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Autore: Arwen88    09/01/2012    2 recensioni
"Aspetta, tuo fratello ha mai avuto relazioni?"
Dalla poltrona Sherlock lo guardò divertito, come quando John si
avvicinava alla risoluzione di un caso.
"Sì, ma lui è più il tipo da una notte e via."
"Mycroft?"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la Gift Box Challenge, pacco rosa, Vigilia di Natale, "Va bene così, non ti preoccupare".






He shot me down






John si stava radendo la barba quando Sherlock lo raggiunse, appoggiandosi allo stipite della porta del bagno col giornale in mano, lo sguardo sepolto in esso.
Il dottore gli rivolse giusto un'occhiata prima di ritornare alle proprie occupazioni, sperando che il coinquilino non riprendesse con la solita tiritera su quanto Mycroft fosse una pessima persona, cosa che John aveva abbondantemente appurato non vera durante numerosi incontri per prendere il tè e passarsi informazioni sul lavoro di Sherlock e la sua sopravvivenza. Lo trovava anzi molto interessante, motivo per il quale aveva accettato immediatamente quell'invito a cena.
"Non credevo ti sarebbe mai potuto interessare uscire con Mycroft."
John sorrise, senza smettere di pulire via dalle guance quel che restava della schiuma da barba.
"Perché? Perché è il tuo arcinemico?"
"No," Sherlock continuò a sfogliare il giornale con aria imperturbabile. "Perché tu sei più tipo da relazioni serie e lunghe."
Il dottore ci pensò per un po', l'asciugamano ancora in mano, fissandosi nello specchio.
"Nel senso che Mycroft non ha mai avuto una relazione seria con qualcuno?"
Il detective alzò lo sguardo divertito su di lui.
"Ah! Solo con la sua poltrona!"
Senza lasciar cadere il proprio sorriso saccente Sherlock si scostò dallo stipite, tornandosene in salotto. John rimase per qualche secondo ancora a fissarsi allo specchio, borbottando.
"Questo non vuol dire..."
Dopo poco però lo seguì nell'altra stanza.
"Aspetta, tuo fratello ha mai avuto relazioni?"
Dalla poltrona Sherlock lo guardò divertito, come quando John si avvicinava alla risoluzione di un caso.
"Sì, ma lui è più il tipo da una notte e via."
"Mycroft?"
Sherlock annuì al suo tono incredulo, tornando a guardare il giornale vagamente corrucciato.
"Anche se... chiamarle relazioni... non credo abbia mai nemmeno baciato uno di loro, probabilmente lo reputa troppo personale."
John lo guardò a metà tra il perplesso e l'irritato, ascoltando Sherlock continuare a blaterare.
"E davvero non capisco perché ora si sia buttato su di te. Che i suoi scagnozzi non gli abbiano trovato nessun altro? Eppure tu sei il mio coinquilino, dovrebbe saperlo che in futuro non potrà completamente evitarti come suo solito."
Improvvisamente l'ex militare ne ebbe abbastanza di quella discussione e di quei pensieri che ora gli si erano installati nella testa, si voltò e tornò nella propria stanza senza più una parola.


Sebbene all'inizio della serata John avesse cercato di non mostrare troppo il nervosismo che era andato montando in lui, questo era scemato grazie alle maniere e al sorriso che Mycroft aveva mostrato durante la cena. Davanti ad un bicchiere di Brandy però John aveva provato sempre più il desiderio di andare a fondo alla questione "una notte e via" sollevata da Sherlock, e così aveva ricordato vagamente perché il binomio Watson-alcolici non funzionava bene.
"Allora, tuo fratello mi ha detto che per te è... raro, diciamo, incontrare la stessa persona per due appuntamenti consecutivi."
Forse chiamarlo "appuntamento" era un po' troppo, erano arrivati giusto a chiarmarla "cena", ma altro termine non gli veniva, e già per lui era stato tanto riuscire a tenere in conto sia il proprio linguaggio che il proprio tono di voce, facendo sì che nessuno seduto ai tavoli vicini si voltasse.
Di fronte a lui Mycroft abbassò il proprio bicchiere, schiarendosi la gola con quello che sembrava imbarazzo.
"Non ho mai trovato qualcuno... con cui passare più di una serata."
La frase non ebbe un effetto positivo su John, facendolo infuriare per la supponenza che quelle parole gli mostravano e che lui proprio non era riuscito ad afferrare nei loro precedenti più brevi incontri.
"E allora perché sei uscito con me?"
Il politico lo guardò sorpreso, lo sguardo che si muoveva rapidamente attorno, scioccato dalla forza con cui John gli si era rivolto.
"Tu sei il coinquilino di mio fratello. Se non sei scappato da lui..."
"Non sarei scappato nemmeno di fronte ad un invito a cena?"
Mycroft alzò una mano al tono basso e rancoroso del proprio accompagnatore, cercando di fermarlo.
"No, no: mi fraintendi..."
Ma ancora una volta John lo interruppe, negando secco col capo, un "Non mi importa." appena borbottato ed il Brandy andato in un ultimo sorso.
Mycroft respirò a fondo e chiamò un cameriere, chiedendo il conto, conscio che sarebbe stato meglio provare forse a cambiare aria.
Ripresero il discorso solo quando ebbero preso posto entrambi nella macchina scura del politico, il finestrino a dividerli dall'autista e John che ancora non lo guardava nemmeno in faccia.

"In effetti mi piacerebbe rivederti ancora, sempre che tu sia disposto a rivedermi."
A quelle parole John sollevò un sopracciglio, le labbra strette, ma voltandosi finalmente verso di lui. La frase di Mycroft andava contro l'affermazione di Sherlock che, in effetti, non si poteva definire un esperto di relazioni umane anche se era colui che meglio conosceva l'uomo che gli sedeva affianco.
"Il martedì, come al solito?"
Mycroft sorrise alla distensione nel tono di John, guardandolo con quello che pareva affetto.
"A dire il vero dovrò partire per due settimane, perciò dovremo far slittare i prossimi incontri. Appena sarò di ritorno..."
Quella parve essere la goccia capace di far traboccare il vaso della pazienza di John e d'improvviso Mycroft capì che la serata si era messa male: a giudicare dal cipiglio di John ed al modo in cui quello ora si ostinava a fissare il finestrino dall'altra parte dell'auto, le sue speranze per un futuro appuntamento stavano velocemente sfumando nonostante tutti i suoi tentativi di rasserenare e compiacere l'uomo seduto al suo fianco.
Mycroft strinse i denti, voltandosi anche lui verso il panorama londinese che scorreva all'esterno. Aveva puntato molto su quell'appuntamento e ora vederlo andare a male gli provocava un dolore simile ad una bruciatura. E tuttavia continuava a sperare che non tutto fosse perduto.

Quando la macchina scura si fermò davanti al 221 di Baker Street entrambi gli uomini uscirono da essa, avvicinandosi al palazzo.
"John."
Il dottore si voltò verso il politico senza un briciolo di pazienza, aspettandosi qualsiasi cosa, qualsiasi frase fatta, qualsiasi azione, tranne quella che Mycroft stava attuando, sporgendosi verso di lui per baciarlo. Sconvolto, John si tirò indietro, gli occhi sbarrati, la mente completamente bianca.
"Io... Sherlock..."

Mycroft sbatté le palpebre, un'espressione umiliata, ferita, sul viso, e John non seppe se era stato per via del suo ritrarsi o delle parole che aveva balbettato, troppo scioccato da quell'azione che andava decisamente contro tutto ciò che nelle ultime ore si era aspettato.
Nel silenzio che si estese fra loro Mycroft si ricompose, una mano che scivolava sulla cravatta, facendo un passo indietro e lasciandogli di nuovo il suo spazio personale.
"Va bene così, non ti preoccupare. Non sei il primo, e temo non sarai l'ultimo." L'uomo abbassò lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe prima di ritornare a guardarlo dritto in faccia. "So bene che non è facile anche solo pensare di instaurare una relazione con un uomo senza privacy, con la costante presenza del mio corpo di sorveglianza. La possibilità di diventare un bersaglio a causa della vicinanza a me..." Mycroft prese un respiro profondo e John iniziò a capire tutte le frasi che aveva frainteso quella serata, fuorviato dall'uomo con cui condivideva l'appartamento e che chiaramente non era solo un ignorante in fatto di relazioni umane, ma anche sul proprio fratello. O forse era solo lui che aveva capito male, ed in quel momento era orripilato all'idea di cosa Mycroft avesse tratto dal suo comportamento.
"Tuttavia, dopo i nostri incontri non pensavo di aver frainteso così tanto i segnali, ma evidentemente... Chiaramente non mi ero accorto, forse per mia stessa volontà, della tua preferenza per mio fratello, cosa che sinceramente nemmeno mi sorprende troppo. Suppongo..."
Nel momento in cui Mycroft faceva un passo indietro, aumentando le distanze tra loro, John provò l'intenso desiderio di colpire il portone di casa con la testa, ferocemente, e decise di buttare al vento qualsiasi freno. Con forza afferrò il bavero del cappotto di Mycroft e lo fece abbassare, premendo le labbra su quelle sottili dell'altro uomo.



Mycroft aveva presentato John a loro madre in occasione di quel Natale, in viso un sorriso orgoglioso che non aveva sfoggiato in famiglia da quando era stato assunto dal governo.
John, seppur imbarazzato, aveva sorriso a sua volta, in qualche modo toccato dal calore con cui l'anziana donna era stata felice che il suo figlio maggiore avesse trovato qualcuno capace di amarlo veramente. Sherlock aveva passato buona parte della vigilia a guardare con espressione nauseata le loro mani strette quando si erano seduti l'uno affianco all'altro, ma per una volta non aveva dato fondo a tutta la sua arte oratoria nel tentativo di imbarazzare e umiliare il fratello, limitandosi giusto a rannicchiarsi sulla poltrona con le ginocchia contro il petto a guardarli storto e borbottare "Io non li capisco.".









  
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