Film > X-men (film)
Ricorda la storia  |      
Autore: Jadis96    08/01/2012    3 recensioni
"Fu la piena consapevolezza di ciò che avevo fatto a soffocarmi, mentre lo sguardo accusatore di Erik scrutava la mia anima colpevole"
One-shot dal punto di vista di Moira sul momento drammatico in cui il suo proiettile colpisce Charles.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho trovato questa one-shot nei meandri del mio computer… era lì da qualche mese e non mi ero ancora decisa a pubblicarla.
Racconta di una delle scene finali di X-men – L’inizio dal punto di vista di Moira.
È una one-shot senza pretese, scritta di getto…spero che vi piaccia ^.^
 
 
Estrassi la pistola e la puntai contro Erik e Charles.
I due mutanti, che fino a poco prima avevano collaborato per raggiungere lo stesso scopo, adesso lottavano furiosamente perché ognuno voleva impedire all’altro di compiere quello che riteneva sarebbe stato il più grande errore della sua vita.
Non sentivo il bisogno di intervenire: ero certa che nessuno dei due aveva davvero intenzione di fare del male all’altro. Ma tenevo salda la pistola, pronta ad usarla se necessario.
L’occasione si presentò poco dopo, quando Erik, spinto dalla sua rabbia, scattò in piedi, mentre Charles, dolorante e turbato di fronte alla furia di cui era testimone, si rialzava lentamente.
Erik prese il controllo dei missili, dirigendoli verso le navi da cui erano provenuti.
Fu allora che iniziai a sparargli, perfettamente consapevole che i miei proiettili non lo avrebbero neanche sfiorato, ma sperando di fargli così perdere la concentrazione.
Erik si voltò verso di me, infastidito appena, mentre senza troppo sforzo deviava le pallottole che gli si avvicinavano.
In quel momento di tensione non si accorse che Charles si trovava pericolosamente vicino ai colpi che schizzavano via.
Neanche io ci feci caso all’inizio: ero troppo concentrata sul mio obiettivo.
Poi all’improvviso… sentii un rumore diverso.
Abbassai immediatamente la pistola, mentre un cieco terrore m’invadeva: uno dei proiettili che Erik aveva deviato aveva colpito Charles.
Il tempo sembrò fermarsi, poi rallentare, mentre trattenevo il respiro.
Erik si voltò lentamente verso il suo amico, sorpreso e spaventato da quello che aveva causato…o che io avevo causato?
Charles si portò una mano alla schiena, nel punto in cui la pallottola l’aveva colpito. Non aveva emesso suono in quegli interminabili istanti, ma il suo volto era stravolto dal dolore.
Le sue gambe cedettero e cadde sulla sabbia, mentre Erik correva verso di lui.
S’inginocchiò al suo fianco ed estrasse il proiettile.
Solo in quel momento l’urlo di dolore di Charles squarciò il silenzio carico di tensione.
<< Mi dispiace >> mormorò Erik. Ogni traccia di rabbia era scomparsa dai suoi occhi: c’era solo paura e… colpa.
<< Vi ho detto di stare indietro! >> esclamò quando tentai di avvicinarmi.
Poi i suoi occhi penetranti incontrarono i miei. << Tu… >> disse << Sei stata tu… >>.
In quel preciso istante la medaglietta di metallo che portavo al collo si strinse, impedendomi di respirare.
Sì, sono stata io, pensai. Io ho sparato.
Fu la piena consapevolezza di ciò che avevo fatto a soffocarmi, mentre lo sguardo accusatore di Erik scrutava la mia anima colpevole.
<< Erik… >> sussurrò Charles con un filo di voce. << Ti prego… >>.
Ma il filo di metallo attorno al mio collo si strinse ulteriormente.
<< Non è stata lei… >> insistette Charles <<… sei stato tu >>. Ogni parola sembrava costargli uno sforzo enorme, tanto che nemmeno Erik fu in grado di ignorarlo.
Questi distolse lo sguardo e finalmente mi fu concesso di respirare.
Ebbi un attimo di sollievo al pensiero che Charles non mi riteneva colpevole.
Mentre assaporavo l’aria nei polmoni, non osando muovermi né parlare, ascoltai quello che dicevano i due mutanti.
<< Metterci uno contro l’altro… era questo che volevano. Ho provato ad avvertirti >> disse Erik. << Io ti voglio al mio fianco… tu e io siamo fratelli. Tutti noi insieme, per difenderci l’un l’altro: vogliamo la stessa cosa. >>.
<< Amico mio >> rispose Charles, mentre una lacrima gli scivolava lungo la guancia << Mi dispiace… ma non è vero >>.
Erik rimase in silenzio per qualche secondo, poi mi fece cenno di avvicinarmi e si allontanò.
Io corsi da lui, m’inginocchiai e mi ritrovai a piangere non appena incrociai gli occhi azzurri di Charles. Erano limpidi e profondi, senza traccia di risentimento, solo di un enorme dolore.
<< Mi dispiace tanto >> tentai di dire, con la voce scossa dai singhiozzi.
<< Non è niente >> tentò di rassicurarmi Charles, con un tono totalmente privo della sicurezza che avrebbe voluto infondervi.
Erik si rivolse ai mutanti, ma non feci caso a quello che diceva.
Charles respirava con affanno: il dolore che provava sembrava insopportabile.
Intrappolato nella sua sofferenza, appariva più indifeso che mai, tanto che provai il forte istinto di proteggerlo.
<< Andrà tutto bene >> mormorai.
Tentai di ragionare a mente fredda su quello che era successo, ma riuscivo solo a ripercorrere quel terribile istante in cui il mio proiettile aveva colpito Charles.
Considerai che la tuta doveva averlo protetto, ma che la pallottola poteva essersi insinuata tra le vertebre, il che avrebbe potuto causare…
Ricordai che Charles poteva sentirmi, e probabilmente lo stava facendo, allora mi imposi di pensare ad altro.
Volsi la mia attenzione alle parole che Erik stava rivolgendo ai mutanti.
<< Basta nascondersi >> disse, tendendo una mano verso Mystica.
Non mi ero mai fidata molto di lei.
Come avrei potuto fidarmi di qualcuno che poteva cambiare il proprio aspetto a piacimento?
Forse sono solo gelosa del fatto che lei conosce Charles da tutta la vita…pensai.
 
Mystica avanzò lentamente ma con sicurezza, dirigendosi verso Charles.
S’inginocchiò alla sua sinistra e per qualche istante si guardarono.
<< Tu… dovresti andare con lui >> iniziò lui. << E’ quello che vuoi >>.
Era una frase che non mi sarei mai aspettata in quel momento.
Sapevo che erano come fratelli ed ero certa che Charles non le avrebbe mai concesso di unirsi ad Erik.
Invece… lui stesso le stava dicendo di andare.
Mystica sembrò leggermente sollevata. << Avevi promesso di non leggermi mai nel pensiero >> disse con dolcezza, mentre accarezzava i capelli di Charles.
<< Lo so >> rispose lui. << Ti ho promesso troppe cose purtroppo… mi dispiace >>.
A quel punto Charles prese la sua mano e le diede un piccolo bacio d’addio, mentre un’altra lacrima silenziosa sfuggiva al suo controllo.
<< Abbi cura di lui >> disse Raven, questa volta rivolgendosi a me.
Lo farò. Te lo prometto, pensai.
Mystica si alzò e prese posto al fianco di Erik.
<< E tu, Bestia, non dimenticarlo mai. Mutante e fiero! >> disse ad Hank, prima di sparire.
Non appena i mutanti di Magneto si smaterializzarono, i restanti corsero da noi.
<< Aiutatemi!! >> li implorai, finalmente libera dallo sguardo accusatore di Erik.
<< Ti portiamo in ospedale >> rassicurai Charles.
Lui si aggrappò a me e ad Hank e, con un gemito di dolore, tentò di alzarsi, ma non ci riuscì.
<< Aspetta, aspetta! >> esclamò Hank. << Charles, non ti muovere! >> disse con aria allarmata.
Allora iniziai ad ipotizzare la gravità di quello che era successo.
Charles, dal canto suo, sembrava non riuscire a trovare le parole per esprimersi. << E’…strano >> mormorò.
<< Non riesco… >>.
Poi sembrò realizzare.
<< Non… mi sento più le gambe >> sussurrò.
<< Cosa? >> chiesi, sperando di non aver capito.
<< Non mi sento più le gambe >> ripeté lui.
Per un attimo lessi nei suoi occhi la paura, il dolore, il panico, ma durò soltanto un attimo: quei sentimenti furono ben presto repressi dal rigido autocontrollo di Charles.
I secondi successivi a quella affermazione furono dominati da un assordante silenzio.
Hank fu il primo a parlare
<< Dobbiamo sistemare l’aereo… e farlo in fretta >> disse con aria sbrigativa.
<< Moira, posso parlarti un attimo? >> aggiunse.
Lanciai un’occhiata a Charles, che annuì.
Allora seguii malvolentieri Hank poco lontano da lì.
<< E’ grave >> iniziò.
Io lo fissai perplessa.
<< Il proiettile non l’ha ferito: la tuta l’ha protetto >> osservai.
Hank abbassò lo sguardo.
<< Non è questo il problema. Un colpo del genere alla schiena può causare seri danni >>.
<< Ad esempio? >> chiesi, temendo la risposta.
<< Potrebbe aver perso l’uso delle gambe >> rispose lui.
Ignorai la paura che sovrastava tutte le mie emozioni e tentai di parlare con voce ferma.
<< Probabilmente adesso sta ascoltando i nostri pensieri >> avvertii Hank.
<< Anche in tal caso, suppongo che abbia già considerato questa eventualità >> rispose lui.
<< Allora sistemiamo l’aereo… e andiamocene di qui al più presto >>.
Hank annuì, e chiamò Sean e Alex.
<< Voglio aiutarvi >> dissi.
<< Resta con Charles, per ora… forse non lo ammetterà, ma ha bisogno di te >> rispose Hank.
Non sapevo fino a che punto lui avesse bisogno di me, sapevo solo che in quel momento ero io ad aver bisogno di lui.
Mentre Sean e Alex raggiungevano Hank, io tornai da Charles.
<< Ci sono problemi? >> mi chiese lui, sollevandosi leggermente sulle braccia.
<< No >> risposi, tentando di sembrare tranquilla.
Mi sedetti dietro di lui, e lasciai che poggiasse la testa sulle mie gambe.
Accarezzai lentamente i suoi capelli mossi, scompigliati dalla sabbia.
<< Come stai? >> chiesi dopo un po’.
<< Bene >> rispose semplicemente.
<< Davvero >>, aggiunse, quando alzai un sopracciglio e lo scrutai con fare scettico, << Non sento più dolore adesso. Non sento più nulla… >>
Ricacciai indietro le lacrime e risposi, << Presto ce ne andremo da qui. Si sistemerà tutto, vedrai…>>
<< E’ troppo tardi, Moira. So quello che è successo, l’ho saputo non appena quel proiettile mi ha colpito >>, m’interruppe, << Ma va bene così. Non ho paura di quello che mi riserverà il futuro >>.
Aveva parlato con tono tranquillo, sincero. Da parte mia, provai un profondo sconforto e un’altrettanto profonda ammirazione per lui.
<< Allora cos’è che temi, Charles? >> gli chiesi.
Lui rifletté qualche secondo, poi sospirò e rispose, << So che è egoistico da parte mia, ma ciò che mi spaventa è rimanere solo. Condannato a poter comprendere gli altri grazie al mio potere, ma mai essere compreso >>.
Capii dal primo momento che quella era una confessione spontanea, forse la più spontanea che lui avesse mai fatto.
<< Non è egoistico. E’ naturale, ma infondato >>, risposi, << Tu non sarai mai solo. Qualsiasi cosa accada, io sarò al tuo fianco >>.
Charles mi prese la mano con dolcezza.
<< Perché lo faresti? >> mi chiese in tutta innocenza.
Perché ti amo, avrei voluto rispondere. Semplice, ma sufficiente: non avrei dovuto dare altre spiegazioni.
<< Perché tengo molto a te >> risposi invece. << Perché mi hai dato un ideale per cui lottare. Perché non c’è altro posto in cui vorrei stare >>.
Charles sorrise.
Anche io ti amo, disse la sua voce nella mia mente.
 
 
Ok, ora siete liberi di dire che è orrenda-insensata-noiosa-inutile o qualsiasi altro aggettivo vi venga in mente.
Alla prossima!
Jadis.
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: Jadis96