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Autore: Eagle    25/08/2006    7 recensioni
Facciamo un’ipotesi…tu, sì, proprio tu che stai leggendo…immagina di vivere su una nave, una nave pirata ma non come tutte le altre, una unica nel suo genere... DIRETTAMENTE DAL CONCORSO ZOROxNAMI
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Facciamo un’ipotesi…tu, sì, proprio tu che stai leggendo…immagina di vivere su una nave, una nave pirata ma non come tutte le

Facciamo un’ipotesi…tu, sì, proprio tu che stai leggendo…immagina di vivere su una nave, una nave pirata ma non come tutte le altre, una unica nel suo genere.

Il cielo e il mare sono i tuoi compagni, così come gli altri sei membri dell’equipaggio che vivono con te: in primis, ovviamente, il tuo capitano, è stato lui a volerti con sé; secondo, lo spadaccino ovvero l’instancabile braccio destro del comandante; terzo, il cecchino tanto abile nel saper prendere la mira quanto fifone e ‘conta balle; quarto, il cuoco, un biondo tutto cure e attenzioni; quinto, il medico di bordo, non ci avresti scommesso nemmeno un soldo ma le renne dal naso blu esistono eccome e questa sa pure parlare; sesto, l’archeologa, difficile capire quello che le passa per la mente e anche se prima stavate su fronti differenti, ora hai trovato in lei una compagna affidabile, un’amica…e poi, beh, ci sei tu, il navigatore per il quale il tempo non ha segreti, o meglio, la navigatrice perché sì sei donna: giovane, alta, formosa, con rossi capelli tagliati poco sopra le spalle, grandi occhi nocciola…una vera bellezza insomma. Inoltre, in barba a quelli che dicono che chi è bello è per forza di cose molto stupido, tu sei anche intelligente, curiosa e incredibilmente furba, difficilmente rinunci a qualcosa che vuoi ed è per questo che sei anche un po’ ladra.

Bene, questo è per farti rendere conto di chi sei e di chi sta intorno a te. Adesso immagina di trascorrere un giorno qualsiasi su quella nave. Si è appena, più o meno, svolta la solita routine quand’ecco che ti ritrovi nella cabina arredata a mo’ di salotto e qualcosa di bianco attira la tua attenzione: è proprio di fronte a te, spunta leggermente dalle pagine di un grosso libro che nessuno avrebbe mai il coraggio di aprire, nemmeno l’altro e unico componente femminile della ciurma che quanto a letture pesanti se ne intende parecchio. Sei curiosa, ti avvicini, lo metti a fuoco e scopri cos’è: una busta. Non riesci a chiederti nulla, la mano l’ ha già afferrata, con delusione scopri che è completamente bianca…né mittente né destinatario…e proprio in quel momento cominci a pensare a chi può averla scritta dei tuoi sei compagni, perché tu sai di non averlo fatto, e soprattutto ti chiedi a chi può essere indirizzata, ma ancora più importante per te è sapere cosa c’è scritto!

Ora, è proprio qui che sta la domanda: tu che faresti? L’apriresti oppure no? Cosa potrebbe contenere?

Saluti unti e sgrammaticati verso un fratello continuamente in viaggio; qualche nuova tecnica da far visionare ad un vecchio maestro; una nuova incredibile e assurda avventura da inviare ad una cara amica; una deliziosa e prelibata ricetta; una lettera colma di affetto per una dottoressa lontana; un noiosissimo (il sottoscritto schiva un coltello lanciato da una mano apparsa all’improvviso) ma interessantissimo trattato di storia da mandare a chissà chi; o perché no, un semplicissimo quanto irritante “scemo chi legge”…o magari…

 

 

 

- LETTERA -

 

 

<< IO VI DISINTEGRO!>> urlò Nami come una furia, occhi iniettati di sangue e un “sorriso” a trentadue denti sguainati che avrebbero fatto rabbrividire pure uno squalo bianco a digiuno da mesi.

Il suono della sua voce attraversò in pochi secondi l’intera nave: Zoro a poppa, impegnato in uno dei suoi soliti pisolini, nemmeno lo sentì; Robin distolse lo sguardo dal suo libro solo per pochi istanti, giusto il tempo di verificare che non ci sarebbero state morti premature, poi riportò la sua attenzione alla lettura; Sanji, per fortuna dei colpevoli che avevano causato un così tanto eccesso d’ira da parte della rossa, era immerso nella preparazione del pranzo e i rumori esterni erano letteralmente sovrastati dall’acqua in ebollizione e dall’olio caldissimo pronto per la frittura; Rufy era stato il primo ad essere colpito da un devastante pugno della navigatrice e, quindi, il suo volto si era letteralmente spiaccicato sul ponte mentre sulla sua nuca sporgeva un bel bernoccolo gonfio; infine vi erano Usop e Chopper che, urlanti e piangenti, scappavano terrorizzati a destra e a manca, alla ricerca di un posto che li avrebbe messi al sicuro dai pericolosi tacchi della ragazza.

A questo punto sorge spontanea una domanda: che diamine avevano mai combinato quei tre per far arrabbiare Nami a quel modo?

Beh, tutti al mondo conoscono il proverbio “non svegliare il can che dorme”, certo, tutti tranne loro tre.

Era una gran bella giornata: sole alto nel cielo, nemmeno una nuvola, mare calmo e un vento leggero ma che aveva, comunque, la forza di gonfiare la vela maestra e di spingere la nave fra le onde. Insomma, qualsiasi navigatore non avrebbe potuto chiedere di meglio ed esserne più felice: Nami, infatti, era particolarmente rilassata quella mattina, tanto che aveva deciso di portare un tavolino pieghevole sul ponte e munitasi di righe, squadre, fogli, penna e calamaio si era messa a disegnare cartine.

Tutto sembrava procedere nella norma, finché il capitano non decise che si stava annoiando. Alla ricerca di un nuovo passatempo si unirono medico e cecchino che, in quanto a far casino, erano sempre pronti. Dopo pochi minuti optarono, all’unanimità, di giocare a palla avvelenata: pessima idea! Non tanto per il fatto che, essendo su una nave, la palla poteva facilmente cadere in mare, ma perché poteva rischiare di finire addosso a qualcuno per niente disposto a farsi colpire.

Fu così che, quattro o cinque passaggi dopo, uno dei tre sbagliò a prendere la mira e la palla finì proprio sul tavolino della cartografa e, nemmeno a farlo apposta, cozzò proprio contro il calamaio pieno di inchiostro che s’impennò in aria rovesciandosi per una metà sulla cartina, per altro quasi finita, mentre per l’altra decise di espandersi fra le fibre della maglia firmata “Doskoi Panda” di colei che era seduta al tavolino.

I tre si pietrificarono mentre sulla fronte della rossa cominciavano a pulsare pericolose vene a fior di pelle.

<< N- Nami, non l’abbiamo fatto a posta…>> mise subito le mani avanti il pinocchio.

<< Ci dispiace!>> piagnucolò Chopper

<< Non sei arrabbiata, vero?>> chiese il ragazzino di gomma.

Ciò che lei rispose e cosa ne seguì già lo sappiamo e a nulla valsero le disperate suppliche dei tre malcapitati, la sua ira non si placò.

<< Nami ma quante volte te lo dobbiamo dire che non l’abbiamo fatto a posta?!?>>

<< Sì, dai, scusaci! Non volevamo rovinarti la cartina!>>

Cercarono di rabbonirla gli unici due rimasti in piedi finiti, ormai, con le spalle al muro.

<< Non me ne importa un fico secco delle vostre scuse!>> tuonò inviperita la rossa << Avete una minima idea di quanto mi sia costata questa maglietta?!?>>

Renna e cannoniere rimasero di sasso << Ma allora pensava solo ai soldi spesi per la maglia!>>

<< Donna senza cuor…>>

Non riuscì a finire la frase: due pugni secchi li fecero schiantare sul ponte.

Nami si portò una mano alla fronte e si grattò l’attaccatura dei capelli sbuffando << Ora dovrò andare a cambiarmi…senti, Robin>> si rivolse alla mora

<< Sì?>>

<< Se dovessi servirvi, io scendo un attimo…>>

<< D’accordo…>> le rispose l’archeologa la quale portò, poi, la sua attenzione sui tre distesi a terra << Tutto bene?>> chiese perplessa

L’unico in grado di risponderle fu Usop al quale, naturalmente, l’impatto col legno aveva fatto storcere il naso di novanta gradi << Zi, ma diziamo che potrebbe andarzi meglio…>>

 

 

Una ventina di minuti dopo, la navigatrice era già bella che cambiata e profumata: visto il bagno d’inchiostro fatto aveva deciso di concedersi una bella doccia. Tornata sul ponte ignorò completamente i tre che l’avevano fatta disperare e, raccolte le sue cose, sparì nuovamente sottocoperta.

Entrò nella cabina adibita al relax: divano, piccolo bar, una scrivania e una libreria ben fornita. Iniziò la sua opera di riordino posando prima penna e calamaio ormai vuoto, poi i fogli e il resto degli strumenti. Si fermò ad osservare la cartina irrimediabilmente rovinata “Un vero peccato…” pensò, ma non si alterò più di tanto ormai ci aveva fatto l’abitudine.

Sfortunatamente, però, la buona sorte sembrava essersi dimenticata di lei quel giorno o quanto meno voleva mettere a dura prova la sua pazienza: nel voltarsi, infatti, colpì violentemente con l’alluce del piede destro, essendo scalza, uno degli spigoli della libreria. Incapace di sopportare un dolore così subdolo si lasciò andare all’indietro: la schiena colpì alcuni volumi che caddero a terra, altri si spostarono solamente mentre dalla bocca della rossa uscivano imprecazioni degne del più scurrile scaricatore di porto.

<< Vorrei sapere cosa cavolo ho fatto di male?!>> si lamentò con nessuno in particolare non appena il dolore svanì. Sbuffò nuovamente e si tirò in piedi, la sua testa colpì la copertina di un grosso libro che sporgeva leggermente a causa dell’urto precedente << Ma allora?!?>> ribadì seccata, qualcuno doveva averle fatto il malocchio, non c’era altra spiegazione.

Sfogliò mentalmente una possibile lista di nomi colpevoli, certa del fatto che prima o poi avrebbe trovato qualcuno contro cui vendicarsi, ma qualcos’altro attirò la sua attenzione e si bloccò. Proprio dalle pagine del libro incriminato per aver colpito la sua testa, spuntava un foglio troppo bianco per far parte di quel volume, guardò meglio: era una busta chiusa.

Prese il tomo fra le mani e ne lesse il titolo, rabbrividì: il libro più noioso e mal scritto che la storia della letteratura avesse mai conosciuto, per quanto ne sapeva lei nessuno al mondo era mai riuscito a finirlo e chiunque aveva osato prenderlo in mano una volta non ci aveva provato mai più, nemmeno Robin aveva avuto il coraggio di sfidarlo, Nami pensò che probabilmente anche lo scrittore stesso doveva essersi suicidato non appena si era reso conto dell’orrore che aveva prodotto. Ora ne era certa, quella busta non doveva essere trovata, altrimenti perché nasconderla lì?

La prese, era completamente bianca…né mittente né destinatario…la percorse con le dita lungo tutta la sua superficie e la guardò da tutte la angolazioni possibili: conteneva senz’altro qualcosa. Era lì a chiedersi chi potesse averla scritta, a chi fosse indirizzata, che cosa contenesse e intanto la curiosità cresceva e la voglia di aprirla era, ormai, incontenibile.

Deglutì a vuoto, si guardò attorno: era completamente sola, decise, l’avrebbe aperta. Solo una piccola occhiata, non se ne sarebbe accorto nessuno. Mentre pensava a ciò, però, si accorse che per aprire la busta doveva per forza romperla << Maledetta colla…>> imprecò << Al diavolo!>> si munì di tagliacarte e la lacerò nella parte superiore, si lasciò scivolare il contenuto nelle mani: semplicissima carta, non da lettere, scritta con una calligrafia per niente precisa. Appena lette le prime righe, però, e capito chi era l’autore, la cartografa non poté fare a meno di arrivare fino in fondo.

 

 

“ Ma che cavolo mi è preso? Proprio non lo so, io che una penna so a malapena che cos’è, in fin dei conti sono uno spadaccino mica uno scrittore. Devo aver bevuto proprio tanto questa volta, forse troppo, però l’ ho fregata e ho vinto io. Finalmente ho avuto la mia rivincita, dopo tante gare di bevute perse sono riuscito a stracciarla. Che strana che è, a volte non mi stancherei mai di guardarla. Mi piacerebbe parlare di lei, o meglio scrivere, anzi, lo farò…appena questo stupido foglio smetterà di girare s’intende.

La prima volta che la vidi, quando fermò a mani nude una miccia rovente per evitare a quello scemo di Rufy rinchiuso in una gabbia di beccarsi una super palla di cannone sul muso, mi venne naturale salvarla, pensai che aveva un gran coraggio. Poi entrò a far parte della ciurma e conobbi il suo lato autoritario, non mi piacque neanche un po’, mi usò persino come passerella per superare una macchia d’olio buttandomi ci dentro, tutto per paura di perdere uno stupido tesoro…poco dopo, però, si fece ferire ad una spalla pur di recuperare le mie spade e, sorvolando sul fatto che me le prese a calci, mi ha salvato e non me lo scorderò. Stavo appena cominciando a fidarmi di lei che ci tradì rubandoci la nave, ma la sua farsa non durò a lungo: non esitò nemmeno un istante quando mi buttai in mare con mani e piedi legati, si gettò al mio recupero nonostante avesse il suo capo a guardarla a pochi metri di distanza e fu sempre lei ad armeggiare la lama che tagliò le corde della mia prigionia e mi fece scappare. Sua sorella ci raccontò la sua storia e quando, dopo essersi sfigurata una spalla nel tentativo di cancellare il simbolo del suo incubo, ci chiese aiuto in lacrime decidemmo che avremo vinto quella battaglia, neanche la ferita infertami da Mihawk, per quanto dolorosa e profonda, mi avrebbe fermato…vincemmo e lei fu libera di tornare a viaggiare insieme a noi. Iniziò la nostra avventura nella Rotta Maggiore e subito si prese l’incarico di salvare Bibi, la principessa di Alabasta, in cambio di una bella somma di denaro ovviamente. Sorvoliamo sulla gara di bevute a Whisky Peak perché, anche se persi, nessuno dei due ci diede dentro sul serio. I giorni passarono e cominciò ad affezionarsi a quella ragazzina, a Little Garden rischiammo di lasciarci le penne tutti e tre su quella statua rotante di cera…devo dire che se quello fosse stato l’ultimo giorno della mia vita, non mi sarebbe dispiaciuto perché l’avevo accanto. Si ammalò e nonostante la febbre altissima diede saggio delle sue grandi doti di navigatore, l’ammirai. A Drum, mentre aspettavo il loro ritorno sulla nave, per nascondere la mia preoccupazione iniziai a fare esercizi di ogni genere e arrivai, addirittura, a lanciarmi mezzo nudo nelle acque ghiacciate…naturalmente mi persi. Era più forte di me, anche se sapevo che Rufy e quel biondo perverso non avrebbero mai permesso che le accadesse nulla di male, non riuscivo a stare tranquillo. Alla fine tutto si risolse per il meglio e tornò ad essere quella di prima. Arrivammo ad Alabasta e scoppiò la battaglia finale contro la Baroque Works, toccò a noi scontrarci con Mister One e la sua assistente. Alla fine del combattimento pensai a lei e incredibilmente fu proprio lei a trovarmi e anche se mi sfruttò per farsi portare, nonostante fossi ferito più gravemente, fui contento di vederla salva e se devo dire la verità, portarla in spalla non mi dispiacque affatto. Potei sentire il contatto con la sua pelle e benché fosse sudata e sporca di terra e sangue, sentii il suo profumo di mare e di mandarini…mi piace Nami, sì, e molto. Il suo viso, i suoi capelli, la sua voce, il suo corpo, la sua ossessiva attaccatura al denaro, il modo in cui sfrutta quell’inutile damerino biondo e, devo ammetterlo, il modo in cui sfrutta anche me, il suo tono autoritario, i suoi pugni, i suoi calci…ma io sono troppo orgoglioso e testardo, allora le rispondo mandandola fuori dai gangheri, è un vero spasso!

Ho sonno, credo sia il caso di finirla qui e nascondere questa cosa in un posto sicuro, un posto dove nessuno avrebbe mai il coraggio di guardare…trovato! Per quel che mi riguarda continuerò ad osservarla da lontano, cambierebbero troppe cose altrimenti…ah e per evitare che qualcuno legga questa cosa in futuro SCEMO CHI LEGGE!”

 

 

Nami si frantumò per terra dalla perplessità “Idiota!” pensò…però che belle parole che aveva scritto…non avrebbe mai pensato che Zoro avesse potuto provare quelle cose e si ricordava tutto così bene, come lei del resto. Si sentì chiamare, no, doveva essere la sua immaginazione, poi ancora << Nami, sei viva?>> le chiese Robin inarcando un sopracciglio << E’ la quinta volta che ti chiamo…>>

La rossa perse svariati anni di vita e d’istinto accartocciò la carta fra le sue mani << Che c’è?>>

<< Si è alzato il vento, mi hanno chiesto di venire a chiamarti, sono quasi due ore che sei qui sotto…>>

Possibile che fosse passato già così tanto tempo? Si concentrò per un attimo cercando di isolare la sua mente dalle parole appena lette: effettivamente la pressione si era abbassata, avrebbe iniziato a piovere da lì a poco << Va bene, salgo…>> si avviò alla porta, ormai era inutile rimettere la busta al suo posto, prima di uscire lasciò scivolare furtiva il contenuto del suo pugno nel cestino della spazzatura, certa di non essere vista, salì.

Robin, però, non era di certo il tipo da farsi sfuggire simili particolari, si avvicinò al contenitore dell’immondizia e puntò il suo sguardo sull’ammasso di carta incriminato, che cosa mai poteva esserci scritto di così importante per aver turbato Nami a quel modo? Alzò le spalle, non erano fatti suoi, se era una cosa di reale importanza sarebbe saltata fuori, prima o poi, tornò sul ponte.

 

Appena uscita, l’archeologa poté notare che la navigatrice si era messa subito all’opera dando ordini a chi le capitava sotto tiro.

<< Ehi, Nami, non è che ti stai vendicando per oggi pomeriggio, vero?>> le chiese Usop ormai esausto.

<< Non è di certo colpa mia se tu, Rufy e Chopper mi avete rovinato la cartina e la maglietta a causa di un vostro stupido gioco…>> sbuffò la ragazza.

<< CHE COSA AVETE FATTO?!?>> tuonò il biondo che, sfortunatamente per i tre, aveva sentito tutto questa volta << Come avete osato disturbare un fiorellino simile?!? Siete morti!!!>> iniziò a seguirli muniti di coltellaccio.

La rossa fissò la scena perplessa, poi lo sguardo le cadde a poppa e lo vide, il cuore perse qualche battito: presa dalle direttive da impartire era riuscita a non pensare a ciò che lui aveva scritto, ma adesso…senza rendersene conto gli si avvicinò senza smettere di guardarlo.

Zoro si accorse della sua presenza << Mocciosa, che hai da fissarmi?>> la punzecchiò.

La reazione di lei, però, fu deludente, sembrò cascare dalle nuvole << Come?>>

<< Ti ho chiesto perché mi guardi…>> le ripeté confuso.

Nami cercò dentro di sé tutta la forza necessaria per evitare di arrossire << Perché sono una scema…>> sussurrò.

Questa volta fu lui a dire << Come?>>

La rossa si affrettò a riparare << Mi ero solo incantata per un attimo, tutto qui…>> cercò di sorridere << Coraggio, entriamo dentro, sta per piovere…>>

Lo spadaccino le rispose in un’alzata di spalle << D’accordo…>>

Mentre i due si dirigevano in cucina, seguiti poi dagli altri per consumare il pranzo, una leggera pioggerella iniziò a bagnare il ponte, gocce che divennero presto un forte acquazzone, ma anche acqua che quando finì, grazie alla luce del sole, diede vita ad uno splendido arcobaleno.

 

 

FINE

 

 

  
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