Capitolo tre; Nebbia
L'oscura coltre di nebbia in cui annaspava, lottando per respirare, sembrava infinita e infendibile.
La ragazza vi affondava ripetutamente, dimenandosi per potersene liberare. Tentò un grido, fallendo miseramente. A fatica riusciva a respirare, mai avrebbe potuto proferire parola.
Improvvisamente un lampo squassò l'immobile aria, facendo raggelare il sangue nelle vene della donna.
Poi dolore, un immenso dolore pervase il giovane corpo. L'aria nei polmoni bruciava come fuoco vivo, le membra parevano contorcersi autonomamente.
Infine il nulla.
La gola arida bruciò al contatto con l'aria, i sensi ripresero lievemente a funzionare.
Le palpebre tremolanti si sollevarono lentamente, rivelando i glaciali occhi dell'essere.
"Finalmente, diciotto!" Una voce suadente attirò l'attenzione della ragazza, provocandole l'istinto di voltarsi. Si accorse troppo tardi di non avere alcun controllo sul suo corpo.
"Perché non ti muovi cara? - Il dottore si avvicinò premuroso alla sua creazione, notando che essa possedeva solo la mobilità degli occhi.- Disattivatela, ancora non funziona."
E di nuovo l'oblio.