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Autore: hopelove    08/01/2012    14 recensioni
1° classificata al contest "La strada della neve" indetto da Noemix.
"So che siamo giovani. So che stai per laurearti mentre io lavoro solo da un anno. So che non abbiamo tantissimi soldi.
Ma so che ti amo da impazzire e che il mio più grande desiderio è diventare tuo marito. Renderti felice, giorno dopo giorno. Svegliarmi con te accanto in una casa tutta nostra, la mattina. Fare il nostro albero di Natale ogni anno, magari con l’aiuto di qualche pargoletto. Ti amo, più di ieri e meno di domani. Vuoi diventare mia moglie?"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Una piccola one-shot, scritta durante il periodo natalizio. Scritta con il cuore, dedicata ad una coppia di persone a me care. 

1° classificata al contest "La strada della neve", indetto da Noemix, che ringrazio davvero, davvero, davvero tanto.

Sarei veramente felice di sapere cosa ne pensate e di leggere i vostri commenti.

Un abbraccio a tutti, augurandovi un 2012 pieno di magia. (E per chi conosce la mia storia  La chiave che può aprire tutte le porte dell'impossibile... L'AMORE ... un anno pieno di "esse"!!!)

Vanessa

Più di ieri, meno di domani

(Prompt contest "La strada della neve": albero)

 

Il bambino chiama la mamma e domanda:
"Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?"
La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino.
"Eri un desiderio dentro al cuore."

Tagore

 

Era il 24 dicembre 2011. La vigilia di Natale.

Scese dall’autobus di corsa, in ritardo, tenendo per mano una busta rossa, reggendola  come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Stava nevicando. Un colpo di vento la fece rabbrividire, e automaticamente si strinse nel suo piumino nero. Iniziò a camminare velocemente per la strada illuminata con le tipiche decorazioni natalizie, urtando chissà quante persone. Un’anziana signora impellicciata borbottò qualcosa sulla maleducazione dei giovani, ma lei era troppo stanca per scusarsi. O per farle presente che forse certi giovani saranno pure maleducati, ma mai quanto certi anziani.

E Bella era in ritardo. Era in ritardo per il suo bambino e non poteva deluderlo. Non la vigilia di Natale. Non quando tutti i bambini aspettano la mezzanotte per aprire i regali sotto l’albero con la mamma e con il papà. Innanzitutto perché lui non avrà tanti regali da aprire: soltanto uno, il pacchetto dentro la busta rossa. E poi… beh, l’albero non era un vero albero di Natale, con tante lucine colorate e palline rosse e oro, argento e blu. Lei aveva addobbato come meglio poteva la pianta della sala, ornandola con dei fiocchetti rossi, qualche campanellina economica, e tanto amore. Avrebbe voluto fare di più, vorrebbe sempre fare di più… Ma a suo figlio era piaciuto lo stesso, e le aveva regalato un bellissimo sorriso quando aveva visto la pianta, dicendole che nessun bambino aveva un albero originale come quello. Originale, chissà quando aveva imparato quella parola. Il lavoro che Bella aveva trovato, decisamente sottopagato, le riempiva tutta la giornata, privandola di tanti momenti con il suo piccolo Sam. Ma non poteva fare altrimenti. Il mutuo da pagare, l’assicurazione sanitaria, le bollette e la spesa non le consentivano un’altra scelta. Doveva farsi coraggio, essere forte. Per Sam, per Edward. Una lacrima le rigò una guancia pensando a suo marito. E poi un’altra e un’altra ancora.

Continuava a camminare, sempre più veloce nonostante la neve, pochi minuti e sarebbe arrivata a casa, dai suoi “uomini”. Non poteva farsi vedere con gli occhi arrossati dal pianto. Non la vigilia di Natale. Doveva essere allegra, cercare di sorridere e di nascondere ad Edward il suo turbamento e la stanchezza, per non farlo sentire in colpa. Perché lui di colpe non ne aveva proprio nessuna. Non era colpa sua se si era ammalato. Non era colpa sua se l’azienda dove lavorava da diverso tempo lo aveva licenziato ingiustamente, fregandosene del fatto che aveva una famiglia con un bimbo di tre anni. Non era colpa sua se le spese mediche erano talmente costose da richiedere maggiore liquidità alla banca, aumentando così la rata mensile del mutuo che avevano stipulato per comprare la casa quando si erano sposati, cinque anni fa. E soprattutto non era colpa sua se non riusciva a trovare un altro lavoro; Edward doveva soltanto pensare a curarsi e a guarire. Perché lui doveva guarire. Bella non poteva neanche immaginare la sua esistenza senza il suo Edward. Poteva sopportare undici ore di lavoro al giorno, poteva accettare ogni restrizione economica, poteva tollerare qualsiasi sacrificio… ma non ce l’avrebbe mai fatta senza l’amore della sua vita e senza il loro piccolo ometto.

Accelerò il passo ancora di più, ignorando il dolore al cuore e quello ai piedi, sforzandosi di scacciare le lacrime e la tristezza. Bella pensò al sorriso furbetto del suo bambino, e automaticamente sorrise anche lei. Immaginare il viso del suo Sam o quello di Edward era sempre il modo migliore per ritrovare un po’ di serenità, così come rifugiarsi nei ricordi, tornare con la mente indietro negli anni, rivivere i momenti più felici. Persa nelle sue considerazioni, posò casualmente lo sguardo sul grande abete pieno di luci colorate al centro della piazza. Soffermandosi un attimo ad ammirarlo, Bella iniziò il suo piccolo viaggio nei ricordi, rammentando come proprio l’albero di Natale abbia fatto da testimone ad alcuni dei suoi momenti più magici…

 

Flashback.

Era il 24 dicembre 2000. La vigilia di Natale.

Bella osservava indecisa le copertine dei due libri, dopo averne divorato la trama. La incuriosivano entrambi, d’altronde adorava leggere, e le era venuto spontaneo entrare nella libreria del centro commerciale nonostante avesse ancora diversi giri da fare. Doveva acquistare del vino e dei pasticcini per la cena di quella sera e soprattutto doveva trovare un regalo per suo padre. Aveva passeggiato per circa un’ora guardando le vetrine dei negozi senza che nulla la colpisse. Cosa poteva comprargli? Non sapeva quasi niente di Charlie Swan, erano rimasti lontani così tanto tempo… Dopo il divorzio dei suoi genitori, Bella era cresciuta a Phoenix con sua madre, ma adesso, a diciassette anni, aveva voluto trasferirsi a Forks per ritrovare suo padre, imparare a conoscerlo.  

-   Non credo che Charlie apprezzerebbe... – borbottò tra sé dopo aver preso in considerazione l’idea di regalargli un libro.

-   Perché no? Il tuo fidanzato non ama leggere?

Bella si voltò di scatto. Un ragazzo bellissimo con due occhi verdi smeraldo le stava sorridendo. E che sorriso… pensò. Restò a guardarlo come incantata, incapace di dire una parola. Avanti, Bella, dì qualcosa, non vorrai mica fare la figura della cretina! – si rimproverò mentalmente.

-   Direi che non è il tipo da libri. – rispose non sapendo cosa altro dire.

-   Capisco. Fammi indovinare… Non sai cosa comprargli per Natale?

-   Indovinato.

-   Potrei consigliarti io.

-   E perché mai dovrei accettare i consigli di uno sconosciuto?

-   Piacere, Edward.

-   Come?

-   Mi sono presentato, così non puoi definirmi “sconosciuto”!

Bella scoppiò a ridere, divertita non tanto dal loro scambio di battute quanto dall’espressione furba che Edward aveva assunto. Era simpatico, oltre che incredibilmente bello. Proprio un gran figo. Non era da lei trattenersi a parlare con degli estranei, ma c’era qualcosa in questo ragazzo che la attirava come una calamita. Un fisico da urlo, un sorriso da infarto, uno sguardo ipnotizzante… senz’altro. Ma c’era di più. 

-    Tu non vuoi dirmi come ti chiami?

-    Isabella, ma preferisco Bella. – rispose riponendo i libri sullo scaffale della libreria e incamminandosi verso l’uscita.

Sarebbe tornata ad acquistarli dopo le feste, si stava facendo tardi e doveva sbrigarsi con le sue commissioni. Edward la seguì affiancandola, per nulla intenzionato a lasciarla andare. Lei lo aveva colpito fin da subito, da quando l’aveva intravista tra gli scaffali della libreria mentre leggeva, concentrata e attenta. Aveva sentito un forte desiderio di conoscere quella bellissima ragazza, di parlarle, di baciarla. Eh già, baciarla. Lui che non credeva affatto al colpo di fulmine, si sentiva coinvolto come mai prima d’ora. Certo, c’era quel piccolo particolare da considerare: era impegnata con questo Charlie ma ci avrebbe pensato in seguito. L’importante adesso era trovare il modo per stare in sua compagnia il più possibile e soprattutto per rivederla ancora.

-   Perfetto Bella, parlami del tuo lui. Che ne dici di dare un’occhiata in qualche trendy negozio di abbigliamento?

Bella sorrise, immaginando suo padre con pantaloni a vita bassa o magliette attillate. Forse doveva spiegargli che la persona a cui doveva trovare un regalo non era un giovane fidanzato, ma si stava divertendo e decise di continuare a giocare un po’.

-    Meglio di no, diciamo che non segue le tendenze del momento.

-    Qualcosa di tecnologico?

-    Non sa neanche accendere il computer .

-    Mmmm… Non gli piacciono i libri, l’informatica, non veste alla moda… è un tipetto particolare! Però ha ottimi gusti in fatto di ragazze. – Bella arrossì al complimento mentre Edward pensava a quanto fosse carina. Molto più che carina. – Dove trascorrerete la viglia? – Domandò lui ad un tratto.

-    E questo cosa c’entra?

-    Era per chiedere. Magari mi viene un’idea.

-    Sta sera devo andare a cena da alcuni amici di famiglia, neanche li conosco.

-    Non ti ho mai visto da queste parti, sei arrivata a Forks da poco o sei di passaggio?

-    Mi sono trasferita a casa di mio padre solo da una settimana.

-    E come farai a vedere il tuo fidanzato?

-    Oh, non sarà un problema. Lui ha più di quarant’anni, è completamente indipendente.

Edward smise di camminare, bloccandosi alle sue parole. Quaranta? Non può essere… pensò incredulo e allibito. Bella scoppiò a ridere, incapace di trattenersi dopo aver visto la sua buffa espressione.

-    Dovresti vedere la tua faccia! – scherzò fermandosi anche lei. Si erano arrestati davanti al grande albero allestito nel centro commerciale, addobbato con pacchetti colorati, chiaro invito a spendere. – Il quarantenne a cui mi riferisco e a cui devo trovare un regalo è mio padre!

-   Mi hai preso in giro! – la accusò fingendosi offeso mentre in realtà era decisamente sollevato.

-   Assolutamente no… sei tu che hai tratto deduzioni affrettate!

-   Quindi… non c’è nessun ragazzo? – chiese sorridendo speranzoso.

-   Se ti rispondo, mi lascerai in pace? – domandò Bella a sua volta, anche se sperava vivamente che Edward continuasse a seguirla.

-    Ti do fastidio? O ti sembro un malintenzionato?

-    Non credo… ma sappi che sono la figlia dello sceriffo!

Per la seconda volta, Edward si bloccò alle sue parole, colto da una rivelazione. La figlia dello sceriffo, Isabella, Charlie, amici di famiglia… Oh cavolo, Charlie! È la figlia di Charlie!  Sorrise entusiasta, mentre ricapitolava mentalmente la situazione: aveva incontrato la figlia del più caro amico dei suoi genitori! Esme e Carlisle conoscevano l’ispettore Swan dai tempi del liceo e questa sera lo avevano invitato a casa loro per il tradizionale cenone della vigilia di Natale, come ogni anno. Ovviamente, l’invito valeva anche per la figlia, da poco tornata a vivere con lui. E chi l’avrebbe mai detto che Charlie avesse una figlia così… così… bella?! Continuò a sorridere, al pensiero che l’avrebbe rivista tra poche ore, e soprattutto tante tante altre volte. Poteva creare mille occasioni… Sua sorella Alice l’avrebbe aiutato di sicuro, era già intenzionata a fare amicizia con Isabella prima ancora di conoscerla.

-    Ehi, va tutto bene? – chiese Bella perplessa.

Sarà un bel ragazzo ma ogni tanto mi sembra un po’ matto… rifletté, riferendosi alla sua immobilità. Erano ancora fermi, sotto l’albero.

-    Benissimo, alla grande, perfettamente. – rispose lui regalandole un sorriso sghembo mozzafiato che la spiazzò.

Un po’ matto, ma davvero troppo figo…

-    Una canna da pesca. – disse Edward ad un tratto.

-    Eh?

-    Compragli una canna. Mio padre adora pescare, forse anche il tuo. – le suggerì, conoscendo perfettamente questa passione che lo sceriffo condivideva con Carlisle.

Bella si ricordò subito di quando da bambina accompagnava Charlie a pescare al lago. Annuì soddisfatta, era un’ottima idea. Ok, non è matto. È intelligente, e davvero troppo figo.

-    Ti piacciono gli alberi di Natale?

-    Come? – bisbigliò Bella, non capendo dove Edward volesse arrivare con questa inaspettata domanda.

-    Gli alberi di Natale, ti piacciono?

-    Beh… si.

-    Bene! Vedrai quanto ti piacerà quello di casa mia!

Porca miseria, mi sa che un po’ matto lo è davvero. Sarà un gran figo ma se pensa che vado a casa sua…  Stava per replicare quando Edward si mise a ridere e lei si incantò al suono della sua risata.

-    Immagino i tuoi pensieri. Tranquilla, sei fuori strada. Mi dispiace, ma ora devo andare. A presto, Bella. – e così dicendo Edward si allontanò rapidamente, lasciandola senza parole.

Bella rimase immobile qualche istante, sconcertata. Ci era rimasta male, non si aspettava di certo una “fuga” così improvvisa. D’altronde era stato lui ad avvicinarla… Perché mai se n’era andato così di fretta? E cosa c’entravano gli alberi di Natale? Sarà stato anche un po’ matto, ma era davvero troppo figo... Continuò a pensare a lui, mentre faceva gli ultimi acquisti, inclusa la canna da pesca, mentre tornava a casa, mentre si preparava per la cena dagli amici di suo padre, i Cullen. Non poteva immaginare che Edward era scappato per tornare in libreria e comprare entrambi i libri che avevano suscitato la sua curiosità per regalarglieli. E non poteva certo pensare che lo avrebbe rivisto così presto, tantomeno quella stessa sera. Invece fu proprio lui ad aprire la porta di casa Cullen, lasciandola ancora una volta senza la facoltà di spiccicare una sola parola. Bella non poteva credere ai suoi occhi: il ragazzo del centro commerciale era davanti a lei, sorridente e ancora più figo del pomeriggio, e stava salutando suo padre come se lo conoscesse da sempre.

-   Bells, cosa aspetti ad entrare? – le domandò Charlie, vedendola impalata sulla porta. – Lui è Edward, uno dei figli di Esme e Carlisle. Gli altri sono Alice ed Emmett, vieni che te li presento. Ah, mannaggia, ho dimenticato il vino in macchina. Andate voi a prenderlo, ragazzi? Così socializzate.

-   Certo, Charlie. – acconsentì Edward prontamente, dirigendosi verso l’auto della polizia. Mi piacerebbe proprio socializzare

-   Mi hai preso in giro! – sbottò Bella dopo averlo seguito. Era un po’ scocciata perché lui l’aveva ingannata, ma non poteva negare a se stessa di essere contenta. Contentissima.

-   Assolutamente no! Ho capito chi eri solo quando mi hai detto di essere la figlia dello sceriffo.

-   E non potevi dirmelo anziché scappare in quel modo?

Edward sorrise. Ci è rimasta male… buon segno, magari ho qualche possibilità di interessarle.

-   Ma l’ho fatto! Ti avevo avvisato che saresti venuta a casa mia. Dai, non ti arrabbiare. Sono davvero felice di rivederti, non vedevo l’ora. – le confessò mentre le guance di Bella si imporporarono.

-   Sarà meglio entrare, sono curiosa di vedere se i tuoi fratelli sono matti quanto te. E poi non dovevi mostrarmi il tuo albero di Natale?

-   Giusto. Mia madre impiega giorni interi per addobbarlo, e conosce tutte le leggende sulla sua origine. Ti piacerà! E non solo l’albero… Forks ti piacerà. Vedrai, mi darai ragione.

E fu proprio così. Rimase a bocca aperta davanti il grande abete che faceva bella mostra di sé nel salone di casa Cullen. Ascoltò Esme raccontare ogni leggenda e mito sulla nascita di questo simbolo natalizio, rapita e affascinata. Provò affetto fin da subito per lei e Carlisle. Fece immediatamente amicizia con Alice e Emmett, e con Jasper e Rosalie, i rispettivi fidanzati. Imparò a conoscere suo padre e ad amarlo. Si affezionò alla cittadina di Forks. Ma soprattutto si innamorò di Edward, il gran figo del centro commerciale che la ricambiava perdutamente.

***********

Era il 24 dicembre 2005. La vigilia di Natale.

-   Dai, Edward, si può sapere dove stiamo andando?

-   Bells, ti ho già detto che è una sorpresa.

-   Dimmi almeno quanto manca!

-   Pochi minuti e siamo arrivati, fidati.

Bella sospirò, arrendendosi e stringendo più forte la mano del suo Edward. Già, suo. Erano trascorsi cinque anni da quando si erano conosciuti, 1825 giorni insieme, visto che da quel pomeriggio al centro commerciale non si erano più separati. Cinque anni bellissimi, ricchi di momenti magici. Le difficoltà non erano certo mancate, ma il loro amore ne era uscito ogni volta più forte e consolidato. E proprio per festeggiare l’anniversario del loro incontro e il Natale, Edward aveva portato Bella a New York, regalandole una bellissima vacanza. Erano felici, appagati, innamorati. Ma mentre passeggiavano vicino la pista di pattinaggio del Rockefeller Center, Edward era anche nervoso, agitato, emozionato come mai prima d’ora. Bella sbuffò per l’ennesima volta, facendolo ridere. L’aveva bendata quando erano usciti dall’albergo nonostante sapesse quanto fosse curiosa e impaziente. Ma voleva farle una sorpresa. Ecco ci siamo… Speriamo bene… pensò quando arrivarono davanti al grande e celebre albero illuminato.

-   Siamo arrivati. – le sussurrò togliendole la benda.

Bella sbatté le palpebre più volte e le si illuminarono gli occhi alla vista dell’enorme abete alto più di venti metri e di tutte quelle luci che ricoprivano i suoi rami.

-   Edward… è bellissimo! Sembra di essere in un film! Grazie amore, ti ho già detto quanto ti amo?

-   Sposami Bella.

Edward aveva progettato questa vacanza da circa un mese. Aveva pensato di chiederle di diventare sua moglie davanti uno degli alberi di Natale più famosi del mondo. Aveva comprato un anello, ovviamente. Si era preparato un discorso lungo e articolato. Ma adesso, di fronte alla sua Bella stupita e meravigliata, ogni parola, ogni idea, ogni progetto… erano scomparsi. Non si ricordava neanche una frase della sua dichiarazione, ma non importava. Avrebbe parlato il suo cuore.

-   So che siamo giovani. So che stai per laurearti mentre io lavoro solo da un anno. So che non abbiamo tantissimi soldi. Ma so che ti amo da impazzire e che il mio più grande desiderio è diventare tuo marito. Renderti felice, giorno dopo giorno. Svegliarmi con te accanto in una casa tutta nostra, la mattina. Fare il nostro albero di Natale ogni anno, magari con l’aiuto di qualche pargoletto. Ti amo, più di ieri e meno di domani. Vuoi diventare mia moglie?

Bella era… pietrificata. Come sempre, Edward la lasciava senza parole. Sentiva gli occhi inumidirsi per la commozione e il cuore battere talmente forte da sembrare volesse uscirle dal petto. Lo amava, ne era sicura. Più di ieri, meno di domani. E il suo sogno più grande era trascorrere il resto della sua vita con lui.

-   Si. Oddio, Edward, si! Si, si, si! Mille volte si!

Edward la sollevò abbracciandola di slancio, ridendo. Si baciarono a lungo, felici come mai prima d’ora, sotto le mille luci del Rockefeller Center Tree.

Fine flashback

Nonostante fossero trascorsi sei anni da quella sera, Bella si emozionava ogni volta che la riviveva nei suoi ricordi. Ultimamente, ci ripensava spesso. Ricordare i momenti felici e spensierati la aiutava a trovare un po’ di forza e serenità. Edward teneva fede alle sue promesse tutti i giorni. Solo quest’anno, per la prima volta, sarebbe mancato l’albero di Natale, e le dispiaceva moltissimo, soprattutto per il suo bambino, ma pazienza. Edward la rendeva felice. Si, perché malgrado tutte le difficoltà, lei poteva definirsi fortunata. Aveva un marito e un figlio che amava sopra ogni cosa e che la amavano a loro volta. L’unica cosa che le importava era la guarigione di Edward. Poi, si sarebbe sistemato tutto il resto.

Undici anni fa, stavo già pensando a quel figo di mio marito. – mormorò tra sé sorridendo e cercando le chiavi di casa dentro la borsa. Aprì la porta, impaziente di abbracciare e coccolare i suoi uomini dopo una dura giornata.

Oh mio Dio... Bella non poteva credere ai suoi occhi. Ancora una volta, Edward l’aveva lasciata a bocca aperta. Lui e Sam stavano finendo di addobbare un grazioso albero di Natale al centro del salotto, semplice ma molto carino. Non l’avevano sentita entrare, talmente erano concentrati sulle decorazioni e sulla leggenda sull’origine dell’albero di Natale. Edward stava infatti raccontando a suo figlio una delle tante storie che conosceva a riguardo: la vicenda di un bambino che smarrì la strada di casa, ritrovandosi solo in un bosco, al buio della notte e al freddo. Iniziò persino a nevicare e il piccolo, spaventato, si rifugiò sotto l’unico albero ancora verdeggiante mettendosi a piangere. Era un abete. L’albero si impietosì e volle riparare il bimbo come meglio poteva, abbassando i suoi rami fino a terra. 

-   E poi cosa è successo, papà?

-   Il mattino seguente, il cielo era sereno. La neve caduta sull’albero brillava sotto i raggi del sole, creando un meraviglioso gioco di colori. I genitori e i parenti del bambino lo trovarono addormentato proprio sotto questo bellissimo abete. Da quel giorno, ogni casa ha il suo albero di Natale.

-   Dobbiamo farlo bello bello, papà, così mamma è contenta quando arriva!

A Bella si strinse il cuore vedendo il suo piccolo impegnarsi così tanto pur di farle una sorpresa. I bambini sono capaci di infiniti gesti d’amore. Stava quasi per mettersi a piangere dalla commozione quando il piccolo Sam si accorse di lei.

-   Mamma, mamma!

Sam le corse incontro e Bella lo prese in braccio, stringendolo forte a sé. Anche Edward si avvicinò a lei, sorridendole sghembo. Era dimagrito per colpa della malattia ma restava sempre… un gran figo.

-   Hai visto l’albero mamma? Ti piace, ti piace?

-   È bellissimo tesoro mio! Grazie!

-   Però il tuo è più bello, è più… come si dice? Ah, originale! – e così dicendo Sam tornò a mettere altre palline colorate tra i rami.

-   Nostro figlio ha ragione, avevi fatto un ottimo lavoro ma ci tenevo a farti una sorpresa. – le sussurrò Edward accarezzandole una guancia, dopo averla aiutata a togliere il piumino.

-   Ma Ed, come… E i soldi, dove li hai presi? Avevamo deciso di…

-   So che avevamo deciso di rinunciare agli addobbi natalizi per risparmiare il più possibile. Ma Sam ha raccontato alla nonna del suo albero originale, e mia madre ha voluto regalarcene uno a tutti i costi. Ma sta tranquilla, l’ho preso sintetico così possiamo metterlo da parte per il successivo dicembre, se non potremo comprarne uno vero neanche l’anno prossimo. È un investimento, ecco. Quindi, non devi preoccupar… – Edward non riuscì a finire la frase perché Bella si tuffò sulle sue labbra.

Era felice, commossa, emozionata, e per niente arrabbiata come sicuramente lui temeva. Quando suo marito iniziava a parlare a raffica era perché sospettava una sua reazione: Edward sapeva che Bella non voleva accettare continuamente l’aiuto economico dei suoi genitori. Esme, Carlisle, Alice e Jasper li aiutavano già moltissimo. Charlie faceva del suo meglio con la sua piccola pensione, così come Emmett e Rosalie. Anche loro avevano qualche difficoltà finanziaria, considerando che quando Rose era rimasta incinta di due gemelli, non le avevano rinnovato il contratto di lavoro. Ma ciò nonostante, erano sempre disponibili ad aiutarli. Erano una famiglia e Bella era circondata dal calore e l’affetto di ognuno di loro. Baciò Edward, rassicurandolo e trasmettendogli tutto il suo amore, con passione e dolcezza insieme. Lui rispose al bacio, stringendola a sé e facendo aderire i loro corpi, che dopo tanti anni si incastravano sempre alla perfezione. Edward ringraziava Dio ogni giorno per avergli donato una donna come Bella. La amava sempre di più. Furono interrotti dagli urli di gioia di Sam, che aveva aperto il pacchetto dentro la busta rossa.

-   Mamma, papà! L’elicotterino! Grazie, grazie! 

Bella sorrise, vedendo felice il suo bambino. Non era il giocattolo pubblicizzato in televisione, ma a quanto pare gli era piaciuto lo stesso.

-   Finiamo l’albero, su! Manca qualche tocco femminile! – scherzò Edward.

-   Direi proprio di si! Mancano i capelli delle fate! – esclamò Bella suscitando subito la curiosità di Sam.

-   I capelli delle fate?

-   Eh già, secondo la tradizione di alcuni paesi del nord, i fili d’argento e d’oro sono i capelli delle fate che ricoprono l’albero di magia mentre…

-   …mentre l’abete è il simbolo della speranza, e le decorazioni sono l’augurio di prosperità. – concluse Edward sorridendo complice alla moglie.

-   Che vuol dire prosperità?

Bella ed Edward si misero a ridere. Spiegarono come meglio potevano il significato del termine al loro bambino, finirono l’albero di Natale tutti e tre insieme, mangiando un po’ di pizza per cena, ridendo e scherzando. Poi Sam si mise a giocare con l’elicotterino e Bella si incantò ad osservarlo. A sua volta, Edward si incantò a guardare la moglie.

Devo dirglielo subito, non posso più aspettare… pensò prendendole la mano.

-   Ho ritirato le risposte delle analisi.

Bella ebbe un tuffo al cuore. Trattenne il respiro. Il mondo smise di girare. Si voltò verso suo marito, perdendosi nel verde smeraldo dei suoi occhi. Restarono qualche secondo in silenzio, incatenando i loro sguardi, entrando nel loro mondo, comunicando mille parole in silenzio.

-   I valori sono tornati quasi del tutto normali, Bella.

Lei non riusciva ancora a parlare, era sempre immobile, sentiva solo di non riuscire più a trattenere le lacrime. Ma questa volta erano di gioia. I valori sono tornati quasi del tutto normali… Sollievo infinito, gratitudine, felicità immensa… questo e molto altro ancora dicevano gli occhi di Bella.

-   Oh mio Dio, grazie! – riuscì finalmente a dire, abbracciando forte Edward.

Si strinsero più forte che poterono, piangendo insieme. Per poi ridere e gioire contemporaneamente, baciandosi sotto il loro albero. All’abbraccio, si unì anche Sam, desideroso di coccole. Ce l’abbiamo fatta. Edward sta guarendo. Grazie, Dio, grazie.

-   Ti amo Edward, più di ieri e meno di domani. E questo è il più bell’albero che io abbia mai visto, amore di mamma.

Era il 24 dicembre 2011. La vigilia di Natale. Forse la più magica che Bella avesse mai vissuto.

 

 

Le mie storie:

La chiave che può aprire tutte le porte dell'impossibile... L'AMORE


"- Ammettilo, ti diverti. – affermo togliendo il giubbetto e cercando di concentrarmi sui suoi occhi e non sulle sue gambe.
- Mi diverto?
- Si, ci hai preso gusto a farti vedere in accappatoio e a sedurmi.
Bella arrossisce ma subito dopo sorride maliziosa. Ecco, ci siamo.
- Se avessi voluto sedurti, ti avrei accolto in un altro modo…
- Ah si? Sentiamo!
- Dunque… Avrei potuto far cadere l’accappatoio inavvertitamente a terra mostrandoti cosa c’è sotto. – sussurra stringendosi a me e accarezzandomi le braccia." (Tratto dal cap. 21)
Bella ed Edward umani, che dopo qualche difficoltà iniziale si innamoreranno più che mai, trovandosi dopo essersi a lungo cercati. Spero vi piaccia, con tutto il cuore. 


 Oceano...

 Estate, sole, mare. Bella Swan inizia il suo nuovo lavoro come bagnina… Ad attenderla, un collega tremendamente sexy in pantaloncini rossi con i suoi pregiudizi sulle donne.
Tratto dal 1° cap:
- Come diavolo fa una ragazza a mettere in salvo un uomo di 90 kg che sta affogando, eh? Me lo spiegate? – esclamo senza rendermene conto, dando voce ai miei pensieri.
- Dai, Edward! Non farla tanto lunga, se ha superato tutte le prove d’esame e ha preso il brevetto significa che è in gamba.
- Non penso proprio Jazz, significa che ha aperto le gambe. Spero solo che abbia la torretta di avvistamento il più lontano possibile dalla mia.
- Mi dispiace deluderti, Cullen. Lavorerò alla 13, alla tua destra. Ma non preoccuparti, cercherò di non invadere i tuoi spazi… con le mie gambe, le mie tette e tutto il resto. 















  
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