Capitolo
primo:
Stranezza
Akira stava camminando tranquillamente
sulla battigia, ascoltando una canzone
all’interno del suo cellulare. Sua sorella, Viviana, amante della musica a 360
gradi, lo aveva riempito di artisti che lui non conosceva, quell’aggeggio era
ormai pieno di generi di tutti i tipi. Dal metal più duro, alla musica medievale,
senza ovviamente dimenticarsi alla dance più recente. Non riusciva a capire
come una persona riuscisse a farsi piacere proprio tutto, i suoi amici metallari
odiavano qualsiasi forma di pop e viceversa era per coloro che si dedicavano in
tutto e per tutto all’house. Alcuni gruppi poi erano veramente assurdi; oltre
ai diversi generi, vi era musica da ogni parte del mondo: inglese, americana,
italiana, giapponese, coreana, irlandese, islamica...addirittura in latino!
Il sole stava cominciando a calare, era
sicuro che ci sarebbe stato un bellissimo tramonto. Gli ultimi raggi della
stella accarezzavano la figura alta e slanciata del ragazzo, si fermavano a
punzecchiare un piccolo granchio che si stava riposando sui granelli di sabbia
dorati e giocavano con le onde del mare.
In quel momento Akira si sentiva bene,
stranamente bene, senza alcun pensiero. Quel posto gli ricordava qualcosa. Una
piccola sensazione di malinconia si fece strada dentro di lui, ma non seppe
spiegarsi il perché. Poche volte erano stati in vacanza al mare, andavano quasi
sempre in montagna e, soprattutto, non erano mai stati in quella città. Dove esattamente? Non lo sapeva e non gli
importava.
Quando gli avevano detto che sarebbero
andati in vacanza sulla costa, aveva stoppato la musica nelle cuffiette solo
per informarsi riguardo la durata del viaggio e le previsioni del tempo, per
poi far partire di nuovo le note della canzone che stava ascoltando a tutto
volume e fare la valigia, una sola visto che sua madre avrebbe riempito la
macchina con tremila borse, borsette e borsettine. Probabilmente, mentre
aiutava Viviana a fare la propria, la sorella gli aveva detto dove sarebbero
andati, ma non lo ricordava. Viviana odiava andare al mare, un po’ come lui e,
se non l’avesse aiutata con il bagaglio, probabilmente sarebbero volate
talmente tante urla tra la ragazza e la madre che nella casa nessuno avrebbe
potuto fare qualcosa se non sperare che finissero di gridare. Sì, perché quando
quelle due litigavano, nonostante il volume al massimo, lui non riusciva mai ad
ascoltarsi la musica in pace.
Ora eccolo lì, a passeggiare per la spiaggia
dopo aver lasciato la sorella con un’amica. Era strano che la ragazza avesse
stretto amicizia con qualcuno visto che di solito stava sempre assieme al
fratello. Avevano solamente due anni di differenza, lui diciassette e lei
quindici, ed andavano molto d’accordo. Insomma, pensavano entrambi che non
avesse senso stringere amicizie d’estate per poi perderle dopo qualche giorno.
Dato che stava imbrunendo e non aveva
ancora mangiato, decise di tornare indietro, anche perché altrimenti si sarebbe
dovuto sorbire una sgridata colossale.
Non appena si voltò, vide un ragazzo dai
capelli rossi, di un rosso talmente intenso da sembrare innaturale, con una PSP
nera in mano. La maglia a righe marrone scuro e bianche era un po’ troppo larga
per il suo corpo, ma non riuscì a notare altro. Senza nemmeno fare in tempo a
girarsi, quello gli arrivò addosso. L’urto lo fece barcollare per un secondo,
mentre il nuovo arrivato cadde a terra, sembrando spaventato da qualcosa.
«Scusa, non ti avevo visto.» Akira
inclinò il capo di lato, sorridendo e porgendo la mano al ragazzo per aiutarlo
a tirarsi in piedi.
«Oh, figurati, sono io ad esserti venuto
addosso.» Ricambiò l’altro. Si sistemò gli occhiali sul volto e lo guardò
meglio, poi annuì.
«Sei Akira, giusto?» L’interessato fece
un cenno con la testa, chiedendogli come lo sapesse.
«Beh...sono andato a recuperare mia
sorella Arianne e l’ho vista chiacchierare assieme alla sua nuova amica. Prima
che le potessi dire qualcosa, Arianne mi ha liquidato, dicendomi di andare a
cercare “il fratello di Viviana”, un ragazzo biondo, con dei pantaloni rossi ed
una maglia nera, di nome Akira.» Scrollò il capo, borbottando un “Che maniere,
sfruttare il fratello più giovane!”
«Sì, capisco...grazie mille, allora. Tu
come ti chiami?»
«Sono Jared, piacere di conoscerti!»
«Piacere mio! Quando sei caduto sembravi
spaventato da qualcosa...c’è qualcuno che ti sta seguendo?» Domandò incuriosito
Akira, scrutandosi attorno. Aveva bisogno di un po’ d’avventura in quelle
giornate noiose passate a far niente, una rissa non sarebbe stata poi così
male.
«Cosa?» Jared sembrò per un attimo
confuso, poi si mise a ridere «Evidentemente ero talmente preso da questo gioco
che mi sono estraniato dal mondo, come al mio solito.» disse, indicando lo
schermo della PSP, dove vi era una moltitudine di zombie che sembrava stesse
proprio guardando verso il giocatore. Akira rabbrividì.
«Ora capisco perché tu ti sia
spaventato. Non oso immaginare come sia giocare al buio con quel...coso.»
«Oh, una gran figata!» Rise l’altro, per
poi darsi dello stupido. Non aveva messo in pausa e gli zombie gli avevano
divorato il personaggio, lasciando solo una striscia di sangue.
«Beh, credo sia meglio avviarci verso le
nostre due sorelle.» Disse Akira, facendo segno a Jared di avviarsi.
«Sai, se non ci fossimo scontrati,
probabilmente non ti avrei riconosciuto.» Ammise il rosso, sospirando.
«Lo credo anche io, ahah!» Jared lo
guardò sorridendo e dopo qualche minuto raggiunsero Viviana ed Arianne.
«Ehi, Akira! Si può sapere perché non
hai risposto ai miei messaggi?» Lo rimproverò Viviana, mettendo sul viso un
falso broncio.
«Stavo ascoltando la musica che mi hai
messo sul cellulare, sorellina, ed era in silenzioso.» Rispose Akira, mordendosi
il labbro ed imitando un’espressione che in teoria avrebbe dovuto impietosire
la sorella.
«Quanto sei tenero!» Viviana gli
scompigliò il ciuffo biondo, presa da un improvviso attacco di dolcezza. “La faccia da cucciolo funziona sempre!”,
pensò il più grande, sorridendo.
«Piacere, io sono Arianne!» Si presentò
l’altra ragazza, porgendo una mano ad Akira e prendendo sottobraccio l’amica.
«Lui è mio fratello Jared!» Aggiunse poi, indicando il ragazzo dai capelli
rossi.
«Ci siamo già presentati, Arianne.»
Sbuffò Jared, alzando gli occhi al cielo.
«Piacere mio!» Il giovane ricambiò la
stretta, poi guardò in modo interrogativo la sorella.
«Mamma ha detto di tornare all’hotel.»
Rispose all’ovvia domanda del ragazzo.
«Uff, okay. Jared, voi in quale albergo
alloggiate?»
«Nell’Abracadabra, come voi.» Viviana ridacchiò,
intonando il ritornello di una canzone delle Brown Eyed Girl, un gruppo musicale coreano.
«Ah, bene. Rimanete ancora un po’ in spiaggia
oppure tornate anche voi?» Domandò il biondo, liberandosi della sabbia sulle
ciabatte.
«Beh, vi seguiamo. Io e Viviana dobbiamo
finire di parlare di una cosa!» Anche Arianne aveva i capelli rossi come il
fratello ed entrambi avevano gli occhi di un verde così profondo e scuro da far
perdere la testa. Erano proprio due gocce d’acqua, mentre non si poteva dire la
stessa cosa di lui e Viviana. Akira era alto e biondo, Viviana invece era
piccolina, 1,60 m per la precisione, ed aveva i capelli neri come la pece.
L’unica cosa che li accumunava era il colore degli occhi, azzurro, ed il loro taglio
a mandorla.
«Benissimo allora!» Jared affiancò Akira
ed i quattro ragazzi si avviarono verso l’albergo, chiacchierando
tranquillamente del più e del meno.
Una volta entrati nella hall, Arianne li
fermò e chiese loro se avessero già mangiato. Sia Akira che Viviana scossero la
testa, mentre Jared sembrava con la testa tra le nuvole;
«Jared!
Jared, vuoi ascoltarmi?» Arianne, sua sorella, lo stava chiamando da ben
mezz’ora e lui, troppo stanco per risponderle, aveva nascosto la testa sotto al
cuscino, sperando così di zittirla. La ragazza, spazientita, gli tirò via le
coperte e prese il cuscino, scaraventandolo dall’altra parte della stanza.
«Insomma
Arianne, cosa vuoi? Sei peggio di un boss da superare quando fai così!»
Assonnato, sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
«Se
non fossi troppo carino da appena sveglio, ti avrei buttato già fuori dalla
finestra!» Sbuffò lei, per poi sorridere, mettendo in mostra le lentiggini
sulle guance.
«Si
va in vacanza, sei contento?»
«In
vacanza?» Gli occhi di Jared si illuminarono e, mettendosi seduto sul
materasso, si guardò intorno.
«Quanto
staremo via? Quante valige posso fare?» Aveva un sacco di cose da portare, tipo
videogame, fumetti, computer e tanto altro ancora.
«Staremo
via due settimane e partiremo domani. I nostri genitori hanno voluto farci una
sorpresa!» Arianne, sempre sorridendo, si precipitò fuori dalla stanza,
consapevole che quella cosa non avrebbe fatto piacere al fratello. Essere una
sportiva faceva bene, qualche volta. Specialmente quando si davano notizie
tanto disarmanti ad un suscettibile fratello minore.
Jared
aveva bisogno di decidere quello da portarsi dietro, informarsi sulle ultime
novità per agire di conseguenza, capire quanto la macchina avrebbe potuto
portare dato che non viaggiavano mai ed implorare i propri genitori e la
sorella di portarsi una sola, piccola valigia a testa. Anzi, sarebbe stata una
cosa carina se i genitori avessero fatto un unico bagaglio per entrambi, così
da lasciargli più spazio.
La
loro macchina non era molto grande, chissà se avrebbe contenuto tutto quanto...cercando
di non pensarci, cominciò a preparare la prima borsa.
«Jared!
Jared, vieni qui!» La voce trillante della madre lo richiamò alla realtà,
facendolo sbuffare. Insomma, aveva un sacco di cose a cui pensare, cosa diamine
voleva?
«Eccomi!»
Una volta raggiunta la cucina, la donna gli sorrise e gli disse: «Caro, immagino
che Arianne ti abbia avvertito riguardo alle vacanze, no? Tieni questa valigia
per i vestiti!» La donna gli porse una borsa capace di contenere lo stretto
indispensabile. Perfetto una borsa così piccola per i vestiti era proprio l’ideale!
Occupava poco spazio, il che voleva dire che ce ne sarebbe stato di più per le
sue ricchezze. Contento, annuì e fece per andarsene, ma Elena gli mise una mano
sulla spalla e lo incitò a sedersi su una sedia.
«Tesoro,
lo so che senza quegli aggeggi elettronici non vivi, ma...ecco...sai che la capacità
della macchina è piuttosto ristretta, no? Questo è lo spazio massimo che puoi
impiegare per...insomma, tieni!» Jared era lì per lì nello strapparsi i capelli
una volta preso il minuscolo zaino dove avrebbe dovuto sistemare la sua vita
(non entrava nemmeno il computer!) quando, tastando l’interno per scoprire la
sua capienza, trovò un gioco per la PSP. Si dimenticò all’istante del problema
“vacanze” e si diresse velocemente nella propria camera, chiudendo la porta e
buttandosi sul letto, dove la sua amata console si stava ricaricando. Sul
dischetto non c’era scritto nulla, vi era solo appiccicato sopra un adesivo
nero.
«Le,
anzi, la valigia può farsi benissimo da sola!» Sbottò il giovane, per poi
togliere “Silent Hill Origins” dalla PSP ed inserire il nuovo videogame.
Stranamente non comparve nessuna schermata principale, nessun “nuova
partita”...niente di niente. Partì immediatamente un video; un ragazzo dai
capelli rossi stava camminando per una spiaggia, mentre giocava ad un gioco di
Zombie con la console portatile quando, all’improvviso, si scontrò con un
giovane alto e biondo, vestito con una maglia a maniche lunghe nera e dei pantaloni
rossi. I due sembrarono conversare per un po’,per poi dirigersi verso due ragazze, una dai
capelli rossi e vestita di verde, l’altra dai capelli neri e con dei
pantaloncini ed una maglia senza maniche azzurra. La ragazza dai capelli rossi
diede la mano al biondo e prese sottobraccio l’altra. Dopo qualche minuto i
quattro giovani si diressero verso un hotel con sopra una scritta non
leggibile. Era argentato all’esterno, mentre all’interno i pavimenti in marmo
nero e le pareti rosso sangue non davano un aspetto molto amichevole alle
stanze. Le due ragazze andarono a sedersi ad un tavolo, mentre gli altri due
personaggi si diressero al bancone ed ordinarono quattro gelati ad un uomo dai
capelli lunghi ed ondulati fino alle spalle, crespi, con una maglia a maniche
corte nera che non nascondeva affatto la pancia piuttosto evidente, e diversi
piercing in giro per il viso e le braccia. Una cosa molto strana era che il
volto dei quattro giovani fosse sfuocato e che non ci fosse volume.
Improvvisamente
la PSP si spense, nel buttarsi sul letto aveva fatto sì che il cavo che la collegava
alla corrente si staccasse e che la console tornasse a scaricarsi.
«Pff,
che cavolata di gioco.» Sbuffò il ragazzo, togliendolo dalla console ed
appoggiandolo sulla scrivania di fianco al suo letto. Quella scrivania era un
casino; gli unici scaffali ad essere in ordine in quella camera erano quelli
dei videogiochi e dei fumetti.
Un
brivido gli corse lungo la schiena; quel ragazzo con la PSP nera in mano gli
sembrava così tanto sé stesso e la ragazza dai capelli rossi così simile alla
sorella...
«Bene, allora perché voi due non andate
a prendere qualcosa al bar mentre io e Viviana prendiamo posto?» Dando una
piccola pacca fraterna alle spalle di Jared, Arianne si dileguò insieme alla
mora, sedendosi in uno dei tanti tavoli liberi.
«Per curiosità, quanti anni avete tu ed
Arianne?» Domandò Akira, dirigendosi verso il bancone del bar.
«Eh? Ah, io ho quindici anni, lei
diciassette. Voi?» Jared non sembrava essere molto interessato alla
conversazione, continuava a guardarsi intorno con fare sospettoso, era come se si aspettasse di vedere spuntare fuori
un leone vestito da ballerina. “Che paragone
idiota, Akira!”, si ritrovò a pensare il più grande.
«Io diciassette, Viviana quindici.
Senti, come mai continui a guardarti intorno?» Non voleva darlo a vedere, ma
era un po’ spaventato da tutte quelle occhiate allarmate che Jared lanciava in
giro. Okay che a quindici anni si è ancora abbastanza suscettibili, ma dal suo
sguardo sembrava che ci fosse veramente qualcosa di cui preoccuparsi.
«Beh, ecco...ti sembrerà strano, ma...è
tutto uguale ad un videogame al quale ho giocato poco tempo fa...ah, sarò io ad
avere un sacco di quella roba in testa, non farci caso!» Indicando la PSP e
stringendosi nelle spalle, Jared ordinò all’uomo dietro al bancone due gelati.
Il signore aveva diversi orecchini su entrambe le orecchie e dalla maglia dalla
scollatura a V si riusciva ad intravedere l’inizio di un tatuaggio, anche se
non era chiaro il soggetto rappresentato. Sembravano dei...capelli?
Riprendendosi, Akira ordinò a sua volta
due gelati, per poi bloccarsi di colpo. Su una pagina Facebook, della quale
purtroppo non riusciva a ricordarsi il nome, consigliavano tanto di guardare un
anime, la versione animata dei manga, fumetti giapponesi e...lui l’aveva visto.
Sì insomma, che poteva esserci di male? Era però un qualcosa di...strano, i
personaggi non avevano volto, non parlavano! Semplicemente si vedevano questi
corpi senza personalità interagire tra loro, muoversi e spostarsi in luoghi
differenti. Dopo i dieci minuti che aveva concesso all’anime per diventare
interessante, aveva spento, ma...sembrava quasi che il personaggio principale
rappresentasse sé stesso nella vacanza. Era arrivato al momento in cui il
protagonista camminava per una spiaggia e si scontrava con un altro ragazzo dai
capelli rossi con una PSP nera...
Akira deglutì e strinse nei pugni i
gelati, sedendosi su uno sgabello accanto a Viviana più rigidamente che mai.
«Tieni, Vì.» Porse il gelato alla
sorella, cominciando a scartare il proprio. Anche l’altro ragazzo aveva dato il
gelato alla maggiore ed aveva cominciato a mangiare il suo, continuando a
muoversi.
Il fare meccanico di Akira attirò
l’attenzione di Jared, il quale aveva smesso di guardarsi intorno ed aveva
posato lo sguardo su di lui.
«Ehi, tutto
okay?»
«Beh, ecco...tu avrai giocato ad un
videogame, ma io ho visto un anime che parlava di queste vacanze e, a dirla
tutta, tutto questo mi turba un po’!» Ammise il giovane, mangiando
sovrappensiero il gelato. Jared cominciò a tossire, interrompendo la
conversazione che stavano avendo intanto le due ragazze.
«Che succede?» Chiese Arianne che, anche
se non lo dava a vedere, aveva ascoltato il discorso dei due ragazzi. Aveva
iniziato a sudare freddo. Lo stesso valeva per lei con un libro. Parlava di
questa ragazza senza nome e senza volto che ne incontrava un’altra in una
spiaggia, mandava il fratello a cercare quello dell’amica ed andava insieme ai
tre nella hall di un hotel a mangiare un gelato. Non era andata avanti,
semplicemente aveva chiuso il libro e cominciato a leggere qualcos’altro.
«Beh, ecco...hai presente quel videogame
di cui ti parlavo? Sembra che rappresenti questa realtà, voglio dire, tutto
quello che succedeva al suo interno è accaduto anche qui! Ad Akira è successo
lo stesso con un anime!» La voce di Jared si era alzata di volume, quel tanto da
attirare l’attenzione dell’uomo al bar, che li guardava sospettoso.
«Con tutto rispetto, quel tipo non mi
piace.» Sussurrò Viviana, indicando il barista, senza però essere ascoltata
dagli altri.
«La stanchezza fa brutti scherzi, non
credete anche voi?» Domandò Arianne, consapevole che di mezzo non c’era affatto
stanchezza. Era sempre stata una ragazza sognatrice e piuttosto influenzabile a
quello che le veniva detto ma, questa volta, non voleva affatto credere a
quello che le stavano confidando i due ragazzi.
«Non si tratta di stanchezza! Al massimo
può essere un brutto scherzo di qualcuno, so quello che ho visto!» Disse Akira,
sbuffando. Odiava essere contraddetto quando era sicuro di avere ragione.
«Cosa potrebbe essere altrimenti?»
Continuò Arianne, mettendoci una piccola punta di acidità. Viviana le tirò un
braccio ma la più grande non le diede attenzione.
«Dimmi, cos’altro potrebbe essere?»
Insistette. Akira, che non era stupido, si accorse subito della paura negli
occhi di Arianne e le sorrise.
«Sono sicuro sia uno scherzo, non
preoccuparti.» A quelle parole, la ragazza sembrò calmarsi e tornò a mangiare
il proprio gelato.
«Giusto per curiosità, voi avete
continuato il libro e l’anime?» Chiese Jared, togliendosi gli occhiali e
sbadigliando. Gli occhi gli facevano male, aveva giocato tutto il giorno a quel
videogame sugli zombie e il suo corpo gli stava implorando di finirla.
«No. Io sono arrivata al mangiare i
gelati tutti e quattro assieme.» Rispose seccata Arianne, senza alzare lo
sguardo dal dolce.
«Io sono arrivato all’incontrarti sulla
spiaggia, nulla di più.» Akira guardò la sorella farsi sempre più pallida e le
prese una mano, incuriosito. Viviana si ritrasse e si mise a guardare fuori
dalla finestra.
«Mmh, io sono arrivato a quando abbiamo
ordinato i gelati.»
«Adesso arriverà quel tipo al bar, non
fate nulla di strano, non guardate verso di lui e se vi chiede qualcosa
riguardo a libri, anime, videogame o canzoni, voi non sapete assolutamente
nulla!» Sibilò Viviana, portandosi le ginocchia al petto e cercando di sembrare
il più naturale possibile. Faceva sempre così quando aveva paura, sentire un po’
di calore umano contro di sé riusciva a calmarla subito...poi capì che il
portarsi le ginocchia al petto ed isolarsi dal gruppo non era affatto un
comportamento molto consono in quel momento, quindi tornò ad assumere una
postura normale.
Jared, che non doveva girarsi per vedere
l’uomo col tatuaggio sul petto, si accorse che
effettivamente si stava avvicinando. Incuriosito, chiese a voce bassa
come facesse a saperlo.
«Ho...avuto un’esperienza simile alla
vostra...ho ascoltato l’album di un artista chiamato Zombie.»
Saaaaalve:3
Quest'originale è dedicata a due mie care, carissime amiche, Diana e Stefania.
Diana: Grazie per avermi iniziata alla PSP, senza di te Jared non sarebbe in
vita, ahah. E grazie per essermi accanto in questo periodo, non mi stancherò
mai di dirlo e lo sai. U.U Appena riusciremo a vederci ti passerò tutto quello
che devo passarti, dal programma per pubblicare agli anime che ti consiglio!
Ovviamente spero per sabato! ^_^ Inoltre grazie per le correzioni che mi hai
fatto, cosa farei senza di te?
Stefania: Spero tanto che il capitolo ti sia piaciuto e che la storia ti
interessi! :D Cercherò di pubblicare il prossimo al più presto! La mia passione
per la scrittura è aumentata notevolmente da quando ci siamo conosciute ed i
tuoi regali di oggi mi hanno dato un sacco di spunti per dei personaggi! *W*
Questa storia è importante per me perché è la prima volta che mi imbarco in una
storia sia Yaoi, sia Yuri, sia Het. ^^" E' inutile dirti che ti voglio
tanto bene, giusto? Buona lettura <3
_mi scuso per i ringraziamenti poco ehm...ringrazianti?...ma ho dormito solo
cinque ore su sessanta. Mi sento svuotata! D:
Bene, cari lettori *forever alone*, spero che la storia vi abbia interessato
abbastanza per lasciare una recensione e continuare a seguirmi x) Inoltre il
mio umore è a terra perché il mio professore ha detto, alla prima ora, che la
mia è una classe di semianalfabeti. Io ci sono rimasta malissimo T.T
Ovviamente, dato che cercherò d'impegnarmi il più possibile, posterò, cercando
di essere positiva, entro due settimane. Mi obbligherò a pubblicare, greco può
anche andare a farsi un giro. U.U
Ora vi saluto! Un bacio!
ElanorFantaGreen <3
P.S. Corretta il 16.06.2012
;)