I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
Primo capitolo della storia.
Spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi... Li ho un po'
descritti come io li vedrei in un contesto attuale. Per ora il rating
è decisamente verde, ma l'ho messo cmq come arancione
perché in una storia che ho letto (non mi ricordo quale!)
qualcuno aveva accusato il fatto che il racconto aveva "cambiato
colore" in corso d'opera e che quindi non era più possibile
andare avanti a leggere per alcuni utenti che magari si erano
affezionati ai personaggi. Quindi, dato che la mia storia (se dovesse
piacere!) andrà avanti con scene un po' più
spinte, ho preferito da subito indicare il tutto secondo come credo si
svilupperà la trama in futuro.
Come sempre ogni critica/commento è ben gradito. Un
abbraccio.
Snowfeather
My Home Rooms
Capitolo 2
La
notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno
di
università e aveva organizzato insieme ai suoi
più cari compagni di corso il tradizionale
cenone di capodanno.
Unith
e Balinor, i suoi amati genitori, avevano deciso di passare le vacanze
invernali sulla neve: un’usanza di famiglia che per la prima
volta Merlin aveva
disertato, per godere di un po’ di autonomia, pazzia e
leggerezza insieme agli
amici. Non che con i suoi non si trovasse bene, ma a 22 anni suonati
aveva
voglia di qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa di
emozionante…
qualcosa di eccitante!
Certo…
una cena in casa non era davvero un evento ai limiti della
trasgressione, ma
per Merlin era come annusare il fiore della libertà per la
prima volta.
Per
questo, aveva trascorso le ultime 4 ore a rassettare, pulire e
riordinare casa.
Poi,
dopo una doccia bollente, aveva passato una buona mezz’ora in
camera: metà del
suo guardaroba era volato sul letto e tutti i vestiti che non erano la
sua
camicia preferita, quella azzurro cielo, e i jeans neri un
po’ aderenti che lo
facevano sentire quasi carino, erano stati amorevolmente ripiegati e
riposti
nuovamente nell’armadio.
Nel
momento in cui il suono del campanello gli annunciò allegro
che erano arrivati
i suoi ospiti, il cuore gli fece una capriola nel petto e con un
sorriso a 36
denti rispose al citofono.
“Chi
è?”
“Siamo
nooooi!” Quella risata di voci colorate fece tingere di
piacere le gote del
ragazzo, già più rosse del solito per
l’acqua bollente della doccia e per il
cuore in festa.
“Noi
chi?”
“Dai
Merlin, aprici, che qui sotto si congela!” e con un sospiro
di sollievo e una
smorfia divertita agli altri tre, Morgana sentì finalmente
il portone di
ingresso aprirsi.
Dall’ingresso,
Merlin sentiva le voci divertite dei suoi amici che salivano i 67
gradini del
palazzo in cui abitava. Non era una scalata per cuori
deboli… Terzo piano di un
edificio storico, tutelato dai beni culturali, tenuto in ottime
condizioni da
tutti i condomini, ma comunque senza ascensore.
“Dai
ragazzi, che ormai ci siamo… Merlin, accidenti! Ogni volta
che vengo da te devo
fare scorta di polmoni artificiali!” la voce del bel ragazzo
bruno, dai tratti
vagamente iberici, si fece più alta nel momento in cui,
sollevando la testa, si
rivolse direttamente al padrone di casa che li guardava divertito dal
pianerottolo.
“…
quante storie Lancelot! Non eri tu che poco fa ti professavi il
paladino di
ogni donzella, quando si trattava di farti bello davanti a
Gwen?”
Due
mani scattarono all’improvviso verso la chioma di ricci
corvini, tuttavia
Morgana riuscì a schivare con destrezza (…ma solo
perché un po’ se
l’aspettava!) gli scappellotti a lei indirizzati.
“Lenti,
lenti ragazzi miei! Ancora deve nascere chi mette nel sacco
me!” e con un
ultimo saltello la ragazza abbracciò il suo ospite che li
aspettava.
“Ciao
mio dolce cavaliere! Come stai stasera? Emozionato che sta per finire
l’anno?”
gli schioccò un enorme bacio sulla guancia e senza neppure
aspettare un invito,
Morgana entrò in casa, trascinando con sè una
quantità spropositata di pacchi,
pacchetti e pacchettini.
“Ciao
Merlin…” lo
salutò dolcemente Gwen.
“Ciao
Gwen, grazie di aver pensato a tutto tu! Benvenuta, entra entra! Non
restare
sulla porta!” Merlin era davvero felice che la sua migliore
amica fosse lì
quella sera ed era sinceramente commosso di come si fosse
così pazientemente
dedicata alla cena. Su di lei si poteva sempre contare e di certo non
sarebbero
rimasti a stecchetto!
Una
mano pesante gli calò sulla spalla riscuotendolo dai suoi
pensieri. “Eccoci arrivati
sulla vetta… cavolo, amico! Ma come fai tutti i
giorni?”
“Ciao
Lance, se la piantassi di brontolare, magari un po’ di fiato
in corpo ti
rimarrebbe! Coraggio, che ormai è
fatta…” rise divertito Merlin
all’espressione
esausta, esageratamente accentuata, dell’amico.
C’era
stato un tempo in cui aveva pensato di essere innamorato di lui, tanto
le
affinità dei due erano evidenti. Facevano tutto insieme:
dagli esami, alla
strada per tornare a casa ogni sera dopo le lezioni nel paese vicino,
alle
ricerche di libri rari nei mercatini delle pulci, alla condivisione dei
primi
amori e desideri.
Era
stato proprio allora che Merlin aveva capito che Lancelot non avrebbe
mai
potuto ricambiare il suo amore nascente (“Quanto
è carina Gwen, eh Merlin? Così dolce, ma
determinata in tutto quel che fa! Mi
smuove tutto un qualcosa dentro che… brrr! Non farmici
pensare!”) e così
aveva dirottato quel sentimento in un’amicizia speciale.
“Spero
non ti dispiaccia Merlin…” *occhi
da
cerbiattino mode on* “… ho incontrato
ieri per caso un mio amico a cui
hanno rifilato una fregatura paurosa! Mi dispiaceva da morire che
restasse a casa da
solo stasera, quindi mi son permesso di invitarlo…
potevoooo?”.
Merlin
si mise a ridere come un matto alla vista di un Lancelot tutto moine e
occhioni
languidi, che cercava di convincerlo a fare quello che chiedeva.
“Piantala,
scemo! …basta Lance, smettila di strusciarti! Ovvio che
potevi… dai che mi fai
solletico! Lanceee!” Merlin aveva gli occhi colmi di lacrime
dal ridere… Quel
cretino del suo amico lo stava letteralmente facendo morire!
“Lancelot,
potresti venire a darmi una mano?”
Mezzo
secondo dopo la timida richiesta di Gwen, Merlin si ritrovò
libero dalle
insistenti svenevolezze dell’amico, che si
precipitò in casa in un baleno al
grido di “al vostro servizio, mia
dolce
donzella!”, suscitando un lieve rossore e un
sorriso sul viso della
ragazza.
Quei
due erano chiaramente innamorati cotti l’uno
dell’altra, se solo avessero preso
il coraggio per dichiarare ciò che agli occhi di tutti era
palese…
Ancora
con il sorriso sulle labbra per colpa del suo migliore amico, Merlin si
girò
verso la scala per dare il benvenuto allo sconosciuto che quel matto di
Lancelot si era portato dietro. Vide solo un luccichio azzurro, sotto
un
passamontagna degno di Diabolik stesso, e tese una mano al nuovo venuto.
“Ciao,
sono Merlin! Entra, fa’ come se fossi a casa
tua…” un rumore di vetri infranti
arrivò in quell’istante dalla cucina (“Tutto
bene non è successo niente!”)
“… tanto qui mi pare proprio che si siano
già
tutti messi a loro agio! Butta pure la tua roba sul letto nella mia
stanza, è appena in cima a quella scala… Che
state combinando disgraziati?!”
Merlin
fece accomodare il suo nuovo ospite e si precipitò in cucina
chiudendogli
velocemente la porta alle sue spalle.
“Morgana!
Possibile che tu non riesca neppure a tenere un piatto in mano senza
spaccare
tutto?”
“Ma
stai zitto Lancelot! Chi credi che avesse in mano quei bicchieri
frantumati?”
“Non
li avrei mai fatti cadere, se tu non mi fossi volata addosso,
inerpicata
com’eri su quella sedia…”
“Non
mi sarei mai dovuta inerpicare sulla sedia, se i piatti fossero stati
ad
un’altezza accettabile…”
“…
Merlin!” esclamarono in coro, girandosi entrambi a guardare
il ragazzo appena
arrivato trafelato in cucina.
“E
figurati se in qualche modo non era colpa mia… Gwen, ti
prego… ti supplico!
Pensaci tu a gestire Burrasca e Tornado! Io ho mollato di là
il tuo amico senza
neanche finire di presentarmi come si deve,
Lance…” e Merlin si diresse
nuovamente verso l’ingresso dove aveva abbandonato il povero
nuovo arrivato,
che certamente si stava chiedendo in che gabbia di matti fosse finito.
Arrivato
sulla soglia di camera sua, Merlin vide con piacere che il ragazzo
aveva
accettato il suo invito a mettersi comodo e si stava togliendo giacca,
guanti e
passamontagna.
“Scusa
tanto, sai… ma con quei pazzi non c’è
niente da f…” le parole incespicarono
sulle ultime due sillabe. Il cuore perse un colpo… forse
anche un paio, a dir
la verità.
Scintillio
d’oro, luce azzurra, bianco cangiante, rosso fuoco.
Fu
tutto quello che riuscì a cogliere Merlin prima che la
ragione lo abbandonasse
per qualche istante.
Capelli
color del grano, luminosi come pagliuzze d’oro e leggeri come
una nuvola.
Occhi
di cobalto profondi e limpidi, sorridenti e sfolgoranti più
di una cometa.
Sorriso
sincero, pulito e gioioso.
Labbra
leggermente increspate dal freddo, del colore delle fragole appena
colte.
Arthur.