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Autore: vielvisev    07/01/2012    4 recensioni
e se le azioni e reazioni di Bellatrix e Voldemort fossero state condotte da desideri diversi da quelli dati per scontati? Se nella battaglia finale ciò che abbiamo dato per scontato celasse invece altri sentimenti? Se ci fosse un non so che di folle ossessione? Entrare nella testa del Signore Oscuro e della sua migliore mangiamorte per un solo attimo... e forse comprenderli.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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. Se lui ti avesse amato.



Bellatrix aprì gli occhi.
Occhi neri, occhi folli, accecati dall'odio, dall'amore.
Quanto possono essere ossimorici i desideri umani?
Infinitamente.
Ma lui era umano?

Lei sola conosceva ogni sua espressione e lei sola sapeva quando era il momento di lasciarlo riflettere.
Lei sola capiva la sua rabbia, il suo ardore, la sua ossessione.
Lei sola vedeva in lui uno specchio di ciò che lei stessa provava costantemente, ogni singolo giorno.

Bellatrix Black in Lestrange.
Quanto strana può essere la vita?
Cosa le era servito un altisonante matrimonio con un purosangue, quando l'unico sentimento che provava per il marito era il disprezzo?
Era solo un uomo debole, meschino, con una magia mediocre che lei superava di gran lunga.

La giovane donna sputò per terra e poi avanzò verso il suo destino.
Camminava scalza, lentamente.
Il corpo, ancora assolutamente desiderabile e sinuoso, ondeggiava nell'atrio buio e la luna bagnava i suoi lineamenti.
Era stata molto bella un tempo e lo era ancora nei momenti di calma, quando lui era ancora lontano.
Poi però bastava la sua presenza, la sua voce, a volte solo il suo pensiero e la sua follia, quella folle agonia e ossessione, che era diventata la sua unica caratteristica, le deturpava il bel viso creando degli abissi, delle ombre.
Bellatrix sapeva che la rabbia di lui sarebbe stata infinita, la sentiva crescere intorno a sé, la percepiva attraverso le mura spesse di Malfoy Manor... loro l'avevano chiamato e lui era venuto, l'oscuro signore, la sua ragione d'essere.
Bellatrix si lasciò sfuggire un sorriso bieco, storto, fuori posto.


"Chi ha ucciso Sirius Black?"
La sua voce delirante e quasi infantile ripeteva quella frase come una litania, mentre si avvicinava decisa alla porta che la separava da lui.
Nemmeno un'ombra di timore si intravedeva in lei. Non aveva paura. Sapeva di essere troppo importante. Troppo devota.
Il suo signore aveva bisogno di persone come lei, con una fede nella causa così smisurata, soprattutto in quel momento, visto che si annusava la fine di quella guerra. L'Oscuro Signore avrebbe trionfato e gli anni di gelo e nulla, passati in una cella piena di dissennatori, sputando le sue stesse viscere e annegando nel suo dolore, senza mai perdere un briciolo della sua devozione sarebbero valsi a qualcosa.
Un'ultima risata le sfuggì amara dalle labbra serrate quando entro nella sala. 
Lui era lì. Voldemort.
Quell'essere superiore di cui si era costretta di dimenticare il vero nome. 
Non aveva bisogno del passato che lui celava, non aveva bisogno delle sue origini. 
Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di adorarlo.


Le sue ginocchia si piegarano in un automatismo che le apparteneva da molto tempo "Mio Signore."
Debole, viscida, come piaceva a lui.
Il suo tono adorante giunse alle orecchie dell'Oscuro Signore.
Eccola lì, la sua migliore Mangiamorte, sconsiderata come una bambina, persa nella sua missione, duttile tra le sue mani, ma involucro di un immenso potere. Proprio come voleva lui, come avrebbero dovuto essere tutti i suoi sottoposti.
"Bellatrix, alzati." la sua voce gelida e graffiante si perse in un sibilo e lei eseguì.
La testa china, il volto nascosto dai folti capelli scuri, simili a lunghi serpenti, le mani in grembo, come piaceva a lui.

Se anche un solo un membro dell'Ordine l'avesse vista ora, al giogo del suo amato padrone, si sarebbe chiesto che fine aveva fatto la spietata mangiamorte, la crudele Lestrange, la folle Bellatrix.
Le labbra di lei tremarono mentre Voldemort le si avvicinava lentamente, anche lui a piedi scalzi.
"Sono deluso Lestrange."
Lestrange
L'aveva chiamata per cognome e questo significava che Voldemort era arrabbiato, molto arrabbiato.
Possibile che quel piccolo errore, la fuga di quel Potter, della sudicia mezzosangue e del rosso avessero provocato in lui tanto rancore?
Possibile che quell'unico sbaglio potesse prevalicare su tanti anni di fedele e eccellente servizio?

Sì. Bellatrix ne era perfettamente consapevole. Lord Voldemort non perdona, gli errori non sono ammessi.

Lui riprese a parlare "Mi aspettavo molto più da te, Lestrange, proprio tu che ti descrivi come la più fedele dei miei mangiamorte, proprio tu che affermi che daresti la tua vita per me. Cadi in questi errori grossolani che non compirebbe nemmeno un novellino. Mi hai deluso, meriteresti la morte."
"Mi uccida allora, mio Signore, se me lo merito. Mai avrei voluto deludervi, questa è una condanna per me... mi uccida!" disse disperata e ricevette in risposta un silenzio denso. Voldemort le fece cenno di continuare con la sua preghiera e gli occhi di lei brillarono famelici di attenzione.
"Mi uccida se vuole. Non mi opporrò, ma prima mi permetta di combattere insieme a Lei, so che la battaglia è vicina, sarò vostra umile serva, la mia magia sarà nelle vostre mani. Non ci sarebbe morte più degna..."
"Silenzio!" il tono della voce di lui era basso, ma bastò pronunciare quella sola parola e la mangiamorte si zittì chinando di nuovo la testa.
"Sei una sciocca. Ho detto che meriteresti la morte, non che ti ucciderò! Pensi forse che potrei mettere le sorti del giorno che aspetto da diciassette anni nelle mani dei poveri sciocchi come il marito di tua sorella? Tu mi servi Bellatrix. La tua devozione mi è cara in questo momento."
"Oh mio Signore, grazie" mormorò con voce stranamente dolce, gli occhi enormi e liquidi.
"Sta zitta ho detto! Hai detto che la battaglia si sta avvicinando, mai hai avuto così ragione. La battaglia è vicina, solo fra poche ore saremo in partenza. Hogwarts si piegherà al mio volere, Harry Potter ha le ore contate." non stava più parlando alla donna che ritta in mezzo alla sala aspettava ordini. Voldemort parlava oramai a sé stesso, pregustava la sua vittoria, perchè era certo che avrebbe vinto.
Era 17 anni che attendeva questo momento. Tutto era pronto. Nulla poteva arrestare la sua venuta.

Si riscosse allontanando bruscamente quei pensieri per lui così dolci, solo quando sentì il sospiro della donna di fronte a lui, alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi scuri e grandi. Bellatrix era una donna piacente e sensuale, anche Voldemort poteva vederlo e se lui fosse stato un uomo come altri avrebbe voluto possederla, sfogare su di lei la sua rabbia e farla sua, ma Lord Voldemort non cedeva facilmente alle passioni carnali. Da tempo i desideri umani erano stati soffocati in lui, così si limitò a soppesare la donna con freddezza e sorridere mellifluo.
Forse a guerra vinta ci sarebbe stato del tempo anche per lei.
" Svelta, va ad avvisare gli altri." mormorò inespressivo e Bellatrix uscì dalla stanza in fretta, i lembi del vestito che svolazzavano dietro di lei, unica donna tra i mangiamorte, lei che era abbastanza forte per superare tutto quello.
Unica ad avere una fede così grande, uno sguardo così ampio sul futuro.
Si fermò davanti alla porta della camera della sorella, prima di entrare sollevò la manica sinistra, il marchio era lì, nero su bianco, a segnare per sempre le scelte fatte. Si concesse un momento, poi lo toccò con decisione con la punta della bacchetta per chiamare gli altri. Spinse la porta di fronte a lei e entrò nella stanza.


"Cissy?"
"Bella?"
Narcissa Malfoy si fece avanti osservando interrogativa la sorella. La somiglianza tra le due era quasi nulla.
"È arrivato il momento sorella cara. È l'ora della battaglia, di a Lucius e a Draco di affrettarsi, sicuramente hanno già sentito il mio richiamo, ma non sia mai che siano troppo codardi."
"Non parlare così di mio figlio e mio marito Bella!" ribatté l'altra donna, gli occhi chiari pericolosamente seri "Ti ricordo che questa è casa nostra e che tu sei nostra ospite" alzò il mento con sguardo orgoglioso prima di aggiungere con tono fremente "Lucius e Draco sono già scesi."
Bellatrix sfoderò un sorriso sornione, beffardo, mentre gli occhi della sorella tremavano di terrore e orgoglio miscelati tra di loro. 
"Mi dispiace per l'insinuazione, Cissy. è l'abitudine. Scendi anche tu, ti conviene." e così dicendo si voltò pronta a raggiungere di nuovo il suo Signore, la sua ragione, ma un'ultima frase della sorella la gelò sul posto.
"Mi fa pena quello che sei diventata Bella"

La bruna si girò di scatto, gli occhi che parevano fiamme, si avvicinò all'amata sorella con impeto, tanto che i loro nasi si toccarono e le sua parole uscirono in un sibilo "Non osare Cissy. Devo ricordarti che la vita dei tuoi cari è anche nelle mie mani? Potrebbe succedere un incidente, potrei confondermi e... ops! Quello era Draco? Oh, che terribile errore pensavo fosse... Potter!"  Bellatrix sghignazzò, fissando il viso pallido di Narcissa, pensando ancora una volta di aver colpito il segno. Non amava provocare dolore alla sorella, ma sapeva come torturarla all'occorrenza.
Si allontanò verso la porta con aria soddisfatta, ma dovette bloccarsi per la seconda volta, colpita alle spalle da un sussurro appena udibile.

"Avrei voluto che lui ti amasse Bella" disse Narcissa "avrei davvero voluto che lui ti amasse. Forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse non ti saresti persa e saresti ancora umana"
Narcissa la superò e uscì dalla stanza, dirigendosi a passo regale e sicuro verso il salone dove si erano radunati i mangiamorte.
Bellatrix invece non si mosse. Il suo cervello sembrava arrancare mentre cercava di comprendere le parole di Narcissa.
Avrei voluto che lui ti amasse, Bella.

Inaspettate, due grosse lacrime le scivolarono brucianti sulle guance, non più abituate ad accoglierle. Aveva quasi dimenticato il sapore amaro che aveva il dolore. In silenzio la donna si voltò, scioccata da quelle nuove emozioni, poi, lentamente seguì i passi della sorella... più si avvicinava al salone più nei suoi occhi ritornava la consueta follia.

La battaglia infuriava intorno a lei.
Corpi che si muovevano scomposti, scoppi e grida sotto il cielo stellato freddo e indifferente.
Rabbia, soddisfazione, determinazione. 
Bellatrix comprendeva i sentimenti che animavano il suo Signore, mentre avanzava sul prato di Hogwarts. 
Crucio. Avada kedavra. Crucio. Crucio. Crucio.

Preferiva la tortura alla morte. Quei corpi che si contorcevano, senza avere nessun potere di difesa, avevano ai suoi occhi un che di sublime.
Bellatrix rise, con forza, con pazzia. I corpi che intorno a lei cadevano in piccoli tonfi.
Poveri idioti che combattevano come piccoli eroi per un qualcuno che oramai era morto. Il cui corpo era oramai, con ogni probabilità, schiacciato dai piedi dei suoi stessi sostenitori.
Bellatrix in parte li ammirava per quell'inutile tentativo di sfiorare la vittoria. Harry Potter era morto eppure i suoi sostenitori non smettevano, seppur con disperazione, di sperare. Lei non ce l'avrebbe fatta. Lei si sarebbe uccisa da sola piuttosto che vedere la caduta di Lord Voldemort.
Che senso avrebbe avuto vivere senza di lui?

Avrei davvero voluto che lui ti amasse.

Bellatrix si riscosse con un grugnito, avanzando decisa.
Amasse?
Lei non lo amava. Certo lo ammirava, lo adorava, lo amava... NO!
L'amore non era un sentimento che poteva accettare, l'amore era per i deboli. 
La mangiamorte vide la più giovane dei Weasley correrle incontro. Lo sguardo duro e determinato, nonostante gli occhi ancora pieni di lacrime.
Per chi poi? Per quel Potter?

Il desiderio di distruggere qualcosa di bello, di puro, di ancora giovane e fiorente si fece in strada in lei. 
Sorrise amara di fronte alla determinazione della ragazza e la lasciò giocare, studiandone gli attacchi potenti, ma prevedibili. 
Poi, inaspettatamente, alla figura sottile della ragazza si sostituì quella tozza della madre. 
"BASTARDA!"
L'aveva insultata? Quella flaccida donna dai capelli rossi l'aveva insultata?
La consapevolezza che Molly Weasley si fosse fatta avanti per difendere la figlia la sfiorò appena. 
Le rispose a tono, non seppe nemmeno cosa, mentre prendeva lentamente coscienza del fatto che la donna stava combattento per qualcosa, per qualcuno, per un obbiettivo, un po' come sua sorella, che con tanto ardore cercava di difendere la sua famiglia.

E lei invece?
Lei non aveva figli. Non ne aveva mai desiderati dal marito. Ma da Lui?
Qual era il nome del suo signore? Non lo ricordava.
Che aspetto avrebbe avuto un loro figlio?
Bellatrix odiò ferocemente la Molly Weasley per averle fatto fare quei pensieri e desiderò distruggerla. 
Entrambe ora combattevano per uccidere, ma era troppo tardi. 
La figura dell'Oscuro Signore si era insinuata nella sua testa, sottile ed elegante come quella di un serpente. 

Come sarebbe stata la sua vita senza di lui?
Non c'era vita.
E se lui ti avesse amato?

Due lacrime premevano contro le ciglia della mangiamorte. Bastò quel breve bagliore di umanità a distrarla, mentre ancora rideva folle. 
L'incantesimo della Weasley le passò sotto il braccio e la colpì in pieno petto.
Morì con lo stupore negli occhi. Non perché era stata battuta, ma perché per la prima volta aveva scoperto di saper amare. 
Il suo ultimo pensiero fu il nome di lui, tornato a galla da antiche memorie:

TOM

La polvere cadde sul suo corpo quasi perfetto e le coprì quelle due lacrime celandone l'esistenza. Nessuno avrebbe mai saputo la verità su di lei.


*


Voldemort la vide cadere. La migliore tra i suoi mangiamorte.
Morta. Uccisa da una pezzente.
La migliore. Perchè non glielo aveva mai detto?
Liberò la sua rabbia facendo contorcere in aria i tre che lo fronteggiavano e si voltò verso la donna rossa per uccidere, ma il suo incantesimo si infranse su un protego evocato dal nulla. Potter. Di nuovo.
Fremente guardò il ragazzo con rabbia e con la smania di vincere la battaglia. In fretta. Il prima possibile.
Perché dopo la sua vittoria avrebbe avuto tempo per lei, se lo era ripromesso, avrebbe avuto il tempo di pensarla, forse di amarla perché Bellatrix non poteva essere morta e se anche lo era lui avrebbe trovato il modo di portarla indietro.
Lasciò parlare Potter. Con pena, con l'arrogante consapevolezza che lo avrebbe ucciso, di nuovo.
Fu con lieve stupore che accolse le novità su Severus. Un uomo scaltro che aveva apprezzato e che ora le parole del grifondoro definivano debole, nelle braccia dell'amore. Lo sprezzo che avrebbe solitamente provato gli morì in gola e l'incantesimo che voleva lanciare crebbe in lui: Non aveva più tempo. Voleva la vittoria. Doveva pensare a lei.
L'Avada Kedavra si mischiò in aria con l'Expelliarmus.
Non si rese conto della morte.
Non la sentì giungere e afferrarlo come aveva sempre pensato.
Il più grande mago oscuro di tutti i tempi moriva.


Bellatrix.

E fu un guscio vuoto sul pavimento di Hogwarts.



*Angolo Autrice*


Spero che questa storia breve e significativa vi sia piaciuta.
è la prima che scrivo. Immagino si capisca tra le righe quanto sia curiosa del personaggio di Bellatrix. 
Controverso e inconprensibile nella sua interezza per gli elementi che abbiamo.
Ho cercato di non modificare la trama originale, ma solo di aggiungere i pensieri dei personaggi dietro le loro azioni.
Spero che vi piaccia e che scriverete numerose recensioni.
Datemi i vostri pareri!

  
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