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Autore: maddy91    24/08/2006    13 recensioni
“Ti amo, Hermione Granger” “Perché ci hai messo tanto a dirmelo?” “Forse mi piaceva torturarmi…” “Ti amo anch’io, Ronald Weasley”
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: i personaggi e le ambientazioni di questa storia non sono di mia proprietà ma appartengono a J.K.Rowling. Ciò che scrivo non è per fini di lucro ma per pura attività ludica.

La one-shot che vi accingete a leggere è nata questa notte, tra le 23:30 e le 1:50.

E' una storia triste, introspettiva, che spero vi toccherà il cuore senza turbarvi.

Le parti in corsivo sono flashback, il resto è il pensiero del protagonista.

Buona lettura, la vostra dolce e triste Maddy P.

UNA BREZZA DI CILIEGIA

Niente di tutto questo sarebbe dovuto accadere. Non avrei dovuto permetterlo.

Non importa se tutti dicono che è stato un incidente.

Non importa se ad ucciderla è stato un mangiamorte assetato di sangue.

Tutto questo non importa. Io non avrei dovuto permetterlo.

“Stasera mi va di stare un po’ con te… E’ tanto tempo che non passiamo una notte insieme.”

“Mi dispiace, non posso, sono impegnato. Con tutto il lavoro che devo sbrigare al Ministero… Non so neanche se avrò tempo per dormire qualche ora.”

Sembrava delusa. Da qualche tempo il rapporto tra noi due si era incrinato, non era più lo stesso e sicuramente il fatto che lavoravo praticamente 24 ore su 24 non aiutava.

“Ah, capisco. Beh, d’altronde come potrei biasimarti: il tuo lavoro è molto più importate di qualunque altra cosa!”

“E dai… No fare così. Lo sai che mi dispiace quanto te di non poter stare insieme neanche una sera, ma non posso discutere i miei doveri verso la società.”

“Scusami, hai ragione. Solo che talvolta penso che questa guerra non avrà più fine. Dura da tanto, troppo tempo ormai.”

“Finirà presto, te lo prometto.”

E infatti presto finì, almeno per lei. Finì quella sera stessa.

Din Don.

Non era neanche un’ora che dormivo e già suonava la sveglia? No, era il campanello. Ma chi è quel pazzo che veniva a suonare alla porta alle 3:40 del mattino? Avanzando con passi strascicati raggiunsi la porta.

“Il signor Ronald Weasley?”

“Sì sono io... Ma chi è lei che arriva a quest’ora improbabile? Se mi cerca saprà anche che il mio lavoro mi tiene sveglio fino a notte fonda e non voglio essere disturbato se non per qualcosa di veramente grave!” lo aggredii.

“Mi chiamo Jason Wulfrick. Sono il responsabile Auror del reparto Omicidi e Attentati alla vita del Ministero della Magia. La prego di seguirmi, signor Weasley.”

“Se-seguirla? Dove?” domandai spaesato.

“Al San Mungo.”

“Perché?? Cos’è accaduto? Qualcuno della mia famiglia è in pericolo?”

“Nessun Weasley si trova in pericolo, non si preoccupi. Ma mi è stato riferito di scortarla fino all’ospedale. Dicono che lei conosca la signorina Hermione Granger.”

Il sangue mi si gelò nella vene. “…He-Hermione???”

“La signorina Granger è stata trovata circa un’ora fa priva di sensi in casa sua. I vicini hanno informato il Ministero di aver sentito degli strani rumori provenienti dall’abitazione, così una squadra di Auror è stata mandata in perlustrazione della casa. La ragazza era accasciata a terra, sul pavimento della cucina, la bacchetta le era stata spezzata. Dagli esami è stato verificato che l’aggressore l’ha colpita con una Cruciatus, seguita da un tentativo di strangolamento e uno potente Schiantesimo. Siamo costernati per il fatto che ella sia sopravvissuta (se le sue condizioni possono definirla tale) ad un’aggressione del genere: nessuna donna avrebbe retto a così tanta violenza.”

Hermione è sempre stata una donna forte. Una donna a sangue freddo, che non si lasciava prendere dal panico e reagiva sempre con lucidità e prontezza. Non era il genere di persona che permetteva di essere soggiogata, piuttosto si opponeva alle costrizioni.

Probabilmente è questa la qualità che mi ha fatto innamorare di lei. La sua determinazione, il coraggio: qualità che in me evidentemente non spiccavano. Neanche quando finalmente mi dichiarai a lei riuscii a mantenere la calma. Più che una dichiarazione, la mia appariva una sorta di minestrone di emozioni nel quale sembravo affogare sempre di più. Fu addirittura lei a baciarmi per prima…

Sento ancora le sue labbra calde sopra le mie, quell’odore di ciliegia che l’avvolgeva e mi attirava verso di lei come una calamita. Le nostre lingue, che sembravano ballare un valzer sconosciuto ma del quale ognuno sapeva ogni singolo passo. I suoi occhi nocciola puntati sui miei, come a voler entrare dentro me, nel mio essere, e abbracciare ogni singolo frammento del mio cuore.

“Ti amo, Hermione Granger”

“Perché ci hai messo tanto a dirmelo?”

“Forse mi piaceva torturarmi…”

Le sue labbra sfiorarono ancora le mie e ci lasciammo condurre in un mondo di sogni e di pace, dove ogni carezza è un bacio ed ogni bacio è l’esaltazione del piacere sublime concentrato nell’amore.

“Ti amo anch’io, Ronald Weasley”

Ricordo anche la nostra prima volta. La mia e la sua.

“Harry… Sono così agitato! Oddio, e se non ci riuscissi? Intendo, se non riuscissi a… Hai capito, no?”

“Rilassati Ron, devi solo rilassarti! Tutto poi verrà spontaneo…”

“Se lo dici tu… E’ una serata troppo importante per noi! Morirei se qualcosa andasse storto…”

Già, morirei. Morirei per lei, o meglio sarei morto per lei.

L’amavo più di tutto me stesso, più della mia stessa vita: era troppo importante per me.

Salivo le scale due gradini alla volta, il fiato corto e il cuore che batteva come in un folle inseguimento spasmodico. Raggiunsi la stanza e, senza bussare, abbassai con potenza la maniglia ed entrai. Sembrava un angelo, un angelo terribilmente immobile, su quel letto d’ospedale. Prima che me ne resi conto iniziai a piangere; m’inginocchiai sul bordo del letto, accarezzando le ciocche che cadevano morbide sulle sue guance e restai lì, una buona mezz’ora, a guardarla respirare per l’ultima volta.

Cominciai a parlarle, pur sapendo di non poter ricevere risposta da parte sua, della nostra storia e di quanto fossi stato stupido ad averla trascurata. Le sussurrai parole dolci, cariche di quell’amore che negli ultimi tempi non le avevo dimostrato a pieno. Non ricevevo risposta dalle sue labbra ma percepivo che era ancora in grado di assorbire ciò che le ripetevo.

Quando seppi che non c’era più nulla che non dovesse sapere, mi alzai e feci per uscire…

“Io… I-io…”

Quella era la sua voce. Mi voltai: gli occhi erano ancora chiusi, ma le labbra leggermente schiuse, in procinto di cimentarsi in un lungo discorso di poche parole.

“Io… Ti a…A…” le sue labbra restarono così, semiaperte, con quella parola posizionata su di loro come un bacio. Per sempre.

Anch’io ti amo, Hermione Granger.

Quella notte una parte del mio cuore morì insieme a te.

Era un pomeriggio di maggio quello in cui ti salutammo.

Una di quelle giornate rinfrescate da una leggera brezza di mezza stagione.

Una brezza che ti accarezza le guance e rinfranca il cuore.

Quel giorno la brezza profumava di ciliegia.

  
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