito.
Un abbraccio così dolce e tenero che quasi mi commuovevo.
Ma stavo pur sempre davanti a mio fratello.
Non potevo.
Tutto il giorno avevo ripensato a quelle parole, a quell’abbraccio.
Avevo pensato semplicemente a Jude Sharp.
Il protagonista, da quel momento in poi, di ogni mia singola azione.
Lo amavo senza una vera ragione, anzi sì.
E poi ho usato il passato: io userò sempre il presente quando parlerò di lui.
Io lo amo perché… perché è Jude.
Perché è gentile, premuroso, cordiale…
È Jude.
Ha i capelli lunghi legati in una coda alta.
Ha degli occhialini che gli coprono i suoi meravigliosi occhi.
Sì, perché lui se ne vergogna, almeno secondo me.
Nell’episodio 13 facevano vedere una scena del passato.
Jude e sua sorella erano bambini.
E lui era senza occhialini.
Il fiato mi è mancato per qualche secondo.
Erano rossi…
Rossi sangue…
Rossi
Com’era possibile?
Eppure forse è stata quella la causa principale per cui ho incominciato ad amarlo.
Quegli occhi mi attraggono.
Mi incuriosiscono.
Sono misteriosi, magici, stupendi…
E lui se li vuole sempre coprire.
Perché pensa che sia una caratteristica dei Figli del Diavolo.
Ma si sbaglia di grosso.
Per me sono unici e perfetti.
Questo è ciò che penso dei suoi occhi.
Non lo amo solo per questo, ovvio.
Un’altra causa è, come avrete ben capito, il fatto che lui è premuroso nei confronti della sorella.
Ho sempre desiderato avere un fratello maggiore che mi proteggesse.
Ma non ce l’ho mai avuto.
E a volte mi immedesimo nella sorella di Jude.
E immagino a come sarebbe se lui fosse il mio fratellone.
A immaginare le sue scenate di gelosia davanti ai miei fidanzati.
Ma lui non è solo il mio fratello maggiore immaginario.
Lui è il mio principe azzurro.
Anzi: il mio principe rosso finché è stato con la Royal.
Poi è passato alla Raimon dopo la sconfitta con la Zeus.
E lì aveva un mantello blu, ma io preferisco l’altro.
Ma io non lo definisco come il mio principe azzurro ormai.
Questa definizione è per indicare un bel principe vestito completamente di azzurro e col mantello.
Io lo posso, lo devo, lo voglio definire come il mio principe con gli occhialini.
Quella è la caratteristica che amo di più di lui.
I suoi occhialini blu.
Forse perché nascondono una delle cose più belle che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Forse perché gli donano semplicemente.
Ma il punto è che io li amo.
Io lo amo.
Io amo il mio principe con gli occhialini.
E lo sarà sempre.
Lui sarà sempre mio, nel mio cuore, anche se ho 14 anni.
Anche se sono un’adolescente che non sa più fantasticare con la fantasia di un bambino di 4 anni.

 
 

Spazio di Blood_Eyes_Karen

 
Perché il mio spazio è chiamato così?
Semplice. Presto cambierò nickname.
Quindi preparatevi.
Tra un po’ di giorni.
Comunque spero con tutto il cuore che questa shot vi sia piaciuta.
E spero che non mi prenderete per matta.
Vi voglio un mondo di bene.
Tanti bacioni,

Karen

Love_Wish_Luck

 
  
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