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Autore: Melinda Pressywig    09/01/2012    4 recensioni
Un uomo. Una stanza. Una donna misteriosa. Cosa potrebbe accadere?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Fine Inevitabile

 

***





I miei occhi si aprono.

Probabilmente stavo dormendo.

Ma... dove sono?

Mi guardo attorno, con espressione stranita.

Credo sia un'unica stanza, ed è vuota.

Non intravedo alcun arredamento nei paraggi.

Sono avvolto dall'ombra.

Alzo la testa e vedo solo la luce artificiale di una lampadina.

Ma che posto è questo?

Mi accorgo di essere seduto su una sedia.

Ho dormito in questa posizione? Non capisco.

Continuo a guardarmi intorno senza vedere niente; e nonostante questo, rimango seduto.

Indosso i vestiti che ho messo stamattina.

Ma... che ore sono?

Qualcosa non va, la situazione è abbastanza strana.

Devo pensare, devo riflettere.

Come ci sono arrivato qui? Non ricordo.

Che stia sognando?  È probabile.

Mi sembra tutto così reale. Dev'esserci un motivo se mi trovo qui... ma quale?

All'improvviso, sento un brivido dietro la schiena...

Come se qualcosa, o meglio, qualcuno stia parlando alle mie spalle...

Istintivamente mi volto di scatto ma... non vedo nessuno. Nessuna presenza.

Eppure ho la sensazione di non essere solo qua dentro.

Neanche il tempo di pensarlo, che un altro brivido mi attraversa.

Mi pare di sentire una voce... lieve, quasi ridotta a un sussurro.

Mi volto all'istante e ancora una volta non vedo nessuno.

Ma cos'era? Inizio a desiderare di andar via di qui.

Sono ancora più sicuro che qualcosa non quadra.

E mentre il dubbio si insinua in me, l'aria diventa più fredda, gelida...

Come se fossi entrato in una cella frigorifera.

Poi, sento una voce ben distinta, che dice:

« Sei qui... »

E infine la vedo: una donna. È lei che ha parlato.

Si è letteralmente materializzata dal nulla.

Com'è possibile?

Giuro che un attimo prima non c'era nessuno.

La guardo e rimango in silenzio, ancora incredulo ai miei occhi.

È una donna avvenente. Ha i capelli rosso scuro, gli occhi neri, i lineamenti marcati.

Non credo di averla mai vista prima in vita mia.

« Non sei contento di vedermi? » chiede lei.

La sua voce è soffice, per niente fastidiosa. Il tono è provocante.

Il mio cuore batte all'impazzata, non sono affatto contento.

« Avanti... » prosegue « non essere spaventato... » mi guarda dritto negli occhi e aggiunge «sono tornata... »

E nel dirlo si smaterializza, e riappare un metro più vicino a me.

Mi chiedo se sia finzione o realtà.

Per quanto possa essere incredibile e affascinante, allo stesso tempo non mi piace.

« Chi sei? » trovo il coraggio di chiederle, terrorizzato.

Lei sorride, apparentemente divertita e dice:

« Ma come... non ricordi? »

E muove ancora un passo nella mia direzione.

L'istinto dovrebbe suggerirmi di alzarmi da questa sedia , ma molto stupidamente non lo faccio.

Mi limito a dirle:

« Non avvicinarti! » come se fossi una femminuccia in preda al panico.

Lei allora ride, ancora più divertita di prima e dice:

« Hai paura? »

Sì ne ho, e non riesco a capire chi sia. Vorrei che sparisse.

Intanto i secondi passano e non accade nulla.

Solo lei che mi fissa con un sorrisetto accattivante.

Poi, quando meno uno se lo aspetta... ella scompare, si dissolve.

Mi lascia senza parole, portando via con se la tensione.

Anche la temperatura ritorna alla normalità ed io tiro un sospiro di sollievo.

Eppure, non dovrei cantar vittoria troppo presto, potrebbe spuntare alle mie spalle e chissà cosa fare...

Uccidermi, forse. 

È tutto abbastanza inquietante, ed io mi sento come abbandonato.

Perché tutto questo? E perché a me?

Sto ancora seduto su questa sedia, non mi muovo. Anche se mi alzassi... dove andrei?

Non intravedo porte o uscite di sicurezza!

Rimarrò intrappolato qui per sempre?

No... non posso permetterlo.

Quella donna sembra conoscermi, ma io no.

Sembra surreale, mi chiedo se sia pura illusione.

Basta, mi alzo.

Lentamente, come se intorno a me ci fosse un campo minato.

Faccio un passo, poi un altro.

Devo inventarmi qualcosa per fuggire da qui, prima che la donna misteriosa ritorni.

Controllo nelle tasche della mia giacca, magari ho qualcosa di utile.

Con mia sorpresa, ho una piccola torcia, quella che tengo sempre in caso mi servisse, e direi che la situazione lo richiede...
perciò tanto meglio.

L'accendo, con mio sollievo funziona. L'unico problema è che, la luce che emette è davvero minima. Sarà meglio accontentarsi.
Prego solo che non si scarichi da un momento all'altro, altrimenti mi sentirei peggio di come già sto.

Così, mi allontano dall'unica circonferenza di luce ed esploro l'ambiente.

Passano diversi minuti, in cui mi accorgo che nella stanza, non c'è davvero nient'altro a parte la sedia e una lampadina.
Temo che una porta non ci sia proprio.

Ma cos'è questo posto? Un Bunker abbandonato? Non posso essere intrappolato sul serio.

Sarebbe il colmo!

Una risata risuona beffarda. La temperatura cala vertiginosamente e il freddo torna a farsi sentire.

Un altro brivido mi percuote. Accidenti... è tornata troppo presto.

Mi volto e la vedo materializzarsi tre metri più in là, a braccia conserte.

Ok, ho di nuovo paura.

« Ma dove credi di andare? » chiede « non puoi scappar via da me... » e ridacchia.

La notizia non è confortante.

« Non parli? » chiede nuovamente.

Non oso parlare.

Poi penso al fatto che lei ha capito le mie intenzioni... Questo significa che, oltretutto, può osservarmi da chissà dove?
No, questo è troppo.

Il moto di rabbia mi costringe a parlare dicendo:

« Mi dici chi sei? E soprattutto che cosa vuoi da me? »

Eccola, un'altra risata. Ma sono così divertente? Poi dice:

« Io? È semplice... ancora non ci arrivi? »

« Evidentemente no... » rispondo io sarcastico.

Lei scoppia a ridere. Ancora.

« Fai lo spiritoso eh? » commenta «Beh non devi. » conclude.

E nel secondo seguente diventa estremamente seria.

Sparisce alla mia vista e riappare alle mie spalle.

Io, preso alla sprovvista, non faccio in tempo a reagire.

Lei mi immobilizza, con una mossa ben calibrata.

Urlo di dolore, perché mi tira i capelli. Anche se sono semi-corti non è difficile agguantarli.

La presa è ben salda, non posso fare niente. Solo rimanere in quella posizione.

Nel frattempo, sento il profumo dei suoi capelli solleticarmi il naso. Buono.

Adesso sono in bilico, non so cosa accadrà.

Lei avvicina la bocca al mio orecchio e la sento sussurrare:

« Non devi provocarmi... Insulso essere».

E mi spinge via, violentemente, facendomi cadere a terra.

Negli attimi successivi riesco ad alzarmi e mettermi, goffamente, in una posizione di difesa - in caso lei dovesse riattaccare.
Ma so già che ogni tentativo è inutile per me.

Posso solo pregare che non finisca male... ho un brutto presentimento.

« Dimmi chi sei, parliamone! » cerco di convincerla.

Ma lei continua ad osservarmi, con espressione decisa e poco rassicurante.

« No Dave... » risponde. Accidenti sono spacciato.

Poi muove un passo. Questa donna si diverte a tenermi sotto pressione...

Potrei impazzire.

« Stai lontana! » le urlo.

Un altro passo. Due, tre, quattro... quando me la ritrovo a cinque centimetri dal mio viso.

La guardo negli occhi neri. Potrei sprofondarci dentro.

Non oso muovermi.

Lei, oltre tutto, è così bella da mozzare il fiato.

La sua malvagità è un insulto a confronto.

Non so neanche perché in un momento simile, mi lascio ammaliare dalla sua presenza.

Poi, d'improvviso, interrompendo il flusso dei miei pensieri, mi prende le guance e mi bacia.

Un bacio appassionato, senza un attimo di respiro.

Mi sembra d'essere in paradiso. Una sensazione incredibile.

Ma prima che io possa gioirne realmente, sento la vita abbandonarmi.

Risucchia ogni mia energia; ed io, lentamente, mi accascio a terra.

Poi lei si stacca. Sembra soddisfatta. Sorride ancora, beffarda.

Inizio a vedere tutto sfumato... opaco.

Sento il battito del mio cuore rallentare.

Non ci credo stia andando a finire così.

Ucciso da una donna bellissima e seducente, con un maledetto bacio assassino.

Mi sento debole... In fin di vita...

Quindi è così che ci si sente... Penso stanco.

Ormai non mi rimane altro che... morire.

« Dave.. » sento il mio nome. Riconosco la sua voce, che ormai è un sussurro lontano nella mia testa.

« Io sono... »

Un dolore lancinante e poi il buio.

 






***

.:Spazio Autrice:.

Hello! Ed ella tornò a scrivere. Dopo mesi di assenza.
Questo scritto è nato da una frase detta.
L'ispirazione mi ha colpito ed ecco che cosa ne è uscito.
Insomma...
Spero che questa storia vi abbia, quanto meno colpito.
Che vi sia vagamente piaciuta.
Spero in un commento, per chi vuole farmi sapere cosa ne pensa!
Grazie per aver letto sin qui!


Saluti Melinda Pressywig

  
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