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Autore: imane    09/01/2012    2 recensioni
Severus Piton era da sempre stato un grande amante delle feste. Soprattutto di quelle che si svolgevano a mezzanotte nella foresta oscura con strane creature pericolose di mezzo. Se c’erano Harry Potter e un altro paio di stupidi studenti Grifondoro, bè, era ancora meglio: la festa sarebbe stata ancora più grande. Per carità non che non tenesse ai suoi studenti; gli voleva talmente tanto bene che gli avrebbe spediti volentieri tutti all’altro mondo. Ed era universalmente riconosciuto che l’aldilà fosse una festa continua.
Tuttavia, ce n’era una in particolare che non sopportava.
Si sforzava ma non ci riusciva.
Ci metteva tutta la sua buona volontà ma non riusciva a tollerarla lo stesso.
Il Natale.
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Storia classificatasi terza al contest Severus Piton's time indetto da Violet Acquarius sul forum di EFP. Vincitrice del premio ironia alla medesima sfida.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 Storia classificatasi terza al contest Severus Piton's time indetto da Violet Acquarius sul forum di EFP.
 


 

 

Happy Christmas my lioness
 








All the windows were dark.
 No one knew he was there.
All the who's were all dreaming
sweet dreams without care.
 
 
 
 
Severus Piton era da sempre stato un grande amante delle feste. Soprattutto di quelle che si svolgevano a mezzanotte nella foresta oscura con strane creature pericolose di mezzo. Se c’erano Harry Potter e un altro paio di stupidi studenti Grifondoro, bè, era ancora meglio: lafesta sarebbe stata ancora più grande. Per carità non che non tenesse ai suoi studenti; gli voleva talmente tanto bene che gli avrebbe spediti volentieri tutti all’altro mondo. Ed era universalmente riconosciuto che l’aldilà fosse una festa continua.
Tuttavia, ce n’era una in particolare che non sopportava.
Si sforzava ma non ci riusciva.
Ci metteva tutta la sua buona volontà ma non riusciva a tollerarla lo stesso.
Il Natale.
Sì, quella festa da creduloni, quella dove i bambini aspettano pazientemente l’arrivo di Babbo Natale. Ed era risaputo: se c’era qualcosa che Severus Piton odiava oltre alle creature non magiche in generale, quelli erano i babbani immaginari; già quelli in carne e ossa erano piuttosto difficili da sopportare figurarsi poi quelli che avrebbero dovuto portare miliardi di regali in giro per il mondo, a bordo della loro magica slitta, trainata dalle loro magiche renne. Che poi più che di magia si trattava di un mucchio di fandonie.
Babbo Natale era in grado di preparare una pozione polisucco a dovere?
No.
Babbo Natale era in grado di preparare un potente veleno capace di uccidere nel giro di pochi istanti?
No.
Babbo Natale era in grado di schiantare qualcuno?
No.
Babbo Natale era in grado di evocare una vipera dalla sua bacchetta?
No.
Ce l’aveva la bacchetta?
No.
No, no e ancora no. Perché era solo una menzogna, una bugia colossale che non aveva né capo né coda. Eppure la gente continuava a crederci.
Solo una volta ci aveva prestato fede. E se ne era pentito. Aveva espresso un unico desiderio alla tenera età dei sette anni, quando credeva ancora al Natale e alle feste. Aveva chiesto di avere una famiglia speciale, un padre speciale in grado di fare magie e di accettare i poteri della moglie. Un uomo capace di farli ardere quei poteri come un gigantesco falò; un padre capace di farli brillare come le luci natalizie, di farli andare sulla cresta dell’onda governando i mari, invece che cercare di annegarli.
Affogarli, spegnerli, ucciderli.
Ma il suo desiderio non si era avverato. Anzi le cose non avevano fatto altro che peggiorare sia per loro che per lui.
Lui che ormai al posto del cuore, si ritrovava un appezzamento di terra dove migliaia di alberi avevano cominciato a crescere. Uno dopo l’altro avevano ricreato l’habitat naturale della foresta amazzonica, creando uno scudo naturale contro ogni forma di sentimento.
Aveva un cuore peloso, lui, come il Grinch.
E così anno dopo anno tutti avevano abbandonato la speranza di conoscerlo meglio, di avvicinarsi a lui, di non temerlo. Perché serviva un affilato machete, la più efficiente tra le motoseghe, per entrare lì dentro.
E Severus ne era stato fiero perché gli andava bene così. Niente più scocciatori, niente più disturbatori, su quel piccolo monte peloso che era il suo cuore.
Finché non era arrivata lei.
Lei, con la sua gentilezza.
Lei, con la sua forza.
Quella stupida Grifondoro che come a tutti i suoi pari, nessuno aveva insegnato a farsi gli affari suoi.
Lei, con la sua allegria.
Lei con la sua diversità.
Lei che con la sola forza del sorriso aveva incendiato quegli alberi, scalato il monte e posto una bandiera per marcare il suo possesso.
Perché da quel momento in poi il suo cuore aveva avuto una nuova proprietaria.
Una leonessa che prendeva il nome di Lily Evans.
 
***
 
You're a mean one Mr. Grinch
You really are a heel.
You're as cuddly as a cactus,
And as charming as an eel,
Mr. Grinch!
 
 
 
Il soffitto della Sala Grande era attraversato da sprazzi di nuvole grigiastre miste a fumosi fiocchi di neve. Quest’ultimi cadevano dolcemente, dondolando come barchette d’aria, prima di dissolversi nel nulla poco prima di sfiorare le cime degli alberi natalizi. Rosso e bianco regnavano dovunque tra festoni, fiocchi e decorazioni natalizie. Per una volta l’anno, i colori delle quattro case scomparivano, lasciando spazio a una serena uniformità che tutti apprezzavano di buon grado.
Tutti tranne lui.
Severus prese una fetta di torta alla frutta, portandosela alla bocca e masticando con il suo solito fare tediato. Osservò attentamente la scacchiera magica, dove una partita – la sua partita- era in atto. Mosse rapidamente le labbra sussurrando un ordine che l’alfiere prontamente eseguì.
«Oh, oh oh, guarda chi abbiamo qui. Viso pallido in compagnia dei suoi capelli unticci e di una stupida scacchiera. Ma dimmi, con quel nasone riesci a vederci qualcosa? Fossi in te passerei più in tempo in biblioteca a cercare una soluzione al problema, invece di starmene qui a giocare.» esclamò ironico James Potter sedendosi a cavalcioni sulla panchina di fronte al giovane Serpeverde mentre gli altri tre malandrini lo accerchiavano.
«Lasciami in pace Potter.» sussurrò Piton con la sua solita voce bassa e sinuosa, mentre continuava la sua partita cercando di ignorare gli sghignazzi degli altri tre.
«Hai ragione sfigato in fondo a Natale siamo tutti più buoni.» l’altro scoppiò a ridere allegramente, come se avesse fatto chissà quale esilarante battuta.
«Più buoni con chi se lo merita, ramoso, di certo non con questo imbecille.» squittì Peter Minus, con la sua solita voce acuta.
«Sarà anche un imbecille e uno sfigato, ma mai quanto voi ragazzi.» esclamò Lily avvicinandosi al tavolo dei cinque e accomodandosi anche lei sulla panchina, accanto al Serpeverde. Mentre passava sfiorò la sua mano, con gli occhi vagavano per la Sala Grande.
Fuoco e fiamme, alberi abbattuti e foreste incendiate nel suo cuore a quel semplice tocco così dolce e rassicurante.
Io sono con te.Era quello il messaggio insito in quella carezza apparentemente involontaria e lui lo sapeva.
«Su, Potter, alza le chiappe dalla sedia e trovati qualcun altro a cui rompere. Ritieniti fortunato: visto che a Natale siamo tutti più buoni, eviterò di schiantare te e i tuoi amichetti alla prima occasione che avrò.» sorrise lei candidamente.
Lingua pronta e coraggio a mille.
James la osservò aggrottando le sopracciglia per un attimo. Una strana sfumatura rosa imporporava i suoi zigomi mentre si alzava facendo cenno agli altri di seguirlo e lanciando un ultimo, astioso, sguardo al suo nemico prediletto.
«Grazie.» sussurrò benché sapesse che non ce n’era il minimo bisogno.
«Di niente.» replicò lei con una leggera alzatina di spalle per poi continuare «Che ne dici se usciamo da questo mortorio?»
«Per andare dove?» le chiese lui con gli occhi che brillavano.
Andrei anche in capo al mondo, basta che tu, Lily, venga con me.
«A vendicarci.» rispose lei alzandosi e dirigendosi verso l’uscita seguita da un – incredibilmente -  sorridente Piton.
 
 
You're a bad banana,
With a greasy black peel!
You're a monster, Mr. Grinch!
Your heart's an empty hole.
Your brain is full of spiders.
 
 
 
Fuori non aveva nevicato molto con loro somma fortuna. Un leggero strato di brina ricopriva la morente erba inglese, tosandola, ricoprendola, accarezzandola. Il cielo invece era percorso da nubi basse e plumbee che si allungavano come lunghi artigli per il cielo, graffiandolo. Sottili e freddi raggi solari penetravano da quelle aperture accarezzando le guance e i nasi arrossati dei due giovani, intenti ad avvicinarsi al Platano Picchiatore che con i suoi lunghi rami adunchi, sembrava sondare l’aria in cerca di eventuali vibrazioni sospette.
«Non mi dire che…» esclamò lui assottigliando gli occhi e cercando di non inciampare nel mantello troppo lungo della divisa invernale.
«Sì, proprio così.» trillò vivacemente lei mentre ingannava il Platano per infilarsi furtivamente nella sua cavità.
Percorsero la stretta galleria umidiccia, tra talpe, oscurità e rami vari.
Poco dopo, sbucarono in quella che era conosciuta da tutta la comunità magica, come Stamberga Strillante.
«Che i giochi abbiano inizio.» sogghignò Piton scambiandosi un rapido sguardo con l’amica, mentre entrambi sguainavano le bacchette.
«Io direi che ci sono fin troppi mobili da queste parti. Potrebbero infastidire il nostro caro Lupo Mannaro durante la sua trasformazione.» commentò lei molto altruisticamente.
«Hai ragione, io direi di toglierli immediatamente. Stupeficium.» formulò, spedendo un vecchio e polveroso comò, dall’altra parte della stanza, schiantato contro il muro.
«Questi lettini sono assolutamente fuori moda. Incendio.» disse lei, dando fuoco ai giacigli. Osservarono soddisfatti le fiamme che divoravano il tutto e quando dei letti non restò altro che uno scheletro irriconoscibile, spensero il tutto con un freddo Aguimenta.
«Io darei come minimo dieci punti a ciascuno per l’abile uso di magia.» ghignò Piton rompendo un po’ di scalini e sfondando un po’ di armadi.
Quei bastardi si meritavano tutto quel disastro e lui non se ne pentiva minimamente. Non facevano altro che assillarlo, tormentarlo per un motivo che non gli era ancora chiaro. In fondo, come faceva il detto? Chi la fa l’aspetti? Per lui, poi, che era un Serpeverde la vendetta aveva un sapore ancora più dolce.
Dopo aver raso al suolo tutto ciò che c’era nei paraggi, si sedettero a terra, sudati e boccheggianti.
«Mi sa che questo diventerà il mio hobby preferito.» commentò Lily seguita dal sorriso complice di Severus.
Era bello stare da soli nell’ombra del luogo, accompagnati dal silenzio più totale misto ai loro taciti respiri. Da lontano, giungevano flebili voci di cori natalizi attutiti ma non spenti dalla grande distanza. In fondo  la Stamberga Strillante si trovava in cima a un colle.
Come la casa del Grinch, pensò Piton sorridendo dell’ironia della situazione.
«Guarda un po’ cosa ho qui.» sorrise lei, tirando fuori dalla tasca una grossa manciata di api frizzole, cioccorane e caramelle tutti i gusti più uno. 
«Hai per caso saccheggiato Mielandia?» sogghignò lui prendendo una caramella e cominciando a rigirarsela in bocca. Sapeva di pan di zenzero. Per fortuna.
«No, sabato scorso ne ho approfittato per fare la scorta. Sai quanto adoro i dolci.» replicò lei mentre masticava la sua cioccorana, con un sorriso più dolce di quelle leccornie che le illuminava le labbra.
No, non quel maledetto sorriso, quello capace di fargli sciogliere cuore e cervello, abbattendo alberi e bruciando foreste.
Severus sentiva la mente in preda a uno strano torpore, le labbra brucianti e uno strano magnetismo nell’aria che lo spingeva sempre più vicino a Lily. I secondi passavano e lui era sempre più piegato verso di lei. La scena vista da fuori poteva addirittura essere giudicata comica, visto che sembrava un mezzo ubriacone in procinto di cadere addosso al suo compagno.
C’erano solo lui, lei, alberi abbattuti e foreste incendiate.
Il Grinch.
«Ho avuto una fantastica idea!» esclamò lei scattando in piedi all’improvviso e battendo vivacemente le mani.
E lui si ritrovò sdraiato a terra, intento a baciare il tepore del pavimento dove lei era rimasta seduta fino a pochi attimi addietro.
Maledizione, perché non gliene andava giusta nemmeno una quel giorno?
«Cosa?» domandò burbero mentre anche lui si rimetteva in piedi.
«Andiamo a cantare.» propose Lily accennando qualche passo verso la porta.
«Cosa?» ripeté nuovamente lui questa volta in tono decisamente più stupito.
Ecco cosa succedeva quando ci si nutriva di una dose esagerata di dolciumi: si sparavano cavolate immense,pensò mentre la guardava canticchiare tra sé aprendo la porta e uscendo all’aperto.
Fuori aveva ricominciato a nevicare, si accorse, mentre Lily spariva sempre più dalla sua vista fino a che di lei non si potè più vedere che la sagoma delle spalle delineata dai fiocchi di neve.
«Aspettami che arrivo!» alzò la voce dirigendosi anche lui fuori dalla stamberga e affiancando la compagna in poche falcate.
 
 
You've got garlic in your soul, 
Mr. Grinch! 
I wouldn't touch you 

With a thirty-nine-and-a-half
foot pole! 
 
 
 
«Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh what fun it is to ride in a one-horse open sleigh..»
Una voce sottile e delicata, di porcellana, si elevò su per il cielo, ricoprendo come un manto di note l’intera Hogsmeade. Severus osservò Lily dondolare, accennando strani passi tanto sicuri quanto leggiadri – la leonessa che aveva posto una bandiera sul suo cuore e che da lì non ne voleva più sapere di andarsene - mentre le sue labbra si muovevano rapide e delicate cantando e formulando frasi.
La giovane gli fece cenno con le dita di unirsi a lei, continuando con la successiva strofa.
Un vero mago, un vero Serpeverde non canta patetiche canzoncine natalizie, gli diceva una parte non ben definita dentro di sé. Severus sapeva che aveva ragione ma c’era un ma. Erano soli, nessuno li avrebbe visti o derisi e lei era la sua leonessa.
Forse una piccola strofa poteva permettersela, no?
«Oh Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.» cantò lui partendo con voce flebile che man mano cresceva assieme alla sua felicità.
Si sentiva allegro, leggero, di porcellana.Ed era una sensazione unica e speciale che poche volte – per non dire mai- aveva potuto permettersi in vita sua. Perché la vita era così: non potevi permetterti di mostrarti troppo debole o il resto del mondo avrebbe cercato di dilaniarti, specialmente se con resto del mondo si intendevano alcuni odiosi malandrini di sua conoscenza.
«A day or two ago I thought I'd take a ride and soon Miss Fanny Bright was seated by my side..» continuò lei danzando.
«The horse was lean and lank Misfortune seemed his lot, we ran into a drifted bank And there we got upsot.» completò lui mentre entrambi urlavano a squarciagola il ritornello, spezzato da risate scroscianti come le onde del mare.
Cantarono, urlarono e ricantarono di nuovo, mentre ad Hogsmeade, la piccola cittadina ai piedi della Stamberga Strillante, la gente si chiedeva se non fosse il caso di avvertire Silente che i suoi studenti facevano un uso smodato della polvere di artigli di drago. Perché, sì, con quella scarsa esibizione canora – proveniente da chissà dove- avevano proprio toccato il fondo.
Ma a nessuno dei due importava qualcosa dell’opinione degli altri. Erano lì, insieme, nel pieno della vigilia di Natale, a dar voce a un sentimento dalla forma così strana e nebulosa da non avere definizione.
Quando quella sera rientrarono al castello incredibilmente il Grinch si sentiva il cuore molto più leggero. A forza di disboscare il suo cuore era tornato quasi come quello di un tempo.
 
 
You're a foul one, Mr. Grinch! 
You're a nasty, wasty skunk! 
Your heart is full of unwashed socks. 
Your soul is full of gunk, 
Mr. Grinch! 
 
 
 
 
Severus sedeva immobile come una statua al banco dei professori, da tanto tempo ormai. Osservava Potter e i suoi amichetti intenti a confabulare, a parlottare a scambiarsi opinioni e idee a bassa voce. Di certo stavano parlando dell’ennesimo pericolo che attentava alla preziosa vita del Ragazzo-non-si-sa-come-sopravvissuto. Sospirò mentre sorseggiava un po’ di quel dolciastro succo di zucca che si ostinava a bere in mancanza di qualcosa di migliore.
O forse lo faceva per lei.
Per lei che non c’era più, per lei che amava i dolci.
Per la sua leonessa.
Erano passati anni e anni da quella strana vigilia di Natale insieme a Lily. Era passato così tanto tempo, tempo durante il quale erano accaduti un mare di eventi, piacevoli e non: lui che si allontanava da lei, unendosi ai Mangiamorte; lei che finiva col sposarsi con quell’imbecille di Potter; il figlio che nasceva, il Signore Oscuro. Lui insegnante di Pozioni che però mirava alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.
Severus percorse i corridoi scarsamente illuminati, dalle torce fiammanti, dirigendosi con il suo solito passo strisciante e furtivo verso la sua camera.
Erano cambiate davvero tante, troppe cose, pensò cambiandosi d’abito per andare a riposare.
Una volta sotto le coperte scoprì le sue labbra muoversi senza nemmeno rendersene conto.
Stavano intonando una canzone natalizia, quella canzone natalizia.
Jingle bells, jingle bells…
Improvvisamente tutto nell’aria sapeva di lei: dei suoi sorrisi, della sua gentilezza, della sua voce di porcellana. Se annusava bene, se cercava tra i ricordi, poteva addirittura sentire la consistenza granulosa della fuliggine sui suoi polpastrelli – gli alberi del suo cuore bruciati da quell’incendio sempreverde che era lei-.
Non pianse e non si fece prendere dalla nostalgia. Aveva già passato troppo tempo a farlo. Ognuno aveva scelto la sua strada: se poi quella che avevano scelto fosse stato o no il giusto percorso da scegliere, bè, questo non spettava a lui deciderlo. Era ormai abbastanza grande da sapere che era inutile basare la propria esistenza sui forse e sui se non avessi fatto, perché erano solo flebili mazzi di carte, scuse a cui aggrapparsi.
Nell’oscurità della stanza, celato da se stesso e dal mondo, non poté esimersi dal dire un’ultima cosa.
Buon Natale, Lily.



In ritardo pubblico una one-shot natalizia scritta per il contest Severus Piton's time sul forum di efp. Ci è stato chiesto di scrivere una storia su Severus Piton con un prorompt a sorpresa. A me è capitata la Stamberga Strillante (: Che dire? E' la prima volta che mi cimento su questa coppia che sinceramente mi emoziona e mi attrae moltissimo. Spero di avervi strappato almeno un sorriso, perchè era solo questo il mio scopo. Niente di più niente di meno (:

A presto,
imane.
   
 
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