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Autore: TonyCocchi    08/01/2012    4 recensioni
Fatto il "guaio", bisogna prendersi le proprie responsabilità, ma se si tratta di vite? E la propria è un pò difficile da lasciar andare, specie se piace com'è... Due punti di vista diversi, due desideri diversi, un rapporto rovinato da un giorno all'altro... Basterà un accordo a far finire tutto per il meglio?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elfman , Evergreen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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elfever molly1

Ebbene, cari lettori, la storia iniziata, dimenticata, ripresa e infine scritta sta per giungere alla fine, lasciandosi dietro un bel po’ di soddisfazione per il sottoscritto e un bel po’ di lettori altrettanto soddisfatti! ^___^

Oltre a questo capitolo ci sarà un epiloghetto (su cui non faccio anticipazioni), nel quale però, per semplificarmi la vita, non metterò i miei soliti interventi all’inizio e alla fine, quindi vi saluterò direttamente alla fine di questo. È già pronto, lo vedrete domani (vi avviso così mi risparmierò anche i miei soliti avvisi via posta ai lettori affezionati XD). Mi raccomando, non perdetevelo!

Ed ora, andiamo a vedere un po’ come Elfman ed Ever risolveranno la nuova inaspettata situazione in cui sono piombati. Riusciranno a risolvere tutto per il meglio, specie per la nuova arrivata?

Buona lettura, commentate! ^__^

PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!

 

 

 

Il canto degli uccellini al mattino.

Se hai l’animo poetico e un po’ di tempo libero, puoi ancora godertelo dopo averlo ascoltato mille volte. Se lo ascolti per la prima volta, ti piacerà sicuramente.
Quindi Elfman non ci aveva pensato su due volte a chiedere ai medici del reparto maternità la possibilità di una passeggiatina con la figlia, lì nel chiostro dove aveva atteso la sua nascita, e questi, vista anche la bella giornata e l’ottima salute di lei, gliel’avevano accordata.

Ripropose così quella dolce scenetta che aveva avuto modo di vedere dalla panchina il giorno prima, solo con un omone ben più grosso e imponente a portare a spasso il nuovo arrivo!

Preoccupandosi che il sole non le andasse negli occhi, usando una delle sue enormi mani come parasole, iniziò a gironzolare e a rilassarsi un po’.

Ne aveva bisogno dopo tanto penare, e meglio farlo finché poteva!

Ora che era un papà, avrebbe presto sperimentato le fatiche del papà: dai pannolini sporchi alle corse nel cuore della notte. Senza contare che lui era esperto di uomini, non di donne! Non aveva dubbi che da un maschietto avrebbe tirato fuori un uomo e un mago di prima scelta, ma ce l’avrebbe fatta anche con una signorina?

Oh, di quante cose doveva cominciare a preoccuparsi!

Aveva se non altro ben due sorelle. Però, per quanto la si girasse, sempre zie restavano… Un papà ha bisogno accanto a sé di un qualcosina di un po’ diverso a dargli una mano… E anche una bimba ha lo stesso bisogno.

Però di contare su Evergreen non se ne parlava.

Vederla prendere tra le braccia il frutto della loro breve ma speciale unione l’aveva fatto schizzare al settimo cielo, ma sapeva di doverci andare cauto.

Le persone possono cambiare idea velocemente, ma possono anche non farlo. E in ogni caso, non è bello se lo fanno perché un armadio a due ante le ha tenute incollate a un letto con una faccia da cane rabbioso…

Sua figlia aveva provato le carezze di una mamma, ed era già una cosa importante, ma non voleva che quel gesto di amore diventasse un impegno per Ever; l’ultimo cosa che voleva era che poi arrivasse a pentirsi anche di qualcosa di così stupendo.
Per questo aveva deciso di non farsi illusioni.

Così aveva lasciato stare Ever da sola per un po’, aspettando fosse lei a farsi viva, una volta ragionatoci un po’ su; e nel frattempo, si sarebbe goduto il più possibile la sua piccina!

Vide che si era addormentata di nuovo: il suo giro era stato così noioso?

O erano le sue braccione ad essere troppo comode?

Evidentemente, essendo una signorina, si stava già abituando agli agi e ai privilegi di cui avrebbe goduto per essere nata nel sesso “debole”.

Sempre sorridente, tornò verso le colonne, di nuovo all’ombra del portico.

“Umpf! Già ti ci vedo: la principessina della gilda! Tutti che ti vogliono bene e che ti viziano! Fai attenzione che poi diventi come la tua mamma!”

Sfiorò il suo nasino, piccolissimo anche in confronto al suo solo polpastrello!

Sospirò: “Eh, quanti progetti avevo per te… Ma ora dovrò cambiarli un pochino… Dovrò prenderti giocattoli da femminucce, vestitini da femminucce, poi vorrai anche il trucco… Vorrai essere bella, carina, ti piaceranno le cose dolci… Scommetto che a te di diventare grande e forte come il sottoscritto non interessa per niente, eh?”
La principessina sbadigliò.

“No, per niente…”

Con un cenno diede il buongiorno a un paio di paramedici che passavano di lì e che gli fecero le congratulazioni con lo sguardo.

“Sai è giusto, le femmine non devono essere grandi e grosse. Tua zia Mira è una grande maga ed è piccola piccola in confronto a me. A proposito, sarai una grande maga anche tu, vero?”

Sbadigliò di nuovo.

Elfman si grattò una basetta, perplesso.

“Sto correndo troppo, eh? Eh eh! Però te lo assicuro: farai strada! Non sarai un uomo, ma sei figlia di un vero uomo! Sarai un vero uomo con l’intelligenza e il fascino di una donna! Una super-uomo!”

La piccola iniziò a fare le bollicine di saliva con la bocca.

“……”

Elfman si guardò un po’ intorno.

Via libera!

Tenendola con una sola mano, pompò i muscoli del braccio destro e a fare versi e grugniti da duro.

Poi avvicinò il faccione al suo visino e ci aggiunse pure una brevettata espressione da duro, e stavolta lei tenne gli occhi aperti, come interessata (o forse stavolta la perplessa era lei!).

Incoraggiato, cambiò mano e cominciò a pompare anche l’altro braccio.

Forse aveva qualche speranza!

 

Grazie al cielo, nel girarsi, la sola vista della madre bastò a fermarlo all’istante…

 

“……”

“……”

La piccola, finito lo show, pensò bene di rimettersi a dormire.

“Che stai combinando?” domandò Evergreen, braccia incrociate e piede battente da rimprovero, al tipo bloccato in posa plastica da culturista!

“Eeeehm…”

Ever sbuffò e si riassestò gli occhiali: “Non posso lasciarti un attimo solo che provi a plagiare la piccolina, eh?”
“No! Io volevo solo farle vedere quanto è mitico il suo papà! Così se i papà degli altri hanno qualcosa da ridire su quanto è bella, sa che può chiamare il suo e li zittirà tutti!”
Ever inarcò un sopracciglio e implorò basta con una mano prima che dicesse altre cavolate.
“Dammela.”

“Eccola…” si arrese lui, arrossendo.

Ever la prese in braccio e subito iniziò a coccolarsela, dando le spalle all’imbarazzato paparino: “Umpf! E io che volevo sul serio lasciarti a un tipo così.”

Si morse il labbro. Decisamente fuori luogo in effetti: prima correva ad abortire, poi costringeva Elfman ad inchinarsi pur di farsi convincere a lasciar nascere sua figlia, e alla fine aveva il fegato di toglierglielo dalle mani così in malo modo e prenderlo pure in giro, dandogli un’altra volta le spalle per giunta.

Come se il pessimo genitore fosse lui e non lei.

Si rabbuiò. Ora si vergognava di girarsi; di certo l’aveva infastidito e come dargli torto.

Però, quando lo fece, scoprì che invece le stava guardando con un ampio sorriso.

Certo, pensò, cos’altro aveva mai potuto desiderare da prima ancora di diventare padre che vedere lei, la sua amata, prima così scostante e frivola, specie sul significato della loro relazione, prendere il braccio il frutto del loro “amore”, prima tanto disprezzato?

Che ridicolo bonaccione: poteva toglierli di mano la bimba e sfotterlo tutte le volte che voleva, anche dopo tutto quello che aveva detto e fatto.

Elfman si sedette sulla panca di pietra appena dietro di loro e battendo su di essa con un mano, invitò la madre di sua figlia a sedersi accanto a lui.

La donna si mostrò un po’ riluttante all’inizio, ancora frastornata dall’insopportabile pazienza di Elfman nei suoi confronti.

Elfman intanto continuava a fissarla, anzi, a fissarle. Guardò la bimba e arrossì: con tutta quella tenerezza materna che stava sprizzando e che gli spiattellava davanti era diventata un facile bocconcino per lui!

Puntò i piedi e tirò fuori un’espressione più dura: “Se ti aspetti che io ti dica “Grazie” per cose tipo avermi aiutata a fare la “scelta giusta” o sdolcinatezze simili, scordatelo! Nella maniera più assoluta! Non ho mai patito tanto dolore in vita mia, e non cambio idea al riguardo!”

Elfman si ritrasse e chinò il capo: “Eh eh… capito… Scusa, Ever!”

“Umpf!” sbuffò lei.

Poi si sedette al suo fianco: “In compenso… mi scuso anch’io.”

“Eh?”

Abbassò gli occhi, provando a tirar fuori un po’ d’umiltà da quella polverosa soffitta delle qualità dimenticate che ognuno ha.

“A lei ho già chiesto scusa, a te no. Ti ho trattato male. Ho trattato male una persona che teneva a me e alla creaturina che avevo dentro.”

“Dai, ti ho già detto che ti ho servito con piacere tutto questo tempo.”

“Ma non lo meritavo. L’avrai pensato anche tu, ieri mattina, giusto?”
Elfman si passò una mano dietro il collo.

“Non ti ho mai chiesto nulla, Ever. Per questo ti ho proposto quel patto.”

“Ora però è successo quel che è successo e quindi, vorrei mi permettessi di… insomma, io vorrei… Rompiamo il patto, ok?”
“Eh?!”

Ever, come timorosa di essere di nuovo afferrata e schiacciata, si discostò un pochino: “Lo so, lo so, è solo un altro dei miei capricci, però io le voglio bene, te lo assicuro! Le mie responsabilità voglio prendermele!”
“Davvero?”
“Davvero! Io so che pretendere di punto in bianco di fare la “mamma” è troppo, però… Che so, qualche volta posso venire da te e aiutarti con tua figlia, o qualche volta mi permetterai di tenerla un po’ con me, io…”

Balzò in piedi di botto con le braccia al cielo: “URYAAAAAAAHH!!!”

“?!?!?!?”
“Il patto è rotto allora!” esultò lui risedendosi.

“Uh?”

“Ever, non ho mai pensato un solo attimo che fosse “mia” figlia. Lei è sempre stata “nostra”.”

L’aveva lasciata a bocca aperta.

“E se ora vuoi essere sua mamma, non devi mica chiedermi il permesso, eh eh eh!”

“…… Umpf! Allora, visto che non ti spiace, credo che lo farò.”

Proprio un cretino.

Un adorabile cretino.
E per la prima fu lei e non lui a sentirsi le braccia molli per la sorpresa!

Elfman lo notò: “Vuoi che la tenga un po’ io?”
Sussultò: “Altri due minuti…”

“Eh eh, ti ci stai proprio incollando ora, eh?”
“Non prendermi in giro…” ribatté stringendosi nelle spalle.

In realtà un po’ le faceva piacere essere un po’ “bacchettata”: alleviava un po’ il senso di colpa.

“Mi lasci almeno sbirciare?”
“Umpf, accomodati!”

E così si misero lì, zitti, a sbirciare entrambi la loro piccola…

La loro piccola?
La loro piccola “chi”?

Già, ora che le veniva in mente…

“Elfman?”

“Uh?”

“Come si chiama?”
“Boh?”

“EEH?!?!”

Finora l’aveva chiamata, a voce e nella sua mente, in tutti i modi possibili, cosina, creaturina, piccola, bimba, figlia… Ma un nome aveva pensato dovesse avercelo già! Aveva avuto più di sette mesi per pensarci!

Elfman invece rispose facendo spallucce alla faccia scioccata di Evergreen.

Sollevò il lembo della sua giacca e frugò nella tasca interna: “Avevo preparato una lista con dei nomi possibili, riservandomi di scegliere quando sarebbe stato il momento. Però, tutti i nomi a cui ho pensato, sono nomi maschili.”

“……”
“Beh, sai, pensavo che non essendoci nomi pronti per una eventuale femminuccia sarebbe di sicuro uscito un maschietto.”

Evergreen lo guardò con sufficienza: “……”
“Ehm, per scaramanzia insomma…”
Evergreen lo guardò con molto meno che sufficienza: “……”

Elfman fece una smorfia e poi provò a buttarla sul ridere: “Mi conosci, avrei tanto desiderato un piccolo me, virile come me e tutto, eh eh eh…”

In effetti sorrise anche lei al rendersi conto che la cosa non era poi sorprendente visto il tipo.

“Ah, Elfman…” alzò gli occhi al cielo.

Che guaio in effetti… Come fare ora, si chiese il papà, che sapeva che se avesse provato a proporre qualche nome femminile chissà che orrori sarebbero saltati fuori.

Ma per fortuna, c’era qualcuno lì che poteva aggiustare tutto.

“Daglielo tu.”

Ever perse un respiro.

“Scegli tu il suo nome.”

Gli occhi di Ever si mossero in tutte le direzioni; era imbambolata, come se gli avesse chiesto chissà quale importante, difficilissimo compito.

“N-no, io…” –balbettò lei abbassando gli occhi sulla bambina- “Io… Non posso...”

Addirittura darle il nome…
“Si che puoi…” –disse piano lui carezzandole la spalla- “È tua figlia, no?”

Si voltò, come triste, e lui le rivolse un altro sorriso e un gesto di incoraggiamento.

“Avanti!”

“……”

In effetti non era facile, così su due piedi poi.

Voleva prendersi tutto il tempo che le sarebbe stato necessario, sicura che Elfman e il suo bel sorriso tutto per lei avrebbero pazientemente aspettato.

“La voglio chiamare Molly… Come mia madre.”

“Molly…” –assaporò sulle proprie labbra il padre- “Mhmmm…”

Si passò un mano sul mento e poi balzò di nuovo: “Un nome bellissimo! Il nome di una maga che farà tremare la terra con la sua viril… cioè, la sua femminilità!”

“Ti piace?”
“Si, mi piace!”
“Allora tu sei Molly!” disse la madre, contenta di sapere come rivolgersi a lei.
La scosse un pochino e lei aprì gli occhi.

“Ehilà, Molly!” la salutò anche Elfman.

Le aveva anche permesso di scegliere il nome. Vero che lui non ci sarebbe riuscito altrettanto bene, ma il nome, per come poteva immaginarsi l’essere un genitore (ed Elfman in questo le era parecchio avanti), doveva essere qualcosa di veramente importante. E lui, anziché provare a condividere la scelta, gliel’aveva ceduta tutta, in modo che capisse una volta per tutte che la figlia era veramente anche sua, e quindi di entrambi.

<< Elfman… Sei di sicuro l’idiota più buono che mai incontrerò in vita mia… Ripensandoci Molly, forse qualcosa da lui dovresti prenderla. >>

 

Il tutto la riportava al motivo per cui li aveva raggiunti lì.

Anche dopo quegli avvenimenti, le sue idee restavano chiare.

Elfman non le aveva migliorato la vita mettendola incinta. Gliel’aveva cambiata, questo si; in meglio o in peggio, l’avrebbe sperimentato lei stessa, ma certamente sarebbe stata diversa da quel momento.

In quella nuova vita, ci sarebbe stato meno spazio per lei, e molto più spazio per Molly nei suoi pensieri. Senza contare Elfman.

Doveva pensare ad entrambi; a cosa avrebbero potuto chiedere ancora da quell’inaspettato finale, che poteva dare loro.

 

“Elfman.” lo chiamò di nuovo.

“Si, Ever?”

Stavolta non lo corresse, e decise che non l’avrebbe più fatto.

“Una volta, tempo fa, dicesti che saresti stato disposto anche a sposarmi se ciò mi avesse aiutato a superare meglio questa cosa.”

Elfman era già cascato giù dalla panca a “SPOSARMI”!

Girandosi, lo beccò che velocemente tornava al suo posto, facendo finta di nulla.

“Eeeeehmmm…” -prese tempo mentre si tormentava nervosamente i pollici, arrossendo come un muscoloso peperone- “Si, effetti… dissi più o meno così.

“Quell’offerta… è ancora valida?”

Il fischio di fumo fuoriuscitogli dalle orecchi era un chiaro si, ma il virile non si lasciò trascinare dall’emozione. Era una faccenda seria, da trattare con virilità!

“Si, Ever, io ti amo e ti sposerei anche subito.”

“Umpf!”

Si raffreddò e distese il viso in un’espressione più seria, ma sempre rassicurante.

“Dipende da te, da cosa decidi. Tu che cosa vuoi, Ever?”

Che cosa voleva da loro due, le stava chiedendo.

“……”
Era una risposta alla quale poteva e doveva pensare guardando prima lui, e poi lei tra le sue braccia.

La risposta arrivò qualche secondo dopo, accompagnata lungo la via da altre carezze su quella piccola testa: “Voglio che Molly abbia una famiglia in cui crescere. Voglio che non abbia da invidiare la felicità di nessuno. Voglio che abbia una mamma…”

Alzò gli occhi su di lui e si posarono come carezze nel suo cuore innamorato: “… e un vero uomo come padre al suo fianco!”

Elfman si auto-bloccò le labbra con una mano per impedire di disturbare tutti con un urlo di gioia!

“Però…”
Ecco il però! Elfman si tolse la mano dalla faccia, fece sparire il sorrisone e si preparò ad ascoltare il resto.

La donna sospirò e guardò altrove, come si sentisse di nuovo in colpa. Ancora una volta, c’erano speranze da deludere sul nascere.

“Elfman, io tengo a te, sono sincera, ti voglio veramente bene, ma… Io non ti amo. O perlomeno, non nella stessa maniera in cui mi ami tu da un bel pezzo ormai.”

“……”

“Dovevo essere sincera.”

D’altronde, non tutto cambia da un giorno all’altro.

“Mi sposeresti anche così?”

Stavolta era lui che doveva rifletterci: era stato sul punto di troncare quando Ever gli aveva parlato chiaramente, in quel troppo tranquillo mattino. Ma la famiglia che Ever gli stava offrendo per il loro tesoruccio era di certo infinitamente meglio di quella che poteva offrirgli lui da solo.

E poi cavolo, l’aveva messa lui per primo, a suo tempo, in ballo l’idea: l’amava.

Rise: “Ehi! Viste le premesse, è già più che abbastanza per me! Eh eh!”
“… Eh eh eh!”

“Va benissimo, Ever!”

Nessuno seppe più cosa dire sul momento, quand’ecco che il vero uomo ricordò qualcosa che gli toccava assolutamente fare!

Si alzò in piedi, prese la mano libera di Evergreen e si inginocchiò!

“Ever! Vuoi tu… vuoi tu… tu… tu… tu…”

“……”

“T-t-t-t-tuuuu…”

Meglio bloccarlo prima che andasse in iperventilazione!

“Ufff! Si!”

 

“UOMOOOOOO!” esultò lui!

“UEEEEEEEEEHHH!” pianse Molly, svegliata da quel barbaro!

 

“OPS!”
“CHE DEFICIENTE!”

Elfman scattò in piedi e mostrò subito al fagottino il proprio faccione dispiaciuto: “Ti prego piccola, non piangere! Papà ti chiede scusa!”
“Scusalo, Molly, dopotutto ti tocca, è tuo padre… E non avvicinarti troppo, che puoi spaventarla, bestia come sei!”

“Tsk! Attenta che ti si inacidisce il latte!”
“CHI TE L’HA DETTO?!?!”
“Detto cosa?” chiese lui con sincera innocenza vedendo come si copriva imbarazzata il seno.

“N-n-n-niente!” ribatté la rossa prendendo a cullare a tutta forza!

“Dai, non è successo niente, solo la tua mamma e il tuo papà che si sposano!” fece lui con una vocina buffa, cercando di farla ridere anche con un po’ di solletichino.

“Sorridi!” –lo aiutò lei- “Ghirighiri!”
“Cucci-cù!”
“Sembriamo due scemi…” fece notare lei.

“No, sembriamo due genitori!”
“Eh eh!”

Come avesse letto l’atmosfera, la bambina si calmò.

I due si girarono l’uno verso l’altro, come per dirsi << Bel lavoro! >>!

I loro visi erano anche molto, molto vicini.

Abbastanza perché partisse qualcosa.

Ci stava anche bene, avrebbe suggellato il loro nuovo, più felice e più difficile patto.

 

Si baciarono, proprio come quando erano stati insieme. Anzi, proprio uguale no; qualcosa diverso c’era, e lo sentivano tutti e due.

Non lo amava ancora, eh?

Forse per ora era così, ma lui non sarebbe stato un vero uomo se non avesse fatto, sin da subito, tutto il possibile per farle cambiare idea!

Forse per ora era così, ma lei di certo non avrebbe pensato male al riguardo!

Posero un secondo sigillo sulle labbra dell’altro, e l’accordo fu concluso.

 

Si alzarono e proseguirono il giretto con la loro bambina, tutti e tre insieme.

 

 

 

Con loro che proseguono (e iniziano) insieme, si spiega il titolo di questo capitolo, che risolve il titolo di tutta la fic: un vero uomo e una vera mamma uguale una vera famiglia.

Ciò che prima era stato rifiutato, ora viene accettato, con le sue fatiche e le sue tenere gioie; i due che prima volevano due cose diverse si sacrificano, e neanche tanto, per volere la stessa cosa.

E anche se Elfman non ha ancora conquistato il cuore della sua bella, si accontenta di sapere di non essere mai stato tanto legato a lei prima. Quindi tempo al tempo…

Come se la caveranno e quali avventure vivranno sta a voi immaginarvelo! ^__°

Con questo si chiude questa fic dai toni a volte scemi (come mio solito…) a volte importanti, in cui ho parlato di aborto e di responsabilità, ma anche di libertà individuale, e dell’importanza della sincerità, con sé stessi e con gli altri. E se vogliamo, anche del compromesso che risolve (quasi…) tutto.

Spero di aver stimolato, oltre che la vostra fantasia, anche le vostre idee! ^__^

 

Ed ora, una parte che mi piace, ringraziare!
Grazie a tutti i lettori che hanno letto senza commentare, e un grazie speciale a quelli che invece hanno sprecato qualche secondo per battere tanti bei commenti gratificanti per il sottoscritto X3

Grazie quindi al caro Darkshin, a Black Star, a Kathy Mallory, Ageless Ice, Ayako83 e GiulyMad94 (se ce ne sono altri che hanno commentato e non sono inseriti non ve la prendete, è come se ci foste ^_^).

Spero di risentire qualcuno di questi appassionati nei miei prossimi lavori! ^_^
E date un’occhiata anche alla mia gallery di Deviantart (utente “Tonycocchi”: http://tonycocchi.deviantart.com/ ) di tanto in tanto, eh? Sappiate a tal proposito che, se vi state immaginando il suo aspetto, ho disegnato Molly da grande! Vi ho incuriositi?

 

Ciao a tutti da NaruHina91 (EFP), NaruXHina (Manga.it) e Tony Cocchi (soprannome vero)!

 

PS: ELFMAN X EVERGREEN ORA E SEMPRE!

PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
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