- Beautiful Occasions
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Ron strofinò il bicchiere con più vigore, sentendo vicinissima la presenza di lei dietro la sua schiena. Si concentrò il più possibile sullo strofinaccio, asciugando tutte le goccioline sulla superficie di vetro, risciacquandolo più volte e asciugandolo di nuovo con attenzione maniacale. Appena mise sul piano della cucina il bicchiere, adesso luccicante – non poteva continuare a lavarlo così ancora per molto se non voleva consumarlo – sentì immediatamente la sua voce che parlava con Harry, ma stavolta non si stupì del fatto che fosse così sensibile riguardo lei. Ormai si era praticamente abituato.
Velocemente
cercò qualche altra cosa che lo tenesse occupato, ma per quanto continuasse a
sciacquare piatti, piegare la tovaglia in modo che non ci fosse nemmeno una
piega e gli angoli combaciassero, pulire il piano di legno, ormai il danno era
fatto.
Adesso
lei stava ridendo per qualcosa che Harry le aveva detto, la immaginò mentre si
lisciava i capelli con quel gesto insicuro del suo aspetto che lui trovava
esasperante – lei, insicura del suo aspetto? Probabilmente non si era mai
guardata allo specchio. Harry ribattè qualcosa a cui non prestò attenzione, e
lei gli chiese se era diventato pazzo? Ancora ridendo, e stavolta sentì Harry
dire no, e lei ridere di nuovo e replicare che era vero, era sempre stato pazzo,
ed era strano come gli sembrasse di sapere tutti i piccoli movimenti che lei,
era certo, stava facendo: il gettare la testa all’indietro, socchiudere l’occhio
destro mentre rideva – era sempre stato un suo difetto, un difetto adorabile.
«E tu, Ron?» chiese inaspettatamente Harry, facendolo sussultare. «Uhm, come?» chiese con tono distratto.
Sentì
uno sbuffo, sicuramente di Harry, poi lui che diceva che doveva salire in camera
e che lui, Ron, era un caso perso. La porta si aprì, si chiuse, e lui ed
Hermione rimasero soli.
Ci fu un secondo di silenzio, poi lei disse: «Bè... salgo anche io... vuoi una mano?» chiese poi precipitosamente; sempre senza girarsi – era meglio che non lo facesse – Ron sapeva che lei si trovava in imbarazzo, che si stava mordicchiando il labbro e aveva le braccia conserte, e che aveva aggiunto quella domanda speranzosa di poter restare, ma contemporaneamente anche impaurita.
Lui
scosse la testa, cercando di prestare fede ai suoi propositi, ma non parlò
insicuro di quel che sarebbe potuto uscirgli dalle labbra. Un piccolo sospiro,
poi lei disse «Okay, allora... allora salgo...». I suoi passi leggeri, di nuovo
la porta aperta, poi chiusa e lui in cucina, solo.
Si
sedette immediatamente sulla prima sedia che trovò, come sfiancato; si passò una
mano sugli occhi un paio di volte e le lasciò lì, in preda allo
sconforto.
Non
aveva idea di come si fosse creata tutta quella situazione tra lui ed Hermione.
L’unica cosa che sapeva era che cominciava davvero, davvero a pesare, e non
poteva farci niente. Né lui, né lei, per quanto i sentimenti di entrambi fossero
chiari. Probabilmente lei si sentiva confusa per la sua reazione. O forse lo
capiva? Pensava quello che pensava anche lui?
Spesso
si chiedeva perchè non si facesse avanti lui, oppure perchè non lo facesse lei,
e spesso si era ritrovato a dirsi, deciso, adesso vado e le dico tutto ma sempre
una voce lo faceva tornare al suo posto. Non puoi, diceva. Lascia
perdere...
Sapeva
che non avrebbero potuto continuare a vivere a così stretto contatto per tutta
l’estate, per non parlare del dopo. Sì, pensò, era principalmente il
dopo che lo preoccupava.
Si era
appena tirato a sedere composto, a fatica, quando entrò sua madre in
cucina.
«Esci?» le chiese, notando che aveva le scarpe e la borsetta in mano; lei annuì.
«Appunto questo volevo dire,» cominciò, «Harry ed Hermione non hanno ancora comprato i libri di scuola. Sai, nel caso che Hogwarts...» non concluse la frase. «Ad ogni modo, bisogna essere previdenti...» finì, con voce implorante e flebile. Lui annuì, assecondandola. Sua madre sapeva perfettamente che molto difficilmente sarebbero tornati a scuola, qualunque cosa si fosse deciso per Hogwarts, ma sembrava non rassegnarsi; l’unica cosa che potevano fare, che si sentivano di fare, tutti e tre, era assecondarla il più possibile. In fondo anche a loro sarebbe piaciuto pensare che appena l’estate fosse finita, sarebbero saltati sull’Espresso, la città che si allontanava e lasciava spazio alle campagne, e poi il castello in lontananza, davvero sicuro e pronto ad accoglierli come era sempre stato.
Sentì sua madre schiarirsi la voce, e si riscosse. «Dunque, mi chiedevo se avessi bisogno di qualcosa anche tu, bisogna sfruttare il fatto che c’è tuo padre ad accompagnarci.»
Ron
scosse la testa: «No, non ti preoccupare, andate pure.»
«Sicuro?
Resti qui da solo?» chiese sua madre, leggermente allarmata. Lui roteò gli
occhi, esasperato. «Mamma..» cominciò, ma la signora Weasley lo interruppe con
un gesto della mano. «Va bene, va bene: sono solo
preoccupata.»
«Bè,
posso difendermi, adesso, in ogni caso.» disse lui, stringendosi nelle spalle.
Non aveva nessuna intenzione di seguirli.
Sua
madre sospirò. «D’accordo, allora..» riagguantò la borsetta dal tavolo, «ci
vediamo più tardi. Ci metteremo pochissimo, promesso.» e Ron pensò che lo stava
promettendo di più a se stessa.
Appena
furono usciti, Ron salì in bagno, sollevato. Era raro rimanere in casa da soli
di quei tempi, e lui aveva sempre apprezzato il silenzio della casa, che
solitamente era sempre invasa da voci e schiamazzi; era piacevole, in fin dei
conti, avere una famiglia rumorosa e casinista, ma ad ogni modo dopo un po’ si
provava il desiderio di avere quella privacy che era così
rara.
Uscito
dalla doccia si legò un’asciugamano in vita, per poi uscire dalla stanza;
proprio mentre si stava avviando verso camera sua mentre si avvolgeva un altro
asciugamano in testa , sentì un sospiro provenire da sotto, dal salotto. Si
bloccò immediatamente, e subito dopo si affacciò dalle scale. Hermione era
seduta sul divanetto accanto alla finestra, proprio di fronte a lui, e si
abbracciava le gambe con la fronte appoggiata alle
ginocchia.
«Hermione?»
la chiamò, perplesso. Lei alzò di scatto la testa, e la vide arrossire e
sistemarsi composta.
«Cosa
ci fai qui?» chiesero nello stesso momento, dopo un istante di silenzio.
Hermione fece un piccolo sorriso e fece un gesto con la mano, invitandolo a
continuare. «Non sono uscito, non dovevo comprare nulla... ho già tutto» si
giustificò, facendo scivolare via dalla testa l’asciugamano. Proprio a causa di
quel gesto, sembrarono tutti e due improvvisamente consapevoli dello stato in
cui si trovava Ron, che arrossì di botto, mentre Hermione abbassava gli
occhi.
«Scusa...
salgo a mettermi qualcosa addosso...» disse con voce flebile, girando su se
stesso. Salito in camera si gettò addosso velocemente un paio di jeans ed una
canottiera, per poi scendere di nuovo le scale. Lei appena lo vide gli fece
segno di sedersi vicino, picchiettando con le dita sul cuscino del divano. Ron
obbedì meccanicamente. Ci fu un attimo di imbarazzo, poi si schiarì la voce: «E
allora, tu perchè non sei andata con gli altri?» si decise a chiederle. Lei
fissò un punto sul pavimento, come fosse concentrata, poi sussurrò: «Non volevo
andare a Diagon Alley... comprare tutti i libri come al solito, vedere tutte
quelle facce conosciute... sapendo che è tutta una farsa» ritornò nella
posizione originaria, le gambe strette al petto. «Sapendo che comunque non
torneremo più ad Hogwarts...» concluse dopo un attimo. Ron annuì, perchè era
esattamente quello che aveva provato lui quando aveva dovuto comprare i libri
nuovi ed addentrarsi a Diagon Alley come se fosse stato tutto normale, sapendo
che non lo era.
«Ho
paura, Ron» la sentì mormorare piano; si girò di scatto verso di lei,
stupidamente impreparato nel sentire quella frase. Stette in silenzio per un
attimo. «Anche io» ammise infine, sempre fissandola; Hermione si girò lentamente
verso di lui, un’espressione indecisa nello sguardo. Infine sporse le braccia
tese verso di lui.
«Mi
abbracci?»
Il suo
sussurro implorante, come se la sua vita dipendesse da quel gesto, gli mandò il
cervello in pallone; e ben sapendo che non lo doveva fare, che la storia stava
prendendo esattamente la piega che non doveva prendere, la strinse forte a sè,
nascondendo il viso nei suoi capelli e cullandola. Quasi senza che se ne
accorgesse, Hermione alzò il viso, lo fissò negli occhi per qualche secondo, e
subito dopo si sporse verso di lui.
Durò
solo un attimo: le loro labbra si scontrarono improvvisamente e dolcemente,
avvertendo appena la morbida pressione le une sulle altre, poi si divisero e lei
tornò a posare la testa sul suo petto, e Ron fu certo che potesse sentire il suo
cuore battere a cento all’ora.
«Ron»
cominciò lei improvvisamente, con la voce leggermente tremante
«io...»
Ma lui
la discostò da sè, scuotendo la testa e tenendola ad una distanza di sicurezza.
«Non dirlo» la avvertì con un filo di voce.
Lei lo
guardò, con la fronte corrugata. «Ma io...» Ron però scosse la testa ancora, più
forte e ripetè: «Non dirlo!».
Tutti
e due si zittirono, e lui abbassò lo sguardo, vedendo gli occhi di Hermione
diventare sempre più lucidi. «Ma perchè?» bisbigliò alla fine, con la voce
incrinata. Ron non rispose, ancora una volta, e lei si svincolò dalla sua presa
con forza. «Perchè?» chiese ancora, questa volta con voce rabbiosa «Perchè
facciamo così? Perchè fai così? Come... come si è creata questa
situazione, perchè si è creata?!»
Ron
continuò a tacere, ma lentamente sollevò la testa. Hermione aveva il viso tra le
mani, e sembrava scossa da singhiozzi silenziosi, come se tutta la tensione di
quei giorni culminasse in quel momento.
«Non
fare così...» disse, allungando la mano verso di lei per toccarle la spalla, ma
la lasciò sospesa per aria, indeciso. «Non posso.» disse infine, impotente.
«Semplicemente, non posso...»
«Perchè?»
chiese lei con rabbia, girandosi verso di lui di colpo.
«Non
voglio che ci facciamo del male» mormorò Ron «Né io, né
te».
Lei
continuò a guardarlo tacendo, aspettando che andasse avanti. «Prima la mia paura
era...» esitò un istante, poi continuò «Prima, mi chiedevo: e se
dovessimo rovinare tutto, così? Se... finisse male, e andasse a farsi friggere
anche la nostra amicizia?» concluse, sbuffando divertito di quell’ultima parola.
«E poi, avevo davvero paura che non funzionasse. Io non ti merito» troncò
subito la reazione incredula di Hermione con un gesto della mano, e proseguì:
«E’ inutile che ci giriamo intorno. Tu... sei tu, ed io sono io, e pur...
provando quello che provo per te, come potrei meritarti?».
Trascorsi alcuni secondi di silenzio attonito, Hermione si asciugò una lacrima. «E adesso?» mormorò. Lui sospirò nuovamente, e continuò.
«E
adesso, oltre a questo, si aggiungono altre paure. Potrebbe sempre finire male,
ma questa volta non nel caso in cui ci lasciassimo. E se... se io dovessi...
morire? Se tu..?» scosse la testa con forza, come a scacciare quell’idea.
Hermione
non seppe cosa ribattere. Si sentì spiazzata. Non era lei quella che si poneva
tutte le domande? Ma soprattutto, si rendeva conto quanto anche lei avesse
pensato a tutto questo, e come avesse con tutte le sue forze cercato di non
farlo.
«Che
dire...» disse nervosamente, ancora il viso bagnato «Solo... solo un paio di
piccole complicazioni.» disse infine. Lui fece un risolino triste e nervoso, poi
calò di nuovo il silenzio; Hermione lo guardò di nuovo in viso, lo sguardo
ancora deciso.
«Senti...
sono una persona egoista, in questo momento» cominciò «Davvero, davvero egoista.
Ma non m’importa, lo dico lo stesso.» cominciò, torturandosi un ricciolo.
«Cominciamo
dalla parte più semplice. Smettila con quella cavolata di ‘non ti merito,
eccetera eccetera’. È una vigliaccata, mi dispiace dirlo» rise piano, senza
fissarlo; Ron cercò di replicare, ma lei lo precedette. «Non osare dirlo più. Se
davvero pensi che sia così, allora... allora vedila in questa maniera. Tu non mi
meriti, ma io merito te. Di conseguenza, il problema non si pone.» rise di
nuovo, fissandolo di sottecchi. Lui prima la fissò stupito, poi la sua
espressione mutò lentamente, si trasformò in un sorriso e scosse la testa
rassegnato.
Hermione
sorrise di quella piccola vittoria, ben sapendo che era la più semplice da
risolvere.
«Poi...
Ron, lo sai anche tu. Ne hai riso tu stesso, prima. Non ci siamo mai potuti
definire amici seriamente... c’è sempre stata troppa tensione tra di noi... e
continuerà ad esserci, se ci comportiamo così.» concluse, e la voce le si
incrinò un poco.
«L’ultima...
cosa...» fece una piccola pausa.
«Io...
noi... non possiamo smettere di vivere. Pur sapendo che stiamo correndo dei
pericoli, la nostra vita scorre, continuerà imperterrita, e le occasioni
verranno lasciate indietro se non le prendiamo al volo.» si interruppe, e
vedendolo pronto a ribattere, continuò.
«Ecco... tu... l’hai fatto anche stamattina, hai dato una prova chiara che quello che dico è vero. Sicuramente tua madre non sarà stata contenta del fatto che tu hai voluto rimanere qui da solo, giusto?» lui annuì. «Ecco... ecco, e tu, pur sapendo che lei aveva ragione... sei voluto rimanere. Perchè quando ti sarebbe potuto capitare di rimanere a casa da solo di questi tempi, no? certamente nei piani io non ero prevista, oggi» si strofinò un ciocca di capelli guardando verso il basso «Ad ogni modo, hai colto l’occasione...»
«Lo
sai anche tu che la questione è diversa...»
«No!
Il concetto è lo stesso! Ci sono occasioni che potrebbero non tornare mai più,
che bisogna cogliere al volo appena le si vedono presentare...» alzò una mano
esitante e la posò sulla guancia di Ron, che istintivamente la coprì con la sua
in modo che rimanesse ferma in quella posizione, e chiuse gli
occhi.
«Questa
è una di quelle. Noi siamo una di quelle occasioni da cogliere.» continuò
Hermione in un sussurro. Ron strinse più forte la sua mano, un piccolo sorriso
ed un sussurro si affacciarono alle sue labbra, «Hermione», poi si chinò verso
di lei, e la colse.
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Nuova
oneshot post-vacanziera! ^__-
Spero di non averla fatta diventare troppo lunga e noiosa... fatemelo sapere,
basta che spingete quel tasto con su scritto ‘Vuoi inserire una recensione?’. Ma
che domande sono, certo che volete inserire una recensione, mi sembra logico,
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Lollo