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Autore: Iuvenia    08/01/2012    3 recensioni
Darren ha una missione, uccidere. Questa volta però la vittima diventerà il suo salvatore, colei che gli ruberà il cuore. Il titolo è ancora provvisorio.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Arrivai a casa dopo la mezzanotte:
< Azzurra, mi spieghi perché esci sempre così tardi con Gabe? E’ pericoloso girare di notte da sola >
< Mi rilassa, dovresti saperlo e poi mi sembra che quella che sta per uscire adesso sei tu e non io quindi… >
< Si, ma io non sono sola, c’è Kris con me, anzi adesso vado che mi aspetta, ciao sorellina >
< Ciao! >
La casa in cui abitavamo era enorme, quasi un castello! I nostri genitori lavoravano moltissimo e stranamente io non sapevo dove, loro non ci avevano mai detto quello che facevano, partivano la mattina e tornavano la sera. Mia madre era una donna sui quarant’anni, alta, un fisico normale, ne troppo asciutto ne troppo pieno, i suoi capelli erano biondo cenere, li adoravo, e i gli occhi chiari. Si chiamava Isabel, era molto buona con tutti, una mamma amorevole che lavorava molto. Mio padre, invece, era più severo, direi anche un po’ freddo, stava poco a casa e quelle poche volte preferiva rimanere rinchiuso nello studio. Erano poche le volte che lo avevamo visto sorridere e forse, il suo atteggiamento, ci aveva intimorite così tanto da non chiedergli mai il perché si comportasse così.
< Come è andata fuori signorina? >
< Bene Raij, mamma e papà sono arrivati? >
< Si, stanno in cucina a cenare >
< Va bene, grazie >
Raij era il nostro cameriere da tantissimi anni, era indiano, papà lo aveva portato con se durante un viaggio di lavoro nel suo paese natale:
< Tesoro, sei tornata. Non dovresti uscire così tardi >
< Tranquilla mamma, come è andato il vostro incontro di lavoro? >
< Molto bene, mangi qualcosa con noi? >
< No mamma, grazie! >
 Mi sedetti al tavolo osservandoli:
< Papà, come è andata la giornata? >
< Bene, sono molto stanco! Il tuo primo giorno di scuola come è andato? >
< Bene… > Era la prima volta che si interessava ad una mia giornata.
< Impegnati, questo anno è molto importante >
< Lo so… poi c’è il quinto che lo sarà ancora di più >
< Si, certamente! Se dovessi avere dei problemi e vuoi qualcosa dimmelo, ti aiuterò io >
< Grazie papà, ti avvertirò di sicuro >
< Io vado, a domani Azzurra > Disse lui infine, alzandosi dalla sedia, mi baciò sulla fronte e si diresse in camera. Mi aveva sorpreso quella sera, come mai tutto questo interesse? Di solito era Jane la preferita di papà, a cui rivolgeva più attenzione. Salutai la mamma e mi rinchiusi in camera mia; una stanza ampia dalle pareti celesti ma spoglie, il letto era a baldacchino affiancato da 2 comodini e davanti ad esso una scrivania. Sulla parete di quest’ultima c’era anche una libreria e al suo interno uno spazio dedicato alla TV. L’armadio non era un semplice mobile, ma un’intera stanza che confinava con la mia stanza e il bagno. Feci la cartella per il giorno seguente e mi misi a letto ripensando all’insolita gentilezza di mio padre.
Non riuscii a dormire molto bene, ebbi due stranissimi incubi che però al mattino non rammentavo bene, ma solo alcuni spezzoni. Quella volta Rachel si era svegliata in anticipo e mentre facevo, colazione lei stava già davanti casa ad aspettarmi:
< Buongiorno >
< Giorno… >
< Non hai una bella cera, dormito male? >
< Indovinato, incubi! >
< Racconta dai >
< Non ricordo molto, c’era una ragazza che mi inseguiva, voleva uccidermi! Era bellissima, sembrava quasi un angel… dannato.>
< E come è finito il sogno? >
< Non lo so… ricordo solo i suoi occhi verdi… e poi blu… e porpora>

< Ahahah se la sogno di nuovo glielo dirò >
Rachel prelevò anche Doriana, la quale era in ritardo e si dovette truccare in macchina:
< Per fortuna che hai beccato il semaforo rosso così mi posso mettere la matita > Disse lei sorridente.
< Svegliarti prima la mattina no vero? > Chiese Rachel
< Noooo stavo sognando Nick e poi quella che riesce anche a ritardare di un ora sei tu e non io >
< Ok, ok touche! >
< Comunque quello nuovo non è niente male lo sapete? >
< Io l’ho incontrato ieri sera… >
< Cosa???? E quando ce lo volevi dire? Dai, dai racconta! > Ordinò Doriana
< Stavo fuori con Gabe e lui stava fuori col suo cane… Luc se non sbaglio >
< Che nomi pure voi… e cosa vi siete detti? >
< Nulla… gli ho detto che non è molto bravo con i cani, lui è stato d’accordo e basta, me ne sono andata >
< Cosa darei per avere un cane >
< Ragazze siamo arrivate, parlate di lui in classe! > Disse sbuffando Rachel.
< Sentila, quando si parla di Marco tutti devono stare zitti, se parliamo noi di un ragazzo lei subito protesta>
< Che hai contro Marco, è così carino >
< Si, il biondino sexy che ha tutte le ragazze ai suoi piedi… >
< E allora? Smettila di rompere su, e scendi! >
Le osservai ridendo, quando discutevano erano veramente buffe.
< Giorno ragazze > Disse questa volta Lea, avvicinandosi a noi.
< Giorno, come siamo belle! > Affermai.
< Grazie, avevo voglia di sistemarmi… stavate discutendo oppure mi è sembrato a me? >
< No, no… tutto bene andiamo! > Dissi prendendola per il braccio e portandola via da quelle due.
Andando in classe vidi in lontananza Darren assieme ad un altro ragazzo. Quest’ultimo era alto, con i capelli mori e gli occhi scuri, veramente molto carino.
< Sabato ci sono le audizioni per entrare nella squadra di calcetto, di andiamo? Tanto non abbiamo nulla da fare >
< Si, ottima idea! Ci sarà anche Emanuele? >
< Indovinato… quel giorno ho saputo ci sarà anche un’audizione di danza, la palestra comunale è in ristrutturazione e useranno la nostra, perchè non ci vai? >
< Scherzi vero? Non ballo da molto tempo e comunque perché dovrei fare le audizioni per quella scuola scusa? Non mi basta questa? >
< Si lo so, ma è l’unica che ti permetterebbe di rimanere anche qui al liceo, balleresti il pomeriggio, la figlia della mia vicina ci va, fanno 3 ore a settimana, non sarebbe troppo pesante, pensaci. >
< Non sono così brava a ballare per entrare in una scuola >
< Invece si che lo sei, non ti sei mai vista ballare ma sei magnifica e riesci a catturare gli altri… >
< Si certo, con la rete li catturo, dai sbrighiamoci che facciamo tardi! >
La prima ora che ci aspettava era Inglese, avremo fatto un ripasso degli argomenti del 3°, non avevo per niente voglia e infatti non ascoltai neanche una parola di quello che disse, l’idea di ricominciare a ballare non era male. Mia madre mi aveva iscritto alla scuola di danza classica a 4 anni. In secondo avevo smesso di ballare, non perché non mi piacesse o perché non potevo permetterlo, tutt’altro. Una sera, mentre tornavo a casa dopo gli allenamenti, decisi di fermarmi a teatro. Quella sera c’era un concorso per entrare ad una prestigiosa scuola di ballo londinese e più di 30 ragazze avevano chiesto l’audizione, alcune di esse le conoscevo visto che erano della mia scuola. Mi sedetti agli ultimi posti, il teatro non era pieno ma comunque c’erano abbastanza persone. Ricordo, con vergogna, quanto criticai quelle ballerine, una per una. Tutte avevano portato la variazione di Esmeralda, come richiesto dalla scuola e io quella coreografia la stavo studiando già da un mese, non ero per niente modesta e ad ogni esibizione riuscivo a trovare il minimo sbaglio vantandomi mentalmente di riuscire a farla 100 volte meglio. Non rimasi fino alla fine, tornai a casa dopo la quindicesima ragazza, passai alcuni giorni ad allenarmi finche non imparai la coreografia a memoria e chiesi di fare l’audizione per entrare in quella scuola. Mio padre riuscì a farmi avere un incontro con gli insegnanti la settimana seguente. Quel giorno non ero agitata, ero abbastanza calma, inoltre non ero l’unica che doveva fare l’audizione ma anche un’altra che credo avesse avuto la mia età. Entrai per seconda ritrovandomi davanti una grande palestra con dei tavoli posti in fondo e un pianoforte in un angolo. I giudici erano 4, due donne e due uomini che parlavano a bassa voce confrontando alcuni fogli:
< Può iniziare quando vuole > Disse uno di questi.
Mi misi in posizione in mezzo alla stanza facendo segno al pianista di iniziare a suonare. Ricordo ancora quel giorno, quel momento che avrei preferito dimenticare; l’ echappé torzione, passè con la destra, developè con la sinistra, soutenu, di nuovo e iniziai la seconda parte, la mia preferita. Stavo attenta a ciò che facevo, alle braccia, alle gambe, le spalle e le punte, cercai di immedesimare la perfezione. Terminata la variazione mi avvicinai a loro aspettando il responso:
< Prima di darti una risposta vorrei che facessi rientrare l’altra ragazza > Disse la donna più anziana.
Annui e corsi di fuori dove la giovane stava guardando fuori dalla finestra:
< Devi rientrare >
Mi osservò e sorrise gentilmente seguendomi dentro:
< Katia, potresti rifare la variazione? >
< Certamente >
Era sorprendente! Non riuscivo a levarle gli occhi di dosso, danzava magnificamente e riusciva a trasmettere ciò che io non ero riuscita a fare, mi ero basata sulla pratica senza pensare che una ballerina, per quanto brava fosse, se non riusciva a trasmettere qualcosa al pubblico, non andava avanti.
< La tua esibizione nel pratico è stata buona ma non come la sua! Il developè era basso rispetto al suo, la gamba non è ben alzata, tu stessa ti sarai accorta che dovevi abbassare il tamburello no? Molte imperfezioni, non era sbagliato ma lei è migliore di te >
Disse anche altre cose, ma non ascoltai nulla troppo arrabbiata con me stessa per aver sottovalutato tutto. Da quel giorno chiusi con la danza, le mie manie di grandezza mi avevano offuscato la mente, ero diventata insopportabile, avevo discusso con tutte le mie amiche e a casa passavo le ore sane a ballare osservandomi allo specchio. Cambiai quella parte di me stessa, provavo vergogna quando mi guardavo allo specchio, ero stata egocentrica e mi meritavo di rimanere da sola. Invece fui fortunata, le altre si riavvicinarono a me e chiesi loro scusa per il mio comportamento che venne subito perdonato lasciando tornare le nostre vite al ritmo di sempre dimenticandomi della danza.
 A ricreazione corsi in mensa per vedere cosa c’era di buono da mangiare e trovai patatine fritte con petto di pollo, meglio che al ristorante, non adoravo il petto ma le patatine si, quindi mi sarei sacrificata e avrei mangiato anche il pollo.
< Rachel, che hai? > Chiese Doriana
< Io? Nulla… > Mia cugina aveva notato l’amico del nuovo arrivato e lo stava osservando interrogativa:
< Che ha che non va? > Chiese Lea.
< Non lo so… mi sembra di averlo già visto ma non ricordo dove >
< Nei tuoi sogni, dai mangia > Disse questa volta Doriana.
< Stronza >
Dopo la ricreazione avevamo religione, materia da cui mi ero esonerata assieme a Rachel.
< Che facciamo? >
< Non lo so… andiamo fuori? >
< Si, una boccata d’aria non ci fa male >
Il tempo era magnifico, proprio adatto ad una passeggiata:
< Guarda, ci sono alcuni ragazzi che giocano a calcetto. >
Ci sedemmo ad osservare quei ragazzi, peccato che la mia mente era occupata a pensare ad altro perdendosi tutta la partita.
 
 Angolo dell'autrice
Buona sera, scusate il ritardo, so che dovevo pubblicare ieri ma non ci sono riuscita. Il capitolo non è pieno d'azione, parla principalmente della vita di lei, di qualche anno prima. L'ho riletto, spero che non ci siano errori e spero inoltre che non siano sbagliate le parole in francese. La punteggiatura dovrebbe essere giusta e grammaticalmente spero di non aver sbagliato tempi verbali, se ci dovessero essere vorrei me lo diceste. Spero che un pò vi piaccia e mi scuso ancora se il capitolo non vi sembra interessante. Alla prossima ^^
 

  
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