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Autore: Fiamma Drakon    07/01/2012    2 recensioni
Gli shinigami sono la razza prescelta per proteggere il mondo dalla furia devastatrice dei demoni. Per questo vengono anche chiamati Demon Hunters.
Grell Sutcliff, degradato per la sua inaccettabile infatuazione verso il demone Sebastian Michaelis, ormai ha perso ogni interesse per il suo compito: tutto ciò che desidera è riuscire a star vicino al suo amore. Eppure, sembra che il destino sia contrario alla sua scelta...
«Will...?» lo chiamò, allontanandosi di mezzo passo «Che cos’è quella?».
«Queste... sono...»
«... le ceneri di uno shinigami assassinato» completò per lui Undertaker, il tono che aveva acquistato nuovamente quella sfumatura vagamente ilare propria di lui.

[...] «E io che cosa c’entro in tutto questo?»
«Quello shinigami era l’incaricato a distruggere Sebastian Michaelis. Raccapricciante come da carnefice si sia trasformato in vittima, non trovi?».

[Sebastian/Grell (one-sided); Claude/Grell (accennato, one-sided)] [Possibili lievi OOC]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Claude Faustas, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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9_Il primo assassino - una verità nascosta attraverso i secoli
Demon Hunters
9. Il primo assassino - una verità nascosta attraverso i secoli


Grell si addossò contro lo schienale della sedia, stanco.
«Uffa...! Non ce la faccio più! Sono ore che cerchiamo in questi libri e non si trova niente!» sbottò, accavallando stizzito le gambe «Avrei preferito di gran lunga andare a caccia come Ronald...» sospirò.
Senza alcun preavviso gli arrivò una sonora batosta in testa dall’altro lato del tavolo, dove William stava seduto, leggendo un altro libro del cumulo che occupava quasi tutto il tavolo.
«La tua Death Scythe ti è stata restituita solo temporaneamente, a meno che tu non collabori. Per cui non puoi occuparti di nessun tipo di missione, Sutcliff».
«Uff... come sei antipatico...» borbottò Grell, massaggiandosi la testa «E che bisogno c’era di picchiarmi?».
William sollevò lo sguardo dal libro che stava consultando ed assettò con fare minaccioso gli occhiali sul naso.
«Stavi alzando troppo il tono» spiegò semplicemente.
Il Dio della Morte rosso sbuffò contrariato e riprese il libro che stava leggendo, anche se interruppe un’altra volta la lettura dopo appena pochi istanti.
«Quando Ron è stato chiamato, ho avuto una strana sensazione sentendo il nome di quel demone...» disse, sovrappensiero, guardando il moro.
«Una strana sensazione, Sutcliff...?» domandò quest’ultimo, alzando a propria volta gli occhi dal suo volume, inaspettatamente interessato.
«Sì, è stato come un déjàvu...» rispose l’altro, più come se stesse parlando a sé stesso che con il suo superiore.
Quest’ultimo ebbe il tremendo presentimento che non fosse un qualcosa di completamente slegato da ciò in cui erano coinvolti.
Per la prima volta in tutta la sua vita sperimentò che cosa fosse il terrore viscerale di qualcosa, un sentimento strisciante che gli attanagliava la bocca dello stomaco nella sua temibile morsa senza dargli pace.
Grell notò con un solo colpo d’occhio il cambiamento nella sua espressione, abituato com’era ad incontrare sempre la medesima maschera di perfetta impassibilità. Nei suoi occhi, adesso, c’era qualcosa che lui non riusciva a definire, ma che non gli piaceva affatto, perché snaturava completamente lo sguardo ed il volto di William.
«E dove l’hai già sentito?» domandò quest’ultimo, una nota di tensione che vibrava in modo palpabile nella sua voce, nonostante i suoi sforzi di apparire imperturbabile come sempre.
«Il problema è questo, Will. Non riesco a ricordarmelo» ammise Grell senza alcuna esitazione.
«Sei inutile come sempre, Sutcliff» replicò Spears fermo, sistemandosi gli occhiali «Torna a lavorare».

Le prime ore del mattino erano quelle a parer suo più fresche dell’intera giornata: il gelo della notte si attenuava per lasciare il posto al tepore dei primi raggi del sole.
Ronald, in piedi sul campanile della chiesa centrale, il fedele tagliaerba in spalla, osservava la cittadina.
Una piacevole brezzolina s’inerpicava fino al tetto, frusciandogli sotto le vesti e carezzandogli i capelli, simili a dita invisibili.
L’aria fresca che gli riempiva i polmoni lo rinvigoriva e lo faceva sentire più vivo, pronto alla caccia.
La sua missione consisteva nel trovare ed uccidere Claude Faustus, un demone che era stato avvistato nelle vicinanze del fiume che scorreva appena fuori la periferia del centro abitato.
Per cui l’unica cosa sensata da fare era andare a cercarlo da quelle parti.
Lo shinigami fletté le ginocchia e si lanciò nel vuoto con un balzo fin troppo energico, il vento che gli frustava il viso per la velocità dello slancio, l’esaltazione della caccia che rapidamente lo pervadeva.
Era ancora giovane - uno degli Hunter più giovani - perciò era comprensibile tanta esuberanza da parte sua.
Saltando da un tetto all’altro, Ronald si avviò nella direzione che portava al fiume, sperando nella possibilità di riuscire a trovare lì il suo demone.
Era poco probabile che vi fosse vista l’ora, ma lui non si dava per vinto: finché c’era anche solo un’esigua possibilità di trovarlo, lui era disposto a tentare. Anche perché quel luogo era l’unico in cui sapeva per certo fosse stato avvistato. In caso non l’avesse trovato, avrebbe rimandato l’incarico alla sera successiva nelle ore precedenti la mezzanotte, l’arco di tempo in cui era più alta la probabilità di incrociare demoni in caccia d’anime umane di cui nutrirsi.
Non gli occorse molto per raggiungere il limitare estremo della cittadina, vista la velocità con cui si muoveva.
Giunto sulla sommità dell’ultima casa, il Dio della Morte si diede una spinta particolarmente poderosa e si lasciò precipitare al suolo con entusiasmo, atterrando senza riportare il minimo danno.
Si guardò intorno, stupito: sembrava che in riva al fiume si fossero scontrate forze ancestrali con un potere distruttivo oltre ogni immaginazione.
Il terreno era costellato di crateri di svariate dimensioni e crepe che s’intrecciavano e si dipanavano come le fila di una immensa ragnatela.
Poco distante dal punto in cui lui si trovava riuscì inoltre a scorgere delle tracce di terreno bruciato che andavano espandendosi a raggiera, come se lì ci fosse stato qualcosa di sferico ed incandescente.
Nell’aria si avvertiva quasi a tatto il silenzio della desolazione di un campo di battaglia che Ronald violò con passo incerto, mentre avanzava e dava un’occhiata più da vicino.
Non lavorava da tanto come Demon Hunter, pertanto aveva poca confidenza con il mondo degli umani, ma tutto in quel posto gli suggeriva - anzi, gli gridava - che quella non era opera di alcun essere umano.
«Quel Claude Faustus dev’essere stato qui» mormorò tra sé, chinandosi vicino al punto in cui il terreno era bruciato, sfiorandolo «Per fare tutto questo casino, deve aver combattuto contro qualcun altro potente quanto lui. Ma allora ci sono due demoni?».
Mentre ispezionava più da vicino il suolo, si accorse che molto distante da lui c’era qualcosa abbandonato a terra e che sopra di esso s’intravedevano sottili strisce di luce dorata proiettata dal tenue riverbero residuo della luna.
Incuriosito, si alzò e si avvicinò, scoprendo che si trattava del corpo di una donna evidentemente morta, a giudicare dal colorito cereo delle guance, l’espressione vacua ed il sangue che era dilagato sull’intera schiena, nella quale erano conficcati tre coltelli d’oro.
«Coltelli...?» borbottò il biondo, inarcando confuso un sopracciglio.
In quel momento udì qualcosa fendere l’aria.
Si volse e si scansò goffamente, indietreggiando ed incespicando nel cadavere dell’umana, cadendo all’indietro. Nonostante la caduta, però, riuscì ad evitare un coltello che, vibrante, si andò a conficcare nel terreno a qualche metro da lui.
«Chi...?» mormorò il Dio della Morte, osservando l’impugnatura dell’utensile vibrare per il contraccolpo, girando poi la testa nella direzione da cui era pervenuta l’insolita arma, già immaginando chi fosse il suo aggressore. Era riuscito a riconoscere in quel coltello lo stesso con cui la donna era stata ammazzata.
Knox si rialzò, aggrappandosi in parte al manico del suo tagliaerba, girandosi poi verso il sopravvenuto che lo osservava a qualche decina di metri di distanza.
Il biondo sorrise sprezzante, assumendo una posa impettita con l’intenzione di apparire spavaldo.
«Immagino che tu sia il demone Claude Faustus» disse.
Sollevò la sua falce della morte e se la mise in spalla, puntando verso l’uomo in veste nera e gli occhi dorati l’indice della mano libera con fare minatorio.
«Io sono Ronald Knox, l’Hunter che stanotte ti ucciderà! ☆».

Informazioni.
Centinaia, migliaia di informazioni delle epoche più disparate, da quelle antiche di diverse migliaia d’anni a quelle di “appena” un secolo prima.
William continuava a sfogliare senza sosta le pagine, scorrendole con lo sguardo e la mente, accumulando tutto ciò che leggeva nel cervello, liberandosene in un secondo momento, accorgendosi che tra quelle notizie non c’era ciò che lui cercava.
Instancabile, leggeva un libro dopo l’altro, senza distogliere da essi la propria attenzione: voleva concludere alla svelta la questione. Lavorare a quel ritmo era frustrante, ma doveva farlo, se non voleva vedersi cacciare dai superiori. Si chiese perché non intervenissero in modo diretto, vista la gravità della faccenda, ma mise subito da parte la domanda, concentrandosi sul da farsi.
Seduto davanti a lui, Grell di tanto in tanto lo spiava da sopra il libro che leggeva annoiato, ammirando la serietà e la dedizione con cui Will si dedicava all’incarico.
Non poteva negare che fosse attraente quand’aveva quello sguardo così concentrato e penetrante.
«Ho trovato qualcosa».
L’Hunter dai capelli rossi sbatté le palpebre, riportando la propria mente alla realtà, notando che William aveva appoggiato il volume sul tavolo.
Riassettandosi gli occhiali sul naso con la tenaglia, lesse ad alta voce: «Nei secoli addietro la razza degli shinigami ha incontrato non poche difficoltà nel sopravvivere. Clamoroso fu il caso della Nìade, un mostro ibrido capace di uccidere gli shinigami senza esporsi a rischi, per mezzo di un tramite. La popolazione degli shinigami si ridusse drasticamente, ma grazie all’intervento di uno di loro, la minaccia fu debellata. L’eroe aveva...»
«... lunghi capelli grigi e gli occhi coperti» lesse Grell.
Scrollò le spalle, guardando il moro negli occhi.
«È una semplice descrizione fisica. Chissà da quant’è morto questo tizio...»  commentò con leggerezza.
«Sutcliff, c’è dell’altro» disse Spears in tono risoluto, voltando il libro verso di lui, girando pagina.
Grell sgranò gli occhi, aprendo sbigottito la bocca: nell’angolo in alto a sinistra della pagina c’era un disegno - probabilmente una riproduzione di un dipinto dell’epoca descritta - che rappresentava una donna nuda cui mancavano i piedi, avvinghiata da catene che sembravano trattenerla alla parete che doveva esserci sul margine sinistro della raffigurazione. Il viso non c’era: nell’angolo della stanza - che Grell paragonò immediatamente ad uno scantinato - c’era un’oscurità impenetrabile nella quale dovevano trovarsi il suo viso ed il suo collo. Tutto ciò che si vedeva erano due globi chiari che probabilmente erano gli occhi.
Ma ciò che aveva maggiormente attirato l’attenzione del Demon Hunter non era stata la figura femminile, bensì la persona che le stava trafiggendo il petto con la punta acuminata e ricurva di una lunga falce: era un giovane uomo con lunghi capelli grigi che gli arrivavano fino alle scapole ed una frangia lunga che gli copriva quasi completamente la metà superiore del viso, lasciando vedere solamente la parte inferiore della montatura degli occhiali. Era disegnato di profilo, per cui era possibile vedere solamente una delle catenelle che pendevano dall’asta che sorreggeva gli occhiali.
Indosso portava un lungo e curioso abito nero con le maniche larghe.
Nonostante fosse diverso, vedendo quel personaggio a Grell veniva in mente soltanto una persona.
«Questo è...» esordì, ma William chiuse con un gesto secco il volume.
«Avrebbe dovuto parlarcene prima» disse solamente, irritato, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Andiamo a chiedere, non è così?» domandò Sutcliff, sperando in una conferma che gli venne pochi momenti dopo: non vedeva l’ora di metterlo sotto torchio a dovere.
Mentre riponevano i volumi ai loro posti, Grell ripensò al suo Sebastian: erano due giorni ormai che non lo vedeva e ne sentiva dannatamente la mancanza. Con quello che stava succedendo agli shinigami, chissà quando avrebbe potuto rivederlo. Soffriva così tanto standogli lontano...!
Ripensò all’ultima volta che si erano visti e si bloccò mentre si stava allungando a rimettere a posto un libro in uno scaffale particolarmente alto. Si ritrasse, afferrando nuovamente con ambedue le mani il volume.
«Will, ora ricordo!» esclamò, voltandosi verso il moro.
«Sutcliff, lavora. Dobbiamo mettere a posto i libri prima di andare e non m’interessa se ti sei scheggiato un’unghia mentr...».
«Come sei antipatico!» sbottò il rosso, appuntandosi le mani sui fianchi, poi proseguì: «Will, il nome di quel demone l’ho sentito dire da Sebastian l’ultima volta che l’ho visto».
William lo guardò, poi gli menò una bastonata in testa.
«Ahio! Ma che ho fatto?!»
«Inutile, Sutcliff. Sei completamente inutile: potevi ricordartelo prima» lo ammonì Spears, mentre dentro di sé sentiva concretizzarsi la sensazione di pericolo incombente che aveva precedentemente avvertito.
«Perché, scusa?»
«Perché Knox è andato a cacciarlo».

Claude inarcò elegantemente un sopracciglio, senza scomporsi minimamente.
«Un Demon Hunter...?» ripeté, avanzando di qualche passo.
«Ero venuto a cercare qualche anima per la mia padrona» aggiunse, irrigidendo la postura ed affilando lo sguardo tanto da farlo diventare estremamente minaccioso.
«E tu mi sei d’intralcio» esclamò, severo «Perciò dovrai sparire».
Ronald sorrise sprezzante, posando a terra la sua falce, accendendone il motore.
«E allora fatti sotto!».
Il demone non se lo fece ripetere due volte: scattò in avanti rapido, pronto ad ucciderlo e strappargli l’anima. Dopotutto, un’anima era pur sempre un’anima, di chiunque essa fosse.
Ronald parò con il tagliaerba il calcio che Claude gli menò con furia sorprendente al fianco sinistro, respingendo il suo aggressore. Quest’ultimo arretrò di un paio di passi e caricò di nuovo.
Lo shinigami fece leva sul manico della sua falce e si sollevò da terra alzando i piedi fino ad essere in perfetta verticale sopra il suo attrezzo. Rimase in equilibrio per un momento, poi si diede una spinta e schivò con una giravolta nell’aria il suo avversario, il quale colpì il vuoto.
Il biondo atterrò qualche metro dietro di lui.
«Troppo lento» esclamò, schizzando in avanti, caricando un pugno col quale intendeva colpirlo in mezzo alle scapole.
Quando gli arrivò a tiro ed allungò il braccio per colpirlo, tuttavia, Ronald avvertì qualcosa sfiorargli l’arto, come se avesse appena superato un’invisibile tenda di velo sottilissimo.
Subito dopo un’esplosione di dolore l’accecò, facendolo arretrare con tanta forza da farlo cadere.
Il suo braccio stava bruciando: fiamme violette lambivano il suo guanto e la manica della sua giacca, consumando in fretta il tessuto. Il calore era atroce e lentamente il fuoco arrampicò lungo il suo arto.
Ronald si mise seduto, cercando di spegnere la vampa in ogni modo.
Nelle lenti dei suoi occhiali erano riflesse le lingue di fuoco, mentre nei suoi occhi brillava una scintilla di terrore e di panico.
Claude lo dominava, imponente e intimidatorio, negli occhi le fiamme dell’Inferno che ardevano più vive e guizzanti che mai.
Ronald cominciò a gridare. Un grido col quale non voleva implorare soccorso - e a chi, poi? Di Hunter, nei dintorni, c’era solamente lui - ma piuttosto esprimere il dolore di quel piccolo ma vorace incendio che gli stava consumando l’arto e che si stava propagando alla spalla.
Ben presto avrebbe conquistato tutto il suo corpo, ma lui non aveva la minima intenzione di morire lì.
«E adesso, mi prendo la tua anima» sentenziò Claude, piegandosi su di lui per afferrargli il viso.
Qualcosa fendette l’aria all’improvviso, senza dare la possibilità a nessuno dei due di spostarsi dal punto dove si trovavano. Fortunatamente, il colpo non era indirizzato all’Hunter, bensì al suo avversario: il demone venne colpito di striscio al polso da una tenaglia che Ronald conosceva bene.
Ferito, Claude arretrò digrignando i denti.
Il ragazzo dai capelli biondi voltò all’indietro il capo, vedendo due profili a lui familiari venire verso di lui.
«Ron!» esclamò la voce di Grell, mentre quest’ultimo avanzava veloce verso di lui.
«Oddio, e questo cosa...?!» fece, senza parole, vedendo il suo arto bruciare.
«Fa’ in fretta, Sutcliff. Prendilo e vai, prima che carbonizzi» lo redarguì William, ritraendo la propria asta e puntandola di nuovo verso il demone.
Grell sollevò malamente Ronald da terra, prendendolo in grembo cercando di non prender fuoco a sua volta, quindi si allontanò, lasciando William a vedersela con Claude.
«Non voglio perdere tempo con te» asserì il moro, pacato, allungando l’asta in direzione del tagliaerba, afferrandolo e trascinandolo verso di sé «Anche se risparmiare la vita di uno di voi mi disgusta» aggiunse.
Il demone dagli occhi dorati fece per attaccarlo, lanciandosi contro di lui, ma Spears fu più veloce e, non appena fu a tiro, gli menò un fulmineo calcio sotto il mento, scaraventandolo lontano.
A quel punto, prese la falce di Knox e se la issò sulla spalla, allontanandosi a propria volta.
«Arrivederci... Claude Faustus» si congedò gelido una volta giunto in prossimità delle case, balzando sul tetto della più vicina, dirigendosi verso il Portale per la loro dimensione che si trovava sopra il campanile della chiesa.
«Non finisce qui, Demon Hunters» sibilò Claude, rialzandosi, pulendosi il rivolo di sangue che gli scivolava lungo il mento.
Se ne andò anche lui, dirigendosi in città, in cerca di qualche anima da portare alla sua padrona.





Angolino autrice
Sono mesi che non aggiorno questa storia ç__ç mi dispiace *si sente colpevole* colpa un po' dell'Ispirazione e della scuola che sta sempre tra i piedi è-é
Ringrazio PattyOnTheRollercoaster per la recensione allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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