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Autore: Malik31011    09/01/2012    18 recensioni
Ciao a tutti, spero che vi piaccia. La trama non è molto intrigante, ma sappiate che nei capitoli c'è molta azione, tensione,.. C'è un po' di tutto! Lasciate qualche recensione? Lo apprezzerei molto!
Anne Smith, diciottenne, si trasferisce da Manchester a Londra, poiché sua madre è una pittrice e si sposta per lavoro.
Arriva nella nuova scuola e un ragazzo subito la prende di mira, ma il destino vorrà che le loro vite si intreccino per colpa di..
Tra Anne e Zayn sarà tutto un po' tira e molla insomma. Discorsi da persone civili alternati a litigi improvvisi. E colpi di scena.
Lasciatemi una recensione, spero che soddisferà le vostre aspettative.
Ma del resto si sa, gli opposti si attraggono.
So che i primi capitoli sono un po' noiosi e abbastanza sbrigativi, ma spero che i capitoli seguenti soddisfino le vostre aspettative. Sono più profondi, in un certo senso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!
Allora, premetto da subito che è la mia prima ff. So che l'inizio può risultare un po' banale ai vostri occhi, ma vi prometto che più andrò avanti più i capitoli saranno lunghi e interessanti. O almeno spero di renderli tali.
Come primo capitolo ovviamente non è un granché. Spero di aver attirato la vostra attenzione.
Se vi piace, lasciatemi delle recensioni. Accetto anche le critiche, ovviamente. :)

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A presto, Annalisa xx




 



Spiegami il tuo comportamento, sinceramente.
 







Scesi dalla mia auto e guardai l'enorme scuola davanti a me. John's High School, che schifo.
Il vento quel giorno soffiava prepotente, ma comunque i ragazzi erano raggruppati attorno all'edificio rossastro. C'era un giardino lasciato a sè stesso attorno alla scuola, gli alunni erano liberi di indossare ciò che volevano. Non sembravano quelli con la puzza sotto il naso, quelli che ti squadrano da capo a piedi e deridono ogni tua mossa falsa. Non sembravano come quelli di Manchester.
Manchester. Avevo lasciato quella città, la mia città, per trasferirmi a Londra con mia madre. Avevo lasciato mia sorella, la mia migliore amica, i miei amici inseparabili, mio cugino.. tutto. Tutto per il lavoro di mia madre. Da una parte ero contenta, era ciò che lei voleva fare. Aprire una sua galleria, allestire mostre importantissime ogni sera. E da una parte ero quasi 'felice' di aver cambiato aria. Avrei conosciuto nuova gente, avrei fatto altre esperienze. E magari sarei anche inciampata nella vita di qualcuno, magari avrei trovato il nuovo amore.
Camminai verso l'ingresso dell'edificio e mi guardai un po' attorno, sotto lo sguardo curioso degli altri studenti. Evitai di incontrare i loro sguardi e continuai a camminare a testa bassa, con una pila di libri tra le braccia.
Una ragazza dai capelli biondo cenere e occhi verdi venne verso di me, con un sorriso amichevole.
"Hey, ciao! Sei nuova?" mi chiese.
"Si, sono appena arrivata.." dissi.
"Dalla tua faccia capisco che non sei entusiasta di questo posto. Te lo concedo, non è tutta questa bellezza. Piacere comunque, io sono Sam!" mi disse, prendendomi sotto braccio.
"Io sono Anne." dissi con un sorriso. Scambiammo qualche parola e scoprii che frequentavamo la stessa classe. Camminammo per i corridoi e arrivammo nella nostra aula. Il professore ancora non era arrivato, perciò lasciammo i libri su due banchi e Sam mi presentò ad alcuni compagni. Erano tutti molto gentili e simpatici. Stavamo ridendo per una battuta di Jake, un compagno di classe, quando si spalancò la porta, sbattendo contro il muro.
Entrò un ragazzo con lo zaino su una sola spalla, jeans larghi e felpa, con lo sguardo ostile. Mi puntò gli occhi addosso e sentii il sangue raggelarsi. Guardò il banco dove avevo poggiato i libri e li buttò a terra, dopodiché si sedette. Lo guardai e Sam mi poggiò una mano sulla spalla. Jake si avvicinò a lui.
"La smetti una volta tanto di fare il prepotente?" gli disse. Il ragazzo gli rivolse uno sguardo strafottente.
"Questo è il mio posto." disse e poggiò i piedi sul banco.
"Chiedile scusa." gli disse Jake, indicandomi. Mi avvicinai ai due.
"Sentite, lasciate stare." dissi e mi chinai a raccogliere i libri. Li sollevai da terra e mi diressi verso un altro banco, ma il ragazzo li spinse via con una mano, facendoli cadere di nuovo a terra. Gli rivolsi uno sguardo sprezzante e lasciai perdere i libri.
"Sei il solito coglione Zayn." gli disse Sam e venne a raccogliere i miei libri e me li porse.
"Grazie." mormorai e andai a sedermi, sotto lo sguardo di Zayn. 
Entrò il professore e richiamò i ragazzi all'ordine.
"Buongiorno ragazzi." disse, sorridendo, e si sedette sulla cattedra.
"Prof, abbiamo una nuova compagna!" disse Jake e mi guardò sorridendo. Il professore mi guardò.
"Benvenuta! Vuoi parlarci un po' di te?" mi chiese. Mi alzai in piedi. Odiavo le presentazioni.
"Mi chiamo Anne Smith, mi sono appena trasferita da Manchester." dissi e notai Zayn che scuoteva la testa sghignazzando. Il professore gli rivolse uno sguardo e mi disse "Ci farai l'abitudine. Bene, iniziamo la lezione, prendete il libro ragazzi." 
Facemmo un'ora di filosofia, passò in fretta. L'ora dopo avremmo avuto matematica, ero negata in quella materia. Anche Sam mi rivelò la sua incapacità in quella materia e scoppiammo a ridere. 
Entrò il professore, mi diede il benvenuto e mi chiese come me la cavavo in matematica.
"Siamo due cose completamente diverse." dissi, a disagio.
"Mh, allora per questa settimana lavorerai con il signor Malik, per recuperare gli argomenti." Zayn alzò la testa di scatto, guardò il professore e poi me.
"Oh, no." mormorai. 
Passarono anche le due ore di matematica, in cui chiacchierai sotto voce con Sam.
L'ultima ora facemmo arte. La professoressa sembrava una schizofrenica e ci lasciò liberi a disegnare. Stavo facendo uno schizzo, quando mi arrivò un bigliettino sul banco. "Aspettami all'uscita, all'angolo." c'era scritto, in una calligrafia confusa, con qualche macchia di colore.
Mi voltai e vidi Zayn distogliere subito lo sguardo non appena lo guardai. 
Suonò la campanella. Presi i libri e uscii dalla classe con Sam, che mi guidò fino agli armadietti. Lasciammo i libri e Jake ci raggiunse, con un altro compagno, Josh. "Hey ragazze." ci dissero e uscimmo in cortile, chiacchierando allegramente.
Cercai Zayn con lo sguardo e intravidi i suoi capelli da dietro il muretto.
"Ragazzi, io vado, ci vediamo domani, okay?" dissi e andai via. Mi salutarono con la mano, sorridenti.  
Svoltai l'angolo e vidi Zayn appoggiato al muro, con una sigaretta tra le labbra. "Ci vediamo oggi pomeriggio." mi disse.
"In biblioteca?" chiesi.
"Certo che no, vieni a casa mia. St. Patrick street, 56. Alle quattro, puntuale." mi disse, soffiandomi in faccia il fumo. Lo guardai mentre se ne andava, dopodiché mi trascinai a casa. 
"Ciao mamma." dissi, entrando dentro casa. Vidi la sua massa di capelli sbucare dalla porta e corse ad abbracciarmi. Era tutta sporca di vernice, perciò indietreggiai. "Magari dopo, eh mamma?" dissi e scoppiammo a ridere. Mia madre faceva la pittrice, ci eravamo trasferite per il suo lavoro. Mia sorella era rimasta a casa, a Manchester, mentre noi eravamo lì, a Londra. 
Salii di sopra e mollai la borsa e il cappotto sul letto, dopodiché tornai sotto a mangiare. 
Il primo pomeriggio lo passai sul libro di matematica, a ripassare qualcosa, anche se non capivo una sola parola. Verso le tre mi feci la doccia e mi preparai per andare a casa di Zayn. Era così strano quel ragazzo, con l'aria misteriosa e pericolosa, eppure mi aveva invitata a casa sua. Lo odiavo, fin dal primo impatto. Odiavo il suo ghigno, il suo ciuffo di capelli e il suo sguardo strafottente. 
Alle tre e mezza uscii di casa, mentre mia madre si scatenava in una guerra di colori sulla tela.
Attraversai le varie strade, finchè non giunsi sulla St. Patrick street. Cercai il numero 56, era la casa in fondo alla strada. Mi guardai attorno e iniziai a farmi prendere dal panico. Cercai di respirare, mica mi avrebbe uccisa. Dovevamo fare matematica, maledetta matematica. 
Mi feci coraggio, attraversai il vialetto e suonai alla porta. 
Aspettai qualche minuto, quando la porta si spalancò.
"Entra, forza." mi disse, duro. Entrai dentro la casa e mi trovai in un salotto semi buio. Zayn salì le scale e lo seguii. Entrò in una camera. Ci puzzava di fumo, era disordinata, con tutti i libri sparsi sulla scrivania e sul pavimento. Si sedette sul letto e io rimasi impalata sulla porta.
"Vuoi rimanere in piedi?" mi chiese, scocciato. Sentii la rabbia ribollirmi dentro.
"Senti, nemmeno io vorrei trovarmi in questa situazione, ma non l'ho scelto io." dissi. Lui scosse la testa, ignorando le mie parole.
"Ho chiesto: vuoi rimanere in piedi o vuoi sederti?" mi chiese, con un tono più gentile. 
Mi feci largo in quella confusione e mi sedetti al suo fianco. Mi spiegò le equazioni e, dopo qualche esercizio, stranamente riuscii a capirci qualcosa. Il pomeriggio volò e restammo chini sui libri fino a sera. Guardai fuori dalla finestra e mi accorsi che era già buio.
"Devo andare." dissi, alzandomi e raccogliendo le mie cose. Zayn restò lì e si sdraiò, accendendo una sigaretta.
"Ci vediamo domani." mi disse. Andai verso la porta.
"Grazie."mormorai. Non rispose. Era un caso perso. Uscii e camminai verso casa. 
Rientrai e trovai mia madre sdraiata sul divano, a dormire, con la faccia sporca di verde. La coprii con una coperta e andai sopra.
Mi buttai sul letto, sfinita. Nella mente avevo solo i numeri, le lettere.
Mi addormentai immediatamente.
 
   
 
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