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Autore: Taila    07/01/2012    5 recensioni
La squadra viene coinvolta in un caso personale di Nate. Un'indagine dolorosa, a metà tra Washington e Los Angeles. Gelosie, incomprensioni, un amore che si è sicuri non nascerà mai, una folle corsa contro il tempo per salvare una persona prima che tutto sia perduto... o più semplicemente la ricerca di una persona cara ormai morta?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^__^ Siamo alfine giunti alla conclusione di questa long e ammetto di essermi emozionata un pochino quando ho scritto l’ultima parola *^* Ma bando ai sentimentalismi, perché ho tutta l’intenzione di non lasciare in pace questa coppia e tornerò presto a farmi sentire ^_^ Questo epilogo doveva essere il mio regalo per voi per l’Epifania, ma non sono riuscita a mettermi al computer ieri, quindi eccomi qui in ritardo come al mio solito ^^’’ Adesso però permettetemi di passare ai ringraziamenti. Ringrazio BlackCobra: Sì, di idee per nuove fic ne a bizzeffe è il tempo di scriverle tutte che mi manca. Ho iniziato una shot su Nate/G, una long su Criminal Minds e mi è venuto in mente un crossover tra NCIS - LA e Hawaii Five O, ho trovato anche un'ideuzza nella prima serie di NCIS - LA che farebbe al caso mio *__* Ah, sto pensando di riprendere in mano un prompt che mi ha dato Akane per Nunb3rs, vedremo... Dai, non prendertela con Callen che ha lasciato solo Nate in ospedale, in fondo è l'attesa che rende più interessante il momento X, non credi? E' da G tirarsi indietro per paura di quello che prova, ma alla fine ha risolto splendidamente il tutto, non credi? E sono felice di sapere che ti sia piaciuta la scena finale, quella di Gibbs che mostra le manette di peluches a Tony... prima o poi ci scriverò due righe su *p* Ti ringrazio per aver seguito tutta questa long, di aver fatto il tifo per i nostri tesorucci e di non aver gambizzato Callen ^o^ Ringrazio Sharel: Figurati, sei stata splendida come sempre. Anche Nate e G festeggiano la fine della long degnamente, a che non allo stesso livello fisico di Gibbs e Tony *p* Per l'epilogo... ti ringrazio per la fiducia e spero che ciò che ho scritto non deluda le tue alte aspettative. Ringrazio di cuore anche te per aver seguito questa long, sperando che ti abbia fatto passare dei bei momenti, almeno un pochino ^^
Ringrazio: BlackCobra, electra23 e Mercy93 che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: perlanera che ha inserito questa fic tra quelle da ricordare. Ringrazio: 1vampira1, Alchimista, antote, carlie_smile, dtessari, fange69, Rose, Sharel, silvi22, themina e tracywelsh che hanno iserito questa long.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa long, che hanno anche semplicemente letto. Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno quest'ultimo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, alla prossima fic gente \^__^/


Epilogo
Callen si fermò davanti i gradini del patio della casa di Nate. I giorni precedenti erano stati così impegnativi da togliere a tutta la squadra ogni momento di pausa, quindi avevano deciso di approfittare di quel primo giorno libero dopo tanto tempo e di stare un po’ insieme. In realtà era stato il buon dottore a proporlo, ma lui non si era fatto di certo pregare e aveva accettato di buon grado.
- Callen?- una voce femminile conosciuta alle sue spalle lo richiamò mentre stava per salire il primo gradino.
G si volse e vide a pochi passi da lui Tamara, che lo fissava con un’espressione di felice sorpresa in volto. Indossava una felpa blu scuro con cappuccio, larga e lunga, con la cerniera aperta e sotto una maglietta a bratelline bianca e stropicciata, un paio di jeans sdruciti sopra un paio di anfibi che avevano l’aria di essere molto pesanti; le maniche erano state tirate su fino ai gomiti: al polso destro portava un orologio d’acciaio, a quello sinistro un bracciale di cuoio. Il volto era stanco e due pesanti occhiaie le segnavano gli occhi, questi due elementi insieme gli fecero capire che era appena smontata dal turno di notte.
- Sono felice di rivederti. È passato un bel pezzo dall’ultima volta, vero? – esclamò rivolgendogli un bel sorriso, mentre gli si avvicinava – Hai un appuntamento con Nate?- gli domandò mentre gli passava accanto.
- Sì, dovevamo vederci.- rispose l’agente, mentre la osservava salire i gradini della veranda e aprire la porta.
- Ecco perché ieri sera mio fratello era tutto agitato. – rise divertita – Prego, entra.- lo invitò dopo aver dischiuso il battente della porta.
Callen la raggiunse e la osservò mentre entrava in casa. Era passato poco più di un anno da quell’indagine a Baltimora che aveva svolto sottocopertura e durante la quale aveva rischiato di restare uccisa, eppure ancora ne portava addosso i segni. Trascinava un po’ il piede destro, come se non riuscisse a piegare bene la gamba, e la sua voce si era abbassata, diventando roca e raschiante perché il proiettile le aveva intaccato una delle corde vocale. Ma Tamara non si era arresa: dopo essere uscita dal coma, aveva pazientemente sopportato la fisioterapia e le sedute psichiatriche che i suoi superiori le avevano imposto. Si era rimessa in piedi a tempo di record e, appena aveva potuto, era ritornata a lavoro, il tutto contro il parere di Nate. Suo fratello aveva sperato che Tamara si fermasse un po’, che si riposasse e prendesse del tempo per se stessa, per chiarirsi le idee dopo quello che le accaduto, ma lei non aveva voluto sentire ragioni e, appena ottenuto il nullaosta dagli psicologi del distretto, era ritornata in centrale. Certo, non era potuta ritornare subito a svolgere il lavoro sul campo, ma aveva esplicato meticolosamente quello da scrivania che le era stato assegnato, dimostrando così che aveva superato tutti gli eventuali traumi che aveva potuto subire in missione e, da un paio di mesi, aveva ricevuto l’autorizzazione a ritornare a lavorare sul campo.
Nate non era stato felice della cosa, ma contro la volontà di sua sorella non aveva potuto fare molto. A dispetto del suo aspetto esile, Tamara era un tipetto deciso che affrontava a testa alta ogni situazione e non si faceva scoraggiare da niente, e a Callen risultava simpatica proprio per questo.
- Ti va un caffè.- gli domandò la ragazza mentre si toglieva la felpa e la gettava sul divano.
- Sì, grazie. Ma tu non dovresti andare a dormire?- chiese Callen, mentre la seguiva nella cucina dove era appena entrata.
- Ti faccio compagnia fino a quando Nate non scende di sotto. Scommettiamo che si precipiterà qui in cinque minuti?- e gli rivolse un sorriso furbo, prima di mettere il bollitore sul fuoco.
Callen rise nel sentire quella proposta. Stava insieme a una persona da più di un anno, un vero record per uno come lui, la cui relazione più lunga era stata di un paio di mesi. A volte gli sembrava ancora incredibile, che non poteva stare accadendo davvero a lui, perché era tutto dannatamente simile a quei sogni che faceva da bambino, chiuso in un armadio da uno dei genitori adottivi di turno, singhiozzante e piangente. Ma poi gli bastava volgere lo sguardo e ritrovava sempre accanto a sé Nate, che lo osservava con uno sguardo sicuro e intenso che gli creava un senso di vuoto allo stomaco e un forte senso di felicità. Davanti agli altri membri della squadra mantenevano sempre quel loro distacco professionale, ma Callen non dubitava affatto che Hetty e Sam avessero intuito qualcosa. Dopotutto i segnali c’erano tutti ed erano inequivocabili, nonostante si impegnasse a tenere nascosta il più possibile quella relazione, non perché se ne vergognasse o chissà quale altra sciocchezza avrebbero potuto pensare gli altri, ma perché ciò che c’era tra lui e Nate era così prezioso che non voleva che divenisse l’oggetto della curiosità indelicata dei loro colleghi, quello era un sentimento che apparteneva soltanto a loro e a nessun altro. Callen, inoltre, non sarebbe mai riuscito a spiegare a parole ciò che gli faceva provare il suo dottore. Nate aveva creato un mondo perfetto attorno a lui in cui si sentiva sempre al posto giusto, lo amava in un modo passionale, intenso, meticoloso e premuroso, lo aveva legato a sé con la sua dolcezza e la sua gentilezza e la sua comprensione, che lo facevano sentire pulito e giusto.
In sostanza, G poteva affermare che Nate era la cosa migliore che potesse mai capitargli.
- Quanto zucchero?- la voce di Tamara lo strappò ai suoi pensieri e lo riportò alla realtà.
Callen sollevò lo sguardo e vide la ragazza in piedi accanto al tavolo, con una tazza di ceramica bianca dalla quale si levava un filo di vapore nella mano destra e il bollitore con il caffè appena fatto nell’altra.
- Due cucchiaini.- rispose intuendo la domanda, mentre allungava una mano per prendere la tazza.
Fece appena in tempo a portare il bordo alle labbra, che udì una porta aprirsi e la voce di Nate provenire dal piano di sopra.
- Tamara sei tu? Ho sentito dei rumori…- domandò.
Callen sollevò entrambe le sopraciglia, restando con la tazza sollevata tra le mani e ancora vicina alla bocca: non poteva credere a tanta sconsideratezza! Il suo psicologo pensava forse che i ladri si annunciassero prima di derubare una casa? O forse che sentendolo parlare sarebbero scappati a gambe levate, invece di tramortirlo eliminando così la minaccia più imminente? Doveva assolutamente scambiare due paroline con lui!
- Sì, sono con Callen.- rispose la ragazza, prima di rivolgere a G un sorrisetto malizioso e scherzoso.
Infatti, tempo un paio di minuti, si sentirono dei passi scendere veloci per le scale e il dottore entrare di corsa nella cucina. Callen fece scorrere uno sguardo sempre più interessato su di lui, mentre registrava i capelli ancora bagnati e spettinati, i boxer neri e aderenti che indossava sotto la maglietta grigia, le lunghe gambe nude e i piedi scalzi. L’agente federale deglutì a vuoto: ma Nate si rendeva conto dell’effetto che aveva su di lui oppure lo faceva di proposito a provocarlo? Callen era già abbastanza eccitato di suo, a causa della forzata lontananza dal dottore, senza che lo stuzzicasse in quel modo.
- Ciao fratellino! Sei stato un fulmine, eh? Credo che tu abbia appena polverizzato il record mondiale di velocità.- lo prese bonariamente in giro la ragazza.
In realtà Tamara era entusiasta della felicità di suo fratello e poco importava che la causa fosse un altro uomo. Aveva sempre sospettato qualcosa del genere e ne aveva avuto la dimostrazione quando l’unico argomento di conversazione per Nate era diventato il suo collega. Si era messa pazientemente da parte, attendendo lo svolgersi degli eventi e ripromettendosi che ogni ferita che suo fratello avrebbe subito a causa sua, Callen l’avrebbe pagata cara.
Adorava Nate e non avrebbe mai sopportato che soffrisse.
Quando le aveva presentato Callen, aveva capito subito che non era soltanto un amico, che i loro rapporti erano cambiati e per questo aveva seguitato a osservare sospettosa l’agente. Il più attentamente possibile aveva scrutato il modo in cui si comportava Callen e, pian piano, si era resa conto che gli sguardi e i gesti che riservava a Nate nascondevano un affetto più profondo di quanto potesse immaginare. Solo allora si era rilassata e aveva sentito che suo fratello era finalmente in buone mani, che non doveva più restare di guardia per raccogliere i cocci in cui si sarebbe potuto frammentare il suo cuore, per poi farla pagare a chiunque avesse osato fargli del male.
Adesso continuava a osservare e si divertiva a scoprire quanto apparisse tenero Nate innamorato.
- Divertente. – brontolò lui arrossendo appena – Tutto bene?- le domandò prima di chinarsi a baciarle la guancia.
- Sì, sto bene, non preoccuparti più.- gli rispose ruotando gli occhi e dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia.
Callen aveva osservato quella scena con un mezzo sorriso nostalgico sulle labbra, in quel momento stava pensando a quella sua sorella dimenticata, che aveva creduto di aver ritrovato e che invece aveva scoperto che era morta. Si chiese se, in circostanze diverse, il loro rapporto sarebbe stato amorevole come quello che c’era tra Nate e Tamara, oppure se anche loro avrebbero finito per litigare e portarsi rancore per tutta la vita, dimenticando quanto magnifico fosse l’amore fraterno. Nate dovette notare il suo turbamento, perché gli si avvicinò e gli prese il volto nella coppa dei palmi delle sue mani, avvicinando il suo volto al proprio.
- Buongiorno.- bisbigliò il dottore sulle sue labbra, prima di baciarlo.
Callen rispose a quel bacio un po’ impacciato, imbarazzato com’era dalla presenza di Tamara. Reputava i suoi sentimenti verso Nate così preziosi che non voleva dividerli con nessun altro, nemmeno con la sorella del suo fidanzato. Aveva perduto troppi pezzi durante la sua vita per non sapere che la maggior parte degli esseri umani erano cattivi e invidiosi, per questo temeva che potessero svilire e corrompere quel sentimento senza alcun rispetto per loro. Quando Nate si separò dalle sue labbra, Callen borbottò un “buongiorno” roco e ansate che fece rabbrividire il dottore.
Lo psicologo gli sorrise prima di allontanarsi e prendere una tazza da uno dei ripiani della cucina, per poi ritornare al tavolo e sedersi. Cercando di ignorare il sorriso divertito e deliziato di sua sorella, si versò una generosa tazza di caffè.
- Ti fermi qui oggi?- domandò poi a Tamara, prima di berne un sorso.
I turni di lavoro della sorella erano ancora più sballati dei suoi, per questo lei aveva preferito continuare ad avere una casa propria a cui tornare, nonostante Nate avesse insistito perché si trasferisse da lui. Sua sorella desiderava mantenere la propria autonomia, anche se il buon dottore credeva che volesse principalmente tenergli nascosta ogni ferita che si procurava a lavoro e i guai in cui si cacciava giornalmente. Si era sforzato di rispettare anche in questo caso la volontà di Tamara e lei, per tranquillizzarlo, di tanto in tanto passava una notte o due a casa sua, per dimostrargli che andava tutto bene e chiacchierare un po’ di tutto e di niente. A Nate facevano piacere quelle improvvisate di sua sorella, ma quello era il primo giorno in cui poteva stare con Callen e avrebbe preferito che fossero loro due da soli, anche se non avrebbe mai pensato di cacciarla di casa.
- Sta’ tranquillo, sono soltanto venuta a prendere un cambio. Ho anch’io qualche giorno libero e con Daves abbiamo deciso di trascorrerli insieme, fuori città.- rispose lei, continuando a centellinare il suo caffè.
Udendo il nome dell’agente Soddings, Nate si accigliò immediatamente e Tamara, notandolo, sospirò con sopportazione. A suo fratello, Daves non piaceva affatto e questo era stato l’unico argomento di discussione tra di loro negli ultimi mesi. Il problema era che suo fratello era fermamente convinto del fatto che, se non fosse stato per le sue decisioni, lei non avrebbe mai accettato la missione a Baltimora e non avrebbe mai rischiato di morire. Tamara aveva tentato di convincerlo che non era colpa di Daves, che aveva agito di sua volontà e non aveva alcuna intenzione di scappare, ma non c’era stato niente da fare perché Nate riusciva a intuire quando stava mentendo come se potesse leggerle nel pensiero e la smascherava sistematicamente. Avere per fratello uno psicologo era senza dubbio la più grande fregatura che potesse capitarle.
- Davvero? E che programmi avete?- indagò Nate con finta noncuranza, prima di bere un altro sorso di caffè.
Che gli sembrò stramante amaro, nonostante lo zucchero che aveva aggiunto. Callen, che aveva seguito in silenzio quello scambio di battute e gesti, non poté reprimere una piccola risata perché il suo dottore non si smentiva mai.
- Abbiamo in programma di fare quello che dovreste fare anche tu e Callen.- rispose Tamara paciosa, mentre si versava un altro po’ di caffè.
Nate, che non si aspettava quella risposta, arrossì immediatamente e iniziò a tossire perché il caffè che aveva appena bevuto gli era andato di traverso. Un po’ imbarazzato, G si sporse e iniziò a battere alcuni colpi leggeri sulla schiena dello psicologo, per aiutarlo a deglutire, per nulla contrario al suggerimento di Tamara. Quando Nate si fu calmato, si girò verso la sorella, ancora paonazzo in volto.
- Ma che accidenti dici? Sei impazzita?- esclamò con la voce un po’ roca.
La ragazza gli rispose con un sorrisetto sfrontato e per nulla pentito. Nate stava per dire ancora qualcosa, quando la suoneria del cellulare della sorella lo interruppe. La vide prendere il telefonino e sorridere dopo aver letto il nome dell’intestatario della chiamata, quindi rispondere. Nate cercò di ascoltare quello che stava dicendo la persona dall’altro capo per capire chi fosse, anche se nutriva pochi dubbi in merito.
- Era Daves. – annunciò infatti lei – Mi sta aspettando fuori, in macchina.- spiegò prima di bere tutto d’un fiato il resto del caffè nella sua tazza.
Sotto lo sguardo infastidito del fratello, si alzò dal tavolo e uscì dalla cucina, per poi salire al piano di sopra per prendere le sue cose. Nate si girò verso Callen in cerca di un sostegno, ma tutto quello che ottenne fu un’espressione divertita.
- Ti assomiglia sempre di più.- borbottò bellicoso e assottigliando lo sguardo.
- Questo spiega molte cose sulle tue preferenze.- ribatté G, rivolgendogli il suo sorriso sbilenco.
- Temo proprio di sì!- rispose lo psicologo, prima di sospirare rassegnato.
- Pensi che sia un bene o un male questa somiglianza?- domandò Callen, appoggiando i gomiti sul tavolo e sporgendosi in avanti.
- Nel caso di Tamara ancora non lo so… Per quanto riguarda te, mi piace da matti.- rispose il dottore con un tono di voce volutamente basso, mentre imitava il compagno e gli si avvicinava.
Erano così vicini che bastò che Callen piegasse appena la testa in avanti perché potesse baciare Nate e si ritrovarono immediatamente immersi in quella bolla di dorato calore, che li avvolgeva ogni volta che erano insieme. G sospirò nella bocca dell’altro, mentre inclinava la testa di lato per approfondire quel bacio, perché adorava il modo in cui il buon dottore lo baciava.
- Allora io vado… ops!- la voce di Tamara si insinuò nel loro paradiso personale, mandando tutto in pezzi e riportandoli con i piedi per terra.
Nate e Callen si allontanarono l’uno dall’altro sorpresi. Anche se Tamara era a conoscenza della loro storia, si sentivano sempre imbarazzati quando venivano scoperti in certi momenti d’intimità.
- Mi dispiace avervi interrotti. – e rivolse loro un sorriso da impunita – Io vado, allora. Ci vediamo tra qualche giorno. Divertitevi, voi. – fece per andarsene, ma si fermò come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importante – State lontani dal mio letto ed eviterete rappresaglie, ok?- li minacciò puntando loro il dito contro, prima di andarsene definitivamente.
Nate arrossì ancora di più, mentre cercava di convincersi di non aver udito quello che aveva appena detto Tamara. A sua sorella era sempre piaciuto scherzare e provocarlo, ma da quando aveva scoperto della sua storia con Callen, sembrava intenzionata soltanto a stuzzicarlo e imbarazzarlo. Non che gli dispiacesse infondo, Tamara non aveva alcun intento malizioso nel comportarsi così e Nate era felice e sollevato che sua sorella avesse accettato una cosa del genere senza problemi. Anche se lo psicologo sapeva bene che Tamara aveva studiato minuziosamente Callen per capire quali fossero le sue intenzioni con lui e, quando lo aveva compreso si era sentito tremendamente orgoglioso di avere una sorella come lei, che pensava al suo bene.
Nate si girò verso il suo compagno quando sentì il rumore di una sedia che veniva spostata. Callen si era alzato in piedi e in quel momento stava aggirando il tavolo, per poi fermarsi proprio davanti a lui.
- Che vuoi fare?- domandò lo psicologo incuriosito, quando l’altro gli prese la mano nella sua e tirò appena, per dirgli che doveva alzarsi anche lui.
- Voglio fare quello che stanno per fare tua sorella e Dave, ovviamente.- gli rispose G, tirandolo un po’ più forte per il braccio.
A quelle parole, Nate non poté fare altro che assecondarlo e seguirlo al piano di sopra. Avevano casa libera per alcuni giorni ed era indubbio come avrebbero usato tutto quel tempo, pensò il dottore con un sorriso, mentre Callen lo aveva fatto sedere sul suo letto e lo stava baciando.

  
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