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Autore: Manu75    26/08/2006    4 recensioni
Tutto inizia la notte della Profezia: Severus è un Mangiamorte...riuscirà a redimersi?
(Il seguito ideale della mia prima ff su Severus: "Il Libro e il Falò")
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Severus/Narcissa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le  emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente... Gente debole, in altre parole."

(Severus Snape)



“Una lunga risalita”



PRIMA PARTE


Febbraio quell’anno aveva portato con sé un vento freddo dal nord che, ululando furiosamente, aveva contribuito ad abbassare le già rigide temperature. Le nuvole nere, gonfie di pioggia, erano state momentaneamente spazzate via ma si prevedeva che, prima che quella gelida notte di fine febbraio avesse termine, la neve avrebbe fatto la sua comparsa.
Il barista del pub 'La testa di Porco', Aberforth Silente, si guardò attorno, mentre il vento faceva tremare le finestre, leggermente stupito e molto perplesso dalla quantità di clienti che riempivano la cupa sala male illuminata.
Decisamente erano anni che non si vedeva un simile pienone. Tutti i tavoli a disposizione erano occupati. La clientela era la più disparata, come sempre, ma molto più numerosa del solito.
Maghi dall’aria malandata consumavano le loro bevande in silenzio o borbottando a voce bassa. Streghe, con l’aria di aver visto giorni migliori, occupavano le loro sedie e l’espressione sulla faccia era quella di chi potrebbe scattare e lanciare una maledizione al primo che le avesse anche solo sfiorate con lo sguardo. Vi era persino qualche Goblin.
Tutta quella tensione, così palpabile, era pienamente giustificata. I tempi che correvano non erano dei migliori e, generalmente, a quell’ora tarda della sera era difficile vedere tante persone o creature magiche riunite nello stesso luogo.
In mezzo a tanta e variopinta clientela, la persona dall’aspetto più tranquillo sedeva al banco senza osservare nessuno. Stava leggermente incurvata, i gomiti poggiati al bancone, le mani che rigiravano tra le dita un bottiglia di burrobirra.
Era un uomo, la cui età era però difficile da indovinare. Pareva giovane ma l’espressione severa del volto lo invecchiava molto. Bisognava studiarlo attentamente per accorgersi che era poco più di un ragazzo.
Lo avvolgeva un’aria di mistero molto intrigante anche se l’uomo cercava in ogni modo di non dare nell’occhio, appiattendosi contro il bancone ed evitando lo sguardo di chiunque.
Il barista lo osservò per l’ennesima volta. Quell’uomo attirava l’attenzione e sicuramente solleticava la sua curiosità.
Era di aspetto piuttosto sgradevole a dire il vero, e aveva un’aria cupa, avvolto in un mantello nero. Anche i suoi capelli erano neri e lunghi e gli incorniciavano il volto magro e severo. Il naso, che era prominente ed aquilino, spiccava in quel lungo volto olivastro e, nonostante la bocca sottile e gli occhi infossati, riusciva a conferirgli un’aria interessante.
Tuttavia erano proprio gli occhi che catturavano maggiormente l’attenzione di un osservatore: erano neri e bui. Non riflettevano nemmeno la fioca luce della stanza. Non vi era proprio luce in quegli occhi scuri, parevano due tunnel profondi, affacciati sul mondo esterno, non brillavano. Il barista trovò questa cosa inquietante.
-Questo ragazzo non ha un cuore…- pensò improvvisamente con stupore. Poi sbuffò: non era da lui perdersi in simili congetture. Questi pensieri era molto più adatti a suo fratello. Era lui quello profondo.
Gettò uno sguardo alla porta. Sapeva che tra poco Albus avrebbe varcato quella soglia, non era mai in ritardo lui. Aberforth represse a stento un sorrisetto. Per quanto la sua fosse una clientela strana ed insolita, nessuno sarebbe potuto apparire più insolito e bizzarro di suo fratello, il Preside di Hogwarts, Albus Silente, che era conosciuto in ogni luogo.
Era ritenuto il più grande mago vivente e non solo….certo, alcuni non la pensavano così, ma Aberforth, di solito molto disinteressato a quello che accadeva nel mondo ed assolutamente insensibile alle opinioni altrui, sapeva che non c’era mago migliore di Albus. Quelli potevano pensare ciò che volevano. Finchè non avesse visto quell’altro in faccia e non l’avesse conosciuto di persona, non l’avrebbe mai considerato degno di lucidare la bacchetta ad Albus.
E, in realtà, non l’avrebbe considerato degno nemmeno se l’avesse conosciuto.
Improvvisamente la porta si spalancò, lasciando entrare una folata di quel gelido vento invernale, e Albus Silente in persona fece il suo ingresso nella stanza, richiudendo la porta alle proprie spalle.
Come Aberforth aveva previsto, suo fratello aveva un aspetto assolutamente stravagante anche per gli standard di un mago: portava i capelli, lunghissimi e argentati, legati dietro la nuca e la barba, altrettanto lunga ed argentata, infilata nella cintura che stringeva il lungo e sontuoso abito color prugna, intessuto da minuscoli fiocchi di neve color oro. Sopra indossava un mantello verde scuro, anch’esso intessuto di fili d’oro. Considerato che Albus era anche molto alto la sua visione aveva dell’incredibile.
Il vecchio volto sprizzava energia da tutti i pori e gli occhi, che facevano capolino da un paio di occhiali a mezzaluna, era azzurri e scintillanti. Non poteva passare inosservato Albus Silente.
Alcuni dei maghi presenti si toccarono lievemente il cappello in segno di saluto, altri lo osservarono di sottecchi, un paio di streghe riuscirono a rivolgergli un sorrisetto stiracchiato prima di tornare a consumare il loro misero pasto.
Aberforth notò che il ragazzo dal mantello scuro non aveva rivolto neppure uno sguardo alla porta, sembrava che non si fosse nemmeno accorto dell’arrivo di un’altra persona, ma al barista non sfuggì che la postura del giovane era leggermente cambiata. Anche visto di spalle appariva più vigile. La bottiglia di burrobirra era sempre tra le sue mani, che adesso non la rigiravano più ma la trattenevano, immobili.
Gli occhi di Aberforth si strinsero in un’ espressione di sospetto.
Tornò con lo sguardo ad Albus, che si era avvicinato al banco con il suo tipico passo elastico ed energico.
- Serataccia per una passeggiata!- esclamò allegramente il Preside di Hogwarts, anche se il tono vivace smentiva le sue parole. Aveva l’aria di chi ha appena fatto una piacevolissima camminata in una bella serata primaverile. Il suo sguardo si posò per un istante sul misterioso giovane che sedeva poco distante. Gli occhi ebbero un guizzo, ma sul viso l’espressione non mutò. Aberforth sorrise tra sé: decisamente suo fratello non aveva bisogno di nessuno che gli guardasse le spalle, era sempre un passo avanti. Così si rilassò.
- La signora ti aspetta di sopra. Ha l’aria di chi non ha un soldo per far cantare un elfo domestico.- borbottò Aberforth. Decisamente anche gli affari risentivano della situazione attuale. Quel Lord Coso gli mandava a rotoli il locale con le sue manie di grandezza.
- Piuttosto normale, direi!- esclamò, sempre in tono allegro, Albus e, con lieve cenno della mano, si avviò verso la scala che conduceva alle misere stanze della locanda.
Aberforth grugnì qualcosa in risposta e, con un colpo di bacchetta, cominciò a riordinare le bottiglie vuote. Poi, quando il locale cominciò a svuotarsi, andò a sistemare le sedie ed i tavoli con l’aria burbera di sempre.
–Gratta e netta- bofonchiò cupo, cercando di rimediare al caos che i Goblin avevano lasciato sul loro tavolo. Brutta gente quella, ma erano gli unici sempre provvisti di contante, accidenti.
Quando tornò al banco, si accorse improvvisamente che il giovane dai capelli scuri era sparito. La bottiglia giaceva abbandonata sul bancone, ancora piena. Aberforth corrugò la fronte. Il ragazzo aveva pagato subito, quindi non si preoccupava di quello. Gettò uno sguardo alle scale e, colto da un’intuizione, lanciò lo straccio sul bancone e, bacchetta alla mano, si avviò di sopra.

FINE PRIMA PARTE
  
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