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Autore: rosadighiaccio    08/01/2012    1 recensioni
Alec Volturi si ritroverà a compiere una scelta difficile , ma non impossibile...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film
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ciao ragazzi, spero che fino ad ora la storia vi sia piaciuta, anche se non avete recensito... :( la canzone che consiglio per questo capitolo è:   -i'm a survivor delle destiny's child-  anche se le parole non sono proprio adatte credo che abbia il sound giusto.
grazie per aver letto e recensite per favore.







Si liberò del pesante mantello, della giacca, delle scarpe si slacciò la camicia e rimase a brillare nella sua nuova libertà.
Sapeva che sarebbe stato molto rischioso, ma non glie ne importò.

Diamine voleva sentire, provare, assaporare ogni gioia e dolore che la sua immortalità aveva da offrirgli.

Dopo ore di assoluta euforia, si impose di fare mente locale, guardò da lontano la piccola cittadina che si ergeva sulla collina, poi uno strappo al cuore ormai inesistente e cadde a terra ansante, con la mano sul petto.

Ne fu confortato, fu confortato dal dolore, per un momento atroce, che aveva provato.

Sua sorella doveva essersi accorta che lui non aveva intenzione di tornare e probabilmente si era anche resa conto di quanto amore provasse ancora per il fratello, nonostante il distacco che si era formato dopo il passaggio alla loro nuova vita.


C’era troppa luce per presentarsi in un posto abitato per cui aspettò che il sole tramontasse, si godè il momento, quando quella palla di fuoco incandescente sparì quasi completamente dietro alla pianura colorata da tinte che andavano dal giallo, all’arancione scuro e perfino al rosso sanguigna, si mise in cammino e raggiunse Siena dove si procurò abiti e denaro
 rimase totalmente spiazzato, dai rumori e dagli odori che lo circondavano:

si ritrovò spaesato in mezzo a centinaia di persone, che parlavano, mangiavano e bevevano, ballavano fra le luci della sera

 si ritrovò schiacciato contro il muro di un vicolo, a trattenere gli urli dal dolore che gli procurava stare in mezzo a tanto sangue,  ma riprese dolorosamente il controllo, non avrebbe fatto una strage in un luogo pubblico.


Il giorno seguente prenotò un biglietto di sola andata per l’Irlanda posto di cui Aro era solito parlargli, affrontò il viaggio con tranquillità, ebbe il tempo di riflettere sulla sua decisione, non trovò diversi intenti, scavò a fondo ma trovò approvazione, trovò voglia di libertà, non trovò rimpianti, non trovò risentimento, ne vergogna, solo voglia di voltare pagina.

Era frenetico, famelico come un bambino il giorno di natale, era ansioso come prima di aprire i regali, anzi la sua ansia andava ben oltre, pensava di aver imparato tutto in quei secoli, fra le mura della interminabile biblioteca, pensava di sapere tutto, di poter rispondere a qualsiasi domanda, con l’egocentrismo tipico di ogni vampiro.

 
Ma dovette ricredersi:

si ritrovò senza parole davanti al tutto e al nulla,

rimase in piedi su scogliere a picco sul mare e si infastidì del fatto di non poter trovare parole per descriverlo, allora urlò, il suono risuonò ovunque, riempiendo però solo per un  attimo quell’immensità, si ritrovò spiazzato, allora urlò ancora e ancora,

come per capriccio volle piangere, ma il suo nuovo corpo non glie lo permise e cadde in ginocchio, singhiozzando dal dolore, urlando dalla disperazione,  e si accasciò, portando le ginocchia al petto, come un neonato, in posizione fetale piangendo per quell’interminabile silenzio, sentendosi piccolo coma mai prima, facendo uscire tutta la frustrazione accumulata solo in pochi istanti;

poi, un fulmine a ciel sereno,

quasi incosciente si trascinò fino allo spuntone e si rimise in piedi a fatica, non fu niente di spettacolare, non aprì le braccia, non ebbe nessuno spettatore, non si spogliò nemmeno, solo gettò un ultima occhiata al mare in tempesta e mise un piede nel vuoto, fu trascinato giù dalla gravità, non urlò, provò ad aprire la bocca ma non ne uscì alcun suono, percepiva la caduta libera, l’aria che gli tagliava il viso, che gli gonfiava i vestiti, che scompigliava i capelli e si godè ogni attimo, si rigirò infine su se stesso parecchie volte prima di schiantarsi con fragore nell’acqua, ma il rumore fu sovrastato dall’infrangersi delle onde sugli scogli. 


  
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