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Autore: shadowsdimples_    09/01/2012    1 recensioni
Seguito di 'Teenage dream'
"Piacere, Jared", disse lui stringendole la mano.
"Piacere, Hilary", ricambiò lei con un sorriso.
"Hai una bella voce", ammise Jay. Non era il tipo di persona che si lasciava andare a commenti di quel genere.
"Anche tu non scherzi", replicò lei, il sorriso che si faceva più grande.
Ecco, così siamo rimasti.
Ritornano le storie di Hilary e Jared, col loro amore incasinato, contorto ma romantico.
Ritornano Ambra e Shannon, col loro amore passionale ed intenso.
Ritornano Ashley e Jeremy, con una perdita terribile e il loro amore delicato come una farfalla.
E ritorna Tomo, che non ha un ruolo specifico nella storia, se non quello di sfogo o spalla su cui piangere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bene, ci siamo ç___ç
Un po' mi dispiace, la Gerarda è inafferrabile, lo sappiamo tutti, mi è rimasto un po' difficile legarla a Hilary çwwwç
Bando alle ciancie, leggete e recensire *accarezza il frustino* (?)
Lila.



Los Angeles, 3rd march, 5.57 AM


“Hilary, svegliati...” Cazzo.
“Ambra...” Le diedi un cazzottone in faccia, involontariamente, s’intende.
“Cazzo, Hil, mi fai male!”
“E vai in camera tua, oh.” Cristo che mal di testa.
“Devi sposarti, sono le cinque e cinquantasette del tre marzo.”
“Eh?” Mi alzai e crollai di nuovo sul cuscino per il mal di testa.
“Moment?”
“Doppio.” Si alzò e andò a sbattere contro l’armadio.
“Cazzodibuddha, che dolore!” Mi alzai barcollante e andai da Ambra che si teneva la testa.
“Sbronza del cazzo, mai più...” Presi il bicchiere e me lo scolai. Mi ributtai in branda, ma Ashley entrò in camera tipo sergente militare.
“In piedi! Ci si sposa oggi, non voglio sentire un fiato!” Aprì le tende, lasciando che i primi raggi del sole entrassero nella stanza. Mi coprii gli occhi.
“Ashley, comprendimi, ho la sindrome post-sbronza.”
“Adesso testerai la sindrome rabbia-di-Ashley, muoviti.” Mi tolse il piumone da sopra.
Mi alzai. “Ok, ok. Arrivo.”
“Su, truccatrice e parrucchiera sono già qui.” Minchia, non ci capivo già più niente. Mi infilai la vestaglia e scesi in salone, che aveva preso le sembianze di un magazzino. Presi una tazza di caffè e andai in bagno, che sembrava più un centro estetico. Mi sedetti sulla sedia da regista e lasciai che le truccatrici si prendessero cura di me, mentre le parrucchiere mi fecero scivolare in uno spossante dormiveglia. Sentivo pennelli ruvidi sul mio viso e mani nei miei capelli, cosa che mi faceva dormire e svegliare, facendomi anche incavolare.
“Jared?” Riemersi quel poco che mi permise di sapere che era a casa di Shannon. Continuai a stare sotto trucco per un paio d’ore, mentre Ambra mi scattava foto che postava su twitter.
‘The bride is almost ready!’
Dal piano di sotto si sentiva il telegiornale che annunciava una giornata ‘insolitamente calda per i primi di marzo’. Mi fecero le trecce poi passammo al vestito. Mentre mi infilavo le calze – a marzo non è umanamente possibile girare senza calze, anche se particolarmente caldo – e la giarrettiera, arrivarono mia madre, Aaron, Constance e Mariah. 
“Oh, Hilary, sei bellissima!” Esclamò mia madre portandosi le mani alle labbra. Lei era meravigliosa: portava un tailleur lavanda e i capelli scuri erano raccolti in un bellissimo chignon dietro la nuca. La abbracciai fortissimo. Abbracciai anche Constance, che non sembrava minimamente mostrare i suoi sessant’anni: i suoi capelli biondi erano quasi come i miei, solo che nelle trecce aveva delle spille con sopra dei fiori e un vestito color avorio.
“Ciao mamma. Papà?”
“E’ di sotto, sta parlando con Jared.”
“Jared è qui?!” Sgranai gli occhi.
“No, Jared è da Shannon. Ricordi?” Rispose Constance sorridente. Mi smontai subito e mi infilai nel vestito. Nell’insieme mi stava anche bene. Ashley mi infilò anche la giarrettiera – tradizioni del cazzo – e, infine, misi anche le scarpe. Ambra, che nel frattempo si era vestita, mi diede il bouquet. Sospirai e mi guardai allo specchio: ero proprio una sposa, dannazione.
“Hil, andiamo o vuoi ammirarti per tutto il giorno?” Mia madre si avvicinò e mi mise una catenina al collo, il diamantino a goccia che portava anche lei il giorno del suo matrimonio. L’ansia mi stava contorcendo lo stomaco, ma l’abbraccio immediato di mia madre mi tranquillizzò... In parte. Il bouquet era piccolino, rose bianche e qualche giglio con un gambo corto, il profumo era dolce ma non nauseante.
“Ash, è necessaria la giarrettiera?” Mi lamentai. Lei si stizzì subito.
“Ovvio! Anzi, abbiamo qualcosa di vecchio e di blu?”
“Di vecchio si.” Rispose mia madre. Ash si picchiettò il mento con l’indice, poi Ambra se ne uscì come i cavoli a merenda.
“Oh, cavolo, il regalo!” Entrò nella cabina armadio guardata male da tutti poi riuscì fuori con una scatoletta blu in mano. Ne tirò fuori uno spillone che mi mise proprio al centro delle trecce. La ringraziai con un sorriso, ma venni interrotta da Shannon che entrò in camera urlando.
“Oh, ma quella sarà mia cognata tra poche ore?” Sorrisi nel notare che era ancora più basso.
“Esatto, se l’ansia non mi ucciderà prima.” Mi spinse piano.
“Dai, esagerata! Che sarà mai, vai a sposarti!”
“Hai detto niente...” Tutte quante si armarono di bouquet e cuscinetto con le fedi e uscimmo. Durante il tragitto eliminai qualunque traccia di lucidalabbra o qualsiasi altro intruglio Ashley mi avesse fatto mettere sulle labbra, ed ero talmente concentrata che stavo stritolando la mano ad Ambra e non me accorgevo.
“Hilary, chi lo prende poi il bouquet?” Sospirai e iniziai a torturarmi una ciocca di capelli. Ash mi diede uno schiaffo.
“C’è qualcosa che mi è permesso fare senza essere picchiata o derisa sarcasticamente?” Mi lamentai come una bimba di cinque anni.
“No.” Scivolai sul sedile; un fastidioso mal di testa si stava accumulando in mezzo ai miei occhi.
“Il bimbo fa le capriole.” Fece Ash sorridente.
“Poi mi spiegherai perché non vuoi sapere il sesso.” Borbottai.
“Te l’ho detto: non mi interessa, basta che è sano.” Inspira, espira, inspira, espira. Iperventilazione.
“Siamo arrivati.” Alzai la testa dalle pieghe della gonna.
“Cosa? Già?”
“Tuo marito ti sta aspettando.” Fece Shannon aprendomi la portiera. Scesi dalla macchina, Ambra ed Ashley che mi sistemavano lo strascico. Vedevo dentro la chiesa il tappeto rosso lunghissimo, fino ad arrivare all’altare, indubbiamente bello, ma non vedevo Jared, dato che cercavo solo lui; fuori dalla chiesa c’erano dei nastri bianchi che collegavano piccole composizioni di fiori bianchi. Ash mi si parò davanti emozionatissima, manco fosse lei la sposa.
“Sei perfetta! Manca poco ormai, tieni duro.”
“Non sto morendo.”
“Non avrei mai pensato che fossi tu la prima a sposarti. Ho sempre pensato che Ash avrebbe fatto il grande passo per prima.” Considerò Ambra squadrandomi come un non vi dico cosa. La guardai male.
“Paparazzi in vista?” Chiese Constance. Mi guardai intorno e lontano – molto lontano – vidi delle transenne. Oh, bello: adesso anche il mio matrimonio doveva diventare una questione di stato. Da fuori la chiesa arrivarono le prime note di November Rain, la mia marcia nuziale. Constance, mia madre, Ash, Ambra, io e Shannon ci mettemmo in fila, pronti a entrare. Tutti gli invitati si erano alzati in piedi, e guardavano nella nostra direzione. Salimmo gli scalini e Ambra si voltò a guardarmi per l’ultima volta.
“Dio, sei stupenda.” Mormorò.
“Il nostro amore lesbico durerà per sempre.”
“Sempre.”
“E io che sono, gli scarti?” Si intromise Shannon. Ambra gli diede un bacio sul naso ed entrò. Il cuore prese a battermi fortissimo, quasi volesse uscirmi dal petto.
“Hilary, non andarmi in iperventilazione.” Fece Shannon cauto. Presi un bel respiro. “Facciamogli il culo, piccola.” Sorrisi ed entrammo nella chiesa. La navata era percorsa da un tappeto rosso lunghissimo, le panche erano decorate, come all’esterno, da composizioni floreali e nastri bianchi che le univano. C’era gente che non ricordavo, gente che non avevo mai conosciuto, gente che mi sorrideva, gente che mi squadrava, gente che avrebbe voluto uccidersi – e uccidermi – d’invidia, c’erano tutti.
E c’era anche lui.
Era lì davanti a me, col suo sorrisetto strafottente sulle labbra che mi guardava divertito. Si, divertito, non felice, perché sapeva che odio vestire elegante. Fosse stato per me, sarei andata li in jeans e maglietta di Brandy. Vidi mio padre, con lo sguardo leggermente sciolto che mi guardava leggermente sorridente, con mia madre vicino che piangeva già; dall’altra parte c’erano Constance e Ambra che sorridevano, con Ash e Jem di fronte a loro. Eravamo arrivati. Shannon lasciò il mio braccio, mi baciò una guancia e andò dietro al fratello assestandogli una pacca dietro la schiena. Jared mi prese la mano e finalmente mi sentii completa. Il prete, ovviamente, iniziò a blaterare.
“Siamo qui riuniti per celebrare l’unione nel sacro vincolo del matrimonio tra Jared Leto e Hilary McQueen. Avete le fedi?” Sorrisi. Potevo essere l’unica sposa al mondo che sorrideva come un ebete durante il suo matrimonio? Si, potevo. Ashley poggiò il cuscinetto con le fedi sul tavolo. Jared mi prese la mano sinistra e ripeté le parole del prete.
“Io, Jared Joseph Leto, prendo te, Hilary, come mia legittima sposa. Per amarti ed onorarti finché morte non ci separi.” Mi mise la fede sull’anulare. Sentii il mio stomaco fare versi strani e rigirarsi. Ripetei le stesse parole.
“Io, Hilary Vivienne McQueen prendo te, Jared, come mio legittimo sposo. Per amarti ed onorarti finché morte non ci separi.” Gli infilai la fede. Il prete sorrise e pronunciò le ultime parole, quelle che ci avrebbero finalmente unito.
“Per il potere conferitomi da Dio, io vi dichiaro marito e moglie.” Jared mi guardò sorridente. “Può baciare la sposa.” Dichiarò padre Ray. Mio marito, che soddisfazione poterlo finalmente dire, mi prese il viso tra le mani e mi baciò, mentre la gente intorno a noi scoppiava o a piangere – esempio lampante, Ashley – o in un applauso. Era un bacio diverso dagli altri, quello. Ora non ero solo Hilary, ero Hilary Leto. Potrò anche risultare superficiale, una che pensa solo ai soldi o al fatto di avere un marito che sembra un ventenne, ma io lo amavo con tutta me stessa. Mi guardò trionfante negli occhi, e io non ero più capace né di intendere né di volere.

Avenged Sevenfold – Warmness on the soul

“Sorridete, su, ragazzi!” Intervenni io, dato che mi ero stufata di sorridere.
“Jared...” Feci con tono lamentoso poggiando la testa sulla spalla di mio marito. A dire il vero, faceva un effetto stranissimo dire ‘mio marito’. Non avrei mai pensato di dirlo, non nei confronti di Jared. Andiamo, stiamo parlando del mio idolo, chi avrebbe mai pensato che mi sarei sposata con lui? Nemmeno io, sinceramente. Se non fossi scappata da casa, a quest’ora non sarei nemmeno famosa. Non conoscevo tutte le persone che stavano ci stavano sorridendo e scattando foto, anzi, sicuramente non ne conoscevo nemmeno la metà. Stringevo la mano di Jared convulsamente, come se avessi paura di lasciarla, mentre lui salutava i suoi parenti o abbracciava Constance che si era sciolta in lacrime con una disinvoltura invidiabile. Eravamo arrivati, dopo tanto tempo, alla villa dove c’era il ricevimento, e Terry mi stava accecando con le sue foto in bianco e nero. In realtà non era una vera villa, non riuscivo a capire: c’era un enorme ‘pista da ballo’ quadrata con un palco con sopra una mini-orchestra che suonava una canzone slow-rock, sopra la pista c’era un lampadario da cui partivano nastri bianchi che si allacciavano poi alla struttura del ‘gazebo’. Intorno alla pista c’erano dei tavoli bianchi, dove c’erano sopra i cartellini con i nomi dei pianeti; i camerieri giravano per i tavoli a controllare che tutto fosse perfetto, e lo era! Era incredibile. Presi nota mentalmente di ringraziare Ashley per il bellissimo lavoro che aveva fatto. Ci accomodammo al tavolo di Marte (Capitan Ovvio, nda) e iniziammo a parlare: eravamo io, Jared, Shannon, Ambra, Ash, Jeremy, Mariah e Aaron. I camerieri iniziarono a girare subito tra i tavoli, mettendoci davanti piatti con dentro roba che sembrava essere stata ristretta in lavatrice. Dopo mezz’ora avevamo finito il primo – erano estremamente lenti a servire le portate, ma almeno potevamo ammazzare il tempo chiacchierando. Da sotto il tavolo, Jared mi stringeva la mano e mi guardava; i suoi occhi azzurri erano felicità pura; Non potevo credere che una creatura così... Perfetta fosse mia. Mia e di nessun altro. Sorrisi. Vidi Shannon alzarsi dal tavolo e prendere possesso del microfono sul palco. Tutta la sala si girò a guardarlo.
“Beh, che dire... Siamo tutti qui, il tre marzo, al matrimonio di quell’idiota di mio fratello e di quello spettacolo di mia cognata.” In mano aveva un bicchiere di champagne, forse aveva fatto effetto. Nell’aria si alzò una risata. “Sinceramente non posso crederci. Fratellino, sei sempre stato uno spirito libero, incontrollabile... E ora guardati: in smoking, al tuo matrimonio. Cavolo, non lo avrei mai pensato. Sono fiero di te, fratellino, anche se penso che mamma voglia che mi sposi anche io, adesso.” Mi girai per vedere Ambra diventare bianca per poi assumere un colore sul paonazzo. Risi. Constance, invece, era in lacrime. “Hilary, non ti conosco bene come mio fratello, ma ti voglio un gran bene. Rendilo felice.” Sulle mie labbra si disegnò un sorriso dolcissimo, che stava ricambiando quello di Shannon. Tutti nella sala scoppiarono in un applauso, Jared che mi guardava sorridente. Il secondo ad alzarsi e a fare il suo discorso fu mio padre. Ero abbastanza spaventata, ma strinsi la mano di mio marito e cercai di darmi una calmata.
“Quando Jared mi ha detto che voleva sposare mia figlia, per poco non sono morto. Non ero ancora pronto all’idea di far sposare la mia unica figlia con un uomo che non avevo mai visto... Però ho visto la sincerità negli occhi di quel ragazzo... Quegli occhi incredibilmente simili ai tuoi, Hilary. E sono felice di aver acconsentito, perché so di averti resa felice – o almeno penso. Vi auguro una vita felice insieme.” Sorrisi e la sala scoppiò in un applauso, me per prima. Mi alzai e andai ad abbracciare mio padre. Era un gesto spontaneo che non mi permettevo da anni, tuttavia lo sentii ricambiare, stringendomi quasi troppo forte. Qualcuno, non so dirvi chi, disse che era l’ora di ballare. Sbuffai mentre mio padre mi prendeva la mano e mi faceva dondolare al ritmo della musica. Potevo vedere Jared ballare con Constance, mentre lei rideva gioiosamente; Ash e Jem facevano un po’ di fatica a ballare, dato la pancia di lei, ma lui fu un gran signore a portarla; Ambra e Shannon... Avrebbero potuto concepire un figlio sulla pista, ma non l’hanno fatto (Fortunatamente). La canzone cambiò ritmo e passò a qualcosa di più veloce. Sentii mio padre staccarsi da me e una mano sulla mia spalla. Mi girai e vidi Shannon sorridente. Sorrisi anche io e mio padre mi lasciò a mio cognato, mentre andava a prendere mia madre per fare un valzer. Andò a finire che dovetti togliermi le scarpe e ballare con Shannon tra una risata e l’altra. Solo alla fine, dopo aver ballato anche con quella pertica vivente di Jeremy, riuscii a tornare da Jared, che intanto aveva ballato anche con Ambra e Ashley. La band stava suonando uno di quei lenti che normalmente avrebbero fatto venire il diabete a qualcuno, ma a quanto pare ai matrimoni va così. Poggiai il mento sulla spalla di Jared e inspirai. Prada faceva sempre la sua porca figura. Lo sentivo stringermi forte da dietro la schiena. La sala era completamente silenziosa e buia, c’eravamo solo noi. Si poteva palpare la mia felicità nell’aria, ero fottutamente felice. Non era cambiato granché, sapevo di amare Jared – e di essere amata da lui – anche prima di sposarci, su quello non ho mai avuto dubbi, ma adesso... ero sua. La canzone era finita e Jared si staccò da me mentre gli invitati applaudivano. Lo guardai mentre si toglieva la giacca e restava con la camicia bianca che, dio mi fulmini, gli stava non divinamente, di più. Si mise al piano e iniziò a far scorrere le dita sui tasti suonando l’intro di una canzone che ho sempre pensato fosse stata scritta per Jared. Warmness on the soul riempiva la pista e rapiva l’attenzione degli invitati, specialmente la mia, ancora in piedi in mezzo alla pista con le lacrime agli occhi. Sapeva che amavo quella canzone, e sapeva anche che mi avrebbe fatto quell’effetto. La sua voce non era certo graffiante come quella di Shadows, ma era delicata e dolce, e sapeva struggermi soprattutto nella parte finale. Mio marito si voltò a guardarmi e mi sorrise, facendo scendere le lacrime che erano state per tutta la canzone nei miei occhi; lui si alzò e mi asciugò le lacrime. La pista si illuminò di nuovo e uscì fuori la torta. Bianca e nera, sull’ultimo dei quattro ripiani c’eravamo io e Jared che suonavamo la chitarra con sotto uno striscione con scritto ‘Just Married’. Scoppiai a ridere e Terry ricominciò a ucciderci con il suo maledetto flash. Tagliammo la torta insieme, ci imboccammo a vicenda, lanciai il bouquet, Jared mi sfilò la giarrettiera coi denti sotto lo sguardo un po’ contrariato di mio padre... Facemmo di tutto, dio. Alla fine riuscimmo ad evadere da quell’inferno, diretti verso la più dolce luna di miele esistita nella storia.

   
 
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