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Autore: Selene Silver    08/01/2012    1 recensioni
Finché sai vedere la bellezza di una cosa, questa non è morta, anche se sei l'unico a conoscerla, a notarla. Ho sempre amato il passato, ed in qualche modo mi comporto come se ci vivessi. Vorrei poter mostrare ad altre persone quanto sia bello scostare la tendina del presente ed immergersi in un'atmosfera in bianco e nero, o, ancor meglio, color seppia. Ma non conosco nessuno che potrebbe apprezzare questa visione. O anche solo capirla. O anche solo riuscire a vederla.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moving through my changes as fast as I can
[CSN - Carried away] 

 

Blackbird.
Sono un uccello che vola nel cielo di una città piena di luci. Luce vuol dire vita. Vuol dire famiglie e persone che si stringono. Luce vuol dire persone che ti si avvicinano con sorrisi splendenti. Persone che ti si avvicinano per farti male.
Il cielo è nero e le nuvole blu. Sono l'unica che può vederlo. Le mie ali si spalancano e si tendono, seguendo una corrente che mi porta ancor più in alto. Lontano dalla luce di coloro che vogliono strapparmi le ali.
Perché il buio è bello, il buio non fa paura. Aspetto il sole per berne le gocce come un colibrì beve la rugiada dai fiori al mattino presto. Le sue ali iridescenti battono più veloci di un tornado.
Non sono un colibrì. Non sono così fragile né delicata. Io sono un merlo. Un merlo notturno che aspetta l'alba per potersi posare sul ramo più alto dell'albero più antico che può trovare, e bere da lì la luce calda del sole; perché la luce vera, quella del sole e delle stelle e della luna, non ferisce e non fa male.
Sono gli uomini che annientano e distruggono. Io sono un merlo notturno e forte, che può scappare e librarsi alto. Finché le luci degli umani non mi stanano, finché le loro mani non si tendono verso di me, stringono e mi spezzano le piume e le ali, e allora divento fragile anch'io, divento più debole di un colibrì, ancor di più perché il mio aspetto non mi salverà da niente, perché il mio aspetto è quello duro di coloro che non si sottomettono.
Spalanco le ali e sono su, vicino alla luna, nel canto delle stelle, e prego di non venire mai catturata, spero di essere libera, libera per sempre.
Poi le stelle si spengono una ad una, ed io ritorno a vivere nel mondo reale. La terra, straziata, urla, ed io mi nascondo per non far capire che la sento. 



Che dire? Già il fatto che io la stia pubblicando a quest'ora assurda, alle quattro e mezza del mattino, ascoltando i CSN come una fanatica, lascia intuire che sono in crisi profonda con me stessa e che devo fare qualcosa per uscirne. Quindi scrivo. Scrivo cose imbarazzanti, aiutandomi con la prima metà di On Writing di Stephen King che ho letto, conducendo una guerra spietata agli avverbi e tentando di non scoraggiarmi. Non è facile, no.
  
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