Ebbene,
cari lettori, la storia iniziata, dimenticata, ripresa e infine scritta sta per
giungere alla fine, lasciandosi dietro un bel po’ di soddisfazione per il
sottoscritto e un bel po’ di lettori altrettanto soddisfatti! ^___^
Oltre
a questo capitolo ci sarà un epiloghetto (su cui non faccio anticipazioni), nel
quale però, per semplificarmi la vita, non metterò i miei soliti interventi
all’inizio e alla fine, quindi vi saluterò direttamente alla fine di questo. È
già pronto, lo vedrete domani (vi avviso così mi risparmierò anche i miei
soliti avvisi via posta ai lettori affezionati XD). Mi raccomando, non
perdetevelo!
Ed
ora, andiamo a vedere un po’ come Elfman ed Ever risolveranno la nuova
inaspettata situazione in cui sono piombati. Riusciranno a risolvere tutto per
il meglio, specie per la nuova arrivata?
Buona
lettura, commentate! ^__^
PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
Il
canto degli uccellini al mattino.
Se
hai l’animo poetico e un po’ di tempo libero, puoi ancora godertelo dopo averlo
ascoltato mille volte. Se lo ascolti per la prima volta, ti piacerà
sicuramente.
Quindi Elfman non ci aveva pensato su due volte a chiedere ai medici del
reparto maternità la possibilità di una passeggiatina con la figlia, lì nel
chiostro dove aveva atteso la sua nascita, e questi, vista anche la bella
giornata e l’ottima salute di lei, gliel’avevano accordata.
Ripropose
così quella dolce scenetta che aveva avuto modo di vedere dalla panchina il
giorno prima, solo con un omone ben più grosso e imponente a portare a spasso
il nuovo arrivo!
Preoccupandosi
che il sole non le andasse negli occhi, usando una delle sue enormi mani come
parasole, iniziò a gironzolare e a rilassarsi un po’.
Ne
aveva bisogno dopo tanto penare, e meglio farlo finché poteva!
Ora
che era un papà, avrebbe presto sperimentato le fatiche del papà: dai pannolini
sporchi alle corse nel cuore della notte. Senza contare che lui era esperto di
uomini, non di donne! Non aveva dubbi che da un maschietto avrebbe tirato fuori
un uomo e un mago di prima scelta, ma ce l’avrebbe fatta anche con una
signorina?
Oh,
di quante cose doveva cominciare a preoccuparsi!
Aveva
se non altro ben due sorelle. Però, per quanto la si girasse, sempre zie restavano…
Un papà ha bisogno accanto a sé di un qualcosina di un po’ diverso a dargli una
mano… E anche una bimba ha lo stesso bisogno.
Però
di contare su Evergreen non se ne parlava.
Vederla
prendere tra le braccia il frutto della loro breve ma speciale unione l’aveva
fatto schizzare al settimo cielo, ma sapeva di doverci andare cauto.
Le
persone possono cambiare idea velocemente, ma possono anche non farlo. E in
ogni caso, non è bello se lo fanno perché un armadio a due ante le ha tenute
incollate a un letto con una faccia da cane rabbioso…
Sua
figlia aveva provato le carezze di una mamma, ed era già una cosa importante,
ma non voleva che quel gesto di amore diventasse un impegno per Ever; l’ultimo
cosa che voleva era che poi arrivasse a pentirsi anche di qualcosa di così
stupendo.
Per questo aveva deciso di non farsi illusioni.
Così
aveva lasciato stare Ever da sola per un po’, aspettando fosse lei a farsi viva,
una volta ragionatoci un po’ su; e nel frattempo, si sarebbe goduto il più
possibile la sua piccina!
Vide
che si era addormentata di nuovo: il suo giro era stato così noioso?
O
erano le sue braccione ad essere troppo comode?
Evidentemente,
essendo una signorina, si stava già abituando agli agi e ai privilegi di cui
avrebbe goduto per essere nata nel sesso “debole”.
Sempre
sorridente, tornò verso le colonne, di nuovo all’ombra del portico.
“Umpf!
Già ti ci vedo: la principessina della gilda! Tutti che ti vogliono bene e che
ti viziano! Fai attenzione che poi diventi come la tua mamma!”
Sfiorò
il suo nasino, piccolissimo anche in confronto al suo solo polpastrello!
Sospirò:
“Eh, quanti progetti avevo per te… Ma ora dovrò cambiarli un pochino… Dovrò
prenderti giocattoli da femminucce, vestitini da femminucce, poi vorrai anche
il trucco… Vorrai essere bella, carina, ti piaceranno le cose dolci… Scommetto
che a te di diventare grande e forte come il sottoscritto non interessa per
niente, eh?”
La principessina sbadigliò.
“No,
per niente…”
Con
un cenno diede il buongiorno a un paio di paramedici che passavano di lì e che
gli fecero le congratulazioni con lo sguardo.
“Sai
è giusto, le femmine non devono essere grandi e grosse. Tua zia Mira è una
grande maga ed è piccola piccola in confronto a me. A proposito, sarai una
grande maga anche tu, vero?”
Sbadigliò
di nuovo.
Elfman
si grattò una basetta, perplesso.
“Sto
correndo troppo, eh? Eh eh! Però te lo assicuro: farai strada! Non sarai un
uomo, ma sei figlia di un vero uomo! Sarai un vero uomo con l’intelligenza e il
fascino di una donna! Una super-uomo!”
La
piccola iniziò a fare le bollicine di saliva con la bocca.
“……”
Elfman
si guardò un po’ intorno.
Via
libera!
Tenendola
con una sola mano, pompò i muscoli del braccio destro e a fare versi e grugniti
da duro.
Poi
avvicinò il faccione al suo visino e ci aggiunse pure una brevettata
espressione da duro, e stavolta lei tenne gli occhi aperti, come interessata (o
forse stavolta la perplessa era lei!).
Incoraggiato,
cambiò mano e cominciò a pompare anche l’altro braccio.
Forse
aveva qualche speranza!
Grazie
al cielo, nel girarsi, la sola vista della madre bastò a fermarlo all’istante…
“……”
“……”
La
piccola, finito lo show, pensò bene di rimettersi a dormire.
“Che
stai combinando?” domandò Evergreen, braccia incrociate e piede battente da
rimprovero, al tipo bloccato in posa plastica da culturista!
“Eeeehm…”
Ever
sbuffò e si riassestò gli occhiali: “Non posso lasciarti un attimo solo che
provi a plagiare la piccolina, eh?”
“No! Io volevo solo farle vedere quanto è mitico il suo papà! Così se i papà
degli altri hanno qualcosa da ridire su quanto è bella, sa che può chiamare il
suo e li zittirà tutti!”
Ever inarcò un sopracciglio e implorò basta con una mano prima che dicesse
altre cavolate.
“Dammela.”
“Eccola…”
si arrese lui, arrossendo.
Ever
la prese in braccio e subito iniziò a coccolarsela, dando le spalle
all’imbarazzato paparino: “Umpf! E io che volevo sul serio lasciarti a un tipo
così.”
Si
morse il labbro. Decisamente fuori luogo in effetti: prima correva ad abortire,
poi costringeva Elfman ad inchinarsi pur di farsi convincere a lasciar nascere
sua figlia, e alla fine aveva il fegato di toglierglielo dalle mani così in
malo modo e prenderlo pure in giro, dandogli un’altra volta le spalle per
giunta.
Come
se il pessimo genitore fosse lui e non lei.
Si
rabbuiò. Ora si vergognava di girarsi; di certo l’aveva infastidito e come
dargli torto.
Però,
quando lo fece, scoprì che invece le stava guardando con un ampio sorriso.
Certo,
pensò, cos’altro aveva mai potuto desiderare da prima ancora di diventare padre
che vedere lei, la sua amata, prima così scostante e frivola, specie sul
significato della loro relazione, prendere il braccio il frutto del loro
“amore”, prima tanto disprezzato?
Che
ridicolo bonaccione: poteva toglierli di mano la bimba e sfotterlo tutte le
volte che voleva, anche dopo tutto quello che aveva detto e fatto.
Elfman
si sedette sulla panca di pietra appena dietro di loro e battendo su di essa
con un mano, invitò la madre di sua figlia a sedersi accanto a lui.
La
donna si mostrò un po’ riluttante all’inizio, ancora frastornata
dall’insopportabile pazienza di Elfman nei suoi confronti.
Elfman
intanto continuava a fissarla, anzi, a fissarle. Guardò la bimba e arrossì: con
tutta quella tenerezza materna che stava sprizzando e che gli spiattellava
davanti era diventata un facile bocconcino per lui!
Puntò
i piedi e tirò fuori un’espressione più dura: “Se ti aspetti che io ti dica
“Grazie” per cose tipo avermi aiutata a fare la “scelta giusta” o sdolcinatezze
simili, scordatelo! Nella maniera più assoluta! Non ho mai patito tanto dolore
in vita mia, e non cambio idea al riguardo!”
Elfman
si ritrasse e chinò il capo: “Eh eh… capito… Scusa, Ever!”
“Umpf!”
sbuffò lei.
Poi
si sedette al suo fianco: “In compenso… mi scuso anch’io.”
“Eh?”
Abbassò
gli occhi, provando a tirar fuori un po’ d’umiltà da quella polverosa soffitta
delle qualità dimenticate che ognuno ha.
“A
lei ho già chiesto scusa, a te no. Ti ho trattato male. Ho trattato male una
persona che teneva a me e alla creaturina che avevo dentro.”
“Dai,
ti ho già detto che ti ho servito con piacere tutto questo tempo.”
“Ma
non lo meritavo. L’avrai pensato anche tu, ieri mattina, giusto?”
Elfman si passò una mano dietro il collo.
“Non
ti ho mai chiesto nulla, Ever. Per questo ti ho proposto quel patto.”
“Ora
però è successo quel che è successo e quindi, vorrei mi permettessi di…
insomma, io vorrei… Rompiamo il patto, ok?”
“Eh?!”
Ever,
come timorosa di essere di nuovo afferrata e schiacciata, si discostò un
pochino: “Lo so, lo so, è solo un altro dei miei capricci, però io le voglio
bene, te lo assicuro! Le mie responsabilità voglio prendermele!”
“Davvero?”
“Davvero! Io so che pretendere di punto in bianco di fare la “mamma” è troppo,
però… Che so, qualche volta posso venire da te e aiutarti con tua figlia, o
qualche volta mi permetterai di tenerla un po’ con me, io…”
Balzò
in piedi di botto con le braccia al cielo: “URYAAAAAAAHH!!!”
“?!?!?!?”
“Il patto è rotto allora!” esultò lui risedendosi.
“Uh?”
“Ever,
non ho mai pensato un solo attimo che fosse “mia” figlia. Lei è sempre stata
“nostra”.”
L’aveva
lasciata a bocca aperta.
“E
se ora vuoi essere sua mamma, non devi mica chiedermi il permesso, eh eh eh!”
“……
Umpf! Allora, visto che non ti spiace, credo che lo farò.”
Proprio
un cretino.
Un
adorabile cretino.
E per la prima fu lei e non lui a sentirsi le braccia molli per la sorpresa!
Elfman
lo notò: “Vuoi che la tenga un po’ io?”
Sussultò: “Altri due minuti…”
“Eh
eh, ti ci stai proprio incollando ora, eh?”
“Non prendermi in giro…” ribatté stringendosi nelle spalle.
In
realtà un po’ le faceva piacere essere un po’ “bacchettata”: alleviava un po’
il senso di colpa.
“Mi
lasci almeno sbirciare?”
“Umpf, accomodati!”
E
così si misero lì, zitti, a sbirciare entrambi la loro piccola…
La
loro piccola?
La loro piccola “chi”?
Già,
ora che le veniva in mente…
“Elfman?”
“Uh?”
“Come
si chiama?”
“Boh?”
“EEH?!?!”
Finora
l’aveva chiamata, a voce e nella sua mente, in tutti i modi possibili, cosina,
creaturina, piccola, bimba, figlia… Ma un nome aveva pensato dovesse avercelo
già! Aveva avuto più di sette mesi per pensarci!
Elfman
invece rispose facendo spallucce alla faccia scioccata di Evergreen.
Sollevò
il lembo della sua giacca e frugò nella tasca interna: “Avevo preparato una
lista con dei nomi possibili, riservandomi di scegliere quando sarebbe stato il
momento. Però, tutti i nomi a cui ho pensato, sono nomi maschili.”
“……”
“Beh, sai, pensavo che non essendoci nomi pronti per una eventuale femminuccia
sarebbe di sicuro uscito un maschietto.”
Evergreen
lo guardò con sufficienza: “……”
“Ehm, per scaramanzia insomma…”
Evergreen lo guardò con molto meno che sufficienza: “……”
Elfman
fece una smorfia e poi provò a buttarla sul ridere: “Mi conosci, avrei tanto
desiderato un piccolo me, virile come me e tutto, eh eh eh…”
In
effetti sorrise anche lei al rendersi conto che la cosa non era poi
sorprendente visto il tipo.
“Ah,
Elfman…” alzò gli occhi al cielo.
Che
guaio in effetti… Come fare ora, si chiese il papà, che sapeva che se avesse
provato a proporre qualche nome femminile chissà che orrori sarebbero saltati
fuori.
Ma
per fortuna, c’era qualcuno lì che poteva aggiustare tutto.
“Daglielo
tu.”
Ever
perse un respiro.
“Scegli
tu il suo nome.”
Gli
occhi di Ever si mossero in tutte le direzioni; era imbambolata, come se gli
avesse chiesto chissà quale importante, difficilissimo compito.
“N-no,
io…” –balbettò lei abbassando gli occhi sulla bambina- “Io… Non posso...”
Addirittura
darle il nome…
“Si che puoi…” –disse piano lui carezzandole la spalla- “È tua figlia, no?”
Si
voltò, come triste, e lui le rivolse un altro sorriso e un gesto di
incoraggiamento.
“Avanti!”
“……”
In
effetti non era facile, così su due piedi poi.
Voleva
prendersi tutto il tempo che le sarebbe stato necessario, sicura che Elfman e
il suo bel sorriso tutto per lei avrebbero pazientemente aspettato.
“La
voglio chiamare Molly… Come mia madre.”
“Molly…”
–assaporò sulle proprie labbra il padre- “Mhmmm…”
Si
passò un mano sul mento e poi balzò di nuovo: “Un nome bellissimo! Il nome di
una maga che farà tremare la terra con la sua viril… cioè, la sua femminilità!”
“Ti
piace?”
“Si, mi piace!”
“Allora tu sei Molly!” disse la madre, contenta di sapere come rivolgersi a lei.
La scosse un pochino e lei aprì gli occhi.
“Ehilà,
Molly!” la salutò anche Elfman.
Le
aveva anche permesso di scegliere il nome. Vero che lui non ci sarebbe riuscito
altrettanto bene, ma il nome, per come poteva immaginarsi l’essere un genitore
(ed Elfman in questo le era parecchio avanti), doveva essere qualcosa di
veramente importante. E lui, anziché provare a condividere la scelta,
gliel’aveva ceduta tutta, in modo che capisse una volta per tutte che la figlia
era veramente anche sua, e quindi di entrambi.
<<
Elfman… Sei di sicuro l’idiota più buono che mai incontrerò in vita mia…
Ripensandoci Molly, forse qualcosa da lui dovresti prenderla. >>
Il
tutto la riportava al motivo per cui li aveva raggiunti lì.
Anche
dopo quegli avvenimenti, le sue idee restavano chiare.
Elfman
non le aveva migliorato la vita mettendola incinta. Gliel’aveva cambiata,
questo si; in meglio o in peggio, l’avrebbe sperimentato lei stessa, ma
certamente sarebbe stata diversa da quel momento.
In
quella nuova vita, ci sarebbe stato meno spazio per lei, e molto più spazio per
Molly nei suoi pensieri. Senza contare Elfman.
Doveva
pensare ad entrambi; a cosa avrebbero potuto chiedere ancora da
quell’inaspettato finale, che poteva dare loro.
“Elfman.”
lo chiamò di nuovo.
“Si,
Ever?”
Stavolta
non lo corresse, e decise che non l’avrebbe più fatto.
“Una
volta, tempo fa, dicesti che saresti stato disposto anche a sposarmi se ciò mi
avesse aiutato a superare meglio questa cosa.”
Elfman
era già cascato giù dalla panca a “SPOSARMI”!
Girandosi,
lo beccò che velocemente tornava al suo posto, facendo finta di nulla.
“Eeeeehmmm…”
-prese tempo mentre si tormentava nervosamente i pollici, arrossendo come un
muscoloso peperone- “Si, effetti… dissi più o meno così.
“Quell’offerta…
è ancora valida?”
Il
fischio di fumo fuoriuscitogli dalle orecchi era un chiaro si, ma il virile non
si lasciò trascinare dall’emozione. Era una faccenda seria, da trattare con
virilità!
“Si,
Ever, io ti amo e ti sposerei anche subito.”
“Umpf!”
Si
raffreddò e distese il viso in un’espressione più seria, ma sempre
rassicurante.
“Dipende
da te, da cosa decidi. Tu che cosa vuoi, Ever?”
Che
cosa voleva da loro due, le stava chiedendo.
“……”
Era una risposta alla quale poteva e doveva pensare guardando prima lui, e poi
lei tra le sue braccia.
La
risposta arrivò qualche secondo dopo, accompagnata lungo la via da altre
carezze su quella piccola testa: “Voglio che Molly abbia una famiglia in cui
crescere. Voglio che non abbia da invidiare la felicità di nessuno. Voglio che
abbia una mamma…”
Alzò
gli occhi su di lui e si posarono come carezze nel suo cuore innamorato: “… e
un vero uomo come padre al suo fianco!”
Elfman
si auto-bloccò le labbra con una mano per impedire di disturbare tutti con un
urlo di gioia!
“Però…”
Ecco il però! Elfman si tolse la mano dalla faccia, fece sparire il sorrisone e
si preparò ad ascoltare il resto.
La
donna sospirò e guardò altrove, come si sentisse di nuovo in colpa. Ancora una
volta, c’erano speranze da deludere sul nascere.
“Elfman,
io tengo a te, sono sincera, ti voglio veramente bene, ma… Io non ti amo. O
perlomeno, non nella stessa maniera in cui mi ami tu da un bel pezzo ormai.”
“……”
“Dovevo
essere sincera.”
D’altronde,
non tutto cambia da un giorno all’altro.
“Mi
sposeresti anche così?”
Stavolta
era lui che doveva rifletterci: era stato sul punto di troncare quando Ever gli
aveva parlato chiaramente, in quel troppo tranquillo mattino. Ma la famiglia
che Ever gli stava offrendo per il loro tesoruccio era di certo infinitamente
meglio di quella che poteva offrirgli lui da solo.
E
poi cavolo, l’aveva messa lui per primo, a suo tempo, in ballo l’idea: l’amava.
Rise:
“Ehi! Viste le premesse, è già più che abbastanza per me! Eh eh!”
“… Eh eh eh!”
“Va benissimo,
Ever!”
Nessuno
seppe più cosa dire sul momento, quand’ecco che il vero uomo ricordò qualcosa
che gli toccava assolutamente fare!
Si
alzò in piedi, prese la mano libera di Evergreen e si inginocchiò!
“Ever!
Vuoi tu… vuoi tu… tu… tu… tu…”
“……”
“T-t-t-t-tuuuu…”
Meglio
bloccarlo prima che andasse in iperventilazione!
“Ufff!
Si!”
“UOMOOOOOO!”
esultò lui!
“UEEEEEEEEEHHH!”
pianse Molly, svegliata da quel barbaro!
“OPS!”
“CHE DEFICIENTE!”
Elfman
scattò in piedi e mostrò subito al fagottino il proprio faccione dispiaciuto:
“Ti prego piccola, non piangere! Papà ti chiede scusa!”
“Scusalo, Molly, dopotutto ti tocca, è tuo padre… E non avvicinarti troppo, che
puoi spaventarla, bestia come sei!”
“Tsk!
Attenta che ti si inacidisce il latte!”
“CHI TE L’HA DETTO?!?!”
“Detto cosa?” chiese lui con sincera innocenza vedendo come si copriva
imbarazzata il seno.
“N-n-n-niente!”
ribatté la rossa prendendo a cullare a tutta forza!
“Dai,
non è successo niente, solo la tua mamma e il tuo papà che si sposano!” fece
lui con una vocina buffa, cercando di farla ridere anche con un po’ di
solletichino.
“Sorridi!”
–lo aiutò lei- “Ghirighiri!”
“Cucci-cù!”
“Sembriamo due scemi…” fece notare lei.
“No,
sembriamo due genitori!”
“Eh eh!”
Come
avesse letto l’atmosfera, la bambina si calmò.
I
due si girarono l’uno verso l’altro, come per dirsi << Bel lavoro! >>!
I
loro visi erano anche molto, molto vicini.
Abbastanza
perché partisse qualcosa.
Ci
stava anche bene, avrebbe suggellato il loro nuovo, più felice e più difficile
patto.
Si
baciarono, proprio come quando erano stati insieme. Anzi, proprio uguale no;
qualcosa diverso c’era, e lo sentivano tutti e due.
Non
lo amava ancora, eh?
Forse
per ora era così, ma lui non sarebbe stato un vero uomo se non avesse fatto,
sin da subito, tutto il possibile per farle cambiare idea!
Forse
per ora era così, ma lei di certo non avrebbe pensato male al riguardo!
Posero
un secondo sigillo sulle labbra dell’altro, e l’accordo fu concluso.
Si
alzarono e proseguirono il giretto con la loro bambina, tutti e tre insieme.
Con
loro che proseguono (e iniziano) insieme, si spiega il titolo di questo
capitolo, che risolve il titolo di tutta la fic: un vero uomo e una vera mamma
uguale una vera famiglia.
Ciò
che prima era stato rifiutato, ora viene accettato, con le sue fatiche e le sue
tenere gioie; i due che prima volevano due cose diverse si sacrificano, e
neanche tanto, per volere la stessa cosa.
E
anche se Elfman non ha ancora conquistato il cuore della sua bella, si accontenta
di sapere di non essere mai stato tanto legato a lei prima. Quindi tempo al
tempo…
Come
se la caveranno e quali avventure vivranno sta a voi immaginarvelo! ^__°
Con
questo si chiude questa fic dai toni a volte scemi (come mio solito…) a volte
importanti, in cui ho parlato di aborto e di responsabilità, ma anche di
libertà individuale, e dell’importanza della sincerità, con sé stessi e con gli
altri. E se vogliamo, anche del compromesso che risolve (quasi…) tutto.
Spero
di aver stimolato, oltre che la vostra fantasia, anche le vostre idee! ^__^
Ed
ora, una parte che mi piace, ringraziare!
Grazie a tutti i lettori che hanno letto senza commentare, e un grazie speciale
a quelli che invece hanno sprecato qualche secondo per battere tanti bei
commenti gratificanti per il sottoscritto X3
Grazie
quindi al caro Darkshin, a Black Star, a Kathy Mallory, Ageless Ice, Ayako83 e
GiulyMad94 (se ce ne sono altri che hanno commentato e non sono inseriti non ve
la prendete, è come se ci foste ^_^).
Spero
di risentire qualcuno di questi appassionati nei miei prossimi lavori! ^_^
E date un’occhiata anche alla mia gallery di Deviantart (utente “Tonycocchi”: http://tonycocchi.deviantart.com/
) di tanto in tanto, eh? Sappiate a tal proposito che, se vi state immaginando
il suo aspetto, ho disegnato Molly da grande! Vi ho incuriositi?
Ciao
a tutti da NaruHina91 (EFP), NaruXHina (Manga.it) e Tony Cocchi (soprannome vero)!
PS:
ELFMAN X EVERGREEN ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!