Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    07/01/2012    1 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hell sweet Hell

Los Angeles Airport LAX, ore diciotto e zero quattro: Robert ed io avevamo appena messo piede nella sala del ritiro bagagli quando il suo cellulare iniziò a squillare impazzito. Era Emma che gli ricordava dell'incontro previsto per la mattina seguente il giornalista del Cosmopolitan. Sul nastro trasportatore erano appena state posate le prime valigie e ovviamente la mia non era tra quelle. Come se non bastasse lui era stato riconosciuto già dalla metà delle persone presenti e temevo che una volta ultimata la telefonata non avremmo più avuto pace.
Sbuffai spazientita e mi sedetti sulla valigia di Robert. La sua era stata la prima ad arrivare, ovviamente. Unii le mani e storsi un po' la bocca, ripensando alla vacanza appena terminata e che era volata.
< Robert, dal bagno hai preso tutto? > domandai urlando mentre inserivo il mio ultimo paio di shorts nella valigia.
< Per la centesima volta, Michelle, sì > rispose sbuffando mentre mi raggiungeva.
< È così tremendo temere di dimenticare qualcosa? > replicai stizzita.
< Come mai siamo così acide questa mattina? > domandò mentre si sedeva accanto alla valigia, cosicché lo potessi vedere in faccia e gli diedi un pugno sulla spalla < Ahia! Ma ti ha dato di volta il cervello? >
< Io non sono acida! > replicai inviperita e mi prese per i fianchi facendomi sedere sulle sue ginocchia.
< Vuoi restare ancora qui? > domandò mentre mi accarezzava una guancia e annuii con la testa < Vorresti starci per sempre? > continuò e annuii una seconda volta < Vorresti anche fare del sesso? >
< Scordatelo > replicai facendogli la linguaccia e lui rise, poi avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò, facendomi stendere sotto di lui < lo sai che tra non molto verranno a chiamarci, vero? > gli dissi tra un bacio e l'altro, ma fu come se non avessi parlato perché mi ignorò completamente.
Le sue mani si insinuarono dentro la mia canottiera e mi accarezzò la schiena, mentre le sue labbra non volevano allontanarsi dal mio collo. Spostò la mano sinistra dalla schiena alla mia pancia e quando risalì fino ad accarezzarmi il seno gemetti.
< Sei davvero sicura? > domandò mentre sentivo la sua mano accarezzarmi l'interno coscia.
< S-sì. Le valigie non si finiscono da sole > gli dissi con un sorrisetto e mi allontanai dal letto, sistemai il mio beauty case dentro la valigia e tentai di chiuderla, ma questa non voleva collaborare < amore? > lo chiamai guardandolo con amore e lui inarcò entrambe le sopracciglia.
< Che vuoi? > replicò guardingo e risi.
< Perché mi tratti così? >
< Perché tu non mi chiami mai amore, se non quando vuoi qualcosa. Allora…cosa vuoi? >
< Mi chiuderesti la valigia? > domandai mentre mi ci sedevo sopra.
< E io cosa ci guadagno? > replicò maliziosamente.
Sbuffai e scesi dalla valigia.
< Lascia stare, chiamo Victoria >
< Aspetta! > esclamò afferrandomi per i fianchi < stavo scherzando > mi disse senza smettere di ridere < siamo un po' suscettibili, eh? >
< Perché devo vivere con una persona che nemmeno mi vuole accanto? >
Robert inarcò le sopracciglia e mi guardo visibilmente sconcertato.
< Ma io ti voglio >
< Non parlo di te, idiota >
< Bianca? >
< E chi altri? > replicai sbuffando < La detesto >
< Coraggio, sono solo sei settimane >
< Vivici tu sei settimane con quella arpia! > esclamai seccata.
< E allora vieni a vivere con me >
< Non è quella la tua valigia? > chiese Robert ridestandomi dai miei pensieri e dopo averla notata mi precipitai a recuperarla.
< Hai già avvisato tua sorella? >
< No, lo faccio ora > rispose prendendo il telefonino in mano ancora una volta.
Gli ultimi saluti in aeroporto avevano commosso bene o male tutti, ma le uniche a far uscire le lacrime eravamo state Victoria ed io. Mi sarebbe mancata da matti, esattamente come Tom, Andrew e Marcus. Victoria, d'altro canto, sembrava non volersi staccare più dal collo del suo fratello minore, dicendogli che gli sarebbe mancato troppo e che doveva tornare presto a casa a salutarli perché non aveva nessuno da punzecchiare a Londra.
Robert mi prese per mano e mi invitò a seguirlo fuori dall'aeroporto, dove il taxi ci stava aspettando da vari minuti e l'autista per tutto il viaggio non la finiva più di blaterare su tutte le celebrità che aveva trasportato, mentre io non volevo fare altro che riposare un po'. Per colpa del ragazzo al mio fianco per buona parte del viaggio mi era stato impossibile dormire ed ora il mio corpo ne risentiva. Sbuffai un'ennesima volta e incrociai le braccia al petto.
< È tutta colpa tua > sussurrai in modo che solo Robert potesse sentire.
< Cosa? >
< Se tu mi avessi fatto dormire un po' durante il volo ora non sarei così stanca >
< Non mi pare che tu ti sia lamentata. Anzi, dalla tua bocca sentivo uscire solo dei gem… >
< Okay, ho capito > sbottai facendolo zittire e mi sistemai meglio tra le sue braccia.
Il viaggio non si prolungò molto e già bramavo il mio letto, ma non appena il taxi si fermò davanti a casa vidi Jenny alzarsi dalla mia sedia a dondolo e corrermi incontro.
< Michelle! > esclamò mentre mi stritolava.
< Jenny > le dissi ricambiando l'abbraccio e sorrisi felice.
< Sono così felice di vederti >
< Anche io > replicai guardandola e sorridendole < caspita, sei così… >
< Abbronzata? > mi interruppe sorridendo a trentadue denti.
< Stavo per dire incinta > obiettai ridendo: non era passato nemmeno un mese, ma una leggera gonfiatura del suo ventre si vedeva, o meglio, io lo notavo perché ero l'avevo sempre vista piatta.
< Ciao Jenny > la salutò Robert e quando lo vide lo abbracciò.
< Mi sei mancato anche tu, sai? > gli disse sorridendo e gli baciò la guancia < allora, sei pronta? > chiese guardandomi.
< Per cosa? >
< Per passare una serata insieme >
< Ma…sono stanca > replicai brontolando.
< Non fare la migliore amica di gomma! Ho bisogno di te >
< Okay, okay > ribattei alzando le braccia al cielo < lasciami mettere dentro la valigia >
Presi il bagaglio ed andai sotto il portico per aprire la porta e quando entrai in casa vidi un sacco di scatoloni a terra con sopra una bella M scritta col pennarello indelebile: non potevo crederci, quell'idiota di Mike si sarebbe trasferito da noi. Chiusi di scatto la porta e ritornai dai ragazzi che nel frattempo chiacchieravano delle rispettive vacanze.
< Tutto bene? > domandò Robert e scossi la testa.
< Sono tornata al mio Inferno >
< Bianca? >
< Mike si è trasferito qui >
< Scherzi? >
< Affatto. Ci sono i suoi scatoloni > sbuffai e mi avvicinai a Robert, che mi abbracciò e mi baciò la testa.
< Ora vado a telefonare ai miei per dire loro che sono arrivato, voi due comportatevi bene. Ci sentiamo più tardi >
< Okay > risposi sorridendo e lo baciai sulle labbra < ti amo >
< Anche io >
< Grazie per tutto >
< È stato un piacere >
Mi allontanai con Jenny e lo guardai rientrare in casa. Durante il viaggio in macchina Jenny mi raccontò di quanto si fosse divertita in Grecia con le altre e di tutti i cuori che tutte avevano infranto. D'altro canto io le raccontai della mia vacanza e delle varie liti con Robert.
< Sembrate proprio una vecchia coppia sposata >
< Grazie per il vecchia > replicai facendole la linguaccia < Walter come sta? >
< Sta bene > rispose sorridendo < è a New York in questo momento, sta… >
< Sta? >
< No, niente > continuò sorridendo < mi sei mancata tanto, lo sai? >
< Anche tu. Quali sono i programmi? > domandai mentre mi stiracchiavo.
< Shopping? Ti va di andare in quel super outlet? > propose alzando le spalle.
< Volentieri! Ho bisogno di alcuni vestiti per Yale >
< Sei contenta di partire? >
< Non vedo l'ora. E stranamente anche Robert è entusiasta per me >
Jenny mi sorrise, ma il suo era un sorriso di circostanza: capivo benissimo che c'era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire cosa avesse. Che avesse dei problemi con Walter? No, era impossibile, me lo avrebbe detto subito. Non le chiesi niente, ma dal suo sguardo capii che lei aveva capito che avevo capito che c'era qualcosa che non andava, ma volevo che me ne parlasse lei.
< Possiamo parlarne più tardi? > domandò sospirando.
< Quando vuoi tu > risposi prendendole la mano < ma tu stai bene, vero? >
< Sì > asserì sorridendo e capii che era sincera.
Iniziammo a fare il nostro giro e in meno di un'ora avevamo svaligiato entrambe il negozio di intimo comprando ogni tipo di completo, anche i più audaci. Il secondo negozio che attaccammo fu d'abbigliamento e prendemmo degli abiti estivi, specialmente vestiti corti e shorts.
< Ho voglia di un gelato > le dissi mentre stava provando l'ennesimo paio di sandali.
< Io invece ho proprio fame. E se andassimo a cenare? >
< Jenny, sono le sei > replicai guardando l'orologio.
< Ti ricordo che stai parlando con una donna incinta > rispose guardandomi indispettita e risi < va bene, aspettiamo ancora un'ora. Mi allungheresti quel paio di scarpe? > chiese indicando un paio di infradito.
< Non vorrai mica comprarle tutte, vero? >
< Fatti gli affaracci tuoi, Waldorf > ribatté e scossi la testa ridendo prima di andare a prendere ciò che la mia amica mi aveva chiesto e quando allungai la mano per prendere il suo numero mi imbattei con una persona purtroppo a me ben conosciuta.
< Oh, ciao > mi disse lei sorpresa di vedermi.
< Ciao > risposi fredda e guardai il suo travestimento: vestiti larghi, occhiali da sole scuri, il cappello di Robert dei Lakers…il cosa di chi? < Quello è il cappello di Robert >
< Lo so > replicò lei torturandosi il labbro inferiore.
< Perché l'hai tu? >
< Me l'ha dato lui >
< Quando? >
< Un…un paio di settimane fa > rispose e mi pietrificai.
Come? Ma perché? Cosa non sapevo? E soprattutto…perché non me l0 aveva detto?
Incredula presi le scarpe che Jenny mi aveva chiesto e mi allontanai senza aggiungere parola.
< Tutto bene? > chiese Jenny quando mi vide arrivare.
< Alla grande > replicai sarcastica.
In quel momento sentii vibrare nella borsa e tirai fuori il telefonino. Era Robert che mi aveva mandato un messaggio.
Mitchie, dove sei?
Outlet” risposi brevemente.
Bene, allora ci vediamo lì. Emma vuole che mi prenda un nuovo paio di pantaloni per domani
Okay” scrissi, omettendo frasi come vorrei cavarti gli occhi, brutto stronzo.
< Michelle? > mi chiamò la mia amica e quando la guardai non risposi più delle mie azioni: girai i tacchi e tornai indietro da lei.
< E di grazia, perché tu avresti il suo cappello? > domandai indispettita.
< Me l'ha dato perché dovevo andare con Nikki a vedere una loro partita. Io non ho niente dei Lakers, se non il cappello che mi ha dato lui ora… >
< E da quando siete tornati così amici? >
< Ci siamo chiariti prima che lui partisse per Barcellona >
Sgranai gli occhi. Eravamo stati due settimane assieme e lui non mi aveva detto niente. Aspettava che fossimo lontani per informarmi della cosa?
< Che figlio di puttana > sbottai allontanandomi da lei e uscii dal negozio senza degnare di uno sguardo nemmeno la mia migliore amica.
< Michelle! > esclamò correndomi dietro < Cosa è successo? >
< Paga quello che devi pagare e torna qui, non ho voglia di entrare lì dentro ancora >
< Stai bene? > domandò premurosa come al solito.
< Vai > risposi mentre mi sedevo sulla sedia del bar e ordinai un caffè.
Jenny ritornò pochi minuti dopo con i suoi nuovi acquisti e le spese di entrambe e quando mi porse le mie sporte la ringraziai.
< Mi dici cosa ti è successo? > domandò un'ennesima volta, ma scossi la testa, mentre le mie mani non la finivano più di tremare < oh, c'è Robert > disse mentre lo guardava e quando voltai lo sguardo lo vidi venirci incontro.
Mi alzai dalla sedia e quando lo vidi avvicinarsi a me tutto sorridente gli mollai uno schiaffo in pieno viso, mentre Emma, Jenny e probabilmente il resto della gente vicino a noi mi fissavano come se fossi pazza.
< Cosa diavolo ti è preso? > sbottò Robert incazzato e quando vidi che anche lei ci stava fissando la indicai.
< Hai niente da dirmi? > chiesi cercando di calmarmi, ma lui non rispose < Allora? >
< Mi dispiace >
< Hai avuto due settimane per dirmelo! Cazzo, ma ti rendi conto?! Come…come posso fidarmi di te se nemmeno mi dici che tu e Kristen siete tornati amici dopo quello che lei ha fatto?!? Aspettavi di mandarmi un telegramma a Yale? >
< Sapevo che ti saresti incazzata. Volevo dirtelo, solo non ora. Non volevo litigare a Barcellona >
< Sei un coglione, Robert >
Stavo tremando terribilmente e sapevo che di lì a poco sarei scoppiata in lacrime. Anche Jenny lo capì, infatti prese le nostre borse e mi trascinò fuori dall'outlet, lontana dalla visuale di Robert e di tutti gli altri. Mi portò in un parco poco distante dal centro commerciale e vicino alla nostra macchina.
< Respira profondamente > mi disse mentre mi teneva una mano dietro la schiena < hey, guarda me…inspira…ed espira…inspira…espira…ecco, così >
Miracolosamente riuscii a trattenere le lacrime e a calmarmi.
< Questo sì che è il ritorno a casa migliore del mondo > commentai sarcastica < qualche altra notizia scioccante? >
< Mi trasferisco a New York > disse Jenny d'un fiato e la guardai sconvolta, questa volta senza riuscire a non piangere.
< Mi prendi in giro? >
< No. Mentre eravamo in vacanza Walter ha trovato un appartamento a New York. Gli hanno offerto un posto al Daily News come tirocinante e lo ha accettato. Per il momento staremo in affitto nella casa dei suoi nonni, ho l'aereo alle tre del mattino per New York per vedere la casa e già che ci sono lascerò lì qualche vestito > disse indicando ciò che si era appena comprata.
Mi portai le mani sul viso e iniziai a singhiozzare, Jenny aspettò pazientemente che mi calmassi e poi l'abbracciai.
< Non so nemmeno perché piango > le dissi mentre mi asciugavo una lacrima < sono davvero felice per te >
< E non è tutto > continuò mostrandomi il ciondolo della sua collana, che non era altro che un anello con un diamante < mi ha chiesto di sposarlo >
< Cosa? >
< Ma gli ho detto di no… >
< Tu cosa? > ribattei interrompendola.
< Lasciami finire! Non voglio sposarlo mentre aspetto un bambino, voglio tornare al mio aspetto per quel giorno. E lui non ha ribattuto >
< E perché non indossi l'anello? >
< Lo indosserò una volta partorito >
< Tu sei strana > le dissi ridendo e lei rise con me.
< Stai meglio ora? >
< Sì, grazie > risposi sorridendole < ma sono davvero arrabbiata con lui > continuai senza riuscire a nominarlo e Jenny senza dire niente mi abbracciò < possiamo evitare di parlarne? >
< Come desideri > rispose guardandomi premurosamente < dovrei andare a preparare la valigia con questi > continuò indicando le sue spese < mi fai compagnia? Sono da sola >
< Certo > asserii < i tuoi genitori cosa ne pensano? >
< Loro…l'hanno presa bene, sono felici. E poi adorano Walter, senza contare che lì avremmo l'appoggio dei suoi nonni e di mia sorella >
Le sorrisi e annuii. Andammo a casa sua e per tutta la serata preparammo la sua valigia mentre ricordavamo alcuni aneddoti che riguardavano la nostra gioventù. Robert non mi cercò e lo stesso non feci io, non avevo alcuna voglia di parlargli. Per dirgli cosa, poi? Quello che dovevo dirgli glielo avevo già detto e non volevo scusarmi, nemmeno per lo schiaffo. Gli stava solamente bene.
Era mezzanotte e mezza quando mi offrii di accompagnare Jenny in aeroporto. Il tempo di tornare a casa, salire sulla mia auto e tornare da lei. All'una esatta eravamo al LAX e venti minuti dopo davanti all'imbarco.
< Le nostre strade qui si dividono > le dissi teatralmente e lei rise, finché ad un certo punto tornò seria < continueremo a vederci, vero? >
< Certo > rispose sorridendo < Yale e New York non sono poi così distanti. E tra qualche giorno tornerò a prendere le ultime cose >
< Non sarà lo stesso trascorrere un'estate con te in un'altra città > dissi mentre sentivo gli occhi riempirsi di lacrime < ti voglio bene > continuai abbracciandola di slancio e lei ricambiò il gesto
< Ora è meglio che vada > disse prossima al pianto.
< Ciao > le dissi agitando la mano e quando rimasi sola feci dietrofront e guidai fino a casa, pronta a versare un mare di lacrime per tutto quello che era successo oggi.
Parcheggiai davanti al vialetto e rientrai in casa senza degnare di uno sguardo la casa di Robert: poteva fissarmi da dietro una tenda, poteva non farlo, non me ne fregava un accidente, ero ancora troppo arrabbiata e delusa. Una volta aperta la porta sentii dei rumori provenire dalla cucina e quando vi entrai vidi Bianca.
< Sono tornata >
< Lo vedo > replicò freddamente.
< Mike si trasferisce qui? >
< Cosa centra lui? >
< Ho visto gli scatoloni >
Bianca scosse la testa e mi guardò.
< Quelli non sono suoi >
< Ah no? E di chi? Hai una nuova conquista? > replicai strafottente.
< Sono tuoi >
Mi pietrificai.
< M-miei? > chiesi sorpresa.
< Sì. So che sei stata ammessa a Yale. Congratulazioni > rispose con un falso sorriso.
< Come…? >
< La lettera > replicò indicando una busta sopra il mobile all'ingresso.
< Hai letto la mia posta?! > chiesi inviperita.
< Sì. Ho letto che inizierai i corsi a settembre. Beh, io ti voglio fuori da casa mia ora >
Sgranai gli occhi e la guardai stralunata. Era per caso rincretinita più del dovuto?
< Mi stai cacciando da casa? >
< Sì >
< Ma non so dove andare! >
< Non mi interessa. Chiedi a tuo padre un tetto sotto il quale stare, io credo di averti già mantenuto abbastanza > continuò incrociando le braccia al petto < ho impacchettato ogni cosa tua, entro domani vedi di aver tolto tutto >
Serrai la mascella, presi uno scatolone a casaccio, la mia borsa e uscii di casa, ma una volta fuori mi fermai senza sapere cosa fare o dove andare. Inizialmente pensai di dormire in macchina, ma trascorrere la notte lì dentro voleva dire svegliarsi il mattino seguente con tutti i dolori possibili immaginabili, così misi lo scatolone dentro l'auto e andai a suonare al campanello di Robert, l'ultimo posto dove sarei voluta andare ma l'unico che mi veniva in mente. Suonai insistentemente e quando lui aprì la porta la prima cosa che notai fu l'impronta della mia mano sulla sua guancia.
< Scusa, ma è tardi e voglio dormire, non farmi picchiare > disse guardandomi freddo e mi sbatté la porta in faccia, io sospirai e suonai una seconda volta il campanello < che cosa vuoi? > domandò freddamente quando riaprì.
< So bene che non dovrei essere qui e che tu non hai voglia di parlarmi. Ma non so in che altro posto andare >
< Vai da Jenny > disse alzando e spalle e chiuse per la seconda volta quella stupida porta.
Tirai su col naso e serrai gli occhi per evitare di piangere dal nervoso. Mia madre mi aveva sbattuto fuori casa, la mia migliore amica se ne era andata e il mio ragazzo faceva la parte dell'offeso.
Guardai rassegnata la mia macchina e pensai che quella notte l'avrei passata lì: non avevo voglia di guidare per andare da qualche altra mia amica per non dover dare spiegazioni e non avevo abbastanza soldi per andare in un motel. Entrai dentro la mia auto e mi sistemai come meglio potei, poi appoggiai la testa sul finestrino, addormentandomi dopo una marea di minuti.
La testa mi faceva male e stavo sentendo un rumore tremendamente fastidioso all'altezza tempie. Aprii gli occhi imprecando per il male cane al collo che mi era venuto e quando voltai la testa di lato vidi Robert che mi guardava accigliato.
< Puoi aprire, per favore? > domandò dall'altro lato dello sportello e feci come mi aveva chiesto.
< Che ore sono? >
< Le quattro e mezza. Cosa ci fai qua fuori? >
< Stavo cercando di dormire >
< E perché non puoi dormire in casa tua? Fammi pensare…sei senza chiavi e tua madre non è in casa? > domandò e scossi la testa mentre fissavo il volante e non i suoi occhi < e allora perché non entri e resti qui come un'idiota? >
Serrai gli occhi e trattenni un singhiozzo, attesi qualche attimo e lo guardai negli occhi, fregandomene altamente delle lacrime che mi stavano rigando le guance.
< Puoi andartene, per favore? > lo implorai e lui mi guardò con gli occhi a palla.
< È davvero così grave? >
< Tu mi hai mentito, la mia migliore amica si trasferisce a New York e mia madre mi ha sbattuto fuori casa. Giudica tu stesso > risposi freddamente mentre mi asciugavo le lacrime e Robert allungò la sua mano.
< Vieni >
< Credevo volessi dormire >
< Questo era prima di sapere che la mia ragazza è destinata a dormire sotto un ponte per sei settimane >
< Domani partirò per Newark e starò da mio padre >
< Non pensarci nemmeno. Abbiamo sei settimane da passare insieme e di certo resteremo insieme fino alla fine >
Afferrai la sua mano e gli sorrisi.
< Quindi mi ospiti a casa tua finché non me ne andrò? >
< Direi di sì. Non farmene pentire però >
< Grazie > sussurrai buttandomi sul suo petto e lui mi abbracciò, accarezzandomi la schiena mentre tentavo di calmare i miei singhiozzi < erano miei gli scatoloni di oggi >
< Domani mattina li portiamo da me > disse e annuii sorridendo.
< Ciò non cambia il fatto che sono ancora arrabbiata con te >
< Lo stesso vale per me >
< Tu mi hai mentito! > esclamai allontanandomi da lui.
< E tu mi hai stampato la tua mano sulla guancia. A proposito, mi fa ancora male > disse e scoppiai a ridere < lo trovi divertente? >
< Sei buffo > replicai sorridendo e lo presi per mano < ti amo >
< Purtroppo anche io. Quindi muoviti ad entrare >
Non me lo feci ripetere due volte e dopo aver chiuso l'auto con il telecomando mi catapultai in casa sua, dove dormii fino alle tre del pomeriggio in un letto morbido e abbracciata al corpo del ragazzo più idiota e meraviglioso che potesse esserci sulla faccia della terra.

 

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Holaaaaaaaaa!!!!!
State tutte bene? Come avete passato queste vacanze?
Pronte per ricominciare la scuola?
Alliur, per prima cosa voglio spiegarvi un attimo il comportamento di Michelle. Non so se è trasparito in questi ultimi capitoli – ultimamente sono così stanca che non riesco a fare più niente, quindi di conseguenza mi ritrovo a scrivere cose di cui alla fine non sono pienamente soddisfatta –, ma la sua reazione è semplicemente paura. Ha paura della lontananza da Robert e di ciò che può capitare.
Ma abbiate pazienza, prima o poi (molto poi, lo ammetto) le cose si risolveranno ;)

Ah! Non ricordo chi lo avesse chiesto, ma…tadà! Bianca ha finalmente colpito xD

Al prossimo capitolo!
Giulls

P.S. Lascio la mia pagina di facebook per chiunque avesse voglia di fare quattro chiacchiere con questa povera disgraziata :D http://www.facebook.com/profile.php?id=100003078074791

   
 
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