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Autore: LuluXI    08/01/2012    4 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Milo aveva raccolto tutte le cose di Aletto e le aveva chiuse in una borsa: sapeva che Death Mask sarebbe passato a prenderle dato che quella mattina aveva visto Aletto salire le scale, diretta dal Sacerdote.
“In qualche modo è riuscita a sopravvivere” pensava, ma ancora non riusciva a capacitarsi del perché il Sacerdote si fosse accanito così tanto su quella bambina.
“Rimani spesso così imbambolato, Milo?” domandò Death Mask, avvicinandosi a lui.
“Solo se devo pensare”.
“Ah, allora capita raramente!”
Milo decise di non replicare, e gli allungò la borsa. “Qui ci sono le cose di tua figlia.”
L’altro prese la borsa, senza ringraziare.
“Camus non dirà niente.” Aggiunse il Saint dello Scorpione, mentre il suo collega lo guardava storto. “Non gli importa di diffondere questa notizia”.
“Mr. Ghiacciolo deve solo provare ad infangare il mio nome e vede dove si ritrova…” borbottò Death Mask, appoggiandosi ad una colonna.
“Hai intenzione di rimanere qui?”
“Volevo raggiungere Aletto ma non mi è concesso assistere all’udienza.”
“E da quando tu segui le regole?” domandò Milo appoggiandosi alla colonna posta di fronte a quella contro la quale si era appoggiato il Saint del Cancro e quest’ultimo, con un sorriso sbieco, gli rilanciò la borsa.
“Tieni al sicuro queste cose, finchè non torno” e, detto questo, si avviò verso le stanze del Sacerdote, lasciandosi alle spalle un Saint dello Scorpione per niente stupito ma molto divertito.
 

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“Il Sacerdote può ricevervi.”
“Era ora!” borbottò Aletto in risposta alla guardia, facendo il suo ingresso nelle stanze del Sacerdote: aveva atteso tutta la mattina per un’udienza e finalmente era il suo turno. Mentre lei entrava, Camus lasciava la sala.
I due si lanciarono giusto un’occhiata ma non si dissero nulla; ognuno proseguì per la sua strada.
“Bene chi è che ha bisogno di me ora?” domandò Arles, che aveva avuto più di un’udienza quella mattina, ma si zittì all’improvviso riconoscendo la bambina.
“Salve” disse Aletto, senza troppa allegria, salutandolo con un cenno del capo, come si potrebbe fare con un proprio amico.
Il Sacerdote contrasse la mascella, ma la bambina non poteva saperlo.
“A quanto pare sei tornata dalla Siberia…”
“Già…” disse lei, come se la cosa fosse poco importante. Rimase lì, in piedi, a fissarlo, con aria di sfida.
“Sei davanti a colui che fa le veci di Atena sulla terra: dovresti mostrare rispetto e inginocchiarti…”
“Sai che me ne frega a me di chi sei tu…” rispose lei, con noncuranza, alzando le spalle “Io non mi inginocchio davanti a nessuno, tantomeno davanti a te, che nascondi la tua faccia dietro ad una maschera. Non dovresti aver paura del tuo volto…” proseguì, tranquilla “anche se probabilmente è davvero orribile.”
Arles strinse convulsamente i braccioli del suo seggio, cercando di mantenere la calma: quella ragazzina era esattamente come suo padre, non rispettava né lui né il suo ruolo.
“La tua insolenza potrebbe essere punita…lo sai questo?”
“Si, e la prossima volta dove mi mandi? Al polo Sud, visto che a Nord ci sono già stata?”
 
Death Mask, che si era intrufolato nella Sala mentre la figlia faceva il suo ingresso, nascosto nell’ombra fece fatica a non scoppiare a ridere. Aletto si stava dimostrando fatta della sua stessa pasta e lui non poteva fare a meno di esser compiaciuto e, allo stesso tempo, divertito.
“Sei tutta tuo padre, mocciosa.”
Per un istante il Cavaliere del Cancro pensò di essersi tradito da solo, esternando i suoi pensieri.
Invece non era stato lui a parlare, bensì Arles.
“Che dire Sacerdote? Due a zero per me!”
“E questo per me è un grande onore” rispose Aletto, sogghignando, esattamente come avrebbe fatto suo padre al suo posto.
Arles, spazientito, rimase in silenzio per un po’: la ragazzina stava mettendo a dura prova la sua pazienza.
“Senti, io non ho tempo da perdere…cosa vuoi?”
“Nulla, volevo farle sapere che sono sopravvissuta.”
“Allora sei congedata: torna pure da tuo padre, e digli che devo vederlo.”
 
“Sono qui.” Disse lui, uscendo dall’ombra. Avanzò a passo fiero, fermandosi solo una volta raggiunta la figlia, che gli sorrise raggiante.
“Non avevi il permesso di assistere all’udienza.”
“Volevo vedere se era necessario aggiornare la lista…”
“La lista?” domandò perplesso Arles, inarcando un sopracciglio, cosa che Death Mask non potè vedere. Tuttavia, la domanda del Sacerdote fu sufficiente a farlo ghignare, divertito.
“Si, la lista di valide ragioni per cui potrei spaccarti la faccia.” Disse ad alta voce, con tono sicuro e deciso.
La reazione di Arles non si fece attendere: elevò il suo cosmo, in segno di minaccia.
Aletto, percependo il cosmo ostile, si sentì scossa da un brivido di paura, ma non si mosse: non poteva sapere che, nonostante tutto, anche la schiena del padre era stata percossa da un brivido.
“Sarebbe un’interessante guerra dei mille giorni, Saga… Ma non conviene né a me, né a te.”
Il Sacerdote ebbe probabilmente lo stesso pensiero.
“Siete congedati, entrambi. E vi consiglio vivamente di non indugiare oltre in questa sala: ho esaurito la mia pazienza.”
“Sacerdote…” disse Death Mask, accennando un inchino e avviandosi verso l’esterno, seguito dalla figlia continuando a sorridere, sfacciato come sempre.
 
Non appena furono entrambi fuori dalla portata dell’orecchio del Sacerdote, si scambiarono un’occhiata e Aletto scoppiò a ridere: Death Mask si trattenne, ma non potè far a meno di sorridere.
Ripercorsero la grande scalinata a ritroso e, quando finalmente Aletto smise di ridere, Death Mask prese la parola.
“Sei stata brava Aletto…”
“Grazie…” disse lei, saltellando allegra, leggermente rossa in viso.
“Però dovremo fare molta attenzione Aletto… lo sai vero?”
La bambina si limitò ad annuire e tra i due scese il silenzio.
 

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“Cosa voleva il Sacerdote?”
“Voleva sapere come mai la bambina è sopravvissuta.”
“E tu cosa gli hai detto?”
Camus guardò Milo di traverso, prima di rispondere.
“Gli ho detto che, probabilmente, era abbastanza forte per sopravvivere. Che altro avrei dovuto dirgli?”
Il Saint dello Scorpione corrugò la fronte.
“Mhmmm… E lui che ha detto?”
“Niente, mi ha congedato.”
“…Ma?” domandò Milo sporgendosi in avanti, sicuro che l’Acquario gli stesse nascondendo qualcosa.
“Ma sembrava parecchio arrabbiato.” Concluse Camus, tornando a guardare  fuori dall’ottava casa, il resto del Santuario.
Il Saint dello Scorpione si lasciò sfuggire un sorriso.
“Immagino. Non sembra che Aletto gli stia simpatica.” Disse, tornando poi serio, guardando a sua volta fuori. “Anche se non capisco come mai sia stato così duro con lei…”
“Me lo sono chiesto anche io, Milo.” Disse Camus, senza dare alcuna inflessione particolare alla voce “Ma non ho trovato una risposta a questa domanda.”
 
“Pensi che lo abbia fatto per punire Death Mask?”
“Death Mask non è una persona che si affeziona agli altri: non penso lo abbia fatto per questo.”
“Death Mask tiene a quella bambina Camus, anche se fa finta di niente…” rispose il Gold Saint, voltandosi verso di lui. “In ogni caso, non mi capacito di questo accanimento da parte del Sacerdote su una bambina…”
Camus non replicò e i due rimasero in silenzio per un po’.
“Immagino che lo abbia notato anche tu…” disse ad un certo punto Camus, tornando a guardare il Saint dello Scorpione.
“Cosa?” domandò Milo, ricambiando lo sguardo del Saint dell’Acquario.
“Che la bambina assomiglia molto a Death Mask…” rispose quello, strappando un sorriso allo Scorpione.
“Si… forse non molto fisicamente, ma caratterialmente si.”
“Già…” disse Camus, composto come suo solito “L’ho incrociata mentre venivo qui: aveva un’udienza anche lei” disse, per poi tacere, riprendendo fiato “Camminava sicura e decisa, impassibile. Aveva dipinta sul viso un’espressione fin troppo crudele per una bambina…”
“E’ lo stesso ghigno di Death Mask” disse Milo, con un mezzo sorriso “Stesso sorriso sbieco e stesso sguardo.”
“In Siberia…” disse Camus, riprendendo la parola. “Prima di andarmene mi sono soffermato sui suoi occhi. Sapevo di averli già visti, ma solo dopo ho capito che erano gli stessi occhi di Death Mask.” Detto questo, scosse il capo. “E’ difficile credere che uno come lui possa essere padre, eppure quegli occhi sono la prova.”
“Eh si…” replicò Milo, socchiudendo per un attimo i suoi, di occhi “Sono di un colore particolare”.
“Un po’ come i tuoi…”
 
Dopo quell’affermazione dell’Acquario, Milo si voltò a guardarlo.
“Ca…”
“MILO! Dove diavolo sei! Ti consiglio di muoverti e riportarmi ciò che è mio!”
L’urlo di Death Mask non permise a Milo di completare la frase: scuotendo il capo rassegnato, sollevò da terra la borsa che conteneva gli effetti personali di Aletto e, con passo deciso, si avviò verso l’ingresso dell’ottavo tempio, seguito a debita distanza, da Camus.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
Si, lo so che una bella guerra dei mille giorni poteva essere un’idea originale… Però in fondo a quei due conviene essere “alleati” (metto le virgolette perché qui non è che lo sono poi così tanto ù.ù).
Abbiamo visto la reazione di Arles, forse fin troppo tranquilla, o forse no.
Mi sono soffermata di proposito anche sulle reazioni che il gesto del Sacerdote ha suscitato nei Gold coinvolti (alias Milo & Camus), non solo  perché li amo tantissimo (e purtroppo ahimè penso di non saperli rendere bene ç_ç) ma anche perché credo che un minimo di sospetto debba venire almeno a qualcuno lì al Santuario!
Grazie, ancora una volta, a tutti voi che con pazienza e buona volontà seguite la mia storia.
Il prossimo capitolo sarà, in un certo senso, un punto di svolta.
Sta per succedere qualcosa, ma è presto per anticiparlo è.è
Aggiorno adesso perché ormai, per me, sono finite le vacanze: questa cosa mi abbatte molto, anche perché il tempo libero andrà scomparendo (sigh ç_ç).

   
 
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