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Autore: Soe Mame    07/01/2012    7 recensioni
- Un attimo! - intervenne Yugi, con un inquietante sospetto: - Vi hanno dato sei mesi per la realizzazione... quando? -.
Tutti gli sguardi furono puntati sul Regista.
La risposta che arrivò fece gelare il sangue ai presenti: - Sei mesi fa. Oggi è l'ultimo giorno disponibile, dobbiamo consegnare le opening domani mattina. -.
- State dicendo che abbiamo circa quindici ore per girare cinque opening a basso costo? - riepilogò Seto, quasi a denti stretti.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Qualunque riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

OUVERTURE 04



Shizuka avanzò, guardandosi intorno con fare confuso.
Ovunque posasse il suo sguardo, le sembrava di essere su un campo di battaglia o su un set di un film post-apocalittico: strumenti indefiniti ammassati negli angoli, due paraventi bruciacchiati che rimanevano in piedi per intercessione di una forza superiore, assistenti con i volti scavati e gli occhi arrossati, truccatrici guerriere che si erano fatte due strisce sulle guance con il rossetto, il pavimento sotto la regia costellato di pezzi e schegge di vetro, cavi che pendevano dal soffitto come neppure nel più cupo film horror e due grandissime vasche piene d'acqua la cui utilità era ancora più sconosciuta dell'ombrello di legno intarsiato di Arbre Magique appeso ai cavi in vista che portavano corrente alla regia.
Le luci avevano perso voglia di vivere, scegliendo di fulminarsi in coro: per questo motivo, le uniche fonti di illuminazione erano il grosso maxischermo, un paio di riflettori portatili e l'incendio divino che, lentamente, divorava il cubo in cui tutti si trovavano.
Era in questa ambientazione che Shizuka se ne andava in giro per il cubo, ancora in pigiama e ciabatte: Anzu e Mai da una parte, suo fratello, Honda e Otogi dall'altra, i due paraventi erano occupati da coloro che dovevano cambiarsi d'abito per la quarta opening, Warriors.
- Rimettetevi pure le divise scolastiche. - aveva detto loro il Regista, per poi aggiungere: - Mai, tu indosserai il tuo completo nero di Orichalcos. -.
La reazione di Mai a quelle parole era stata quanto di più vicino ad uno strillo da fangirl potesse esserci: - Lo sapevo che passata Voice avrei avuto tanti bei vestiti! -.
E così Shizuka se ne stava da sola, vagando senza meta, non facendo troppo caso alle fiamme: "Il Regista ha detto di non preoccuparsi, basta solo non avvicinarsi troppo." si era detta, con tutta la tranquillità del mondo.
Fu mentre camminava che i suoi occhi furono attratti da una figura sdraiata su tre sedie lungo la parete, coperta da quella che sembrava una lunga e rigida giacca blu.
"Mokuba!" lo riconobbe la ragazza, avvicinandosi; quando fu a pochi passi da lui, si accorse che il bambino stava dormendo profondamente, del tutto incurante di ciò che lo circondava.
"Ecco dov'era finito..." comprese, sedendosi su un'altra delle sedie ammassate al muro. "In effetti..." si disse, la bocca che si apriva da sola, gli occhi appena lacrimanti: "... che ore saranno?".
Si coprì velocemente la bocca con una mano, strofinandosi gli occhi con l'altra: "Mh, abbiamo mangiato radici di liquirizia ogni volta che ci veniva fame, io non ho neppure badato all'orario...".
La sua testa si sbilanciò di lato, verso una spalla, sempre più vicina alla superficie della sedia accanto: "Non credevo che girare le opening fosse così stancante... mi metto giù solo un paio di minuti..." pensò, la mente ovattata, per poi chiudere gli occhi, rannicchiata su due sedie, sprofondando in pochi attimi nel mondo dei sogni.

- Oh, che carina Shizuka-chan mentre dorme! - esclamò Honda, intenerito, una volta uscito da dietro il paravento.
- Ma quell'altro non è Mokuba? - notò Otogi, alzando un sopracciglio.
- Mi chiedo che ore siano... - borbottò Jonouchi, venendo immediatamente raggiunto dalla voce squillante del Regista, subito seguita dal suo volto sorridente: - Perché tutta questa preoccupazione per l'orario, ragazzi? -
- Perché in questo posto non arriva la luce esterna e non siamo in grado di valutare l'orario ad occhio, ma il fatto che Mokuba e la signorina Kawai siano crollati implica che è tardi. - sibilò la glaciale voce di Seto, lo sguardo impassibile fisso su un improvvisamente agitato Regista.
- E la scadenza è all'alba! - ricordò Yugi, realizzando con orrore quanto poco tempo fosse rimasto.
- Suvvia! - esclamò il Regista, come se nulla fosse: - E' solo l'una di notte, abbiamo ancora circa cinque-sei ore per girare altre due opening! -.
Silenzio.
- ... siamo fo**uti. - concluse Atem, la palpebre a mezz'asta.
- No, un attimo! - intervenne Anzu, spalancando gli occhi: - E' l'una di notte e non siamo tornati a casa! I nostri genitori ci avranno dati per dispersi! -
- Voi avete dei genitori? - mormorarono i tre Ishtar, sinceramente stupiti: - E, nonostante questo, ve ne andate a spasso per giorni come se niente fosse? -
- Oh, no, mamma penserà che ho rapito Shizuka! - gemette Jonouchi, mettendosi le mani tra i capelli: - Avrà chiamato tutte le forze dell'ordine conosciute e sconosciute! -
- Devo avvisare i miei! - esclamò Honda, guardandosi intorno in cerca di un qualsiasi mezzo di comunicazione.
- Anch'io! - gli fece eco Anzu, cercando di non tirare il cellulare scarico in testa al ragazzo biondo vicino a lei.
- Oh, no, mia nuora mi ucciderà! - comprese Sugoroku, facendo una rapida lista mentale di tutti i possibili metodi di omicidio e relativi modi per renderli inefficaci.
- State tranquilli, state tranquilli! - li calmò il Regista, muovendo le mani dall'alto verso il basso: - Sapevo che la cosa sarebbe andata per le lunghe, così ho già fatto fare un giro di telefonate ai miei assistenti a casa vostra! -
- Ma non eravate senza soldi? - chiese Jonouchi, perplesso.
- Ci siamo attaccati a scrocco ad una centralina del telefono. - borbottò l'uomo, nascondendo gran parte della frase con svariati colpi di tosse.
- Oh, quindi sanno che siamo tutti qui. - fece Anzu, con un profondo respiro, sollevata.
- Veramete no. - la contraddì il Regista, guardando intensamente le alte fiamme di Ra: - Abbiamo detto che siete tutti alla KaibaCorp. -.
Silenzio.
- ... e per quale oscura motivazione io avrei dovuto invitare tutta questa gente alla Kaiba Corporation? - chiese Seto, la voce appena sussurata ma tagliente come una lama.
- Questo è relativo. - annuì l'uomo: - Nessuno andrà mai a mettere il naso alla KaibaCorp, quindi non avremo nessuna azione di disturbo da parte di parenti preoccupati! -.
Silenzio.
- Beh, siamo andati tutti a fare il tifo per l'Altro me! - esordì Yugi, attirando tutti gli sguardi su di sé: - Seto l'ha sfidato a duello ma la partita è durata più a lungo del previsto! -.
- Direi che può andare. - accettò Atem, con un'alzata di spalle.
- Il duello tra me e Yugi è una scusa così plausibile e così usata che ormai ha perso qualsivoglia pretesa di serietà. - disse il presidente della Kaiba Corporation, contrariato.
- Perfetto, sistemata questa questione così spinosa, possiamo dedicarci alla opening! - richiamò tutti il Regista: - Questa opening copre l'arco della Torre dei Duelli, di Orichalcos e del Grand Championship! -
- Olè! - fecero Jonouchi, Honda e Otogi, alzando le braccia come in una ola.
- Si tratta principalmente di Orichalcos ma, nel finale, ci sono due variant, una per la Torre e una per il Grand Championship. - proseguì il Regista, in uno dei rari momenti in cui sembrava essere ciò che sarebbe dovuto essere: - Tuttavia, per entrambe le variant useremo immagini di repertorio. -.
- Davvero? - il coro stupito e felice lasciò l'uomo piuttosto interdetto, ma decise di non farci troppo caso: - Sì. Per la prima variant, ho chiesto al nostro grafico di fare un collage tra una foto della Torre, Atem, Jonouchi, il signor Kaiba e Yami Malik. -.
- Avete foto della Torre, dunque? - sorrise Kisara, un sorriso sereno che lasciava sottointendere la retoricità della domanda.
Il Regista fu abbastanza acuto da capirlo: - Mmma certo che abbiamo una foto della Torre! Solo la Torre stessa è in grado di tener testa alla Torre! - rise, visibilmente nervoso.
Fortunatamente, Seto non parve infastidito.
- Poi abbiamo usato immagini di repertorio perché proprio non me la sentivo di chiedere a Yami Malik... - sospirò il Regista, mentre Malik lo osservava con fare innocente. - Per quanto riguarda il Grand Championship... - riprese l'uomo: - I fratelli von Schroeder non sono potuti venire a causa di un impegno al teatro dell'Opera, ma sono stati così gentili da inviarci loro stessi delle immagini di repertorio. Allo stesso modo, Vivian Wong non è potuta venire per via della presentazione del suo corso intensivo di terapia medica con distribuzione di buoni omaggio per il suo ristorante. -.
- ... ah. - fu l'unico commento che uscì dalle bocche dei presenti.
- Mentre il nostro grafico monta le immagini di repertorio gentilmente inviateci dai fratelli von Schroeder e dalla signorina Wong, noi possiamo pensare a Warriors! - esclamò il Regista, sventolando un copione arrotolato: - Gli altri arriveranno tra poco, per ora non c'è bisogno di loro! -.
- ... gli altri? - ripeté Jonouchi, sbattendo più volte le palpebre.
- Gli altri. - sorrise il Regista: - Dartz, Raphael, Alister e Valon! -.
- ... evviva. - fece il ragazzo biondo, con l'entusiasmo di un pezzo di granito.
- Suvvia, sono riusciti a trovare del tempo per venire in prima persona! - trillò l'uomo, con il suo eterno, ampio sorriso.
- ... evviva. - ripeté Katsuya, senza mutare la voce di una nota.
- Bene, non mi servite tutti, quindi alcuni di voi sono liberi di fare quel che meglio ritengono! - riprese la parola il Regista, guardando i presenti: - Famiglia Ishtar, Bakura, per questa opening voi non servite. -.
- Temo che il nostro lavoro sia finito con Wild Drive. - disse Isis, senza scomporsi: - Mi pare che la nostra presenza sia superflua anche per la prossima opening, o sbaglio? -.
Il Regista ci pensò un attimo: - Beh, per i vostri fratelli è così, ma voi dovrete tenervi a disposizione nel caso doveste vestire i panni della Sacerdotessa Aisis! -.
La donna rimase in silenzio per un attimo, per poi annuire: - Vero. -.
- ... signor Regista. - lo chiamò Atem, la voce ferma, lo sguardo deciso. Quando questi si voltò a guardarlo, il Faraone lo fissò negli occhi: - Voi siete davvero sicuro che loro non siano assolutamente necessari e che quindi abbiano almeno un paio d'ore di totale libertà? -.
- Ma certo! Possono fare ciò che più aggrada loro! - fu l'allegra risposta del Regista, del tutto in contrasto con lo sguardo serio di Atem.
- ... signor Regista. - il Faraone gli si avvicinò, in modo che potesse udirlo soltanto lui, il volto impassibile: - ... voi state dicendo a Bakura che può fare tutto quel che vuole per le prossime ore. -.
Il Regista annuì, tranquillissimo: - E' così, Faraone Atem. In questa opening, lui non c'è proprio! -.
A quelle parole, Atem trasse un profondo respiro: "Tre. Penserà a venticinque modi diversi, ma saranno solo tre volte. Bakura ha tutta l'intenzione di pianificare con cura il mio omicidio, due saranno minori e una in grande stile. E io che volevo starmene tranquillo. Che pa**e.".
- Non ci sarai neppure tu, Mana! - aggiunse il Regista, rivolgendosi alla Maga Nera. Quest'ultima, dopo un attimo di sorpresa, gonfiò le guance: - Uffa! - sbuffò, mettendo le braccia conserte.
- In realtà, gli unici che mi servono sono Atem, Yugi, Jonouchi, il signor Kaiba, Anzu, Mai, Mahad e Kisara. - specificò l'uomo, lanciando un'occhiata a tutti i presenti.
- COSA? - urlarono Honda e Otogi, raggiungendolo e quasi afferrandolo per il bavero: - E io? Io sono un personaggio fondamentale, non posso mancare all'opening, non solo in questa saga, ma in tutte! Mi avete persino fatto cambiare! - le loro voci erano talmente alte e confusionarie che il Regista non riuscì neppure a capire chi avesse detto cosa, riunendo tutti i frammenti di frase in un unico discorso di protesta.
- Va bene, va bene! - esclamò, allontanandoli per evitare di finire soffocato e pluristrattonato: - Sì, è vero, vi ho fatti cambiare perché avevo intenzione di farvi apparire in un'inquadratura. - si ricordò, notando con la coda dell'occhio un appunto che si era scritto a lato del copione.
I due ragazzi alzarono un sopracciglio, in perfetta sincronia.
- ... io sono uno dei protagonisti e vengo relegato ad inquadratura? - borbottò Honda, conscio del fatto che non gli avrebbero dato più scene di quelle che già aveva.
- Io sono un sex symbol e non ricevo l'adeguato trattamento. - sospirò Otogi, tirandosi indietro la lunga e ribelle chioma corvina con un gesto da divo, con conseguente risveglio degli ormoni di un gruppetto di sue fangirls non troppo distanti.
- ... anch'io ero uno dei protagonisti... - pigolò Ryou, capendo che non solo non avrebbe avuto inquadrature ma che si erano pure dimenticati - di nuovo - di lui. Nonostante il morale che precipitava fin sotto le scarpe, il ragazzo, ormai abituato a questo trattamento, decise di assumere un comportamento adulto e maturo, mostrando di non essersela presa troppo e di accettare la cosa con serenità.
- NESSUNO SI RICORDA MAI DI ME! - quasi urlò, mentre afferrava Bakura e lo stritolava, praticamente piangendogli addosso e strappandogli uno spassionato: - Ma che ca**-? -.
- Ci hanno di nuovo tagliato fuori... - gemette Ryou, forse più per scena che per sincero dispiacere: - ... con tutto che io neppure sapevo di questo Otrecalco... -
Sentì la mano di Bakura accarezzargli i lunghi capelli bianchi, con una dolcezza alquanto agghiacciante: - Oresama mi ricordo di te, mio ospite. - gli disse, pacato.
Nel percepire quel gesto, nell'udire quelle parole, Ryou comprese che forse era giunto il momento di tornare dagli altri. Anche lo sguardo omicida di Malik puntato contro era un'ottima esortazione.
Il Regista, nel frattempo, aveva portato tutti davanti alla porta del cubo, insieme ad un paio di assistenti con riflettore e l'immancabile cameraman.
Isis e Rishid avevano deciso di andare a sedersi vicino a Mokuba e Shizuka, per vegliarli ed evitare che finissero arrosto, vista la lenta ma inesorabile avanzata del fuoco; Sugoroku, lamentando dolori e malattie della vecchiaia di dubbia esistenza, aveva invece deciso di dirigersi in regia, al sicuro da eventuali incidenti di percorso, raggiungendo il grafico e una irritata ma pur sempre meravigliosa Mary, seccata dal fatto di essere completamente ignorata.
- Voglio il mio nome bene in vista sui titoli di testa e su quelli di coda. - sbuffò elegantemente, giocherellando con la rotellina del mouse con le sue lunghe e affusolate dita candide dalle unghie ben curate.
- Sicuramente... - fu la risposta distratta del grafico, particolarmente preso nel fotomontaggio delle variant.
- Oh, quindi è da lì che si trasmette al maxischermo! - notò Sugoroku, guardando con interesse la poltroncina a pochi passi da loro, davanti a quella che sembrava una telecamera: - Tutte queste tecnologie! E' davvero prodigioso come un così piccolo apparecchio riesca a riprodurre un'immagine su una lastra così grande! -.
Nel mentre, Ryou era riuscito a riunirsi agli altri, rimanendo vicino ad Honda e Otogi, sicuro di avere almeno un paio di punti di riferimento che non necessitavano di spostarsi per girare delle scene.
- Allora, Atem... - stava spiegando il Regista, indicando la porta al Faraone: - Tu dovrai semplicemente stare dietro la porta, aspettando che i miei assistenti la aprano. Mettiti in una posa da figo, mano sul fianco, occhi chiusi! - esclamò, afferrandogli un polso e sistemandogli la mano come detto: - Al momento opportuno, apri gli occhi e guarda verso la telecamera! Se le fangirls avranno un collasso, significherà che la ripresa è perfetta! -
- Ma voi usate le fangirls come cavie? - chiesero Mana e Kisara, all'unisono, un po' perplesse.
- L'idea iniziale non era questa, ma si sono rivelate ottime anche in questo ruolo. - fu la noncurante risposta del Regista.
Quando un assistente con riflettore aprì la porta, tutti realizzarono appieno il fatto che fosse tardi: fuori era notte.
Una notte nuvolosa, senza stelle e senza luna, dall'aria piuttosto fredda, e il trovarsi in periferia implicava l'assenza di lampioni - tranne uno, vecchissimo, che già da tempo aveva lasciato questo mondo.
Una notte di buio assoluto.
- ... sicuri che non stiamo girando un film horror? - chiese Jonouchi, con una nota esitante nella voce. Quasi gli parve di vedere un guizzo, nell'oscurità, come un rapido scintillio, accompagnato dalla fugace visione di due cupe fiammelle rosse.
"... devo essermelo immaginato." concluse il ragazzo, scosso da un vistoso brivido.
L'assistente e Atem uscirono dal cubo, prendendo una boccata d'aria fredda, finalmente all'aperto; tuttavia, dopo un primo momento di sollievo, il Faraone rabbrividì: aveva la giacca buttata sulle spalle, le braccia incipriate scoperte e una maglietta nera fin troppo leggera. Praticamente, solo i pantaloni in pelle gli impedivano di congelarsi del tutto.
- Allora, siete pronti? - chiese il Regista, da dentro.
Atem annuì con un cenno della testa, sentendo già la bocca immobilizzata dal freddo: "Non posso morire ora. Non posso presentarmi da Osiride dicendogli che un Faraone è morto assiderato!".
L'assistente si mise pochi passi alle sue spalle, accendendo il riflettore; se l'aria non fosse stata così fredda, avrebbe persino potuto scaldarlo un po'.
Guardò con una certa preoccupazione la porta che si richiudeva lasciandolo fuori, quasi temendo che non si sarebbe più riaperta, portandolo al surgelamento: "Ma Aibou, Mana e Mahad non lo permetteranno... spero.".
La voce del Regista gli giunse alle orecchie come soffocata, per via della porta che li separava, facendogli capire che la ripresa era iniziata.
Chiuse gli occhi, in attesa di potersi rifiondare nel cub- ehm, che quella dannata porta si apriss- ehm, che fosse il suo momento.
Finalmente sentì le porte scorrere, aprirsi, dapprima una fessura, poi un'apertura vera e propria; riusciva a sentire le ventate di calore dovute alle fiamme di Ra, sempre più consistenti man mano che la porta si apriva. Contò mentalmente fino a dieci, per poi aprire gli occhi e incontrare finalmente l'obiettivo della telecamera, fisso su di lui, il cameraman che si muoveva in modo strano, forse per dare all'inquadratura un qualche effetto particolare.
L'urlo: - Stop! Perfetto! - gli giunse alle orecchie come una salvezza, identificandolo come un permesso a rientrare; fu in quel momento che Atem notò come il riflettore illuminasse non solo lui ma l'intera apertura della porta, molto più alta di quanto ricordasse: "... ma era così pure prima?".
Scosse la testa per togliere dalla mente quel pensiero, rientrando nel cubo senza alcuna esitazione, notando con una certa inquietudine un tappeto di fangirls sanguinanti dal naso; realizzò anche il fatto che Sugoroku stesse cercando di rianimare una svenuta Mary e che Jonouchi aveva di nuovo dovuto prendere al volo Anzu, colta da un improvviso calo di pressione. Yugi, Mana e persino Mahad lo fissavano con uno sguardo un po' strano, spaventosamente simile a quello delle fangirls.
- La ripresa è stata magnifica, Atem! - esclamò il Regista, con il pollice alzato, mentre l'assistente con riflettore rientrava nel cubo.
- ... bene. - fu l'unica risposta del Faraone, comprendendo di aver appena fatto una strage con un solo sguardo.
"Ah, giusto, quasi mi stavo dimenticando..." si disse, afferrando una delle maniglie della porta e richiudendola di colpo alle sue spalle; in quel preciso istante, si udì un pesante tonfo, come se qualcosa si fosse schiantato su un muro. O meglio, sulla porta appena chiusa.
Tutti gli occhi furono puntati su Atem, unico completamente rilassato, che ricambiò i loro sguardi stupiti: - ... che c'è? - chiese, sbattendo le palpebre.
- ... cos'era? - si azzardò a chiedere Jonouchi, indicando la porta con un dito tremante.
- Questo? - fece Atem, rivolgendosi alla porta con un cenno: - Niente, era solo Diabound che cercava di divorarmi. - spiegò, tranquillo.
Silenzio.
"... ora capisco cos'era quella cosa che ho visto nel buio." intuì Jonouchi, deglutendo.
- Mettici tutte le carte che ti vengono in mente, mi raccomando i due maghi e Kuriboh! - stava dicendo il Regista, al telefono con il grafico, del tutto incurante di ciò che stava succedendo: - E anche tante scritte "Duel Monsters", così facciamo pubblicità al gioco di carte. Sì... sì, perfetto! Il logo tienicelo per un po', con tanti effetti di luce che passa attraverso le parole! Ottimo, sì! -.
Anzu, Mary e le fangirls si ripresero, seppur ancora confuse, mentre il Regista tornava dal gruppo, cellulare in una mano, radice di liquirizia in un'altra, il copione finito chissà dove.
- Per la prossima scena, ho deciso di approfittare della splendida scenografia venuta a crearsi grazie alle fiamme divine! - spiegò, indicando con la radice di liquirizia l'altro lato del cubo.
Quando tutti si voltarono, rimasero senza parole.
Le fiamme avevano raggiunto dei cavi scoperti che, fino a poche ore prima, portavano la corrente alle luci sul soffitto, creando delle piccole esplosioni e delle scariche di elettricità ben visibili, di un blu e di un bianco accesi, che, dall'alto, colpivano il pavimento come tanti fulmini; un pezzo di soffitto aveva cominciato a venire giù, piegandosi in una forma innaturale, quasi simile ad una piramide rovesciata, sullo sfondo dei pannelli raffiguranti delle nubi grigie e nere.
Sembrava quasi un vero temporale, una tempesta soprannaturale.
Se non si pensava a quanto fosse pericoloso, era davvero scenografico.
- Ci aggiungeremo una foto di templi egizi a caso e di un paio di piramidi! - sorrise il Regista: - Atem, guarda verso il soffitto, sarà una ripresa molto d'effetto! -.
- Lo sapete, vero, che quella roba là è praticamente una bomba, vero? - chiese Otogi, con cautela.
- Beh, il cubo è grande... non dovrebbe colpirci... credo. - rispose Mai, visibilmente preoccupata, cercando vanamente di vedere positivo.
- Osiris e Obelisco non permetteranno che Yugi, Atem e Seto muoiano! - intervenne Jonouchi: - Se rimaniamo appiccicati a loro, saremo al sicuro anche noi! - esclamò, afferrando Yugi e stritolandolo come un peluche, ignorando le sue proteste. L'unica cosa che spinse il ragazzo ad allentare la presa fu l'occhiata gelida che ricevette da Atem.
- Credimi, Jonouchi. - gli disse Ryou, con fare saggio, posandogli una mano sulla spalla: - Per recente esperienza, so che abbracciare creature di aspetto puccioso è estremamente pericoloso. -.
- Neanch'io permetterò che succeda nulla a Seto. - intervenne Kisara, facendo un passo avanti, decisa: - Piuttosto, sarò io stessa a soffocare il fuoco! -.
- E come? - chiese Anzu, aggrottando la fronte.
La ragazza albina la guardò e, con viso serio, rispose: - Ci penserò sul momento. -.
- Purtroppo il mio potere non può competere con quello divino... - disse Mahad: - ... ma, di certo, non permetterò che il nostro divino Faraone venga ferito! -
- Esatto! - gli fece eco Mana: - Lo difenderò anch'io! -.
Silenzio.
- Ehi, guardate che non sono un disastro totale! - protestò la maga, arrossendo: - Posso inondare i campi, far eruttare i vulcani, creare trombe d'aria, scuotere la terra e temperare una matita! -.
- Allora, pronto, Atem? - chiamò il Regista, mentre Atem si metteva al suo posto, lo sguardo rivolto verso il soffitto deformato.
- Sì... - rispose, poco convinto: "Perché io sono quello che rischia la vita più spesso?". Un pensiero gli attraversò la mente: "Ma... se non la rischiassi io... la rischierebbe Aibou! No, non posso permettere una cosa del genere! ... non è proprio possibile che nessuno di noi due rischi la vita? E come ha fatto il soffitto a ridursi così? Il fatto che i fulmini sono bianchi e blu significa che l'impianto elettrico di questo cubo è della KaibaCorp?".
- Buona! -
Atem trasalì: "Quand'è che ha detto "Azione!"?" si chiese, voltandosi e incontrando il Regista e il cameraman intenti a ricontrollare la registrazione. "... mi hanno ripreso di spalle..." capì, mettendosi una mano tra gli assurdi capelli: "... non pensare che ci sono altre opening, non pensare che- ... un attimo, quante erano, le opening? Ricordo un "due"... o forse erano due che mancavano? O quelle che faremo in tempo a girare? O forse ne stiamo girando due insieme?".
- Altro me... - mormorò una voce fin troppo familiare, ovviamente di Yugi, materializzatosi davanti a lui: - ... ti vedo stanco. - gli disse, preoccupato.
Atem guardò altrove, un po' a disagio: - Non... non è poi così stancant- -
- Stai distruggendo la catena del Puzzle e compiendo atti di masochismo. -.
Solo in quel momento il Faraone si rese conto di starsi arrotolando la catena del pesante gingillo d'oro attorno alle dita e alla mano, tirando gli anelli con pollice e mignolo come se volesse spezzarli; tra l'altro, causa caldo sempre più intenso, il metallo stava cominciando a diventare incandescente, risultando poco gradevole alla pelle.
Soltanto allora Atem ritrasse la mano, miracolosamente ancora non ustionata e riuscendo ancor più miracolosamente ad estrarre tutte le dita con un unico gesto.
- Temo di stare per avere un esaurimento nervoso. - borbottò, più tra sé e sé che all'altro sé.
Yugi, nel frattempo, si era premurato di farlo sedere a terra, distante da fuoco ed elettricità, per poi inginocchiarsi al suo fianco e guardarlo negli occhi: - Altro me. -
- ... sì, Aibou? -
- Ti prego, giurami che, se avrai un esaurimento nervoso, non comincerai a parlare di gardenie. -
- ... te lo giuro. -.
Nel frattempo, lo sguardo del Regista si era posato su una sedia solitaria, con sopra uno strano insieme di fogli dalle sembianze di un copione; avvicinandosi, scoprì che quello era effettivamente il suo copione.
- Oh, come c'è arrivato, qui? - si chiese, inarcando le sopracciglia con fare stupito. Quando lo prese, tuttavia, si accorse che non era esattamente come lo aveva lasciato: sulla prima pagina, vi era il grosso disegno di un gioco dell'impiccato lasciato a metà, all'omino prossimo all'esecuzione mancavano ancora un braccio e una gamba; curiosamente, l'omino stilizzato aveva in testa quella che sembrava una corona o una tricotica corolla. Sotto il disegno c'erano cinque trattini, la parola misteriosa da scoprire: l'unica lettera indovinata era una A, posizionata nel trattino centrale, al terzo posto; accanto, le lettere sbagliate erano F, I, N e L.
Andando a sfogliare il copione, il Regista si rese conto di come tutte le pagine fossero state accuratamente cancellate con una penna, tante righe sopra ogni singola parola, fino a renderlo completamente illeggibile; nello spazio superiore e in quello inferiore del foglio, in compenso, c'erano alcuni disegni fatti con uno strano stile, bidimensionale e legnoso, che raffiguravano l'omino con la corona o con i capelli a corolla con la testa dentro una ghigliottina, all'interno di un rettangolo trafitto da quelle che sembravano tante spade, di nuovo impiccato e in tanti altri disegni più o meno sanguinolenti che sembravano usciti dal manuale del piccolo omicida.
- Mmm... - fece l'uomo, perplesso: - ... non mi pare proprio di aver segnato queste cose, come prossime scene. Ma potrei anche ricordare male... - rimuginò ad alta voce, senza curarsi troppo del fatto che stesse parlando da solo: - Mi sembrano un po' troppo sanguinolente e pericolose per Atem, non vorrei certo che il Faraone morisse! -. Scosse la testa e rimise il copione sulla sedia: - Temo dovrò fare a meno di questo e pensare alle scene sul momento, cercando di seguire la linea che mi ero prefissato. -. Rimase in silenzio, per poi notare: - ... quello che ho fatto finora. -.
- Signor Regista! - le voci di alcuni assistenti in avvicinamento attirarono la sua attenzione, così come quella del resto del gruppo: - Signore, le fiamme sono arrivate fino alle tavole di pietra con sopra incisi alcuni mostri, ormai non possiamo più recuperarle! - spiegarono, agitati.
- Le fiamme e le tavole di pietra...? - ripeté il Regista, soppesando appieno quelle parole.
Un istante dopo, i suoi occhi s'illuminarono: - Ma certo! Possiamo inquadrarle per farle sembrare i resti di un'antica civiltà! - trillò, afferrando il cameraman per un braccio e trascinandolo fin dove ricordava esserci le tavole di pietra, ora abbandonate sul pavimento chiaro, circondate dalle fiamme di Ra.
Il gruppo, tranne Atem e Yugi, placidamente seduti da un'altra parte, lo aveva seguito, osservando con una certa perplessità la ripresa in corso.
- Ma non hanno tutelato la scenografia di quest'opening e della prossima? - chiese Anzu, preoccupata: - Già andiamo al risparmio, se poi non si curano neppure di quel poco che hanno... -
- Ti ricordo che stiamo girando le opening all'una di notte in un cubo in fiamme con elettricità vagante. - le fece notare Mai, sventolandosi con entrambe le mani per via del calore sempre più intenso.
- Più che altro, noi siamo assicurati? - domandò Otogi.
- Preferirei rimanere sano piuttosto che incassare dei soldi gravemente ustionato. - confessò Honda, con un tremito.
- Quanto spreco... - sospirò Jonouchi, guardando le lastre di pietra tra le fiamme. Sbirciando lo schermo in piccolo della telecamera, dove il Regista e il cameraman riguardavano la ripresa, riconobbe che, effettivamente, era una scena piuttosto d'effetto; per qualche strano motivo, però, le fiamme sembravano aggiunte con Photoshop - paradossale, visto che erano una delle poche cose non modificate.
- E' un bell'effetto... - sussurrò Kisara, con gli occhi che le brillavano, anche lei intenta a spiare lo schermo della telecamera.
- Vero? - trillò il Regista, voltandosi verso di lei: - E ho intenzione di riutilizzarlo! Portate la stele in regia, la mettiamo sul maxischermo! - ordinò, rivolto ai suoi assistenti.
- La stele? - ripeterono i presenti, non aspettandosi di rivederla così presto, mentre la stele della famiglia Ishtar veniva portata dove dovuto.
- La stele! - annuì il Regista, orgoglioso della sua idea: - Tanto le fiamme sono arrivate pure davanti al maxischermo, a qualche metro di distanza. L'idea è questa: Atem e il signor Kaiba... -
Nel sentirsi chiamare, Seto degnò il Regista di uno sguardo.
- ... davanti al maxischermo, su cui è riprodotta, in grande, la stele: davanti a loro, le fiamme, dietro di loro, la stele che mostra il loro passato comune. E, mentre la telecamera scorre verso il basso, loro cambiano! - spiegò l'uomo, lo sguardo perso in un mondo tutto suo, completamente infervorato.
- ... cambiano? - ripeté Seto, con voce piatta.
Il Regista annuì: - La ripresa inizia con voi, signor Seto, e Atem in veste di Sacerdote e Faraone: man mano che l'inquadratura va verso il basso, in modo che sembriate voi ad alzarvi, voi diventate Seto Kaiba e Atem così com'è ora! -.
Silenzio.
- Come mai stavolta è il cameraman a muoversi? - s'intromise Jonouchi: - Non avete più imbracature per insaccare i malcapitat- UMPF! -
Anzu gli tappò la bocca con le mani, facendolo quasi cadere all'indietro.
Il Regista gli rivolse uno sguardo scioccato: - Tu... tu avresti intenzione di... di legare Seto Kaiba? - balbettò, traumatizzato: - Nessuno oserebbe mai commettere una simile eresia! -.
- Ma avete legato il nostro sovrano... - ricordò Mahad, con un certo disappunto.
- Perché il principe può essere insaccato e Seth no? - protestò Mana.
- Comunque... - mormorarono alcune voci femminili, tutt'altro che rassicuranti: - ... ci sarebbe qualcuno intenzionato a legare Seto-sama... -
Gli occhi spiritati di un nutrito gruppo di giovani fanciulle fecero chiaramente capire il concetto senza bisogno di ulteriori spiegazioni.
- Ma... - prese la parola Kisara: - ... in che modo potrebbero cambiare? Sovrapponendo due inquadrature, una in versione egizia e una in versione attuale? -
- Precisamente! - esclamò il Regista, con un gran sorriso: - Atem e il signor Kaiba non dovranno fare niente di che, soltanto stare fermi al loro posto con due differenti abbigliamenti, ripetendo la scena due volte! -.
- Se non ci sono altre obiezioni, allora solleverò la mia. - disse Seto, mortalmente calmo, attirando su di sé tutti gli sguardi: - Ho accettato di partecipare a queste riprese, ho accettato di eseguire voli impensabili a discapito della mia salute, ho accettato cose che hanno messo a dura prova i miei nervi, ma ci sono delle cose che non posso accettare, nella maniera più assoluta. -.
Ridusse gli occhi a fessure, lo sguardo gelido puntato contro un improvvisamente inquieto Regista: - Avete fatto male i vostri calcoli se pensate anche solo lontanamente che io possa indossare quell'osceno tubo blu. -.
- Ma Seto... - provò a dire Kisara, subito interrotta da uno sconvolto Mahad: - Come puoi parlare così, Seth? Si tratta del sacro Khepresh! -
- Non m'interessa se si tratta del sacro copricapo leggendario del divino Sacerdote della più suprema divinità del pantheon egizio-mesopotamico-assiro- babilonese-ittita-greco-romano-etrusco, non ho intenzione di indossare quel tubo di dubbissimo gusto estetico. - rispose Seto, secco.
- Tremila anni fa non avresti mai detto una cosa simile... - sussurrò il mago, sconfortato da quelle parole.
Mana gli accarezzò un braccio in segno di consolazione: - Seth è molto cambiato da allora, maestro... -
- Messo in chiaro questo punto... - riprese il presidente della Kaiba Corporation, ignorando le parole alle sue orecchie prive di senso dei due maghi: - ... accetterò di girare questa scena solo se non sarà presente quel dubbio copricapo. -.
- Seto... - mormorò Kisara, avvicinandoglisi: - ... questa scena, da come è stata descritta, potrebbe risultare molto bella, se solo ci fossero i giusti richiami al passato... -
- Kisara... - fece lui, impassibile: - ... potete anche chiedermelo tu e Mokuba insieme, ma io non indosserò quel copricapo. - rispose, con fermezza. La ragazza abbassò lo sguardo, per un istante, per poi tornare a guardarlo, prendendogli una mano e dicendogli, in un sussurro: - Però sarebbe un peccato rovinarla completamente, non pensi? Forse ci sono altre soluzioni... -
Forse fu l'incontro con gli occhi blu di Kisara a suggerire a Seto una valida alternativa all'indossare quel cappello tubolare. Tornò a guardare il Regista, il tono impercettibilmente meno glaciale di pochi attimi prima: - Aggiungetelo con Photoshop. Accetterò di vederlo su una mia immagine, ma scordatevi categoricamente che lo indossi in prima persona. -.
A quelle parole, lo sguardo di Kisara brillò e la ragazza strinse la mano che già aveva nella propria, con un sorriso.
- Perfetto, allora! - trillò il Regista, di nuovo di buon umore: - Chiamate anche Atem e sistemate quelle sedie davanti al maxischermo! - ordinò.
- Sedie? - ripeté Jonouchi, liberatosi da Anzu e cercando di nascondere una risatina nel vedere il comportamento di Seto insieme a Kisara.
- Jonouchi! - lo riprese Mai, in un sibilo: - Evita di ricordargli che stiamo girando le opening con le prime cose che capitano! -.
Atem non fu affatto felice di dover tornare a girare dopo così poco tempo; se non altro, doveva solo starsene fermo. In mezzo alle fiamme.
Quando lo seppe, fu fortemente tentato di tornare tra le braccia dell'Aibou.
- Useremo Photoshop per tutti e due! - spiegò il Regista, mentre Atem e Seto salivano sulle sedie che erano state preparate - il presidente della Kaiba Corporation osservò la sedia per qualche secondo, prima di salirci sopra, come se sperasse prendesse fuoco solo guardandola.
- Tranquilli, il fuoco è solo in questa striscia davanti a voi, non dovete preoccuparvi! - sorrise l'uomo, senza ricevere alcun segno di risposta dai due, chi per normale impassibilità, chi per scarsa voglia di reazione.
- Allora... Azione! -
Stare fermi con lo sguardo fisso verso la telecamera non era eccessivamente difficile e la ripresa, nonostante l'opposizione di Seto Kaiba, fu perfetta; soltanto, notarono tutti i presenti, il cameraman aveva abbassato l'inquadratura su Seto molto più lentamente di come non avesse fatto con Atem, facendo venire il sospetto che avesse agito così per non far notare la leggera differenza d'altezza tra i due.
Quando udirono il Regista urlare: - Stop! Perfetto! -, Seto e Atem scesero dalle sedie - chi semplicemente scendendo, chi saltando - e tornarono nel gruppo aggirando la linea di fuoco; il Faraone, tuttavia, oltrepassò gli altri e tornò a sedersi dove si trovava prima, in cerca di un po' di quiete e riposo: "Prima sto fermo al gelo, ora sto fermo in mezzo alle fiamme... Ho come l'impressione che questi sbalzi di temperatura non facciano bene...".
Come se non bastasse, aveva pure fame.
Si reggeva in piedi a suon di radici di liquirizia, ma avevano ormai cominciato a stancarlo.
"Certo è che, se sopravviverò, non mangerò mai più radici di liquirizia.".
Poggiò la schiena contro la parete, pregando di dover rivedere la telecamera il più tardi possibile: "Perché devono inquadrare solo me? Un po' di spazio anche agli altri, no?".
Fu in quel momento che il suo sguardo si posò su un oggetto vicino che non aveva notato: una sedia, con sopra una bella mela rosso rubino.
Atem si portò una mano allo stomaco, gli occhi fissi sul frutto lasciato incustodito: "Non c'è scritto niente, non dovrebbe essere di nessuno... e poi, perché lasciare una mela su una sedia, se la si vuole mangiare?" si disse, cercando una giustificazione che gli consentisse di afferrare quella mela senza sensi di colpa.
Così, molto semplicemente, allungò la mano e la prese, per poi portarla davanti al viso, girandola più volte: era di un rosso intenso, lucidissima, decisamente invitante.
Con un sospiro, controvoglia, Atem si alzò, raggiunse le fiamme e vi gettò la mela, per poi tornarsene seduto vicino al muro, poggiandovi sia la schiena che la nuca: "Poteva almeno evitare di lasciare visibile il buco del dente di Diabound." pensò, scuotendo la testa: "La mela avvelenata. Come se lui fosse una strega e io una povera principessa.".
- Altro me! - lo chiamò Yugi, raggiungendolo.
Quando il Faraone gli rivolse la sua attenzione, il ragazzo spiegò, con un sorriso: - Ti porto una buona notizia: non sarai in scena per un bel po'! -.
Quelle parole giunsero alle orecchie di Atem come una rivelazione salvifica: "Allora gli dei hanno ascoltato le mie preghiere! Grazie, Osiride! Grazie, Iside! Grazie, Horus! Grazie, Ra! Grazie, Hathor! Grazie, Thot! Grazie, Maat! Grazie, Bastet! Grazie, Bes!" dato che il Faraone si era appellato a più o meno tutto il pantheon egizio, doveva ringraziare le divinità una per una - solidamente abbracciato a Yugi che, ovviamente, continuava a non approfittarsene.
Mentre i due piccoli punk se ne stavano contro il muro, il Regista richiamava le grandi star: - Le divinità in scena, le divinità in scena! -.
Non si sa come, la musica divina partì di nuovo, l'attenzione di nuovo tutta sulle divinità: Obelisco e Osiris stavano giocando a rubamazzo, riuscendo non si sa come ad usare le carte per loro minuscole; Ra, invece, si stava facendo spazzolare le piume da Malik.
Capendo di dover tornare in scena e mostrare tutta la loro magnificenza, le tre star lasciarono i loro passatempi e si rivolsero al Regista, Malik che raggiungeva il gruppetto con in mano ancora una colossale spazzola tirata fuori da non si sa dove.
- Adesso verranno fatti dei primi piani sulla stele, su ciascuna effige di voi divinità. - spiegò il Regista, inforcando di nuovo gli occhiali da sole per sostenere tutta quella visione divina: - Ognuno di voi, tra le fiamme, caricherà il proprio attacco, senza lanciarlo, ovviamente. - sorrise: - Prima Osiris, poi Obelisco e infine Ra. Osiris guarderà verso sinistra, Obelisco verso destra, Ra sarà al centro. -.
- "D'accordo.". - tradusse Kisara, al ruggito delle tre creature.
Osiris, Obelisco e Ra entrarono tra le fiamme senza alcun problema, apparentemente senza neppure sentirle. Sul maxischemo, su cui, fino a quel momento, c'era stata l'immagine della stele nella sua interezza, apparve il primo piano dell'incisione di Osiris, cosa che spinse il grande drago rosso a mettervisi davanti.
- Azione! -
Era impossibile pensare che la ripresa potesse avere qualche pecca - se non per eventuale colpa del cameraman -, visto che ad essere riprese erano star di così grande calibro, ognuna intenzionata a dare il meglio di sé nel modo più scenografico possibile, sfoggiando i loro attacchi: Osiris si ricoprì di piccole scariche elettriche, nella sua bocca più grande si materializzò una sfera di energia gialla; Obelisco caricò un pugno, facendolo brillare di una potente luce azzurra; Ra fu la divinità più sboron- consapevole del proprio potenziale: si avvolse con le sue stesse fiamme e si tramutò in una fenice di fuoco, per poi volare fuori dall'inquadratura.
Mentre il Regista trillava un: - Magnifico! -, tutti i presenti erano rimasti a bocca aperta di fronte ad una così grande manifestazione di sboron- grandezza e potenza.
- Obelisco si è mostrato potente e morigerato al tempo stesso, non ha perso tempo con inutili fronzoli. - osservò Seto, le braccia conserte, lo sguardo verso la divinità rocciosa.
- Osiris è stato il più umile di tutti, non ha perso tempo a mostrare il proprio fisico scultoreo. - gli fece eco Jonouchi, annuendo da solo alle sue parole, seguito anche da Anzu e Honda, d'accordo con lui, Atem e Yugi che si limitavano ad ammirare il drago rosso in silenzio.
- RA, TI AMO! - urlò Malik, quasi spaccando i timpani ai presenti, con un entusiasmo che raramente gli altri gli avevano visto. Stranamente, a quella frase, seguì il particolare suono di un sonaglio, un sonaglio scosso con una certa irritazione. Ancor più stranamente, a quel suono, il ragazzo sorrise - un sorriso piuttosto maligno, c'era da dire.
In quel momento, il cellulare del Regista squillò; come se il trillo di un telefonino fosse una cosa ultraterrena, tutti gli sguardi furono puntati sull'uomo intento a rispondere.
- Pronto? - chiese, con una cautela che fece intuire il suo non conoscere il numero che lo aveva chiamato: - ... oh, sì! Sì, state arrivando, quindi? Come? Oh, spero non sia nulla di grave! Ah, quindi è solo questione di aspettare con tanta pazienza? Mh... signor Dartz, penso sia il caso che faccia tenere il tempo ai suoi compagni, sapete... no, per carità... è solo che mi pare voi abbiate una diversa percezione del tempo, tutto qui... Allora vi aspettiamo, signor Dartz! Spero che la cosa avvenga in tempi rapidi! A tra poco! - il Regista chiuse la chiamata, per poi rivolgersi ai presenti: - Era il signor Dartz. Hanno avuto un contrattempo, arriveranno tra poco. -.
- ... urrà. - fece Jonouchi, piatto.
- Ma loro quando dovranno girare? - domandò Mai.
- Solamente l'ultima inquadratura. - rispose il Regista, con un sorriso.
La donna trasse un profondo respiro: - Allora non penso ci siano problemi, no? Giriamo tutte le nostre scene e fine. -
- Esattamente! - esclamò l'altro: - Quindi non perdiamo tempo e proseguiamo! Per la scena successiva, mi serve Anzu! -.
La diretta interessata sbattè le palpebre, stupita: - Di nuovo una scena solo per me? -
- Secondo me, il Regista è un fanboy di Anzu. - ridacchiò Honda, sottovoce.
- Dici? - fece Otogi, lanciando un'occhiata indecifrabile a quel tizio che stava facendo girare loro le opening in condizioni assurde: - A me sembra più un fanboy di Seto. -.
- Ma perché quella là deve avere un'altra scena? - tuonò Mary, dall'alto della regia, facendo trasalire tutti con la sua soave ma potente voce cristallina: - Già in Shuffle è stata inutile, perché ripeterla anche in Warriors? -
- Perché il suo profondo significato è ancora duraturo! - spiegò il Regista, portandosi una mano al petto e sollevando l'altro braccio: - Questa è un'opening ricca di simbolismi e metafore, questo eterno dilemma non può mancare! -
- Eterno dilemma? - ripeté Jonouchi, non capendo.
- Lasciamo stare e giriamo questa scena! - tagliò Anzu, rossa su tutta la pelle visibile: - Dove mi devo mettere? Cosa devo fare? - chiese, rapida.
- Tutto questo è assurdo! Perché lei ha così tanto spazio? - continuò a protestare Mary, offesa fin nel profondo. Tuttavia, nessuno se ne curò.
"Anch'io vorrei evitare queste scene..." gemette Anzu, dentro di sé, mentre il Regista la portava davanti ad un grosso pannello raffigurante un cielo azzurro picchiettato di nuvole acquerellate: "... perché lo so che dovranno di nuovo sbandierare la mia confusione sentimentale, lo so che lo faranno! Ma non si può avere un po' di privacy? Come se non bastasse, pure davanti a loro!".
Quando si accorse di due assistenti con ventilatori ai lati del pannello, sperò che fossero abbastanza accorti da non sollevarle la gonna: "Perché non mi sono messa i pantaloncini, sotto? Che cosa odiosa! Spero non facciano danni o giuro che ficco loro radici di liquirizia nelle narici fino a soffocarli!".
Nonostante i pensieri omicidi, la ragazza riuscì a sentire le istruzioni del Regista: doveva semplicemente portarsi una mano alla fronte, come se si stesse coprendo dal sole, e guardare la telecamera con sguardo assorto.
- ... dopo, fai un primo piano sull'occhio di Udjat e mettici una luce in modo che sembri provenga da lì... sì, poi passiamo ad Anzu. - stava finendo di dire l'uomo al cellulare, ovviamente al grafico, per poi tornare da lei.
- Allora, sei pronta? - le chiese.
Anzu annuì, decisa a concludere in fretta la scena; si mise come le era stato detto, fece del suo meglio per assumere uno sguardo assorto che non sembrasse quello di una triglia e sentì le ventate d'aria sul corpo e sul viso, talmente forti da muoverle i vestiti e i capelli, prima da una parte, poi dall'altra.
"Spero che Mai, Mana e Kisara mi aiuteranno, nel caso..." si disse, per farsi forza, sperando nell'empatia femminile.
- Azione! -
Fu il cameraman a fare tutto, praticamente soltanto uno zoom, Anzu rimase semplicemente ferma, in ansia solo per la sua minigonna volante che, per fortuna, non si alzò più del dovuto.
Quando udì: - Stop! Ottima! -, si rilassò, scappando in fretta dai ventilatori e ricongiungendosi agli altri: - Dopo questa, spero di aver finito! - sospirò, come se avesse corso fino a quel momento; in realtà, aveva semplicemente trattenuto il respiro, senza neppure rendersene conto.
Con un certo fastidio, alle sue orecchie giunse la frase: - ... prendi delle immagini di repertorio di Yugi e Atem e mettile in orizzontale ai lati di Anzu, facendole scorrere verso l'esterno... -
"... lo sapevo." si rassegnò, trattenendosi dal guardare verso la regia, verso la stragrande maggioranza delle fangirls e verso i due punk ancora contro il muro.
- Dai... - fece Mai, passandole un braccio attorno al collo, gesto che Anzu vide come una minaccia di morte: - E' andata bene, no? -
- S-sì... - balbettò lei, cercando di non fare movimenti bruschi che potessero far stringere quel braccio attorno al suo collo per impedirle di fuggire.
- Ora tocca a Jonouchi! - chiamò il Regista, il ragazzo che si faceva improvvisamente attento, come se fino a quel momento avesse dormito: - Io? -
Quando parve realizzare appieno la cosa, fece un sorriso a trentadue denti ed esclamò: - Okay, ci sono! Cosa devo fare? -.
- Per te faremo un'altra ripresa scenografica! - spiegò il Regista: - I miei assistenti hanno ritrovato un grosso specchio dalla superficie granulosa distorcente che non sapevo neppure ci fosse e ho intenzione di usarlo! -.
Parlando, l'uomo aveva condotto il gruppo davanti all'appena citato specchio: enorme, tanto da far concorrenza al maxischermo sulla parete opposta, lo specchio rifletteva le fiamme che invadevano una parte del cubo, distorcendole, assumendo l'aspetto di un colossale pannello raffigurante una sorta di tramonto incandescente.
- ... è bellissimo... - mormorò qualcuno, tutti gli sguardi verso lo specchio, rapiti.
- ... e sarà il mio sfondo! - trillò Jonouchi, entusiasta: - A me è toccato lo sfondo migliore di tutti! -.
- Si entusiasma come i cuccioli davanti alle lucine... - sussurrò Seto, quasi annoiato, senza essere sentito.
- E non vi eravate accorti di avere una cosa del genere? - chiese Kisara, sorpresa.
Il Regista scosse la testa: - No. Era coperto da un telone, quindi nessuno se n'è accorto... l'hanno visto solo dopo che il telone è stato tolto! -
- Allora qualcuno doveva averlo visto, se ha tolto il telone... - fece notare l'albina, con espressione perplessa.
L'uomo alzò le spalle: - Evidentemente... - tornò a rivolgersi a Jonouchi: - Allora, anche la tua scena sarà molto semplice: corri. -.
Il ragazzo biondo rimase un attimo interdetto, sicuro di aver capito male, per poi azzardarsi a ripetere: - ... corro? -.
Il Regista annuì: - Tu corri, ci pensa il cameraman a fare lo zoom! E ho già detto al nostro grafico di inserire, sullo sfondo, un'immagine del Drago Nero Occhi Rossi! -
Nonostante fosse piuttosto sconcertato, Jonouchi annuì lentamente: - ... in tutto ciò, come mai il Drago Nero non è qui? Ci sono tutti, manca praticamente solo lui! -
- Non è potuto venire. - fu la semplice risposta del Regista: - Sembra avesse un appuntamento con Lady Arpia. -
- Che cosa? - s'intromise Mai, lasciando libera Anzu: - Io non ne sapevo niente! - esclamò, gli occhi completamente spalancati.
- Su, su! - richiamò l'uomo: - Jonouchi, fai un'espressione determinata e poi corri! -.
Alquanto confuso da tutte quelle informazioni e notizie sconvolgenti, Katsuya andò ad un'estremità dello specchio, pronto a correre; quando il Regista fece il suo consueto urlo, cominciò a correre con larghe falcate, senza neppure sapere dove andare, correndo e basta.
"Mi sento un po' idiota a correre a caso, ma se la ripresa deve essere così... e poi, ho lo sfondo più bello di tutti!".
Al secondo urlo del Regista, Jonouchi si fermò, voltandosi a guardarlo, in attesa di altre istruzioni: per qualche strano motivo, sospettava che la sua ripresa non fosse finita.
- Adesso giriamo un'altra scena con te! - disse l'uomo, infatti, trascinandolo davanti ad un pannello simile a quello su cui avevano ripreso Anzu, ma di un azzurro più scuro; le fiamme di Ra, da un lato, lo facevano apparire realmente come un cielo al tramonto.
- Nulla di nuovo... - spiegò il Regista, mettendosi vicino al cameraman: - Devi solo correre e guardare verso la telecamera! -.
- Okay! - esclamò Jonouchi, in risposta, salvo poi accorgersi di essere stato portato sopra uno strano apparecchio: un tapis roulant, che fu acceso senza preavviso, con sua conseguente quasi caduta.
- De-devo correre su questo aggeggio? - chiese, quasi urlando, correndo sopra quell'affare che gli impediva di stare fermo.
- Eh, non abbiamo i mezzi per far spostare il cameraman in modo che la telecamera non traballi e la tua inquadratura sia sempre uguale... - sospirò il Regista, come se nulla fosse, per poi urlare: - Azione! -.
Così, Katsuya continuò a correre sul tapis roulant, sentendosi ogni istante più scemo: "E non ho più neppure lo sfondo!".
- Stop, buona! -
"Oh, è già finit-" - ARGH! -
Nell'udire il Regista, Jonouchi aveva avuto la sciagurata idea di fermarsi, venendo istantaneamente trascinato dal tapis roulant, fino a perdere l'equilibrio e a schiantarvisi sopra, per poi essere impietosamente buttato sul pavimento dall'inarrestabile tappeto nero.
- Jonouchi! - urlò Mai, soccorrendolo: - Ma sei un imbecille? - gli disse, forse in quello che poteva essere definito un tentativo malriuscito di conforto.
- Ahi... - rispose lui, mettendosi a sedere, la testa che gli girava: - ... almeno non sono caduto sul duel disk... - disse, alzando il braccio per mostrare l'ingombrante aggeggio bianco, rosso e blu.
- ... ecco, visto che a lato di Jonouchi c'è un po' di spazio e pare brutto lasciarlo vuoto, potremmo metterci un'immagine di repertorio di Atem! ... no, aspetta, stavo scherz- ... come sarebbe a dire "è un'ottima idea"? - balbettò il Regista, attirando su di sé svariati sguardi scioccati.
- Uhm... così sembra che Jonouchi sia innamorato del Faraone! - osservò Honda. Quella frase giunse alle orecchie di tutti i presenti, scatenando le reazioni più varie.
- Jonouchi è innamorato del principe? - ripeté Mana, stupita; Mahad era semplicemente senza parole.
Katsuya si guadagnò due occhiate roventi, da Mai e da Yugi, occhiate più simili a pugnalate che a sguardi.
Atem, gli occhi sgranati, disse, incredulo: - Jonouchi... io... non sapevo che tu... -
- NO! C'E' UN ERRORE! E' TUTTO UN EQUIVOCO! - saltò su il ragazzo biondo, agitando le mani e sudando freddo, nonostante le fiamme: - Io NON sono innamorato del Faraone, affatto! E' tutto un complotto del Regista e del grafico! - gridò, per farsi sentire da tutti.
- Dragonshipping! - disse Kisara, coprendosi la bocca aperta per la sorpresa con una mano.
- ... perché la loro coppia si chiama "Dragon"? - quasi boccheggiò Seto, rendendosene pienamente conto solo in quell'istante.
- Oh, avanti! - s'intromise Anzu: - Se Jonouchi dice che non è vero, allora non è vero! E poi, è ovvio che è tutto un equivoco, Jonouchi è innamorato di- UMPF! - stavolta fu lei ad essere zittita da Katsuya, che le premette le mani sulla bocca, soffocando le sue parole.
- Non dirmi che non gliel'hai detto! - sussurrò la ragazza, incredula, liberandosi di quelle mani.
- Ehm, poi lo farò... - rispose a bassa voce lui, evitando di guardare in direzione di una Mai un po' meno furiosa ma sempre arrabbiata.
- Dopo Jonouchi, è il turno del signor Kaiba! - esclamò il Regista, riportando l'attenzione sulle riprese.
Senza dire nulla, Seto guardò l'uomo, impassibile, in attesa di indicazioni.
- Insieme al signor Kaiba, ci sarà anche Kisara... - spiegò il Regista, muovendosi verso la regia: - La scena vedrà il signor Kaiba su un prato in cima ad un grattacielo... -
- Un prato in cima ad un grattacielo? - ripeterono Jonouchi e Honda, increduli.
- Pare esistano. - rispose Otogi, senza far troppo caso alle loro bocche spalancate.
- ... e, mentre alzerà una carta del Drago Bianco Occhi Blu, alle sue spalle si innalzerà proprio il Drago Bianco, che aprirà le sue ali con un potente ruggito! - concluse il Regista, perso nel suo mondo scenografico.
- Sembra una bella composizione! - sorrise Kisara.
- Voi siete provvisti di un grattacielo con prato? - chiese Seto, lapidario.
- Ovviamente no. - fu la semplice risposta del Regista: - Però, sfruttando la forma della regia, siamo riusciti a riprodurlo! - esclamò, indicando il luogo in cui si trovavano il grafico, Mary e Sugoroku: su un lato libero della superficie rettangolare era stato montato quello che sembrava un parapetto di metallo; dietro, era stato posizionato un grosso pannello raffigurante dei grattacieli su un cielo azzurro.
Seto preferì evitare qualsiasi tipo di commento.
- Un parapetto? Dove avete trovato un parapetto? - chiese Mana, perplessa.
- Oh, è il parapetto della terrazza di questo edificio! - rispose il Regista, sorridente come sempre: - E' precipitato da un buco nel soffitto e abbiamo deciso di riutilizzarlo. -.
A quella risposta, la maga borbottò a bassa voce: - Ho paura di scoprire che quel pannello sia stato creato mettendo insieme quello della Città dei Duelli e uno semplice con il cielo... -.
Seto preferì davvero evitare qualsiasi tipo di commento.
Così, il presidente della Kaiba Corporation fu trasportato fin sopra la regia dal Drago Bianco, ritrovandosi di fronte, come previsto, una distesa grigia.
- Il prato sarà aggiunto con Photoshop, suppongo... - fece, sprezzante.
- E ci metteremo anche un bel cespuglio! - trillò il Regista, guadagnandosi un'occhiata confusa da parte del drago: - ... ma come sono arrivati quassù, lui e il cameraman? - chiese, la voce di Kisara che risuonava dalle sue fauci come un'eco.
- Allora, pronti per girare? - chiese l'uomo, come se nulla fosse, posizionandosi sull'estremità opposta a quella su cui si trovava Seto, insieme al cameraman.
Con assoluta tranquillità, Seto prese una delle tre carte del Drago Bianco Occhi Blu dal suo deck, per poi annuire con un piatto: - Sì. -.
- Sì! - fu la risposta più espressiva di Kisara, il drago tornato a terra, pronto a salire fin sopra la regia, come le era stato detto.
- Allora... Azione! -
Seto alzò la carta che teneva stretta in mano, il drago bianco si diede una spinta con le zampe artigliate, arrivando a superare il parapetto; solo allora spalancò le ali in tutta la loro ampiezza e allungò il collo verso l'alto, con un potente ruggito.
L'apertura improvvisa delle ali, tuttavia, creò alcuni turbini d'aria, che travolsero in pieno non tanto il Regista e il cameraman quanto Seto, che fu violentemente sbalzato in avanti, ritrovandosi sdraiato sul soffitto della regia dopo un volo di almeno un metro.
Cadde il silenzio.
- Seto! - lo chiamò Kisara, spaventata, il drago bianco che accorreva vicino al presidente ancora a terra.
- Seto è caduto? - farfugliò Jonouchi, gli occhi completamente spalancati: - Seto è caduto e io non riesco a vederlo? - protestò, data la sua visuale fortemente limitata dal suo non essere in cima alla regia.
- Io non sono caduto su un tapis roulant, bonkotsu. - la voce fredda di Seto gli giunse alle orecchie non si sa come, facendolo trasalire; il presidente della Kaiba Corporation, in cima alla regia, si rialzò, limitandosi a togliere la polvere dai vestiti.
- Mi dispiace, Seto! - intervenne il drago bianco: - Non ho pensato a- -
- E' stata colpa mia. - le disse lui, in un sussurro: - Ho commesso un errore di calcolo. Non si ripeterà. -.
Prima che il Regista, rimasto senza parole allo spettacolo del Seto volante, potesse dire qualsiasi cosa, il giovane presidente fece: - Possiamo rigirare la scena. -.
- Eh? Oh, sì! - annuì l'uomo, il cameraman che riaccendeva la telecamera.
La seconda ripresa avvenne senza incidenti, ma ci fu un fatto classificabile come ultraterreno: i turbini d'aria smossero la giacca bianca di Seto - che, tuttavia, ritornò esattamente nella sua solita posizione non appena i vortici scomparvero.
- Solo il Drago Bianco può fare una cosa del genere... - sussurrò Anzu.
- Ehi, dicci cos'è successo! - protestò Mai, affaticata.
Mentre la ragazza riassumeva ciò che era appena successo, Malik e Ryou erano più presi dal guardare la torretta umana che si era rapidamente innalzata per spiare Seto in cima alla regia: Honda, alla base, teneva Otogi sulle spalle, che a sua volta sorreggeva Jonouchi, che a sua volta portava Mai, che sosteneva Anzu; Mahad e Mana, invece, avevano un posto in prima fila grazie alla loro capacità di volare.
- Ma non potevano chiedere ai due maghi di farli volare? - chiese Ryou, perplesso.
- Dato che nessuno ha avuto questa brillante idea... - sospirò Malik, lasciando sottointendere il resto della frase.
All'interno della regia, intanto, solo Sugoroku si curava di cosa stesse succedendo, cercando di sbirciare sporgendosi dal buco lasciato dalla finestra infranta; il grafico era preso dal montaggio, Mary era persa in chissà quale para mentale riguardante il fatto che l'addetto alla grafica non l'avesse degnata di uno sguardo - sicuramente, era cotto di lei ma non aveva il coraggio di dichiararsi.
Seto, drago, Regista e cameraman tornarono a terra e fu allora che Atem sentì una frase molto brutta: - Faraone Atem, in scena! Ora tocca al Faraone Atem! -.
Con un grande sforzo e mosso solo dalla volontà, il Faraone si alzò, sciogliendosi dall'abbraccio di Yugi, per poi incamminarsi verso il gruppo.
- Guarda il lato positivo! - gli disse l'Aibou, seguendolo: - Dovrebbe mancare pochissimo! -.
Seto e Kisara si erano riuniti agli altri, Jonouchi che scrutava Kaiba in cerca di una qualsiasi traccia che potesse mostrare la sua caduta - a testimonianza che, sì, anche Seto Kaiba poteva cadere.
Mahad e Mana tornarono a volare rasoterra, appena in tempo per sentire le indicazioni che il Regista stava dando al giovane sovrano: - Rimani con un braccio teso in orizzontale e tieni in mano la carta del Mago Nero. Mahad... - fece, rivolgendosi al mago: - ... tu uscirai dal pavimento. -.
Atem e Mahad annuirono, andando a mettersi davanti ad un pannello indicato loro da alcuni assistenti: una foto ingrandita di una delle strade di Domino.
- Ehi! - esclamò Mai, notando una cosa rossa a lato: - Quella è la mia macchina! Che ci fa la mia macchina in quella foto? -
- Volevamo dare un tocco di colore all'ambiente. - rispose placidamente il Regista: - Così, oggi, mentre tu eri qui a cercare le truccatrici con indosso il vestito del mondo del videogioco, un paio di miei assistenti hanno preso le chiavi dalla tua giacca dietro un paravento, hanno portato la tua macchina a Domino, hanno scattato la foto e l'hanno riportata qui. Tranquilla, non c'è neppure un graffio! -
- MI AVETE RUBATO LA MACCHINA? - quasi strillò la donna, con voce soffocata.
- No, no, assolutamente! - fece il Regista, alzando le mani: - L'abbiamo solo presa in prestito per un po'! -
Mai dovette sorreggersi a Jonouchi per non cadere, le gambe improvvisamente deboli: - La mia macchina... la mia macchina in mano a qualcuno che non sia io! Se è la mia macchina, questo implica che sia io a guidarla! - fece, sconvolta.
Honda e Malik rimasero profondamente colpiti dall'avvenimento: "Se qualcuno dovesse prendere la mia moto senza permesso..." pensarono, rabbrividendo all'idea.
- Dai... almeno la macchina è tornata sana e salva! - esclamò Anzu, cercando di tirare Mai un po' su di morale, ottenendo solo un'occhiata semidisperata.
- Su, non perdiamo altro tempo! - disse il Regista, tornando a guardare Atem e Mahad, in paziente attesa davanti al pannello.
Nel frattempo, Mana aveva fatto apparire due ponpon e li agitava scandendo: - Prin-ci-pe! Ma-e-stro! Ou-ji! Ou-shi-shou-sa-ma! -
- Allora, pronti? -
Il Faraone annuì, Mahad scomparve.
- Azione! -
Atem, carta del Mago Nero in mano, tese un braccio verso l'esterno; Mahad si materializzò dal pavimento, in un tripudio di fasci di luce colorata che smossero i vestiti del Faraone, come tante raffiche di vento.
Fu solo quando il mago si mise nella sua solita posizione a braccia quasi incrociate, il bastone di smeraldo in vista, che il Regista urlò: - Stop! Perfetta! -.
Ad Atem sfuggì un sospiro di sollievo. Mahad gli si avvicinò, preoccupato: - Siete stanco, mio Faraone? - gli domandò.
Lui scosse la testa: - Non ti preoccupare, sto bene. - non era il caso che il mago fosse in ansia. Decisamente.
- E... - aggiunse, sgranando gli occhi: - ... credo che quella ad aver bisogno di aiuto sia Mana... - fece, indicando la maga: non si sa cosa avesse cercato di fare, ma Mana doveva aver fatto una qualche magia sui ponpon, che avevano assunto l'aspetto di peluches di Kuriboh colorati; il problema era che i Kuribih peluches continuavano a spuntare fuori dal nulla, letteralmente sotterrandola.
Con un sospiro paziente, Mahad la raggiunse e, con un semplice gesto, fece sparire tutta la montagna di palle di pelo, per poi aiutare Mana a rialzarsi dal pavimento su cui era stata schiacciata dai peluches.
- Volevo solo farli più carini... - si scusò lei, arrossendo appena sulle guance.
- Mana... - sospirò il mago, alzando gli occhi al soffitto: - Lo sai che pensare a qualcosa di "più carino" implica la trasformazione o la materializzazione di peluches di Kuriboh. -.
La giovane maga fece una risata imbarazzata, guardando da tutt'altra parte.
Il Regista aprì la bocca per riprendere la parola.
Una frustata.
Il suono di una frustata riempì l'aria, portando l'attenzione di tutti sul punto da cui proveniva: uno dei cavi appesi al soffitto si era spezzato, atterrando sul pavimento con una violenta frustata, proprio davanti ad Atem, bloccato tra il pannello e il cavo precipitato, ora a terra, innocuo.
Silenzio.
- Adesso cominciano anche a cadere i cavi! - gemette Anzu, spaventata.
- Ma non potete tirarli tutti giù? - protestò Jonouchi, arrabbiato.
- Ma non possiamo andare a girare da un'altra parte? - propose Ryou, con un tremito, venendo bellamente ignorato.
- Altro me! - urlò Yugi, raggiungendo un confuso Faraone: - Stai bene? Ti ha colpito? - chiese, agitato.
Atem fece di no con la testa: - Non mi ha neppure sfiorato. - disse, piano, visibilmente scosso.
- Basta, li farò sparire tutti! - decise Mahad, alzando il bastone verso il soffitto: - E' inammissibile che dei cavi minaccino la vita del nostro divino Faraone! -.
- Vieni via da lì, principe! - esclamò Mana, raggiungendo Atem e prendendolo per una mano, tirandolo verso di sé: - Si è rotto questo cavo, non è detto che non se ne rompano altri! - lo avvertì, mentre Yugi gli prendeva l'altra mano e, insieme, lo facevano allontanare dal cavo caduto.
Un rumore violento, acuto, perforò i timpani dei presenti, costringendo alcuni a portarsi le mani alle orecchie.
Silenzio.
- Cosa. Sta. Succedendo? - tuonò Seto, Kisara che spuntava dalla giacca in cui lui l'aveva avvolta d'istinto, non appena aveva sentito quel suono.
Un suono che proveniva dallo stesso punto in cui era caduto il cavo. Anzi, poco dietro: il punto in cui, fino a pochi attimi prima, si trovava Atem era ora crivellato da pezzi di vetro di varia grandezza - cinque, in particolare, erano piuttosto grandi, delle lame mortali trasparenti.
Bastò quella visione ad ammutolire tutti i presenti.
Pochi secondi dopo, un enorme telone grigio coprì i pezzi di vetro e il cavo, raggiungendo il pavimento lentamente, oscillando.
Silenzio.
Atem, con degli scioccati Yugi e Mana stretti a sé, rimase con lo sguardo fisso sul telone, incapace di dire qualcosa. Tuttavia, senza neppure pensarci, si voltò. Quando capì, paradossalmente, fu più tranquillo.
- Ma tu non muori mai? - sibilò Bakura, fissandolo con sguardo contrariato, a pochi passi da lui.
- Al contrario di te. - sospirò Atem, lasciando la maga e Aibou: - Almeno sono sicuro che il soffitto non ci sta cadendo addosso. -.
- TU! - tuonò Mahad, puntando il bastone contro Bakura: - Hai cercato di uccidere il Faraone! -
- Da svariati millenni. - annuì il bandito, senza particolare intonazione.
Atem fece cenno a Mahad di calmarsi: "E' solo un tentativo di omicidio, non c'è nulla di cui preoccuparsi." pensò, un po' sollevato: "Tre. Proprio come avevo previsto. Divorato da Diabound, avvelenato da una mela (?) e crivellato di vetri. Questa era studiata e scenografica, glielo concedo.".
- Qualcuno mi dice cos'è successo? - quasi urlò Jonouchi, per farsi sentire, forse non per la prima volta.
- ATEMUCCIO UCCIO PUCCIO CUCCIOLO! - strillò Mary, dalla regia: - Mi dispiace non essere riuscita a salvarti o avvisarti! Non avevo capito che Bakura aveva preso il telone dello specchio distorcente, aveva preso tutti i vetri rotti della regia, li aveva messi nel telone, aveva legato il telone al soffitto, aveva preso uno dei cavi pendenti e ci aveva stretto il telone in modo da aprirlo non appena lo avesse tirato solo per ucciderti! - pianse, di argentee lacrime di cristallo scintillante.
- ... la signorina Sue è un genio. - disse Seto, sarcastico, unico che riuscì a commentare.
- Sai... - sospirò Atem, rassegnato, rivolto a Bakura: - Confesso di ammirare la tua fantasia. Il tuo continuare a pensare a metodi di omicidio sempre più elaborati mi stupisce ogni volta. - ammise.
- Sei la mia musa ispiratrice, sommo re. - fu la risposta del bandito, accompagnata da uno strano sorriso sinistro.
Lo scenografico tentato omicidio del Faraone aveva scosso più o meno tutti i presenti: Jonouchi, Anzu, Honda, Otogi, Mai e Kisara erano sconvolti, gli sguardi lucidi fissi su Atem e Bakura, incapaci di dire o fare qualsiasi cosa; Yugi e Mana erano rimasti vicini al Faraone, in silenzio, ancora tremanti; Mahad aveva rispettato il volere del Faraone, ma continuava ad incenerire il bandito con lo sguardo, la mano che stritolava il bastone, pronto ad agire; Seto, nonostante il volto di granito, aveva negli occhi una strana luce d'irritazione; Sugoroku cercava di riprendersi, completamente sotto shock; Ryou e Malik erano divisi ciascuno da due differenti emozioni: il primo dalla paura e dalla tranquillità tipica di chi si aspetta qualcosa, il secondo dalla voglia di andare a stuzzicare Bakura sul suo fallimento e il fatto che, forse, farlo davanti al Faraone che la sua famiglia proteggeva da millenni non era esattamente una buona idea; Isis e Rishid erano accorsi e, appurato che nessuno si fosse ferito o fosse morto, erano rimasti in disparte, nonostante l'assoluta non fatica nel capire chi fosse il responsabile; Mokuba e Shizuka dormivano.
- Bene, visto che ci siamo tutti ripresi, possiamo continuare con la opening! - la voce del Regista distrusse il momento di tensione.
- Signor Regista. - esordì Atem, mortalmente calmo: - Io ve l'avevo detto di non lasciarlo libero di girovagare per troppo tempo. - sospirò, calcando particolarmente sul "ve l'avevo detto".
- Sta' tranquillo! - fece Bakura: - Per oggi basta così. Ho anche altro da fare che stare a pensare a te tutto il tempo. -.
Il Faraone inarcò un sopracciglio, sinceramente stupito: - Davvero? -
- Davvero. - rispose il bandito, come se nulla fosse.
- Per la prossima scena... - prese la parola il Regista, mentre tutti decidevano, in tacito accordo, di far finta di nulla: - ... voglio riunire tutti quanti! Almeno, voglio non solo Atem o Jonouchi e Anzu, ma anche Honda, Otogi e Ryou! -.
A quelle parole, gli occhi di Honda e Otogi brillarono.
- Finalmente! Finalmente anch'io avrò un'apparizione! - esultò Honda, in teoria nella cerchia dei protagonisti principali.
- Peccato essere in mezzo ad un gruppo e non in un'inquadratura solo per me... - fece Otogi, ma accontentandosi.
Ryou era semplicemente incredulo: - Io? Io? Apparirò? In una opening? Io, proprio io? - farfugliò, indicandosi.
- Sì, Ryou! - esclamò il Regista: - Sei apparso di sfuggita solo in Voice, in teoria, te ne saresti potuto andare subito... ma è stato ammirevole, da parte tua, voler rimanere qui a sostenere gli altri, a pulire il pavimento e a fare altre cose senza senso! Quindi, meriti un premio: una comparsata! -.
Il ragazzo dai capelli bianchi era quasi commosso, gli occhi lucidi: - Un'inquadratura decente... Anche se per pochi istanti... - disse, sognante.
In quel momento, un altro rumore attirò l'attenzione dei presenti: un insistente bussare alla porta del cubo.
Fu il Regista in persona ad andare ad aprire, esclamando qualcosa di indefinito e facendo entrare quattro persone: una era un uomo distinto, dalla veste bianca e dai lunghi capelli di uno strano verde acqua; due indossavano delle lunghe giacche scure, uno era un energumeno biondo, l'altro - o l'altra - era ben più esile, dai capelli rossi; l'ultimo, con in testa quello che sembrava un cespuglio castano potato da un dubbio giardiniere, aveva l'aspetto di un motociclista - o di un aviatore, visti gli occhialoni che portava sopra la fronte.
Dartz, Raphael, Alister e Valon, a quanto sembrava, erano riusciti ad arrivare fino al cubo.
- Oh, eccovi, finalmente! - trillò il Regista, conducendoli dagli altri per i vari saluti - più o meno entusiasti.
- Perdonate il nostro ritardo. - si scusò Dartz, pacato: - Purtroppo abbiamo avuto serie difficoltà a trovare parcheggio. -.
Silenzio.
- ... volete dire che è da prima che girate in tondo qui fuori alla ricerca di un parcheggio? - capì Mai, aggrottando la fronte.
- Esattamente! - confermò Valon: - Saranno quasi due ore che vaghiamo, ma non c'è uno straccio di parcheggio. -
- ... siamo in periferia, in mezzo al nulla, potevate parcheggiare le vostre moto ovunque! - fece notare la donna, incapace di credere a ciò che aveva appena sentito.
- E' pericoloso lasciare i propri mezzi in prossimità di edifici così... - Dartz si fermò, cercando una definizione adatta: - ... altamente infiammabili. -
- Comunque, non siamo venuti in moto. - intervenne Alister, con fare quasi annoiato: - Dovevamo parcheggiare la mietitrebbia. -.
Silenzio.
- ... siete venuti in mietitrebbia? - ripeté Jonouchi, dando voce ai pensieri di tutti.
- Targhe alterne. - si limitò a dire Raphael, atono: - Oggi girano le pari, le nostre moto sono tutte dispari. -.
- ... siete venuti in mietitrebbia? - ripeté di nuovo Katsuya, incredulo.
- Su, dobbiamo far presto, è tardissimo e abbiamo ancora un'opening da girare! - richiamò il Regista, battendo le mani.
- Noi rimarremo solo per la nostra scena. - lo informò Dartz: - Ci scusiamo ancora una volta per il ritardo, ma abbiamo altri impegni. -.
- Alle tre di notte? - chiese Mai, mettendo le braccia conserte.
- Ad ogni ora! - fu l'enigmatica risposta di Valon.
Tutti gli altri rimanevano ad osservare gli scambi di battute tra Jonouchi e Mai e il gruppo di Orichalcos, Valon in particolare, quasi si aspettassero qualcosa di incredibile.
- Noi non ci conosciamo. - esordì Isis, in tono cordiale, avvicinandosi a Dartz: - Noi vi conosciamo solo di nome. -
- Voi dovete essere Isis Ishtar, presumo. - fece l'uomo, stupendola: - Ai tempi della Doma, abbiamo raccolto dati sulla città di Domino e sul torneo della Città dei Duelli: il vostro nome appare più volte. -.
Rishid e Malik raggiunsero la loro sorella, osservando quasi con curiosità i quattro di Atlantide.
- Per il resto... - sorrise Dartz: - No, non ci conosciamo. Io sono Dartz, ex sovrano di Atlantide. - si presentò, porgendole una mano.
Isis, dopo un attimo di sorpresa, la strinse: - Per quanto riguarda noi, allora, penso non ci sia bisogno di presentazioni. - lasciò la mano: - So che i vostri rapporti con il Faraone, inizialmente, non sono stati molto felici. -
- Sono successe svariate cose. - ammise l'antico sovrano.
- Oh, le divinità egizie! - esclamò Valon, notando le tre grandi star in un angolo del cubo: - Mi sembrano in gran forma da quando le abbiamo rubate al Faraone! -.
In quel momento, dallo stereo da cui solitamente usciva la musica divina, partì la "Toccata e fuga" di Bach.
Con una certa inquietudine, gli sguardi dei presenti andarono ai tre Ishtar e a Bakura, a pochi passi da loro: gli occhi sgranati, le bocche semiaperte, sembravano congelati.
- ... le carte... delle divinità... del Faraone... - ripeté Isis, lentamente, soppesando attentamente ogni parola.
- ... rubate? - sibilò Bakura, tagliente.
Quei quattro sguardi puntati contro, per Atem, furono molto più spaventosi del precedente tentativo di omicidio.
- Le carte per cui la nostra famiglia si è sacrificata? - boccheggiò Isis, quasi non riuscisse più a respirare.
- Le carte per cui abbiamo rischiato la nostra vita? - sussurrò Rishid, sconvolto.
- Le carte che mi hanno inciso pure sulla schiena? - fece Malik, quasi tremando.
- Le carte che dovevi proteggere a costo della tua stessa vita? - ringhiò Bakura, facendo un passo avanti.
- Durante il periodo di Orichalcos, sono successe tantissime cose strane! - si difese Atem: - Ryou si è volatilizzato, Mai è diventata una motociclista, Jonouchi, Seto ed io abbiamo trovato dei sosia in armatura, abbiamo estratto la spada nella roccia ghiacciata e... - trasalì al ricordo: - ... io non ero in me. -
- E' vero. - concordarono Seto e Jonouchi, all'unisono.
- Si è fatto sconfiggere... - mormorò Seto, una nota di irritazione nella voce nonostante stesse cercando di controllare il tono.
- Ha dato retta al primo di passaggio piuttosto che a Yugi... - ricordò Jonouchi: - E l'ha pure messo in pericolo di vita... -
- ... sì, va bene, non è il caso di rivangare il passato in maniera così accurata. - disse Atem, con un colpo di tosse.
- Su, su... - intervenne Yugi, notando una certa aura inquietante intorno ai tre Ishtar e a Bakura: - ... adesso si è tutto risolto, non vedo perché ripensarci! -.
- E' vero. - annuì Dartz: - Adesso non è più il caso di ripensare ad allora, a quando cercavo di evocare il potente Leviathan usando tante anime... -
- ... anime? - ripeté Bakura, guardando il sovrano di Atlantide: - ... evocare Leviathan? -
- Una grossa biscia. - spiegò Valon, che sembrava non essersi minimamente accorto di un fin troppo udibile sonaglio irritato.
- Credo di non voler approfondire la questione. - decise Isis, riassumendo un'espressione serena: - Era destino che queste cose dovessero succedere, non possiamo farci nulla. Il destino fa il suo corso, non è destino ripensare ai disegni del destino. -.
- Sssssì. - fece Alister, sulla sua faccia si leggeva chiaramente il sospetto che quella donna non avesse la mente molto equilibrata.
- Toh, ci somigliamo! - notò Valon, guardando prima il suo gruppo poi i tre Ishtar: - Un gigante silenzioso, una gnocca e una persona riflessiva dagli occhi azzurri! -
- La persona riflessiva sei tu? - domandarono Jonouchi e Mai, in coro, alzando un sopracciglio.
- La gnocca sarei io? - si rese conto Alister, subito seguito da Malik: - Mi spiace deludervi, signore, ma io non sono una ragazza. -.
Prima che Valon potesse dire qualsiasi altra cosa, Raphael intervenne: - Ora basta. Parleremo quando non saremo così stretti con i tempi. -
- Esatto. - concordò Rishid: - E' tardi e le scene da fare sono ancora molte. Regista, riprendiamo a girare. - disse, rivolgendosi a quest'ultimo.
Il Regista annuì, richiamando in scena Atem, Jonouchi, Anzu, Honda, Otogi e Ryou.
- Rishid e Raphael sembrano gli unici ad andare d'accordo. - osservò Mana, a bassa voce, all'orecchio di Yugi.
Il ragazzo annuì: - Evitiamo di dirgli che Raphael era fissato con l'anima dell'Altro me. E tutte le altre "cose strane" successe durante Orichalcos. -.
La maga fece di sì con la testa, mentre la discussione, nonostante l'intervento dei due giganti, pareva non essersi del tutto placata.
- Per curiosità... - disse Bakura, con un inquietante fare innocente: - ... esattamente, cosa c'entra Atlantide con l'Egitto? -
I quattro si scambiarono occhiate perplesse.
Fu Dartz a rispondergli: - E' il corso della storia, sono le grandi civiltà che, prima o poi, vengono a confronto. Spinto dall'Orichalcos verso un obiettivo di distruzione, ho vissuto per oltre dodicimila anni, imbattendomi anche nel Faraone Senza Nome. - scosse la testa: - Per il resto, sarà lui stesso a raccontare ciò che è successo, se lo vorrà. -.
- E non credo lo vorrà. - sussurrò Malik, lanciando un'occhiata indecifrabile al diretto interessato.
- Capisco... - fece Bakura, pacato: - Le carte delle divinità rubate, il sommo re che perde e mette Yugi in pericolo... Magari c'erano pure dei surrogati di Giochi delle Ombre in cui al perdente veniva asportata l'anima. -
Inevitabilmente, si sentirono svariati colpi di tosse.
- Mah... - sospirò il bandito: - Mettete pure divinità oscure da far risorgere, magari anche un tempio più o meno buio, ma i veri Giochi delle Ombre saranno sempre quelli che vedono l'anima del perdente precipitare nella Duat. -
Allo sguardo esitante di Dartz, Isis suggerì: - Perifrasi di "morire". -.
- Mh, penso vi siate ammalati tutti. - disse il Regista, annuendo da solo: - Tutta questa tosse... - notò, sentendo dei colpi di tosse anche per "magari anche un tempio più o meno buio".
Alzò le spalle e tornò al sestetto raggruppato davanti ad uno dei pannelli riciclati da quelli avanzati a Shuffle, raffigurante svariati grattacieli e una strada con un leggero strato di nebbia, illuminata da tanti lampioni.
- Jonouchi e Anzu qui davanti. - li posizionò, spingendoli appena per far prendere loro posto: - Honda e Otogi dietro, Honda accanto a Jonouchi, Otogi tra Jonouchi e Anzu. Ryou, mettiti qui vicino ad Anzu. -.
Le fangirls, intanto, sembravano essersi risvegliate: alcune facevano apprezzamenti ad Otogi in divisa - così difficile da vedere, seppur più frequente di Seto -, altre notavano come Ryou fosse l'unico bravo ragazzo a tenere la divisa completamente chiusa e ordinata; altre ancora, semplicemente, strillavano.
- La scena è molto semplice! - spiegò il Regista: - La telecamera inquadrerà il pannello, facendo scendere l'inquadratura su di voi: quando il cameraman la poserà a terra, Atem camminerà verso di voi. Poi passeremo la ripresa al grafico, che metterà un'aurora boreale nel cielo. -
- Un'aurora boreale? - chiese Ryou, stupito: - Che c'entra un'aurora boreale a Domino? -
- Ehm, poi te lo spieghiamo... - sorrise Anzu, nervosa, ben decisa a non dire nulla del periodo di Orichalcos con gli Ishtar a portata di orecchie: "... e non sono neppure tanto sicura di voler dire tutto a Ryou." pensò, lanciando una veloce occhiata a Bakura.
- Rimanete fermi! - si raccomandò il Regista: - Azione! -
La ripresa si svolse al meglio, come descritta dal Regista; Atem, accanto al cameraman, cominciò a camminare quando lo vide posare la telecamera a terra, udendo l'ormai conosciuto: - Stop! Perfetta! - nel momento in cui raggiunse i cinque. Quando il Regista lo spinse più vicino a Jonouchi, entrambi ebbero un brutto presentimento: - Adesso, inquadratura su voi due. Scambiatevi un sorriso, il grafico metterà un veloce effetto foto antica! -.
Ecco.
- Jonouchi... - sussurrò Atem, con una certa esitazione, all'orecchio di Katsuya: - Temo che il Regista sia diventato un Dragonshipper. -.
Jonouchi rabbrividì: - Oh... ecco... - fece, per poi guardare in direzione di Mai, per i suoi gusti fin troppo vicina a Valon, intento a guardare le fiamme e a chiedere: - Perché stanno girando le opening in un edificio in fiamme? -.
- E l'inquadratura è finita... - sospirò Honda, Otogi che annuiva: - Ci vorrebbe più tempo... -
- Ehm, quindi noi possiamo allontanarci? - chiese Anzu, mentre Ryou aveva assunto di nuovo la sua espressione serafica.
Dato che nessuno le rispose, la ragazza decise di sì; così, afferrò per le maniche Honda e Ryou e li portò dal resto del gruppo - praticamente solo Seto e Kisara, dato che Yugi e Mana erano presi dal dibattito tra gli Ishtar e il gruppo di Orichalcos, Mahad controllava la ripresa di Atem in silenzio e Mai era prossima ad entrare in scena -, mentre Otogi rimase nei pressi del pannello, troppo impegnato a farsi ammirare dalle sue fangirls.
- Oh, Warriors è quasi finita! - annunciò il Regista: - Bakura, preparati, nella prossima ci sei anche tu! -.
- Prepararmi...? - ripeté Bakura, con una certa diffidenza, per poi capire.
Malik, nello stesso momento, chiese: - Ma allora perché, dopo la caduta in Wild Drive, ti hanno risistemato come gemello perduto di Ryou, se tanto poi non servivi più con quell'aspetto? - la domanda rimase irrisolta.
Così, mentre Bakura cominciava a sfilarsi le lunghe extension bianche dai capelli, Atem e Jonouchi girarono la loro scena, decidendo, di comune accordo, di non ripensare troppo alla nuova passione Dragonshipper del Regista.
- Stop! Va benissimo! - esclamò il Regista, variegando un po' le sue frasi: - Adesso è il turno di Mai! - disse subito, conscio del poco tempo rimasto.
La donna si fece avanti, ravviandosi i lunghi capelli biondi in un tintinnio degli orecchini a cerchio, mostrando orgogliosa il suo bellissimo completo nero da dark lady motociclista.
- Dragonshipping... - sussurrò, con una certa irritazione, facendo trasalire un Jonouchi intento a tornare dal resto del gruppo.
- Dovremo inquadrarti solo il viso. - le spiegò il Regista, lasciandola di stucco.
- E... e mi avete fatto cambiare perché...? - balbettò, sbattendo le palpebre, gli occhi sgranati.
- Avevamo questo bel completo, era un peccato sprecarlo! - la risposta del Regista la fece semplicemente facepalmare.
- Tre inquadrature ad effetto! - trillò l'uomo, mentre alcuni assistenti avvicinavano un riflettore spento al viso di Mai, mettendoci davanti un foglio violaceo: - Per primo, un occhio! Un occhio, che mostra chiaramente una donna sicura di sé, passata al lato oscuro, che osserva con attenzione le azioni del suo amato mentre sorride ad un suo amic- -
- Giriamo questa scena o no? - lo interruppe Mai, il viso di colpo rosso, cominciando a capire cosa dovesse aver provato Anzu.
La scena, forse per evitare di incappare nelle ire di Mai, forse perché il tempo era poco, fu girata rapidamente - non che Mai dovesse far altro dal rimanere ferma e impassibile: ogni volta che veniva inquadrata una parte del suo viso, in tre riprese diverse, gli assistenti mettevano un foglio di diverso colore davanti al riflettore che accendevano dopo qualche secondo dall'inizio della scena, prima viola, poi giallo, poi verde-azzurro. Le inquadrarono dapprima un occhio, poi uno dei grandi orecchini circolari e, infine, le labbra coperte da un leggero strato di rossetto; per ogni scena, Mai dovette sorbirsi quelli che, a suo dire, erano deliri sognanti del Regista: - E l'orecchino, simbolo di potere, decisamente molto fashion, a simboleggiare una donna potente ma sempre alla moda! - o - E le labbra, la sensualità, perché colei a cui appartengono è una donna potente, alla moda e bellissima! -.
Dopo poche parole, Mai smise di ascoltarlo, troppo presa da pensieri di ben altro tipo: "Questi riflettori così vicini... non vorrei mi avessero rovinato la pelle..." si preoccupò, accarezzandosi una guancia con cautela, quasi temesse di sentire l'epidermide escoriata.
- Ultima scena! - quasi urlò il Regista, portando tutti gli sguardi su di sé.
- Finalmente! - gioì Anzu.
- Evviva! Dopo si passa alla prossima opening! - esultò Mana: - E lì ci sono anch'io! Tornerò in scena! -.
- Io, invece, ho finito con questa. - disse Mai, con un sorriso soddisfatto.
- La prossima opening... - realizzò Atem, gli occhi che, improvvisamente, parvero brillargli: - ... è l'ultima. -.
- Ora tocca a noi! - esclamò Valon, marciando verso il Regista, seguito da dei ben più composti Alister, Raphael e Dartz.
- Esatto. - sorrise il Regista: - L'ultima scena vede coinvolti voi quattro, Atem, Jonouchi e il signor Kaiba. -.
- Wow, di nuovo a me? - si stupì Jonouchi, raggiungendoli insieme al Faraone e a Seto; durante il tragitto, quasi gli parve di sentire un sussurrato: - Attento ai tappeti neri. - detto da una voce ironica più profonda di quella del giovane sovrano. Strinse i denti, impedendo alla lingua di dire qualsiasi cosa in risposta.
- La scena sarà molto semplice... - cominciò a spiegare il Regista, non appena li ebbe davanti tutti e sette: - Il signor Dartz andrà in regia, per apparire sul maxischermo; davanti a quest'ultimo, vi saranno Raphael, Alister e Valon, mentre Atem, il signor Kaiba e Jonouchi, ruotati di tre quarti verso di loro, li guarderanno con aria di sfida. - annuì da solo: - Il segno di un nuovo nemico che si avvicina. -.
Silenzio.
- Vado in regia. - annunciò Dartz, dirigendosi nella direzione indicata dagli assistenti.
- Facciamo in fretta. - tagliò corto Seto.
- Sì. - concordò Alister: - E' tardi anche per noi e non siamo ancora riusciti a tirare fuori quelle spighe dal motore della mietitrebbia! -.
- Ogni cosa a suo tempo. - disse Raphael, saggio.
- Sentite, tra l'altro... - fece notare Jonouchi, guardandosi intorno e stringendosi nelle spalle: - ... non so voi, ma io vorrei concludere le opening prima che questo posto ci cada addosso. -.
Atem si limitò ad annuire, risparmiando il fiato per l'opening successiva - dato che, a riguardo, aveva un brutto presentimento circa il numero delle sue scene.
- Bene, voi tre... - spiegò il Regista, indicando i tre motociclisti / guidatori di mietitrebbia: - ... salirete su queste sedie. - disse, mostrando tre sedie davanti al maxischermo, una più avanti rispetto alle altre.
Le loro reazioni a quella vista furono le più disparate: Valon si precipitò su una delle sedie, Alister le osservò come se fossero la cosa più allucinante che avesse mai visto, Raphael le raggiunse senza dire una parola.
- Oh, c'è un ordine! - si affrettò ad aggiungere il Regista, facendo scendere Valon dalla sedia più avanti e portandolo su una di quelle dietro: - Raphael, che è il più grande e imponente, starà davanti, mentre tu e Alister gli sarete ai lati. Ecco, tu mettiti qui. -
- Ma, proprio perché è il più grande e imponente, non dovrebbe stare dietro? - osservò Alister, avanzando verso le sedie, poco convinto.
Nel frattempo, Atem, Jonouchi e Seto si accorsero, con una certa inquietudine, di un familiare chiasso fattosi più intenso: le fangirls, alla vista di quattro nuovi esemplari di gnocco, di ogni genere, avevano cominciato a fare - gridare - apprezzamenti per ciascuno di loro, arrivando a litigare per stabilire chi fosse il migliore tra i nuovi arrivati.
- Tsk. - fece una voce, sprezzante: - Orichalcos è tutto un concentrato di fanservice. -.
Atem alzò gli occhi al soffitto, non riuscendo a trattenere un: - Ma per fav- che cosa state facendo? - boccheggiò, sconvolto, non appena osò voltarsi.
Jonouchi e Seto seguirono il suo sguardo, le fangirls arrivarono ad emettere ultrasuoni: Bakura e Malik erano poco distanti da loro, il primo con indosso solo il suo cortissimo gonnellino scuro, il secondo con solo i pantaloni neri, impegnato a tenere tra le mani una grossa bacinella piena d'acqua trovata chissà dove; a giudicare dal colore bronzeo del corpo del bandito, tornato al suo aspetto abituale, e al fatto che sembrava appena uscito da una doccia, Bakura doveva aver usato l'acqua nella bacinella per togliersi la cipria di dosso.
- Mi sto sistemando per la prossima opening. - fu l'ovvia risposta del bandito, che portò all'altrettanto ovvia domanda del Faraone: - Non è più usanza cambiarsi dietro ai paraventi? -
- No, da quando tutti i paraventi sono bruciati. - disse Bakura, con un sorriso maligno.
- Sono bruciati? - ripeterono tutti i presenti, in un coro traumatizzato.
- Ma... ma... - balbettò Anzu: - E... e i nostri vestiti? -
- Non temete, li hanno raccolti gli assistenti! - sorrise il Regista, come se nulla fosse: - Beh, tanto nessuno si deve più cambiare, no? Per la prossima opening, potete pure rimanere con questi abiti! -.
E fu allora che Atem realizzò la tragedia: - ... io dovrò cambiarmi. -.
E fu allora che Atem realizzò cosa fosse appena successo: "... Bakura si è cambiato davanti a tutti. ... beh, lui doveva solo spogliarsi.".
- Ci penseremo quando sarà il momento. - cercò di confortarlo Jonouchi, con scarso successo, dandogli una pacca su una spalla.
- D'accordo che Bakura non aveva dove spogliarsi ma... - osservò Honda: - ... l'assenza dei paraventi non spiega perché anche Malik sia mezzo nudo. -.
- E' il suo solito "vestiario"! - gli disse Anzu, in un sussurro agitato: - Fa' finta di nulla! -.
- Perché fa caldo. - rispose Malik, con assoluta tranquillità.
- Comunque... - prese la parola Alister, salito sulla sedia: - Non vedo cosa ci sia di così fanservicoso! - disse, come se lui non fosse un bel ragazzo scarsamente abbigliato.
- Né come voi facciate a saperlo... - aggiunse Ryou, confuso.
- Ce l'ha detto la Collana. - spiegò Malik: - Mia sorella ha guardato nel passato e ci ha riassunto tutto quello che è successo. - chiarì, evitando di far trapelare troppo la sua irritazione circa la sorte delle tre Carte delle Divinità.
- Ci ha anche parlato di tre draghi... - esordì Bakura, attirando l'attenzione di Seto, nonostante sapesse che non si trattava delle tre forme di Kisara: - ... Timaeus, Hermos e Critias. Il sommo re, Jonouchi e Seto Kaiba in armatura. - alzò le spalle: - Se non è palese fanservice questa... -
- A me sembrate molto più fanservicosi voi adesso... - disse Jonouchi, in un tono impercettibile.
- Ma... ma... - fece qualche fangirls, soltanto il caricamento del successivo grido a indefiniti decibel: - Anche se sono fanservice, sono bellissimi!!!!!!! Due Atem-kun, due Katsuya-chan, due Seto-sama!!!!!!!!!!!!!!! E con tutti i colori diversi!!!!!!!!!!! E Timaeus ha pure una cicatrice!!!!!!!!!! -
Bakura e Malik, a quella parola, trasalirono: - ... eh? -
- Le cicatrici sono sexy!!!!!!!!!!!!!!!!!! - strillarono le fangirls, spargendo ovunque tanti cuoricini, per poi zittirsi come una sola persona non appena notarono la schiena di Malik e metà del viso di Bakura. Quando si resero pienamente conto del fatto che, entrambi, fossero praticamente nudi e bagnati, svennero sul colpo.
- ... noi siamo molto più fanservicosi. - concluse Bakura, con un sorriso di trionfo.
- Son soddisfazioni. - commentò Jonouchi, annuendo.
L'allegro momento (?) fu interrotto dall'apparizione del volto di Dartz sul maxischermo, con davanti alla bocca quella che sembrava una palla con sopra raffigurato il mondo; guardando verso la regia, tutti si resero conto che, sì, gli era stata data una palla con sopra raffigurato il mondo.
- Benissimo, signor Dartz! - disse il Regista, urlando per farsi sentire fin lassù: - Tenete la palla davanti al viso, mettete in risalto i vostri occhi! -.
Tornò a rivolgersi ai tre motociclisti, in piedi sopra le sedie, le braccia conserte, Raphael che troneggiava su tutti: - Voi fermi così, mi raccomando! - esclamò, palesemente intenerito da un altro "bel quadretto": - Voi tre, invece, vi posizionerete in modo speculare rispetto ai vostri avversari. - aggiunse, rivolgendosi ad Atem, Jonouchi e Seto, indicando loro dove dovessero mettersi: - Jonouchi, davanti a Valon, così, qui a lato... signor Kaiba, mettetevi pure davanti ad Alister, anche voi di lato... e, Atem, tu ti metterai davanti a Raphael. -.
Tutti presero posto in silenzio, evitando di incrociare lo sguardo dei tre motociclisti più del dovuto, con il sottofondo della voce del Regista che chiedeva al grafico di aggiungere un cielo stellato.
- Bene... - fece l'uomo, salvo poi accorgersi di una cosa: - Mh, Atem, messo lì così, copri Raphael... -.
Inevitabilmente, gli sguardi dei tre di Orichalcos e di Jonouchi e Seto caddero sui capelli a stella del Faraone.
- Spostati più di lato. - fece il Regista, muovendo la mano per fargli segno di spostarsi: - Ecco, facciamo più verso Jonouchi, che il signor Kaiba riesce ad occupare tutto il lato dello schermo da solo. -.
- Deve essere merito della giacca... - mormorò Kisara, pensierosa, mentre Atem obbediva, spostandosi verso Katsuya.
- Rimanete fermi così! - urlò il Regista, gli occhi che gli brillavano per la, a suo parere, bellissima composizione: - Fermi, fermi... Azione! -.
L'ultima inquadratura, particolarmente lunga, riuscì alla perfezione al primo colpo - come sempre, quando si trattava semplicemente di rimanere fermi.
Il sapere che fosse l'ultima inquadratura trasformò quel: - Stop! Perfetta! - in una sorta di annuncio di liberazione: la penultima opening era finita.
- Signor Regista... - disse il grafico, al telefono: - ... il signor Dartz chiede se possiamo regalargli la palla. -
- ... eh? -
Il gruppo si riunì, chi di dovere si rivestì, le fangirls erano ancora intente a decorare il pavimento.
- Peccato non ci sia stato neppure il tempo di parlare. - sospirò Valon, dispiaciuto.
- Già, peccato. - disse Alister, ironico, ben ricordando cosa lui fosse riuscito a scatenare con due sole frasi.
- Ne avremo occasione in tempi e, soprattutto, luoghi migliori. - parlò Raphael.
- Quello, sicuro. - annuì Alister: - Persino un ufficio postale il lunedì mattina è un luogo migliore di un gigantesco cubo in fiamme. -.
Alla fine, tra tentativi di omicidio, fuoco e potenziali bombe, Warriors fu girata.
Il bollettino medico fu di un principio di assideramento e due cadute, più tre tentati omicidi e svariati danni all'edificio.

Il Regista si guardò intorno, perplesso: - Mh, che strano... eppure dovrebbe essere arrivato, l'ho visto poco fa... - disse, parlando di nuovo da solo, passandosi una mano tra i capelli: - Non possiamo girare la prossima opening senza di lui... mh, penso sia il caso di farlo cercare... -.
Si voltò, rivolgendosi alle prime persone che capitarono sotto il suo sguardo: - Oh, scusate! Non è che potreste farmi il favore di trovare il signor Aknadin e portarlo qui? E' da qualche parte nell'edificio! -.
Bakura e Kisara si scambiarono un'occhiata, mentre il Regista tornava dal cameraman per dargli indicazioni.
- Trovare il signor Aknadin e portarlo qui... - ripeté Kisara, a bassa voce.
Bakura completò la sua frase, con un sorriso sanguinario: - ... non ha specificato in che condizioni. -.



Note:
Eh, sì, stavolta niente note per una Befana ritardataria. U.U

Sì, non è una vostra impressione: questo capitolo è molto più lungo del precedente. E ho sinceramente paura del successivo. °^° *E tutta questa fanfiction sarebbe dovuta essere una one-shot* *Ormai si è capito che, quando Soe dice: - Farò una one-shot! -, la conseguenza sarà sempre questa.*
Non ho mai usato i personaggi di Orichalcos, se non per una breve scena de "Il musicante di Brema e l'incantevole strega" (sì, lì sarebbero personaggi importanti ma, oggettivamente, per ora, sono apparsi solo in una scena ^^"), quindi mi scuso se li ho fatti muovere / parlare in modo dubbio. ^^" Migliorerò! *^*
E tra una settimana sarà pure passato un anno da quando ho pubblicato il primo capitolo di "Ma-ry-oh!". E sono ferma al secondo capitolo. Nonostante possa sembrare, no, Mary, non mi sono dimenticata di te. U.U"

Grazie a Tayr per aver abbattuto la combo di gerundi e per aver impedito che Seto si soffocasse con una frase di un'intera riga senza neppure una virgola. *O*

Spero che, comunque, questo capitolo vi sia piaciuto. ^^ Come sempre, se ci sono consigli o critiche, dite pure. ^^
  
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