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Autore: TonyCocchi    09/01/2012    4 recensioni
Fatto il "guaio", bisogna prendersi le proprie responsabilità, ma se si tratta di vite? E la propria è un pò difficile da lasciar andare, specie se piace com'è... Due punti di vista diversi, due desideri diversi, un rapporto rovinato da un giorno all'altro... Basterà un accordo a far finire tutto per il meglio?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elfman , Evergreen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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elfever molly

(NDA: Colonna sonora! http://www.youtube.com/watch?v=xinBkJBwrkU )

 

 

 

“Maschio! Maschio! Maschio! Maschio! Maschio! Maschio! Maschio!”

 

E stavolta doveva essere maschio sul serio!

Ever era già stata chiara al riguardo: ultima possibilità!

 

Come sette anni prima, corse tanto forte da sorpassare l’ospedale e da doversi consumare le suole dei sandali per poter rallentare, far retromarcia ed entrare.

“Maschio! Maschio! Maschio!” continuava dentro a sussurrare mentre saltellava felpato, perché in ospedale non si urla e non si fa rumore (regola che lui aveva già in passato infranto).

“Maschio! Maschio! Maschio!”

A momenti usava più fiato per il suo rituale che per ossigenarsi!

Tuttavia, deciso com’era, non rischiava di collassare…

“Maschio! Maschio! Maschio! Ma…”

 

“Ripeti con me, Molly: femminuccia, femminuccia, femminuccia!”
“Femminuccia, femminuccia, femminuccia!”


“GACK!”

… almeno prima di scoprire sua figlia impegnata con la zia Mira in un rituale teso a neutralizzare il suo!

“Uh, guarda! C’è papà!” disse Mirajane indicandolo alla piccola.

“Ciao! Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia!”

Molly aveva sette anni: capelli castani mossi, come quelli della mamma, lucenti e ben pettinati, che arrivavano alle spalle; occhiali con dei fiorellini sulla montatura (non ne aveva bisogno per vedere bene, ma le piaceva somigliare alla mamma); vestitini sempre belli e puliti addosso, quel giorno un maglioncino beige e una gonnellina al ginocchio; calze lunghe e bianche; scarpette da ballerina ai piedi.

Un vero amore, ma somigliava veramente pochino al papà, giusto per qualche dettaglio che solo lui e la mamma sapevano notare.

Anche considerando questo, Elfman sentiva più che lecito sperare che il secondogenito somigliasse a lui molto di più. Molto, molto, molto di più…

Invece ad accoglierlo lì aveva trovato tenuta in serbo una coltellata al petto!

 

Il suo amorino di figlia con quel diavolo di una sorella che complottavano contro di lui!

 

“Che… Che… Che…”
“La zia Mira mi ha insegnato una formula che forse farà uscire dal pancione di mamma la mia sorellina!”
“MIRAAAAAA…” pianse lui un torrente e più.

Mira, imbarazzata dall’essere stata beccata, rispose con un sorriso veloce per poi farsi da parte!

“Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia!” continuava a ripetere Molly, dondolando la testa a tempo, come stesse recitando una filastrocca.

Il padre si de-pietrificò, la prese per le spalle e si inginocchiò per parlarle a quattrocchi!

“Eh eh eh, Molly…” –iniziò lui tirandosi su un sorriso largo chilometri e vero un niente!- “Non ti ricordi quel discorso che abbiamo già fatto? Non si era detto che << Uno per uno non fa male a nessuno >>?”

“Ma io non voglio un fratellino!” batté i piedini la piccola.

“Ma io lo voglio invece!” piagnucolò l’omone.

“E chi se ne importa?
“EEEEEEEEEEHHH?!?!?”

Mira corse a togliere d’impiccio la nipotina (e ovviamente lo faceva anche per lui, chiaro…): “Ehm, Elfman, non pensi che dovresti andare da Ever adesso?”
“Oh, giusto! Molly, dopo ne riparliamo, ora devo correre dalla mamma.”

“Posso venire?”
“No, Molly, tu resta con la zia e fai la brava. E NIENTE TRUCCHETTI SUBDOLI, OK?”

Mira e Molly chinarono il capo: “Va bene, scusaci…”

“Fiuuu…”
Non appena Elfman oltrepassò la porta…

“Pronta, Molly?”
“Pronta zia!”

Le due si sedettero sulla panchina, chiusero gli occhi, e incrociatele dita iniziarono a recitare insieme: “Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia bella e vispa!”
“Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia bella e vispa! Ih ih ih!”

 

“Maschio! Maschio! Maschio! Maschio bello ed alto! E VIRILE!”

“Ehm, signor Elfman?” -lo chiamò l’infermiera che gli camminava di fianco- “Parlava da solo?”

“Niente… Scaramanzia…”

“Prego allora!” fece gentilmente aprendogli la porta…

 

“AAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRGH!”

 

L’urlo che ne uscì mise in piega i capelli a tutti e due!

Da quando l’ospedale aveva conosciuto i record acustici dell’Evergreen partoriente, il primario del reparto maternità aveva spinto affinché si insonorizzassero le sale parto! Se però si apriva la porta tornava tutto udibile!

“URRRGH! GNNNN! È TUTTA COLPA TUA! TUTTA COLPA TUAAAAAA!”

Elfman accolse quei rumori straziati con una sensazione di familiarità e nostalgia.

Ah, quanti ricordi!

Anche l’ostetrico era lo stesso di quel giorno!

Non appena lo vide corse a stringergli la mano: “Signor Elfman!”

“Salve!”

“MALEDETTOOOOOOOOOOHHHH!!!”

“… Beh, signor Elfman, questa volta dovremmo essere entrambi abituati a quello che ci aspetta, eh?”

Elfman arrossì, subito prima di essere centrato da una bottiglietta d’acqua alla bocca dello stomaco!
“BASTARDO! MA COME HO POTUTO DIRTI DI SI?!?!? QUESTA È L’ULTIMA, CAPITO??? L’ULTIMA!!! SE NON ESCE MASCHIO ORA TI ATTACCHI, HAI CAPITO??? GNNNNNNNNNNNN!!!”

Molte cose erano cambiate dalla prima volta, e quella seconda gravidanza era stata accolta e vissuta da entrambi con piacere.

Non che questo avesse avuto effetti sull’intolleranza di Ever al momento del gran finale!

“Sigh! La prego dottore, faccia uscire mio figlio il più virile possibile!”

Al medico scese una goccia dietro la testa: “Ehm, non penso dipenda da me…”

“Ma come fate a restare così impassibili?!” si chiedeva l’infermiera novizia (che si era beccata una sfuriata sul braccio e una tirata di capelli!) alle colleghe più esperte.

“Ci siamo già passate…” risposero loro, che pure contemplavano piccole escoriazioni e l’udito ormai alla soglia della sopportazione massima!

“Visto che da quel che ho capito i rapporti tra voi due sono un tantino migliorati dall’ultima volta, vuole restare accanto sua moglie?”
“Beh…”
“NON GLI CONVIENE!” ribattè Ever, sollevandosi apposta nonostante il dolore allucinante per mettere in mostra le zanne! Per quello la forza l’aveva eccome!

Sembrava più drago lei di Natsu!

“Ehm…” –rispose il pallidissimo Elfman- “Credo che aspetterò fuori con mia figlia… Buon lavoro! Mi raccomando tesoro, metticela tutta! Ce la farai! E se puoi, mentre spingi, ripeti “maschio” più volte che puoi!”
“GRRRRR! OH, VEDRAI SE CE LA FARÒ! ECCOME SE TE LO FACCIO USCIRE! PERCHÉ DOPO BASTA CHIARO?”

“Chiaro, chiaro…” balbettò lui uscendo e ricominciando subito la sua cantilena della virilità!

“AVANTI!” –urlò al come sempre incolpevole ostetrico- “FACCIA NASCERE QUESTO… GNNNNN! ANCHE VOIALTRE! ANIMO, SU!”

“……”

Un parto di Evergreen è un’esperienza unica: che fortuna per loro averne visto un altro… Fortuna?

 

Elfman si sedette accanto a lei, al posto della zia che si allontanò un pochino per lasciarli parlare in libertà.

“Umpf!”
“Dai, non farmi il broncetto, poi mi rendi triste…”

“Umpf!” fece di nuovo lei!

Molly spiò con la coda dell’occhio: suo padre le stava facendo il musone lungo! A quello non sapeva resistere: era veramente lungo lungo!

“Uffa!” –si abbacchiò lei- “Io voglio avere una sorellina…”

“Lo so…”

“Voglio giocare con lei alle maghe, farci belle con il trucco e provare i vestitini alle nostre bambole! Non lo voglio un fratellino! Lui sarà brutto, cattivo e farà tanti dispetti!”
“Ehi, ma non è detto! Chi ti ha insegnato che tutti i maschi sono degli scemi?”
“La mamma.”

“Non devi prendere in senso letterale tutto quello che dice la mamma, anche lei te l’ha detto…”

“Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia!”
“MASCHIO! MASCHIO! MASCHIO!”
“Non vale!”
“Si che vale!”

“Voglio una sorellinaaaaaaaaaaaaaaaa!” gli strillò a mò di banshee dritto sul timpano!

Elfman sospirò: “Certo, potrà anche essere una sorellina…”
“Siiii!”
“Però così papà sarebbe… un pochino deluso… Se sarà un fratellino potrai giocarci insieme comunque: i fratelli devono volersi bene indipendentemente che siano tutti e due uguali o diversi.”

“Però… I maschetti non sono femminucce!”

“Già, e meno male! Vorresti stare in un mondo di tutte femminucce?”

“Si!” disse lei con gli occhi sbrilluccicosi.

“Beh, io non vorrei stare in un mondo di soli maschi, anche se fossero tutti virili! Insomma, c’è bisogno anche di voi, che siete così carine!”

Prese in braccio la figlia e la baciò in fronte, facendola ridere.

“Quindi, se sarà una sorellina vorrai bene anche a lei?”
“Ovvio! Comunque… è inutile continuare a litigarci su. Quel che sarà sarà, non lo possiamo cambiare. Quindi io dico che qualunque cosa sia andrà bene per me! Sei d’accordo?”

Molly ci pensò su: “Ehm… Forse…”

 

“Signor Elfman!” –urlò l’infermiera affacciandosi alla porta- “Congratulazioni, è un maschio!”

“UOMOOOOOOOOOOOOO!!!”
“NOOOOOOOOOOOOOOO!!!”

“Uno per uno!” saltellò Mira, contenta ugualmente.

Elfman iniziò anche saltellare, ma non sul posto, di qua e di là, sui muri e sulle colonne, e a ridere sguaiatamente, cacciando tutta la lingua di fuori, in particolare passando davanti la sua sorellona, colpevole di fallito attentato alla mascolinità del suo secondogenito!

“MASCHIO! MASCHIO! CE L’HO FATTA! HO UN FIGLIO! MASCHIO! E SARÀ IL Più VIRILE DI TUTTI I FIGLI DEL MONDO! AH AH AH AH! MASCHIO! MASCHIO! MA… Ma…”

“……”

Molly aveva gli occhioni enormi che grondavano goccioline.

Il labbro era tutto tremante.

Stava per esplodere.

“Oh, no!”

 

“UEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHH!!!”

 

Elfman e Mira si tapparono le orecchie! Mai far piangere Molly: tutta l’irritabilità del capriccio femminile unite a una potenza vocale di virile esplosività!

“Sniff! Ueeeeh! Ueeeehh!”
“Dai, calmati, piccolina! Papà ha esagerato un po’! Non voleva prenderti in giro.” la carezzò la zia.
“Ma io volevo una sorellinaaaaaa! Rimandatelo indietro!”
“Eh eh, temo non si possa fare…” arrancò Mira, in difficoltà evidente.

Elfman, rabbonitosi, si era inginocchiato anche lui, ma intanto doveva pensare anche al problema dell’essere sbattuti fuori: con tutte quelle urla, era un miracolo non li avessero ancora presi a pedate!

Anzi, lui solo sarebbe stato preso a pedate: l’uomo era lui!

“Dai, non fare così! Smettila! Sii uomo! Non piangere!” cercò di calmarla stringendola ai suoi sempre allenati pettorali.

“Ueeeeh!”
“Dai, per favore, sennò papino verrà preso a calcioni e sbattuto fuori…” –con una mano le batteva dietro la schiena, e con entrambi gli si guardava intorno- “Su, su…”

“Sniff! Sniff! E ora chi giocherà alle maghe con me?”

“Potrai farlo con lui!”
“Non è la stessa cosa!”

Mirajane annuiva silenziosamente: tra due sorelle (come tra fratelli) il rapporto che si crea è sempre un po’ speciale, Mira la sapeva, per questo si era schierata con la piccolina lì durante l’attesa.

Molly, arrabbiatissima, si passò veloce le mani su tutta la faccia rossa, asciugandosi.

Poi si girò da un'altra parte, di nuovo col broncetto.

“Sniff! Non lo voglio un fratellino! Farà il cattivo!”
“Ma che ne sai, su! Dai, ora ti tiro su io! Andiamo dalla mamma! Così vediamo un po’ questo omettino appena nato! Che ne dici?”
Tirò su col naso: “No!”
“No?”

“Io volevo una sorellina tutta carina, non un maschietto stupido che mi prenderà in giro! Non lo voglio questo fratellino! Non lo voglio nemmeno vedere!”

“……”

Mira deglutì.

Decisamente le parole sbagliate!

Elfman si era irrigidito tutto. Quale sarebbe stata la sua reazione?

Un po’ preoccupata, lo guardò alzarsi.

Tirò su un respiro profondo, gonfiandosi come un gigantesco pallone.

Molly, già meno sfacciata con quell’ombra su di sé che la mangiava tutta, fece un passetto indietro…

 

“SIGNORINELLA! ORA TU VIENI CON ME A SALUTARE IL FRATELLINO! DI CORSA!”

 

“S-s-sissignore!”

Quando diceva << Sissignore >> si vedeva proprio che era figlia del suo servizievole padre!

“Tsk!”
Elfman le porse una manona, e non si mosse fino a quando Molly, incoraggiata anche da uno sguardo di zia Mira, vi mise dentro la sua, piccolissima al confronto.

A grandi passi, l’omone se la tirò dietro.

La sicurezza era in effetti stata allertata, ma una volta lì, aveva trovato solo una bambina tenuta per mano da un grosso papà già incazzato che era meglio non disturbare ulteriormente…

 

“Eccoci qui!” esclamò lui, affacciandosi nella sala parto con un sorriso radioso!

Un cuscino lo raggiunse in piena faccia!

“Anf… anf… Contento ora, eh?” ridacchiò lei.
“Non potrei esserlo di più!” esultò lanciando il cuscino in aria.
“Umpf!”

Lasciò la mano di Molly e corse a prendere la mano della moglie, distesa sul letto, anche quella volta sfiancata.

Si guardarono profondamente per qualche attimo e poi, da buon cavaliere, Elfman si chinò affinché, per baciarlo, la donzella già stanca, non dovesse fare alcuno sforzo.

Molly, dietro di loro sospirò tenendosi le guanciotte calde: erano così romantici i suoi quando si baciavano!

“Uh, guarda chi c’è!” fece Ever notando la figlia oltre la virile montagna che la nascondeva; questa fece subito sparire lo sguardo luccicante, tornando a fare l’arrabbiata, riuscitissima parte del suo repertorio.

“Eh eh eh, lasciami indovinare: si è arrabbiata perché non è arrivata la sorellina!”
Elfman sospirò: “Precisamente.”

“Mi spiace, tesorino, stavolta ti è andata male.”

“Sigh! Perché mamma?” piagnucolò lei.

Le diede le spalle. Non era una novità: quando si offendeva, e succedeva (permalosa come la madre!), lo faceva spesso, ma Ever ebbe subito un déjà-vu…

Si ricordò dei dettagli della porta della sala parto di allora.

Quelli su cui aveva cercato di concentrarsi pur di non azzardarsi a degnare di un’occhiata sua figlia.

“Oh, tesoro… Vieni qui, dai…”
“No! Sigh!”

“Ha detto che non vuole vedere il fratellino.”

Al sentirlo Ever scambiò un’occhiata amara col marito. Dovevano aspettarselo del resto.
“Molly…”

 

( http://www.youtube.com/watch?v=9RiRFTLH0y8 )

 

“Ecco a voi!”

 

All’infermiera novizia era stato dato il compito di portare loro il nuovo arrivo (dopo essersi fatta assicurare più e più volte che non c’era più pericolo ormai!).

Questa comunque si sbrigò in fretta: la madre, ammiratolo per prima, lasciò che fosse il padre a prenderlo per la prima volta in braccio e poi uscì a passo svelto, lasciando sola la famigliola appena fattasi un po’ più grande.

Per Elfman significò fare di nuovo i conti coi ricordi e le sensazioni della prima volta: riavvertì la debolezza nelle braccia e la paura che l’emozione gli facesse perdere la presa. Ma se anche la presa era debole, la volontà di non lasciar andare mai più quel tesoro a lungo atteso non avrebbe mai permesso che accadesse, quel giorno come allora.

“È… È… È…”

Non sapeva che dire. L’aveva desiderato tanto ed ora eccolo tra le sue braccia, senza che potesse salutarlo con qualche suono più articolato.

Aveva la faccia un po’ cicciotta, gli occhietti piccoli e vispi, e disordinati capelli bianchi sulla testa.

“Virile?” suggerì sua moglie.

“Virlissimo!” sorrise lui con le lacrime agli occhi!

Avvicinò l’indice. Il bambino era sveglio, a differenza di Molly, che una volta nata era già una dormigliona, e voleva vedere una cosa.

Lasciò il dito a portata di manina per qualche secondo e, finalmente, lo afferrò!

“Ah ah ah! Senti che presa! Si, è proprio un maschio, e che maschio! Pieno d’energie sin da subito! Sarà un grande mago, il migliore mago, il più virile mago!”

“Chissà, magari ti supererà pure!”
Elfman avvertì un brivido lungo la schiena!

Ever rise e pensò di aver contagiato anche la primogenita, ma niente, restava a testa basta e col musetto triste, per nulla interessata.

Elfman ed Ever si guardarono di nuovo e si capirono al volo.

“Molly?”
“Si mamma?” fece lei senza alzare gli occhi.

“Vuoi prenderlo tu in braccio?”
“… No…” mugugnò, facendosi piccola piccola.

“Ma come?” –la rimbeccò la madre- “Non sei curiosa?”
“Curiosa?”
“Finora hai sempre giocato solo con bambolotti e pupazzi. Non vuoi provare come sia prendere in braccio un bimbo vero?”
Molly si girò timidamente. Suo padre si era inginocchiato e con un sorriso le diceva di prendere quel fagotto di asciugamani, con la piccola sorpresa nascosta dentro.

Sempre con timidezza, e un po’ di preoccupazione visto che era un bimbo vero, allungò le braccia ed Elfman glielo appoggiò su di esse.

Subito si affacciò sulla finestrella che dava sulla faccina.
“Oooh!” si lasciò subito sfuggire.

In effetti era tutto diverso. Si muoveva, guardava di qui e di là, buttava le manine in giro per sperimentare ed esplorare… Era come un bambolotto, ma mille volte più bello e speciale! Avrebbe mangiato sul serio, e poi avrebbe imparato a parlare, anziché dire sempre le solite frasi registrate, a camminare come camminava lei, le sarebbe venuto dietro, avrebbe potuto chiamarlo, parlargli…

Il giocattolo che qualunque bambina avesse potuto desiderare!

Ma quale giocattolo?

Era il suo fratellino!
“Non è un amore?” domandò la mamma.

“È… carinissimo!”
“Anche se è un maschietto?” la punzecchiò il papà.

“Umpf!”

Il versetto che Molly faceva sempre quando ammetteva senza ammettere di essersi sbagliata!

“È tanto più bello di un bambolotto!”

“D’ora in poi” –continuò Ever- “tu non sei più una bimba, sei una sorella maggiore. Devi aver cura di lui, giocarci tutti i giorni, insegnargli un sacco di cose, crescere insieme a lui.”

“Se credi che sia una vitaccia, pensa che noi che di lavoro facciamo i genitori sudiamo molto molto di più! Eh eh eh!” disse Elfman poggiandole una mano in testa.

“Lo farai, Molly?”
“Si, mamma! Sarò la sorella maggiore di… Com’è che si chiama?”

Elfman iniziò ad iperventilare!
La lista!

La lista dei nomi!

La tirò fuori!

Era finalmente giunto il suo momento!

 

<< Già… Come se uno qualunque dei tuoi robustissimi e virilissimi nomi da vero uomo non verrà salutato da Molly con una pernacchia! O peggio… >> gli disse una voce da dentro.

 

Il broncio di Molly era bello che sparito.
Ora cullava tra le braccia il fagottino con una luce negli occhi che mai le aveva visto.

“……”
Sbuffò e accartocciò il foglio, buttandolo nel cestino dietro le spalle.

“???” pensò Ever…

Sospirò, si passò le mani in faccia per trasformarsela di nuovo in una allegra: “Eh eh eh! Perché non glielo scegli tu il nome?”

“Io? Davvero? Posso?”
“Elfman, che ti salta in mente? Eri così entusiasta di…”
“Lascia perdere, tesoro…”
“Mhmm… Ti chiamerò…”

Se lei era una fatina, come compagno di giochi le ci voleva un folletto. Un simpatico folletto capace di cavarsela in ogni loro avventura. E così, le venne in mente il personaggio di quella bellissima storia di fate e spiritelli che una volta sua mamma le aveva letto.

“Pak!”

“Pak?”

(NDA: Molly si riferisce al personaggio di Puck, pronunciato appunto “Pak”, presente nel “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare)

Aprì bocca per dire che non somigliava a un nome vero, ma il modo entusiasta in cui Molly lo stava guardando non ammetteva commenti di sorta!

“Pak, eh? Mhmm…”

Molly tirò fuori il suo sguardo più irresistibile pensando sarebbe servito a convincerlo!

“MI PIACE! È proprio un nome maschio questo! Pak! Come il colpo che si abbatte sui nemici! Questo si che è un nome tosto! Complimenti Molly! Hai gusto per i nomi maschili, non per niente sei figlia…”
“Dell’uomo più virile di tutti!” finì lei, che ben conosceva il finale!

“ESATTO! AH AH AH!”
Ever sorrise e si abbandonò al cuscino.

Le aveva lasciato scegliere il nome. Proprio come con lei, anni addietro.

Così, il “maschietto” indesiderato era diventato il fratellino affidatogli che mai più avrebbe lasciato.

Elfman aveva un dono: riuscire a tirare fuori il meglio dalle donne della sua vita.

Era contentissima di avergli dato un maschietto: uno per uno non fa male a nessuno, e poi, diciamocelo, se l’era proprio meritato!

Intanto suo marito premiava Molly con una lunga carezza sui capelli: “Su, ora restituiamo Pak alla mamma, che vuole tenerlo un po’ anche lei!”

“Va bene! Tieni, mamma!”
“Ciao Pak…” -gli bisbigliò questa prendendolo tra le braccia la prima volta- “Non hai idea di quanto hai reso contento il tuo papà oggi, sai? Anche perché, se fossi stato una femminuccia…”

“Ehi, le avrei voluto bene lo stesso!”
“Lo so… Ma avresti continuato a desiderare un maschietto, e avresti dovuto partorirtelo da solo, bello!”

“Io? Partorire? Ma andiamo!”

Il più virile degli uomini non poteva sopportare né realizzare qualcosa di tanto sfiancante e bello quanto la più viziata delle donne in sala parto.

“Sono solo un uomo.” ammise con l’umiltà dovuta da quelli del suo genere.

Ever arrossì: “Eh eh eh, eccome se lo sei!”

Lo baciò di nuovo.

“Aaaah!” sospirò Molly, che non riusciva a non andare in giuggiole ogni volta vedeva un bacio!

 

Il mini-Elfman intanto, al calduccio del termosifone che era la mamma, continuava a restare sveglio e a guardarsi intorno: c’era così tanto di bello lì fuori per lui in quel momento che non valeva proprio la pena di dormire.

  
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