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Autore: Aisu    08/01/2012    0 recensioni
Allora, questa è la mia prima volta che mi metto a scrivere seriamente qualcosa che mi passa per la mente, quindi critiche son più che accettate!
Dirò la trama in modo breve e confuso:
Allora, la storia parla di un ragazzo Jason che per lavoro della madre è costretto a trasferirsi, ne è dispiaciuto ma non può fare altrimenti. Già di suo fa fatica ad ambientarsi, questa sua difficoltà accrescerà quando gli si presenteranno vari personaggi. Questi sono delle personificazioni, o quantomeno così si affermano.
Egli crederà di impazzire vedendo solo lui queste "entità" che rappresentano il suo passato, il suo presente e i suoi futuri. Ok meglio che non dico altro.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sembrava tanto lontano e invece...


-
Su, sveglia che dobbiamo andare-. Quanta allegria ed eccitazione c'era nella voce di mia sorella quel giorno; sembrava non vedesse l'ora di partire.
-
Non voglio alzarmi ne tanto-meno andare...-. Quanta tristezza e perché no, sonnolenza nella mia.
-
Muoviti o ti tiro giù a calci-.
Aprii un occhio. Era decisamente mia sorella, nessun'altra ragazza di 14 anni, ma anche di più, che conoscevo aveva i capelli così rossicci in quelle 2 trecce lunghe fino al bacino, per non parlare della sua pelle così chiara scurita solo sul volto da qualche lentiggine e da un po' di phard, la cosa che però di mia sorella era inconfondibile era il colore degli occhi. Aveva gli Occhi di un'arancio assai raro.
Poi quale altra ragazza poteva esserci a casa mia se non mia sorella?
-
Mi alzo, mi alzo...- Dissi aprendo anche l'altro occhio afferrando il cellulare poggiato sul pavimento accanto a me e guardandolo mentre mia sorella lasciava la stanza sprizzante di gioia. In quel momento anche se per poco la odiai.
-
9 messaggi eh?- dissi tra me e me con una voce parecchio triste per poi sorridere quasi sarcasticamente alzandomi. La stanza oramai era vuota, non rimaneva che il mio caro letto a scomparsa e la luce che entrava dalla finestra, quel giorno più lucente che mai, probabilmente l'assenza dei mobili ne favoriva l'entrata.
Beh, poi ovviamente c'ero io imbambolato.
Rimasi così qualche minuto, parecchi ricordi che mi legavano a quella casa e a quella stanza mi scorrevano davanti agli occhi, persino i miei primi passi che anche se non ricordavo in prima persona avevo filmati in cui la mia casa appariva.
La guardai bene un'ultima volta, sapevo che sarebbe stata quasi certamente l'ultima volta, non volevo accettarlo.
Non volli leggere i messaggi o meglio non volevo piangere, non in quel momento, sentivo che se l'avessi fatto sarei scoppiato in lacrime.
Andai in salotto; o meglio l'ennesima stanza vuota, c'era solo mamma che nella sua piccola stazza sembrava più grande non avendo nulla accanto a cui paragonarla.
-
Avevo lasciato un cambio di vestiti vicino al letto, dove li hai messi?- espressi io ancora un po' assonnato.
-
Li ho messi in valigia, quella con i vestiti sporchi- mi rispose lei.
-
E io cosa mi metto ora?!-
-Beh scusa, pensavo fossero sporchi, tu li lasci a terra-.
-
Ovvio, non ci son mobili. Poi mi spieghi che bisogno avrei avuto di piegarmi i vestiti sporchi?  Neh, tappa?-.
Mamma è sempre stata così: goffa e  sbadata. Era più bassa di me, molto, per questo spesso la prendevo in giro, quando si arrabbiava diventava ancor più buffa, era divertente e troppo facile prendersi gioco di lei. Oltre a questo posso dire che era una bella donna, anzi ragazza, non sopportava che gli venisse dato della donna, in fondo allora aveva appena 30 anni, solo 14 in più dei miei, allora 16.


Quando ebbi finito di prepararmi e vestirmi, mamma mi diede il compito di chiudere le finestre mentre lei e mia sorella mi attendevano già in macchina. Mamma sapeva che per me trasferirsi era più difficile che per loro.
Mentre lo feci provai una tristezza immensa, ogni volta che chiudevo una finestra sentivo come una fitta al cuore, un dolore tremendo, un pugno allo stomaco dato all'improvviso, lo avvertivo anche come un vento gelido; infatti non potevo far a meno di tremare e far calare qualche lacrima.
Sentivo come se stessi spezzando uno ad uno ogni legame con la mia vecchia vita: la mia casa, i miei amici, la mia scuola, tutto. Finito di fare ciò, uscii di casa socchiudendo la porta lasciando uno spiraglio aperto, come a lasciare un collegamento col passato libero di essere tale. Raggiungendo la macchina versai l'ennesima lacrima, la leccai, non era salata. Anzi, lasciava un sapore amarognolo in bocca come se avessi bevuto del tè caldo senza zucchero.


Mi sedetti accanto a mia sorella su uno dei sedili posteriori della macchina, si accorse che ero triste. Se c'era qualcuno nella mia famiglia che mi capiva solo con uno sguardo, certamente era mia sorella. Vedendomi così mi pizzicò la guancia, mi voltai verso di lei e mi sorrise.
-
Fatti forza fratellone-.
-
Grazie Martina- dissi in tono basso per poi fingerle un sorriso e stringerla in un lieve abbraccio.
-
Non mi piace che sorridi solo per farmi felice- mi strinse un pochino a sua volta accennando un altro sorriso, io anche le sorrisi di nuovo, questa volta di cuore, sinceramente.
-
Uh, quasi dimenticavo... I messaggi!- mi distaccai dall'abbraccio di mia sorella che rise appena.
-
Ora dei stupidi messaggi son diventati più importanti di un momento tenero con tua sorella?-Arrossii mentre presi il cellulare da tasca e la macchina partiva. Se era vero che era l'unica in famiglia a capirmi era altrettanto vero che momenti intimi o di tenerezza con lei erano assai rari. Mia sorella ha sempre voluto un rapporto di fiducia e confidenza con me, ero io che la tenevo un po' lontana. A volte per farlo la ferivo.
-
Sì e allora?-
-Il fratellone è arrossito. Cos'è? Non ti metterà in imbarazzo un semplice abbraccio di una ragazza?- Non le diedi corda e mi misi a controllare gli sms, nel frattempo mamma guidava la macchina un po' pensierosa per i fatti suoi.
-
Andrea, Giulia, Luca, Marco, addirittura Silvia del negozio di videogame-.
-
Proprio tutti, eh? cosa dicono?-
-Sono più o meno uguali, tutti che mi scrivono "Ci mancherai, fa buon viaggio"-
-In fondo cos'altro possono dire-.
-
Già-. 
Dalla tasca presi delle cuffie, me le misi alle orecchie e chiusi gli occhi, guardare dal finestrino o ascoltare cosa mi lasciavo alle spalle non faceva che peggiorare il mio stato d'animo; riaprii gli occhi e tolsi le cuffie solo quando fui sicuro di trovarmi dove i miei ricordi non arrivavano, lontano da casa... Per il mio cuore Troppo.


Passarono 2 ore abbondanti di viaggio che spesi a pensare al passato e perché no al futuro che vedevo assai cupo. Ci fermammo ad un autogrill per via di mia sorella che doveva andare al bagno, io ne approfittai per fare un giro nel negozietto. All'entrata c'era il reparto alimentare che in quel momento non mi interessava per nulla, non avevo lo stomaco e l'umore giusto per mettere sotto i denti qualcosa.
Passai quindi alla fine dove c'erano libri e cd. Cercavo qualcosa che mi avrebbe distratto una volta arrivati, cercavo qualcosa che non mi facesse pensare troppo a ciò che mi lasciavo alle spalle.
l mio sguardo fu rapito da una copertina di un libro, allungai la mano per prenderlo e fu in quel momento che sfiorai la mano di una ragazza che aveva preso il libro prima di me.
-
Mi scusi- espressi io prima di  alzare lo sguardo verso di lei, era una ragazza assai bella. Stranamente però tutto di lei mi parve familiare... dai suoi occhi così scuri e profondi ai suoi capelli castani, lunghi e lisci come se fossero stati stirati uno ad uno, coperti solo sulla parte posteriore  dalla testa da un cappello a cuffia di lana nera con 2 lettere cucite in bianco "J.S." perfino il resto del suo abbigliamento e il candore della sua pelle mi parvero già conosciuti, sentivo a pelle di conoscere anche il suo carattere, sentivo di conoscerla da molto tempo. E' difficile da spiegare ma era così finché non espresse parola incrociando il mio sguardo sorridendomi.
-
Sarò sempre con te-.
Anche la sua voce dolce come il miele, limpida e chiara come l'acqua mi parve abituale, chiusi le palpebre un secondo per poi riaprirle e non vederla più. Anche la mia mano che fino ad un secondo prima sfiorava la mano di quella ragazza bella quanto un angelo improvvisamente reggeva saldamente il libro che ci aveva fatto incontrare, scossi la testa confuso.
-
Sarà il sonno- ipotizzai uscendo dopo aver comprato il libro. Tornai in macchina, mia sorella era già tornata.


-
Tutto bene- Era ancora una volta la voce squillante mia sorella che notò in me qualcosa di strano, probabilmente quel lieve sintomo di agitazione dopo la vista di quella ragazza.
-
Sìsì... Mi è solo sembrato di aver visto una persona che conosco... Però non ricordo chi-.
-
Forse è meglio che riposi...- Sembrava come se mia sorella fosse in pensiero per me, ne ebbi la conferma quando mi si avvicinò, mi strinse e diede un piccolo bacetto sulla fronte.
-Hai ragione, dovrei..- Mia sorella mi fece cenno di appoggiar la testa sulle sue gambe, lo feci era la prima volta che mi lasciavo totalmente consolare da lei. Chiusi gli occhi, coccolato dalle carezze di lei che sapeva che la mia non era stanchezza.


Durante il viaggio non feci altro che pensare a dove altro avevo potuto vedere quella ragazza, non arrivai ad una conclusione anche se più la pensavo e più la sentivo quasi come qualcuno di famiglia, un parente stretto, che si incontra ogni giorno. Una persona fidata, un'amica insomma. Poco prima di arrivare a destinazione mi semplificai tutto arrivando al  dire che quella ragazza era stato solo una mia immaginazione e che mi stavo lasciando condizionare.


Quando finalmente fummo giunti a destinazione scesi dalla macchina, mi guardai attorno, la casa si trovava sulla cima di una via tutta a salire che portava in un boschetto posto su una collinetta, guardando oltre il bosco vie erano altre colline e montagne più alte. Guardando dal lato opposto invece vidi l'intero paese, non potevo negare che era un bel posto, si vedeva anche il mare, poco distante sarà stato qualche chilometro; non ho mai controllato seriamente. Avvertivo che tirava una corrente quasi gelida, forte degli incroci dei venti che calavano dalle colline sopra e quelli provenienti dal mare piuttosto violenti.
Infine guardai in alto, il cielo era coperto, stava per accompagnarmi nel pianto che avrebbe segnato la mia notte.

  
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