Lo stridore
delle lame che si
scontravano le riempiva le orecchie ma Erza non intendeva cedere: il
master le
aveva affidato un compito difficile e delicato, non lo avrebbe deluso
per nulla
al mondo. Sebbene Incŭbo fosse
senza dubbio un lottatore eccezionale, forte e agile nonostante la sua
stazza,
Titania non arretrava di un passo, non cedeva un millimetro al suo
avversario;
c’era troppo in gioco perché potesse permettersi
di fallire: Natsu e Lucy,
l’intera gilda e Earthland, che rischiava di cadere nelle
mani di qualcuno che
nessuno di loro avrebbe mai potuto fermare.
Un fendente di
Incŭbo le
sfiorò il volto, ricordandole
che non le erano concesse distrazioni, e tornò a
concentrarsi nello scontro con
una nuova determinazione nello sguardo, il desiderio immenso di
proteggere i
propri nakama da chiunque osasse minacciarli. La sua estrema sicurezza
non
sfuggì all’uomo, che si ritrovò a
combattere contro qualcuno di totalmente
differente rispetto a qualche minuto prima; Titania era forte, molto
forte, e
la sua tecnica era perfetta ma tutto questo non sarebbe bastato certo a
sconfiggerlo: la luce che aveva adesso nello sguardo, però,
fece vacillare per
qualche istante le sue sicurezze, portandolo per la prima volta nella
sua
eterna esistenza, a provare timore davanti a un avversario.
Una veloce
occhiata sopra la sua
testa confermò a Erza che non aveva da temere per le sorti
di Mirajane. Nella
forma donatale dal Satan Soul non differiva poi molto da Succuba, per
poteri e
carattere, e ostentava una sicurezza che irritava non poco la donna.
“E
allora, è tutto qui quello che
sanno fare i servi di Pravus?”, chiese, le braccia conserte
mentre si librava
in aria di fronte a Succuba.
“Non
provocarmi ragazzina, non sai
di cosa sono capace!”.
“E
allora mostramelo”.
“L’hai
voluto tu”, sibilò Succuba
scagliandosi contro Mirajane e afferrandola alle spalle.
“L’oscurità ti
intrappolerà fino a toglierti persino il respiro dai
polmoni! Obscura Captio!”.
Mira
spalancò la bocca in cerca di
ossigeno, dimenandosi nel tentativo di liberarsi della stretta di
Succuba; il
suo respiro si trasformò in un rantolo fino a quando
proruppe in una risata
sinistra. “Davvero… stai scherzando? Evil
Explosion!”. Esclamò scagliando
lontano Succuba. “Non avreste dovuto mettervi contro Fairy
Tail”.
Natsu
arretrò di un passo,
lasciando andare Lucy. “Di nuovo tu!”,
esclamò vedendo gli occhi rossi di
Lucifer brillare sinistramente. “Quante volte devo ripeterti
che devi lasciar
stare Lucy?!”.
Lucifer rise,
divertita come mai
dalle parole di Natsu. Non credeva che dopo essere scampato per un pelo
alla
morte per mano sua, avesse ancora il coraggio di sfidarla e
controbattere.
Senza dubbio la scelta era stata appropriata, quel mago era abbastanza
potente
da aprire la strada a Pravus.
“E
quante volte devo ripeterti, io,
che il corpo della tua bella mi
serve? Te l’ho detto, ci sono solo due modi per far
sì che io la lasci: che la
liberi di mia volontà, il che è impossibile,
è ovvio; oppure che il corpo
ospite venga ucciso, costringendomi a cercarne un altro. Sei disposto
ad
arrivare a tanto?”.
Natsu strinse i
pugni, i denti
digrignati in un ruggito che, sordo, risuonava fra le pareti. Ferire
Lucy era
qualcosa che nemmeno nei suoi incubi peggiori si era mai verificata;
desiderava
soltanto proteggerla, come un fiore delicato da mettere al sicuro dalle
intemperie che avrebbero potuto sciuparne la bellezza e il tenue
profumo.
Vedere il suo corpo privo di vita e sapere di esserne la causa, gli
sarebbe
costato la ragione, Natsu lo sapeva: ma un mondo senza Lucy non
meritava di
essere vissuto.
“L’ultima
cosa che desidero è fare
del male a Lucy. Però”, disse infine,
“se resta l’unico modo per salvarla da te
posso colpirla con tutte le mie forze, non ti lascerò
giocare come vuoi con lei!”.
Lucifer assunse
la posizione di
guardia, uno scintillio divertito in quello sguardo così
rosso da rivaleggiare
con le fiamme di un drago. “Non credo proprio che avrai mai
il coraggio di
ucciderla”.
Natsu si
fissò le mani, attorno
alle quali cominciava a formarsi del fuoco. Una piccola stilla salata
le
raggiunse, evaporando come si erano dissolti la gioia e il sollievo che
aveva
provato quella mattina ritrovando Lucy accanto a sé. Sapeva
che lei non avrebbe
mai desiderato lasciarlo ma era certo anche del fatto che non avrebbe
mai
voluto essere il mezzo tramite cui Lucifer lo avrebbe eliminato;
piuttosto che
sporcarle la coscienza a quel modo, avrebbe preso su di sé
il peso di aver
tolto la vita alla persona che contava di più.
“Karyū no
Tekken!”, esclamò, e prima di
avere il tempo di pentirsene, aveva scagliato Lucy contro la parete
opposta.
“Pensi
davvero che possano
riuscire?”. Porlyusica raggiunse alle spalle Makarov,
osservando assieme a lui
il tramonto che incendiava il cielo di tutte le sfumature del rosso.
“Lucifer è
troppo potente perché possa essere sconfitta se riuscisse ad
appropriarsi del
corpo della ragazza”.
“Lucy
ha un cuore saldo e un’anima
forte. Non lascerà che Lucifer apra i portali che
ricondurranno Pravus su
Earthland”.
“Sai
bene quale sarebbe la
soluzione più sicura e veloce”.
Makarov si
rivolse con calma a
Porlyusica, nonostante il suo animo fosse in subbuglio.
“Uccidere Lucy non è la
soluzione”.
“E
cosa ne pensa il tuo pupillo?”.
Il vecchio
master tacque, oppresso
da un’inquietudine che non sapeva spiegare. Non era pena per
le sorti di Erza e
Mirajane, che avrebbero avuto la meglio su Succuba e Incŭbo era una
certezza per lui, e non
temeva nemmeno che Lucifer l’avesse vinta alla fine, tanta
era la fiducia che
nutriva verso i suoi ragazzi.
Ma nel momento
in cui il suo
pensiero si spostava su Natsu e Lucy, il peso sul suo cuore diventava
tanto
opprimente da togliergli il respiro: sentiva come un oscuro presagio
riguardo
le sorti dei due ragazzi, la paura terribile che avrebbe finito col
perderli,
impotente davanti al destino.
‘Natsu…
spero solo che tu prenda la
decisione giusta’.
Lucifer si
rialzò a fatica dopo
l’ennesimo colpo di Natsu. Cominciava a dubitare che il corpo
di Lucy fosse
stata una buona scelta, dal momento che il mago non esitava a colpirlo
con
tutte le sue forze; ed era certa che se avesse condiviso le sensazioni
della
ragazza avrebbe sentito molto dolore.
“Allora?”,
la voce di Natsu la
riportò bruscamente alla realtà. “Hai
capito che devi lasciare il suo corpo, si
o no?”.
Lucifer si
passò il dorso della
mano sul viso, pulendo il sangue che fuoriusciva da una ferita sulla
fronte e
Natsu sentì una morsa allo stomaco a quel gesto, sapendo di
essere stato lui a
provocarle quel taglio. Lei sogghignò divertita, scuotendo
la testa.
“Piuttosto
che lasciarla, lascerò
che tu la uccida. Voglio proprio vedere se avrai il coraggio di
fa…”.
Natsu la
interruppe colpendola con
un poderoso pugno nello stomaco che spezzò il respiro di
Lucy.
“Umpf…
l’hai rotta”, disse Lucifer
prima che un fiotto di sangue le salisse alla gola, colando lungo le
labbra.
I suoi occhi
persero quel demoniaco
colore rosso per tornare al caldo nocciola dello sguardo di Lucy e le
sue
labbra si stirarono in un tenue sorriso prima che crollasse fra le
braccia del
mago. Natsu la sorresse prontamente, inginocchiandosi per distenderla
sul
pavimento; respirava appena, le palpebre abbassate a nascondere quelle
iridi
che lui tanto amava.
“Lu…”.
Un singhiozzo gli sfuggì
dalle labbra mentre si chinava fino a sfiorarle la fronte con la
propria. “Scusami…
perdonami almeno tu, perché io non potrò
mai”.
“Natsu…
ti prego, non piangere…”,
biascicò Lucy sfiorandogli il viso con la mano.
“E’… è molto meglio
così…”.
“No…
no, non è meglio così! E non
azzardarti a lasciarti andare, sei viva e devi restarlo!”.
Lucy
accennò un sorriso mentre gli
occhi le si riempivano di lacrime, gocce salate che lasciavano scie di
fuoco
sulla sua pelle abrasa e ferita. “Lucifer mi ha…
liberata perché non posso… non
posso sopravvivere… lasciami andare, Natsu”.
Natsu scosse
lievemente il capo, i
denti digrignati nell’inutile tentativo di sopportare quella
sofferenza che gli
stava strappando il cuore con le sue dita adunche. “No, non
chiedermi questo,
io non posso! Non posso andare avanti senza di te, non posso fare
niente senza
di te!”.
Il sorriso di
Lucy si fece più
largo per qualche istante durante il quale rivolse uno sguardo
significativamente caldo al ragazzo che la teneva fra le braccia.
“Ti amo… Natsu…”,
sussurrò prima di chiudere gli occhi mentre la mano che
aveva tenuto sul suo
viso ricadeva a terra, inerte.
“Ti
amo anch’io Lu… Lu? Lucy!”.
Il Dragon Slayer
scrollò
inutilmente Lucy per diversi minuti, fin quando non dovette arrendersi
all’evidenza:
un lungo, furente ruggito di dolore gli riempì la gola,
risuonando fra le mura
dell’edificio e riempiendo l’aria di tempesta.
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Ce
l’ho fatta finalmente!
Che posso dirvi,
molto breve ma
intenso secondo me… non lo so nemmeno io da dove mi
è uscita questa cosa così
triste ç_ç Credo dipenda dal mio stato
d’animo, prometto che non scriverò più
se non sarò tranquilla ç_ç
A questo punto
manca solo l’epilogo
ç_ç