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Autore: CatchingLightning    07/01/2012    4 recensioni
[...]Luke soppresse un sorriso. -Allora facciamo così: io vado a raccogliere legna, tu vai a fare una passeggiata lungo il fiume.
-Se lo chiami "giretto di ricognizione" per me va bene.- dissi, giocherellando con il braccialetto che portavo al polso.
-E sia!- mi concesse. -Va' a fare questo giretto d ricognizione, se proprio non ti va di stare ferma.
Io ghignai. -L'avrei fatto comunque, Luke.
Il ragazzo storse il naso. -Non credo proprio.
-Perché, sentiamo?- domandai, rimettendomi in piedi.
Lui sorrise. -Perché in una famiglia le decisioni si prendono insieme.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Angeleyes.


Talia Grace.
Se mi conoscete, saprete di certo che sono in grado di far apparire fulmini a ciel sereno e cose del genere. E sono sicura che a nessuno che mi conosca venga voglia di farmi arrabbiare.
Luke Castellan.
L'eccezione che conferma la regola.

Last night I was taking a walk along the river
And I saw him together with a young girl
And the look that he gave her made me shiver
'Cause he always used to look at me that way
Then I thought: "Maybe I should walk right up to her and say:
«It's the game he likes to play»".


Era la fine di un giorno come tanti, ma mi sentivo più stanca che mai. Di norma ero sempre piena di energia, specie perché non si può battere la fiacca quando si cerca di mettersi in salvo la pelle da mostri con strani istinti omicidi.
Luke, dal canto suo, fischiettava allegramente qualcosa vagamente simile ad una canzone degli Oasis.
Non capivo come facesse ad essere così vispo e arzillo pur avendo sulle spalle anche il mio zaino. Probabilmente perché non era lui ad avere un ginocchio sanguinante e un brutto taglio sul polso.
Si stava facendo buio, perciò stavamo andando a raccogliere legna nel bosco vicino al fiume. Non chiedetemi che fiume fosse, perché non ne ho la più pallida idea. A dirla tutta, erano un paio di giorni che non raggiungevamo un centro abitato, il che mi faceva presumere che stessimo girando in tondo.
Luke si fermò e poggiò i due zaini ai piedi di un albero.
    -Talia, sicura di voler venire?- mi chiese, aprendo il mio zaino e prendendo una delle merendine che aveva rubato da una macchinetta una settimana prima. -Preferirei che non sforzassi troppo il ginocchio, dopo quel brutto colpo.
Inarcai un sopracciglio. -Mi prendi in giro, vero?
Luke mi lanciò un'occhiata interrogativa. -Perché dovrei?
    -Oh, andiamo!- esclamai, alzando gli occhi al cielo per poi tornare a guardarlo con aria scettica. -Lo sappiamo benissimo tutti e due che devo sempre esserci io per evitare che tu ti ammazzi nei modi più impensabili!
Luke ghignò. -E questo chi l'ha detto, Talia?
    -Il ginocchio che fino a poco fa sanguinava dopo essersi preso un'artigliata al posto del tuo fondoschiena.- borbottai, buttandomi a sedere di peso ai piedi dell'albero.
Il biondino rise.
    -Mi fai morire quando fai così!- esclamò ridacchiando.
    -Guarda che non sto scherzando.- puntualizzai, inbronciata.
Luke sorrise. -Ci mancherebbe altro, so che hai ragione.- disse, lanciandomi la merendina con un sorriso. -Per la cronaca, mi stavo solo preoccupando per te.
Incrociai le braccia al petto e Luke scosse la testa.
    -Non l'avevi capito, eh?- disse con fare melodrammatico. -Mi sento un genio incompreso...
Ridacchiai sommessamente. -La parte del "genio" non mi è molto chiara, sai?
    -Simpatica.
    -Lo so.
    -Umpf.
Risi e scartai la merendina, dandone metà a Luke.
    -Fidati, non mi sento sicura a lasciarti andare in giro da solo.
    -Parla quella con il ginocchio malandato.- ribatté Luke, inghiottendo l'ultimo boccone.
    -Quella con il ginocchio malandato-perché-altrimenti-ti-saresti-ritrovato-il-fondoschiena-a-strisce, prego.- replicai.
Luke soppresse un sorriso. -Allora facciamo così: io vado a raccogliere legna, tu vai a fare una passeggiata lungo il fiume.
    -Se lo chiami "giretto di ricognizione" per me va bene.- dissi, giocherellando con il braccialetto che portavo al polso.
    -E sia!- mi concesse. -Va' a fare questo giretto d ricognizione, se proprio non ti va di stare ferma.
Io ghignai. -L'avrei fatto comunque, Luke.
Il ragazzo storse il naso. -Non credo proprio.
    -Perché, sentiamo?- domandai, rimettendomi in piedi.
Lui sorrise. -Perché in una famiglia le decisioni si prendono insieme.

Se le cose sembrano andar meglio, c'è sicuramente qualcosa di cui non stiamo tenendo conto. O, almeno, questo è quello che dice un tale Chisholm, a cui do tutta la ragione possibile ed immaginabile.
Raggiunsi l'argine del fiume, seguendo le impronte che Luke aveva lasciato sul terreno fangoso. Dovetti ammettere che, quella volta, non aveva avuto un'idea così pessima: il riflesso tremulo delle stelle e della luna sull'acqua era decisamente piacevole da osservare. L'aria notturna mi scompigliava i capelli neri più di quanto non lo fossero già mentre mi stringevo nel giubbotto di jeans nero per proteggermi dal freddo.
    -Accidenti.- borbottai, mentre infilavo le mani in tasca.
Mi sedetti sull'erba, ancora bagnata dalla pioggia di quella mattina, e presi a fissare il ponticello di pietra che congiungeva un argine all'altro, chiedendomi perché lo avessero costruito proprio lì. Forse per qualche esploratore interessato a vedere le rovine della casa di uno scrittore, distanti quanche decina di kilometri da dove mi trovavo.
Improvvisamente, sentii qualcosa avvicinarsi dalle mie spalle. Voltai la testa di scatto, ma non vidi nulla di strano.
    -Strano...
Assottigliai gli occhi, cercando di captare anche il minimo segnale di qualcuno – o di qualcosa, il concetto è quello – nelle vicinanze. Quando sentii un rumore provenire dai cespugli, balzai in piedi e il braccialetto di trasformò nel mio scudo. Sentii una fitta al ginocchio ferito, ma non ci diedi peso.
    -Avanti, fatti sotto!- urlai, pronta a combattere. -So che ci sei, razza di codardo! Abbi almeno la decenza di non attaccarmi alle spalle, vigliacco!
Un ululato si levò nel cielo, e subito una lupa dalla pelliccia rossastra, del colore delle rocce vulcaniche, mi si parò davanti. Gli occhi dell'animale risplendevano di luce argentata, e lo notai ancor prima di realizzare che la stazza di quella lupa era decisamente troppo grande.
La lupa mi fissò, come squadrandomi. Abbassai leggermente lo scudo e trassi un sospiro di sollievo nel vedere che non c'erano mostri nelle vicinanze.
    -Ah, è solo una lupa...- dissi, prima di notare che teneva in bocca qualcosa.
Complice l'oscurità della notte, non me n'ero accorta subito, ma la lupa teneva una sorta di fagotto tra i denti.Tentai di fare un passo avanti, ma la lupa ringhiò e si preparò ad una battaglia.
    -Woah, sta' calma.- esclamai, facendo ritornare l'Egida allo stadio di braccialetto e portando le mani in avanti. -Voglio solo vedere che cos'hai in bocca.
La lupa fece un passo indietro, continuando a ringhiare minacciosa. Nel farlo, qualcosa si mosse nel fagotto e udii il pianto di un bambino.
Sgranai gli occhi. -Ma cosa cavolo...?
Prima che potessi dire nient'altro, la lupa spiccò un balzo e mi superò. La voglia di inseguirla fu istintiva, specie perché volevo sapere cosa ci facesse un bimbo in un fagotto portato un bocca da una lupa. E anche perché speravo che quel bambino fosse Jason.
    -Ehi, fermati!- esclamai, iniziando a correre.
Naturalmente, la lupa fece l'esatto contrario. La inseguii fino al ponte di pietra, ma lì il mio ginocchio cedette. Risultato: caddi rovinosamente a terra, tra polvere ed erba bagnata.
    -Maledizione!- protestai, rimettendomi in piedi a fatica.
La lupa mi fissava dall'altra parte del fiume.
    -Aspetta!- le dissi, mentre mi appoggiavo al bordo del ponte per non cadere nuovamente. La lupa mi fissò per qualche istante, dopodiché sparì tra gli alberi.
    -No!- urlai. -JASON!
Il nome di mio fratello e il pianto del bambino mi risuonarono nelle orecchie, ma non sentii nient'altro.
    -Jason... Jason...- chiamai un paio di volte, singhiozzando. Erano passati dei mesi da quando mio fratello era sparito, ma non erano bastati a farmi perdere la speranza di ritrovarlo e a far svanire l'illusione che non fosse morto.
Mi accasciai a terra, con il volto rigato dalle lacrime, continuando a chiamare il nome di Jason. Rimasi così per non so quanto tempo, senza curarmi minimamente del freddo di quella notte che mi trafiggeva, o del ginocchio che aveva ripreso a sanguinare, o delle fitte al polso per aver sostenuto il peso dell'Egida. Il pensiero che quello fosse stato davvero Jason e che non fossi stata in grado di salvarlo mi toglieva il fiato.
    -Talia!- sentii la voce di Luke che mi chiamava.
    -Talia!- mi chiamò un'altra voce che non riconobbi.
Deglutii e mi asciugai le lacrime in fretta e furia: non avevo mai parlato a Luke di Jason e non avevo intenzione di farlo. Sarebbe stato troppo doloroso raccontarlo.
    -Talia!- gridò Luke.
Sentivo la sua voce farsi più nitida e vicina, così mi rannicchiai dietro il muretto del ponticello nella speranza di non essere vista. Non volevo che Luke mi vedesse ridotta in quello stato, tutta impolverata e con gli occhi rossi e gonfi dal pianto.
Mi sporsi un po' oltre il muretto e vidi Luke che camminava mano nella mano con una biondina, gridando il mio nome.
    "Ma che accidenti succede?" mi chiesi, sporgendomi un po' di più per osservare meglio.
Ormai si erano fatti talmente vicini che potevo addirittura sentire cosa si dicevano.
    -Talia!- chiamò ancora Luke.
    -Luke, ma chi è Talia?- gli chiese la biondina.
Il ragazzo dai capelli color sabbia le sorrise e le mise una mano tra i boccoli dorati.
    -Una mia amica, Annabeth.- rispose.
La bambina – Annabeth – gli sorrise di risposta, e riprese a chiamare il mio nome.
Dal canto mio, la cosa non mi andava un granché bene: solo il giorno prima, Luke mi aveva detto che saremmo stati, e cito testualmente, solo noi due per sempre contro i mostri e il mondo. Vederlo camminare mano nella mano con una ragazzina mi fece pensare che mi avesse preso in giro per tutto il tempo.
Lanciai un'altra occhiata ad Annabeth: era carina, pur avendo i capelli tutti scompigliati e i vestiti malandati. Già, era molto più carina di me, però...
    "Razza di stupido, avrà cinque anni in meno di te!" pensai, arrabbiata. "Immagino che tu la stia prendendo in giro come hai fatto con me, nevvero?".
Mai farmi arrabbiare. Pensavo che Luke avesse capito che fosse meglio non provarci nemmeno.
Sentii crescere dentro di me la tentazione di andare a dirgliene quattro e dargliene altrettante per avermi preso in giro.
Mi dava fastidio che la guardasse allo stesso modo in cui guardava me, che le accarezzasse i capelli come faceva con me, che le sorridesse come sorrideva a me.
    -Talia!- urlò Luke. -Rispondi, accidenti!
Mi affrettai a nascondermi nuovamente dietro il muretto del ponte, ma sfortunatamente Luke mi vide.
    -Talia?- mi chiamò, correndo verso il mio nascondiglio con Annabeth al seguito.
    "Accidenti!" pensai, rannicchiandomi dietro il muretto.
    -Talia, sei tu?- domandò Luke, una volta giunto al ponticello di pietra.
Mi rialzai, cercando di nascondere la fatica che stavo facendo. -Non ti avvicinare.
    -Che succede, Luke?- gli chiese Annabeth.
    -Non lo so.- rispose il figlio di Ermes. -Talia, stai bene?
    -Certo che sì.- dissi, continuando a dar loro le spalle, sforzandomi di tenere la voce ferma.
Una folata di vento mi fece rabbrividire. Staccai le mani dal muretto per stringermi nella giacca, ma caddi nuovamente per colpa di una fitta al ginocchio.
    -Talia!- esclamò Luke, accorrendo nella mia direzione ed inginocchiandosi accanto a me. -Che succede?
    -Niente, sto bene.
Luke fece una faccia scettica. -A me non pare. Ti hanno attaccato i mostri?
    -No, non è successo nulla.
Il ragazzo non parve convinto. -Chiaramente tu chiami "nulla" avere i pantaloni impregnati di sangue dal ginocchio in giù, vero?
Mi guardai velocemente i pantaloni e realizzai che aveva ragione. -Si è solo riaperta.
    -Solo?- fece lui, roteando gli occhi. -Accidenti, se solo non avessimo finito le bende...
Da oltre il ponte, Annabeth si schiarì la voce. -Io ne ho, se volete.
    -Oh, vieni, Annabeth.- disse Luke. -Talia, ti presento Annabeth. Annabeth, questa è Talia, figlia di quel vecchio simpaticone di Zeus.
Feci un sorriso tirato. -Molto piacere.
    -Il piacere è tutto mio, Talia.- disse Annabeth, sorridendo.
    -Non ne dubito...- borbottai incomprensibilmente.
    -Ci siamo incontrati poco fa.- mi spiegò Luke. -Annabeth è come noi.
Inarcai un sopracciglio. -In che senso?
    -In quel senso.- sorrise Luke, soddisfatto.
    -Padre o madre?- le chiesi.
    -È mia madre.- rispose la biondina.
    -Talia Grace, sono lieto di presentarti Annabeth Chase, figlia di Atena, la dea della sapienza e di quelle cose là.- disse Luke, fingendosi un aristocratico francese.
Annabeth lo guardò interdetta, poi scoppiò a ridere. -L'imitazione non è il tuo forte, sai?
    -Di solito mi riesce meglio.- ammise Luke, facendole l'occhiolino.
    -Quindi, fammi capire.- interruppi, facendo quattro calcoli. -Atena è tipo la mia sorellastra, quindi, se tu sei sua figlia, io sarei qualcosa come la tua ziastra, giusto?
Annabeth annuì.
    -Alla faccia!- esclamò Luke, passandosi una mano tra i capelli. -Quest'albero genealogico è più confusionario di quello di Ridge e Brooke!
Inarcai un sopracciglio. -E da quanto conosci i personaggi di Beautiful, scusa?
Luke fece spallucce. -Da quando la mia vicina di casa ha iniziato ad assordarmi alzando al massimo il volume della televisione.
    -A che stagione erano arrivati?
Il biondo storse il naso, tentando di ricordare. -Sarà stata la novantaquattresima, ne hanno fatte troppe perché riesca a distinguerle. Ma erano tipo al punto in cui lui lasciava lei per rimettersi con l'altra che però stava già con il fratello dello zio del suo migliore amico, il quale era impegnato con la sorellastra della nipote acquisita da parte di zia.
Annabeth fece una faccia confusa.
    -Non ti preoccupare, è normale.- rise Luke, prendendole le bende che aveva tirato fuori dallo zainetto. -Come lo è il fatto che Talia faccia l'orgogliosa e si rifiuti di ammettere di avere un dolore lancinante al ginocchio.
    -Ehi!- protestai. -Io non ho nessun dolore lancinante al ginocchio!
Luke fece l'occhiolino alla biondina. -Visto?
Annabeth rise. -Certo che siete strani, voi due.
    -Luke senz'altro.- borbottai, mentre lui mi fasciava il ginocchio tra un sorrisetto e l'altro.
Il biondo inarcò un sopracciglio, alzando il capo per guardarmi. -E tu che ne sai?
Voltai la testa di lato con un movimento brusco. -Ti conosco abbastanza bene per poterlo affermare.
Luke soffocò una risata. -E io conosco te.
    -Contaci.- borbottai.

Ci volle un po' di tempo prima che l'operazione di bendaggio al mio ginocchio fosse compiuta: tanto per cambiare, Luke aveva messo le bende al contrario, quindi non riusciva a chiuderle come avrebbe dovuto. Fu necessario l'intervento della biondina per sistemare il tutto.
    -Fatto.- disse Annabeth soddisfatta, riponendo il disinfettante e le bende avanzate nello zainetto. -Dovrebbe andare.
    -Grazie.- la ringraziai, per poi sfoggiare un sorriso ironico in direzione di Luke. -Se sai anche cucinare meglio di Luke e ti piacciono i Green Day, potrei anche prendere in considerazione la possibilità di sposarti.
Annabeth rise, ma disse semplicemente: -Non credo che la ferita si rimarginerà entro domani, però.
    -Questo non è un problema.- intervenne Luke. -La trasporto io, se necessario.
    -Ah, voglio proprio vedere.- esclamai, incrociando le braccia. -Sentiamo un po', come hai intenzione di fare?
Un sorriso scaltro fece capolino sul volto del ragazzo. -Così.
Non seppi mai come fece. Ve lo assicuro, non ne ho la più pallida idea. So solo che nell'arco di due secondi mi portava in groppa sulla schiena, mentre io mi tenevo al suo collo per non cadere.
    -Mettimi subito giù!- strillai, mollandogli un pugno in testa.
Luke rise. -Ma non ci penso nemmeno! Non ho intenzione di passare la notte a dormire su un ponte di pietra!
    -E tu avresti intenzione di portarmi in spalla fino a quando non sarò in grado di camminare?
    -Ovvio.- rispose.
    -Ti diverti a portare pesi?- gli chiesi, sarcastica. -Perché se è così ti nomino "trasportatore ufficiale del mio zaino".
    -No, comunque tu sei leggera per avere dieci anni.- disse Luke, raccogliendo con una mano il mucchietto di legna che aveva poggiato più in là. -Ma siamo una famiglia, e in una famiglia ci si aiuta.
Annabeth mi fissò, in attesa della mia reazione. Io voltai la testa di lato, imbarazzata.
    -Sei più stupido di quei tre pappagallacci che avevamo alle calcagna fino a ieri.- borbottai.
Luke rise ed iniziò a camminare verso il bosco dal quale eravamo partiti. Continuò a darmi spunti per prendermela con lui, così finii per non accorgermi che Annabeth non ci stava seguendo.
    -Fermati un attimo.
    -Che c'è, Talia?
Non gli risposi, ma cercai Annabeth. La trovai ferma sul ponticello, nell'esatto punto dove l'avevamo lasciata.
    -Ehi, biondina!- la chiamai. -Che fai, non vieni?
Le si illuminarono gli occhi. -Posso?
    -Prendermi cura di te non sarà più difficile che prendermi cura di Luke.- le assicurai. -Fidati, se vuoi una famiglia che ti tenga al sicuro l'hai trovata.
Annabeth si caricò lo zaino in spalla in fretta e furia e conse nella nostra direzione, ringraziandoci qualcosa come un milione di volte.
    -Figurati, non potevamo lasciarti qui.- minimizzò Luke. -I mostri gioirebbero nel trovare in mezzo al bosco, tutta sola soletta, una bambina di... aspetta, quanti anni hai?
    -Sette.- disse Annabeth.
    -Di sette anni.- concluse. -Ecco, per darti un ruolo, tu sei la figlia mia e di Talia.
Arrossii violentemente. -Woah, ma che accidenti vai dicendo?
    -Sarebbe bello essere vostra figlia.- sorrise Annabeth.
    -No, no, no, frena!- la bloccai, rossa in volto.
Luke sorrise. -Perché no? Per amarci ci amiamo, vero, Talia?
    -Ma figurati!- esclamai, imbarazzatissima.
Il biondo prese a fare il melodrammatico. -Mi ferisci così, gioia mia. Lo sai che non sarei in grado di vivere senza di te.
    -Sì, perché i mostri ti farebbero a fettine.- replicai.
    -Sei senza cuore, ma ti amo comunque.- fece Luke, trattenendo malamente una risata.
    -Ma finiscila, sei un pessimo bugiardo.
Luke sospirò. -Vedi Annabeth? Tutti ti credono, tranne quando dici la verità.
    -Bene, vediamo di porre fine a questa conversazione campata per aria.- intervenni. -Annabeth, tu sei la nostra sorellina minore, va bene?
Annabeth annuì con un sorrisone. -E sia.
Feci una faccia soddisfatta. -Bene, abbiamo risolto. Parlando d'altro, che vuoi per cena? Luke è bravo a cucinare, credimi.
Non parlammo d'altro in particolare, per quella sera sembrammo veramente una famiglia uguale a come avevo sempre pensato dovesse essere quella perfetta.
Annabeth non era poi così male e mi dissi che prima o poi avrei imparato ad apprezzarla a dovere. Non ci volle molto, ad essere sincera.
L'unica cosa che mi fece arrabbiare fu quando, una volta che Annabeth si fu addormentata vicino a me, Luke mi si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia.
    -Ma... cosa...?- bofonchiai, ma Luke mi sorrise in risposta, divertito.
    -Tra innamorati ci sta, no?
Aprii la bocca un paio di volte, ma non ne uscì alcun suono.
    -Buonanotte, mon amour.- mi salutò Luke, con un sorriso divertito sul volto mentre tentava un accento francese.
Non aspettò nemmeno che gli tirassi un pugno sul naso prima di uscire dalla mia tenda.
    -Razza di babbuino.
Sì, Luke Castellan aveva un'abilità innata per farmi arrabbiare.

Angeleyes


My little corner
:
*si nasconde dietro un angolo* Boh, non so veramente che dire.
Era un pezzo che volevo scrivere una Talia x Luke... nata come one-shot, ho scelto di suddividere questa storia in tre capitoli perché sarebbe risultata troppo pesante da leggere. Uno per ogni strofa della canzone, insomma.
Lo spoiler è piuttosto palese per quanto riguarda la questione di Jason, ma devo dire che è stato interessante provare ad immaginare il momento in cui Talia e Luke incontrarono Annabeth. Credo di essere l'unica a pensare che tra Talia ed Annabeth non sia stato subiro rose e fiori... :3
Una cosa: ditemi se i personaggi sono OOC, perché sono stata tremendamente indecisa se mettere l'avviso o meno.
Un ringraziamento sentito a Te, che sei giunto fino a qui. Puoi vantarti di avere un alto tasso di sopportazione, i miei complimenti. XD
Grazie (e buon 2012! =3).
Aly.

Credits:
Characters © Rick Riordan
Lyrics & Music © Abba, "Angeleyes"
Title Font = Times New Roman
Text Font = Arial

I personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Rick Riordan.
Questa storia non è stata scritta ad alcuno scopo di lucro.

   
 
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