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Autore: Mistress Lay    27/08/2006    27 recensioni
Quando guardavo Malfoy di sfuggita nei corridoi pensavo fosse amore. Lo pensavo anche quando, in un tacito accordo, eravamo rimasti indietro nell’aula d’incantesimi invece di andare a cena, lo pensavo anche quando mi baciò con prepotenza spingendomi contro il muro, lo pensavo anche quando mi prese ed entrò in me con violenza. Ci è voluto poco a capire che tutto era solo una mia stupida illusione. Non era amore, non lo è mai stato e non lo sarebbe stato mai.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è amore

Disclaimer: i personaggi sono di JK Rowling

Attenzione: Linguaggio! Yaoi!

 

Notes: il parto di notti in bianco al college e di due pericoli scampati. Niente di buono insomma… più o meno.

 

.

 

 

Alla mia compare Slytherin Kira, che mi aveva chiesto qualcosa di ‘forte’.

Non lo è proprio, SisSly, ma spero che ti piaccia allo stesso modo.

 

 

.

 

 

E’ finita.

 

Per la prima volta dopo tre anni finalmente mi ritrovo libero: libero da quelle catene che mi hanno legato questa famigliare e alla persona che era diventata tutta la mia vita negli ultimi anni.

È buffo parlare in questa maniera di lui dopo anni passati ad odiarlo e ingiuriarlo, odiarlo per quello che era e che sarebbe diventato, ingiuriarlo per quello che era e per quello che era sempre stato nonostante tutto.

Lui era sempre stato bravo a cogliere i miei punti deboli e colpirli ogni qualvolta se ne presentava l’occasione, sembrava che per lui non ci fossero rivali in questo giochino snervante, lo divertiva immensamente vincere una battaglia verbale con me, visto che non ve n'erano altre occasioni. Inutile ricordare che lo superavo a Quidditch, in maggior parte delle materie, in popolarità… come vedete in me c’era molto che lui disprezzava e odiava.

Una volta mi disse che io racchiudevo in me tutte quelle cose che più odiava al mondo. Gli risposi che per me era la stessa cosa, non gli dissi che però il suo corpo lo sognavo di notte, sopra di me.

Ma nemmeno lui mi disse che sognava di me la notte. Lo scoprii solamente quando fummo in un letto, nel silenzio della notte.

Non credete che sia la vecchia storiella del ‘gli opposti si attraggono’ che ci abbia fatto avvicinare perché noi non siamo mai stati vicini realmente: non lo siamo stati in tutti quegli anni in cui ci siamo scopati in questa casa. E lo abbiamo fatto parecchie volte.

Forse all’inizio era l’attrazione che ci spinse l’uno verso l’altro, forse era curiosità, forse semplicemente perché la guerra era appena finita con la morte di Voldemort e tutti ci sentivamo liberi d’essere felici e fare pazzie per la prima volta dopo anni, senza aver paura di toccare i tasti sbagliati e trovarci un morsmorde che aleggiava sulle macerie della nostra casa al nostro ritorno.

 

Lui, così freddo e algido, lontano e sardonico.

 

Mi ritrovavo a fissare Malfoy durante le lezioni più di quanto guardassi il professore di turno spiegare qualcosa di molto palloso e complicato. Quando lui se ne accorse mi fece un sorrisino di sfida e girò verso Zabini. E da quel giorno anche lui perse interesse a parlottare con la Parkinson durante la lezione, trovando più interessante fissare me con il suo solito sorriso beffardo. E io non desideravo che cancellargli quel sorrisino divorandogli le labbra.

Ho combattuto a lungo una battaglia con me stesso, fatta di compromessi e illusioni, cercando di capire il perché di quelle sensazioni che si agitavano nel mio petto quando fissavo Malfoy o come mai sempre più spesso mi ritrovavo a sognare Malfoy che mi prendeva nel mio letto.

 

Compresi infine che fosse amore.

 

Ah, l’amore!

 

Quanto a lungo avevo aspettato di poterlo donare incondizionalmente alla persona giusta, a quella che mi avrebbe amato come la sua stessa vita!

 

All’inizio credevo davvero che fosse amore, ci credevo perché volevo crederci, sarebbe stato semplicemente perfetto, una parentesi di felicità dopo tutto quello che era successo durante e prima della guerra, uno sprazzo di luce fuori dal tunnel scuro che stavo vivendo.

Avevo bisogno di un sogno da seguire e alimentare, un sogno che potevo arrischiarmi a realizzare senza temere la vendetta di Voldemort.

Avevo un bisogno disperato di credere che fosse amore quello che sentivo per Malfoy, avevo bisogno di qualcosa cui aggrapparmi per non essere trascinato via dal vortice di disperazione in cui ero caduto.

 

La guerra era ancora fin troppo presente nella mente di tutti per sperare nei sogni. Sogni? Noi li chiamavamo illusioni. Deliri. Vane speranze. Come se ancora fossimo in guerra. E come una brigata d’Inferius marciavamo combattendo la morte, gridando alla vita.

 

Tornare a vivere. Ecco un sogno!

 

Ron e Hermione cercavano di alimentarlo consolandosi a vicenda, facendosi forza per andare avanti assieme, a fianco a fianco, cercando di non abbattersi…e io… io volevo qualcuno che si prendesse cura di me.

Non che avessi mai pensato che Malfoy fosse una persona che si prodigava a consolare la gente ma semplicemente lui era più forte di me. È una cosa grama detta così. Vista da fuori è insignificante e forse voi avreste molto da ridire. Ma per me… per me era tutto, semplicemente: in quel periodo tutti venivano da me, considerandomi un eroe, un punto di riferimento e nessuno capiva che io non ero meglio di loro, non lo ero mai stato.

Quindi, quando guardavo Malfoy di sfuggita nei corridoi pensavo fosse amore. Lo pensavo anche quando, in un tacito accordo, eravamo rimasti indietro nell’aula d’incantesimi invece di andare a cena, lo pensavo anche quando mi baciò con prepotenza spingendomi contro il muro, lo pensavo anche quando mi prese ed entrò in me con violenza.

 

Ci è voluto poco a capire che tutto era solo una mia stupida illusione. Non era amore, non lo è mai stato e non lo sarebbe stato mai.

 

C’era tra di noi attrazione, desiderio, passione bruciare ma mai, mai, affetto.

I suoi gesti erano sempre impazienti, lontani, a volte freddi anche nella passione più intensa.

 

 

- Mi fai eccitare, ma è l’unica cosa che puoi provocare in me, Sfregiato – mi disse un giorno.

E detta da lui una frase del genere non poteva che essere un complimento.

 

 

Non mi ero mai ribellato a lui, non mi ero mai negato.

 

Mi sottomettevo ogni volta che lui lo desiderava, ogni volta che comandava se vogliamo proprio essere proprio essere precisi, e io come potevo dirgli di no? Io avevo sperato in lui come salvatore e non mi rendevo conto che invece di sollevarmi mi stava tirando giù, sempre più giù.

Mi diceva che voleva scoparmi, lui mi prendeva senza che io fossi d’accordo.

Mi costrinse a vivere in questa casa che mi aveva comprato lui, io mi ci trasferii felice persino. Perché? Perché credevo ancor in lui e nella mia illusione. Credevo che il tempo e la convivenza lo avrebbero fatto, alla fine, affezionare a me.

 

Che stupido che sono stato!

 

Lui non viveva con me, scopava con me, che è diverso. Lui viveva a Malfoy Manor, faceva quello che voleva, si faceva vivo quando ne aveva voglia. Non che potessi pretendere di più da lui ma in quel periodo ero a pezzi.

Mi obbligò a tagliare i ponti con i miei amici ci sempre. Lo feci e fu uno degli errori più grandi della mia vita: a quel tempo credevo che fosse un bene, loro erano sempre attorno a me, ovunque, ad assillarmi. Ora mi rendo conto che mi sbagliavo ma ormai è troppo tardi perchè io possa tornare indietro e non ripetere i miei sbagli.

Ho allontanato tutte quelle persone che mi stavano intorno, credendole ipocrite e spinte dalla sola pietà, com’ero cieco… cieco e stupido. Come potevo credere che Malfoy le avrebbe sostituite nel mio cuore?

 

Non una parola di conforto, non un sorriso, non una carezza dolce… non ho ricevuto nulla di tutto questo da lui.

 

 

- Noi non abbiamo alcuna forma di relazione, Potter, mettitelo in testa. Siamo liberi di farci chiunque -

 

Lo ripeteva fino al parossismo.

 

 

E con quanto impegno si metteva per farmi sapere tutte le donne o uomini che si faceva!

Non so quante volte sono stato costretto ad ingoiare la bile per la gelosia, tacendo per orgoglio, quando veniva da me con un sapore diverso dal suo, quando mi rinfacciava che io non avevo nessun altro oltre a lui.

Quante volte sarò entrato in qualche night con la ferma intenzione di far vedere a Malfoy che non ero dipendente da lui, per fargli vedere che avevo ancora una mia vita, e non era con lui? Quante volte invece sono tornato in questa casa solo, ad ubriacarmi? Quante volte ho aspettato il suo ritorno?

 

Solamente due volte tornai con qualcuno.

 

C’era stato Dave che mi baciava con dolcezza e mi aveva fatto persino ridere con le sue battute. Mi chiese se ero con qualcuno, gli risposi di no, non ero con nessuno, ma lui sì, si doveva sposare con una ragazza di Bristol. Mi chiese se potevamo continuare a vederci, io scossi la testa, no, non volevo permettere che qualcun altro soffrisse in questa storia. Mi baciò quando se ne tornò a casa sua, dalla sua ragazza, mi mandò anche una lettera. Mi scrisse solamente ‘Mi sono sposato. Ma rivediamoci’. Non risposi mai.

 

E poi Mathias che mi abbracciava sotto il chiaro di luna. Con lui la separazione fu più dura. Fin troppo. Ci vedemmo diverse volte, la prima qui, in questa casa, le altre da lui, nel suo appartamento. Fu lui l’unico che mi abbracciò dopo aver fatto l’amore e mi tenne stretto fino al mattino successivo, quando me ne andai senza avvertirlo. Fu l’unico che mi chiese, per la prima volta dopo tanto tempo, se stavo bene, se ero felice. Scoppiai a piangere. Dopo quella notte scrissi, per la prima volta dopo anni, ai miei migliori amici. Mi risposero anche, con parole dolci e rassicuranti, mi invitarono da loro, preoccupati.

Penso che fu la prima volta che mi resi conto del baratro in cui ero caduto. Fu come una scarica elettrica.

E Mathias mi chiese se volevo andare a vivere da lui. Mi disse che mi amava. Fu l’ultima volta che lo vidi e lo ringraziai per tutto quello che mi aveva fatto capire.

 

Malfoy si rese conto che qualcosa era cambiato.

 

Non aveva detto niente contro Dave o Mathias benché sapesse, ma una sera lo trovai che mi aspettava. Litigammo per un’ora buona, urlandoci contro.

Ma nulla poteva farmi cambiare quello che ormai avevo compreso, quelle catene, con le quali Malfoy mi teneva legato da almeno tre anni, si stavano allentando e io cominciavo a capire ed anelare la libertà.

Nell’ultimo periodo litigavamo tutti i giorni, non che in precedenza i nostri rapporti fossero di complicità ma era da tanto che non discutevamo così, e cominciai a ribellarmi: mi rifiutai a lui e lui divenne più violento. Mi violentò, legandomi alla sponda del letto.

 

E io ancora non mi decidevo ad andarmene.

 

Ma andare dove? In fondo non avevo posto dove andare: andare da Ron e Hermione sarebbe stato troppo umiliante, tornare da Mathias troppo pericoloso. Avrei rischiato di rimanerci veramente con lui. E non volevo.

 

 

- Tu appartieni a me – ed era eccitata la sua voce, era caldo il suo respiro sulle mie labbra, era bollente la sua pelle.

 

 

Non erano le parole che avrei voluto sentire ma se me le avesse dette solamente due mesi prima molto probabilmente avrei sorriso e detto qualcosa di carino, mi sarei beato della sua perdita di controllo, di sentire quella voce ordinariamente fredda sciogliersi.

 

Mi prese con calma, e quando mi entrò dentro di me lo fece con un sospiro. Non lo aveva mai fatto.

Posso giurare che aveva anche sussurrato, in un bisbiglio silente nascosto dai suoi gemiti: - Casa -

 

Ma fuori da quel letto, freddo come prima.

 

 

Sfruttava la mia indecisione per sottomettermi a lui, sapendo che non riuscivo ancora ad abbandonarlo, a liberarmi completamente dal suo giogo. Ma dopo Mathias era difficile non rendersi conto che la mia vita in questi ultimi anni era stata distrutta completamente da quel demonio biondo di nome Draco Malfoy.

Mi ero reso conto soltanto ultimamente di quanto della mia vita avevo perso, di quanti sbagli aveva stupidamente fatto, accantonando i miei amici e le persone a me care per stare al fianco di una serpe come Malfoy che mi tarpò le ali e me le spezzò, lentamente, giorno dopo giorno, con la sua freddezza, con la sua libertà.

Per tutti questi anni era stata la mia droga, il mio oppio, il mio cancro che mi divorava da dentro, distruggendo quello che di buono riusciva a addentare, macerando e crescendo.

Ha sempre saputo, fin dai tempi della scuola, individuare le debolezze di ognuno per poter colpire meglio le persone con le sue battute mordaci, il suo disprezzo aperto… con me non si è limitato solo a quello: mi ha reso succube.

 

Quando ha capito che i miei occhi contemplavano la verità che prima non riuscivano a vedere è corso ai ripari.

 

E dire che ho sempre pensato d’essere io il codardo in questa ‘relazione’!

 

Mi ha lasciato. Non una parola di scusa.

 

Dire ‘lasciato’ mi fa tanto sembrare l’amante abbandonato, ma io per lui sono stato più di questo, lo so, lui lo sa.

 

È semplicemente venuto da me questo pomeriggio con il suo solito portamento altezzoso, il suo solito mantello nero frusciante, il suo solito passo risoluto, il suo solito sguardo imperscrutabile, non si è nemmeno tolto i guanti di pelle, mi ha fissato, in piedi di fronte al camino dal quale si era appena materializzato, e mi ha detto semplicemente ‘È finita’.

‘Cosa?’ ho risposto con sarcasmo. Ma dentro di me ho sentito le viscere attorcigliarsi e unirsi in un unico blocco.

Non mi ha risposto, mi ha dato questa soddisfazione.

Siamo rimasti a fissarci, io pieno d’astio, lui indecifrabile come sempre.

 

Che cos’ha pensato quando mi ha detto ‘È finita’?

Sollievo? Pace? Compiacimento? Liberazione? Un minimo di rimpianto? Un briciolo di rammarico?… Qualcosa?

 

Ero così importante nella sua vita da sentire qualcosa mentre mi dava il benservito? Oppure ero a lui così indifferente che non ha sentito niente?

 

Mi credeva un parassita che viveva di lui ai margini della sua vita? O solamente un amante insignificante quanto quelli che aveva avuto in passato?

Non sapevo nemmeno se aveva comprato una casa a qualcun altro per scoparselo meglio. Non gliel’avevo mai chiesto, ma oggi mi è uscito fuori senza che me ne accorgessi.

 

‘Dimmi, Malfoy, adesso che ti sei tolto questa soddisfazione andrai dall’altra tua sgualdrinella a scoparla? Magari in una casa che tu stesso hai comprato?’

 

Malfoy ha ghignato: ‘Ne saresti geloso?’

 

Ho sbuffato: ‘Volevo solo esprimere tutta la mia compassione per un individuo del genere!’

 

‘Nel caso non te ne fossi accorto, Sfregiato, in questi anni TU sei stato la mia sgualdrinella di fiducia’

 

Era vero, dopotutto. E lo sapevo. Lo so.

 

‘Vattene a fanculo, Malfoy. Tu pensi che io abbia bisogno di te. Non ti accorgi, grazie al tuo ego smisurato, che sei TU ad avere bisogno di me’

 

Un lampo di rabbia nei suoi occhi e veloce, senza che io lo potessi prevedere o sperare di parare, un pugno in pieno viso. Ho barcollato, non sono caduto.

 

‘La verità fa male?’ avrei anche riso se non fosse che il mio labbro si era spaccato e mi faceva un male cane.

 

‘Non più di quanto ne farò a te’ ha replicato. Un altro pugno è partito. Ma io sono stato più veloce, l’ho colpito sulla spalla.

 

‘Coraggio, Malfoy… colpiscimi’ l’ho incoraggiato, ma lui niente.

 

‘Parli di coraggio, tu, Sfregiato? Che sei stato il mio schiavetto del sesso per anni?’ ha riso. Ah, la sua arma migliore, la più affilata, la più pericolosa: le parole. Il disprezzo. La derisione.

 

‘Dovresti solo startene zitto’ ha aggiunto. Si è sistemato i guanti con un movimento nervoso e ha replicato ‘La casa è tua. È il tuo benservito per esserti fatto scopare ogni volta. Dopotutto, avrai dei bei ricordi, no? Non ti ho forse scopato in ogni angolo di questa casa?’ e si è smaterializzato.

 

Mi ha lasciato qui, in questa casa che non ho mai chiamato ‘mia’ – dopotutto non c’è stata nessuna casa veramente mia -, con le sue ultime parole piene di svilimento, con la vera considerazione che aveva di me, e se n’è andato. Anche dalla mia vita.

Mi sono tamponato il labbro e mi sono seduto qui, vicino alla finestra, a capire il perché del mio stato d’animo. In fondo dovrei essere contento. Sono libero. Basta dolore, basta sacrifici, basta prigionia, basta Draco Malfoy.

Non so nulla della sua vita, di com’è continuata, so soltanto che continua a vivere al Malfoy Manor con i genitori, e dire che abbiamo vissuto assieme! In realtà non abbiamo proprio convissuto, lui abitava il suo castello e veniva da me ogni volta che si annoiava.

Non so nemmeno se il mondo sa di me o se sa che sono stato prigioniero consenziente di Draco Malfoy.

In questo momento sono qui, alla finestra, a fissare la pioggia che riga il vetro della finestra, a fissare la strada deserta, a fissare il cielo cupo, a fissare con occhi spenti il mondo che si muove attorno a me.

 

Ora solo libero.

 

Libero.

 

Una sola domanda: che ne sarà di me, ora?

Potrò tornare a vivere la vita che voglio senza il fantasma di Malfoy a perseguitarmi? Ci riuscirò? Devo riuscirci.

 

Mi alzo, attraverso l’ingresso, guardo la porta.

I sogni si sono frantumati anni fa, in mille pezzi, e i loro frammenti acuminati mi stanno ancora dilaniando.

 

Oltre questa porta c’è un mondo che a me è stato negato per anni, c’è una vita che mi aspetta.

 

 

 

 

 

Oltre quella porta c’era qualcos’altro. Qualcun altro.

Draco Malfoy aveva osservato quella porta da lontano, dall’altra parte della strada, in silenzio, sotto la pioggia scrosciante, con una sigaretta tra le labbra spenta da chissà quanto.

I suoi occhi erano imperscrutabili come sempre ma qualcosa di agitava dentro di lui senza che potesse riconoscere in quelle sensazioni sommesse un qualche impulso ben preciso.

Dopo aver lasciato Harry in quella casa Draco era apparso poco distante senza rendersene molto conto: semplicemente voleva tornare a casa sua ma il dolore alla spalla lo aveva in qualche maniera fatto venire in mente Harry e lui si era materializzato in quel quartiere fuori Londra, non molto lontano dalla casa dalla quale si era appena smaterializzato.

Si era massaggiato la spalla imprecando mentalmente, il cielo plumbeo, sopra di lui, lo aveva osservato sfilare dalla tasca un pacchetto di sigarette e accendersene una. Lo aveva visto girarsi e raggiungere la casa a piedi, mentre fumava, mentre pensava.

Il suo umore doveva essere più cupo del cielo sopra di lui, agitato nel suo profondo, sommerso di strane domande, di strane sensazioni.

 

Potter era solo qualcuno da scopare. Stop. E allora perché non riusciva a toglierselo dalla testa?

 

Non si era mai accorto di quanto Potter fosse presente nella sua mente. I tre quarti del giorno più o meno si ritrovava a pensare a lui.

Giocare al gioco snervante del ‘aspettami forse arriverò’ era sempre più difficile, Draco si era divertito fino a che non si era reso conto che ogni giorno, con il pensiero fisso di Potter, era difficile fare i conti con la propria coscienza.

 

Così una sera si era seduto davanti al camino e aveva analizzato freddamente la sua situazione, senza dimenticare nulla.

 

All’inizio la sua ‘storia’ con Sfregiato era un passatempo come un altro, era un modo molto interessante per passare le giornate sapendo che da qualche parte c’era qualcuno che desiderava essere scopato da lui, qualcuno che era totalmente suo succube da ubbidire ad ogni suo ordine. Era eccitate l’idea di Potter, il suo nemico da sempre, colui gli aveva rifiutato la mano e l’amicizia in treno, colui che aveva sconfitto il Lord Oscuro, colui che tutta l’umanità aveva innalzato come eroe, fosse il suo schiavetto personale.

Ma con il passare del tempo si era reso conto del gioco stava perdendo il suo divertimento e che quel bastardo entrava prepotentemente nei suoi sogni umidi… qualcosa stava cambiando.

 

Odiava quel dannato Potter quando aveva scoperto che gli piaceva farsi scopare da un babbano. Le parole ‘Tu mi appartieni’ gli erano uscite senza nemmeno che lui se ne accorgesse e mentre penetrava Potter sussurrare ‘Casa’ era stato indispensabile.

 

Quel bastardo di Potter aveva ragione: Draco aveva bisogno di lui. Per questo lo aveva lasciato. Per non ammetterlo. Per non sopportare l’umiliazione che sarebbe decorsa quando Potter lo avrebbe lasciato. Perché Potter lo stava per lasciare. Lo sentiva. Si stava ribellando a lui. Si stava risvegliando il coraggio in lui.

 

E lo aveva lasciato.

 

Non era amore. Non lo era. Non poteva esserlo.

 

Era solo bisogno. Puro, semplice. Bisogno di lui.

 

Negli ultimi mesi Draco si era dovuto frenare per non dire ‘Ho bisogno di te. Della tua presenza’. E non l’aveva detto, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Aveva c’entrato il bersaglio Potter quando aveva detto ‘Tu pensi che io abbia bisogno di te. Non ti accorgi, grazie al tuo ego smisurato, che sei TU ad avere bisogno di me’. Per questo lo aveva colpito. Non si era potuto trattenere. La verità era troppo dolorosa per essere affermata.

 

La verità era che Potter non era mai stato ‘uno dei tanti’, o almeno non ultimamente. Era quello speciale per Draco. Quello di cui era ossessionato.

 

Ma no, non era amore.

 

E ora Draco era lì, di fronte a quella porta chiusa.

 

Aspettava, pensando.

 

Aspettava cosa?

 

Aspettava qualcosa.

 

Forse lui.

 

Forse lui che apriva la porta.

 

Che novità.

 

In tutti quegli anni Draco era entrato senza tante cerimonie in quella casa, senza mai bussare, senza mai chiedere permesso. Era casa sua dopotutto. L’aveva comprata lui per Potter. Per potersi scopare Sfregiato in santa pace.

Quella volta invece tentennava, di fronte a quella porta.

 

Oltre quella porta forse c’era una vita. Inaspettata.

 

 

 

 

Ed eccoli.

Separati da una porta.

 

 

 

Vigliacco lui che ha paura di quello che potrebbe trovare se aprisse quella porta perché il cuore ancora gli duole e perché si vergogna del suo desiderio di rivedere Malfoy.

 

Vigliacco lui che ha paura di quello che dovrebbe spiegare se dovesse aprire quella porta perché è sicuro che vedendolo non desidererebbe altro che baciarlo fino alla morte.

 

E non aprono.

Due persone separate dal muro di bugie che si sono creati, bugie sui loro sentimenti, bugie su di loro.

Due mani si appoggiano in contemporanea alla maniglia di ottone che potrebbe cancellare la loro barriera divisoria.

 

Rimangono così, fermi in posa, come statue cristallizzate nell’atto di venirsi incontro bloccate dalle loro paure.

 

Non fanno altro.

 

Combattono silenziosamente i fantasmi che hanno dentro, rimangono così, come se percepissero la presenza dell’altro oltre la porta, quella presenza che, quando si addormentavano nello stesso letto, facevano fatica a trattenersi dall’abbracciare.

 

Chiusi nel loro orgoglio, imprigionati dalle loro paure, non aprono quella porta in cui si cela la speranza di un futuro assieme. Senza accettare quello che sono e che sono diventati.

 

 

 

La mano di Draco è la prima che si allontana dalla maniglia, come bruciata dal contatto si ritrae.

Draco ricorderà sempre tutte le volte che era apparso dentro quella casa e il sapore delle labbra morbide di Harry, ricorderà sempre anche il battito forsennato del suo cuore quando lo possedeva ovunque capitasse.

Ma più di tutto ricorderà per sempre la sua indecisione di fronte a quella porta e il suo crollo.

 

Ho bisogno di te.

 

Prima che il desiderio di aprire quella porta e gridare il suo bisogno di Harry Draco se ne va, girandosi di spalle, a ricostruirsi una vita senza il fantasma di Potter a perseguitarlo, chiudendo la porta anche ai suoi ricordi, lottando contro il suo desiderio di tornare indietro e divorare Harry e continuare a divorarlo ogni giorno della sua vita.

 

 

 

 

E Harry ritrae la sua mano intontito.

 

Illuso, che cosa si credeva di trovare? E anche se l’avesse aperta avrebbe dovuto decidersi un po’ prima ad abbattere le sue paure.

 

Harry si volta, dando le spalle alla porta, e prende una decisione.

Dopo dieci minuti tutti i suoi pochi effetti personali sono in una sacca, l’arredamento della casa è intatto, suppellettili compresi. Troppi ricordi lì.

Harry esce da casa sotto la pioggia battente, non si accorge della sigaretta quasi del tutto intatta di fronte alla sua porta, cammina con passi misurati fino al cancelletto, lo chiude e dice addio alla casa, alla vita trascorsa lì. Per i ricordi c’è tempo.

 

Un colpo di bacchetta e appare un cartello.

 

 

IN VENDITA.

 

 

Era finita ora.

Si allontana da lì, nella direzione opposta presa da Draco.

 

 

.The end.

 

 

Notes: Spero che non sia troppo orribile… -.- A questo punto, come ormai è di routine, dovrei rivolgervi la domanda ‘volete il sequel’? Ma questa volta mi trovo costretta a saltarla visto che Kira PRETENDE il sequel. E lo avrai, mia cara! XD

 

Non so quando riuscirò a postarlo ma avrà il titolo ‘Ho bisogno di te’. Per chi volesse leggerlo…

 

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ML

 

  
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