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Autore: snowfeather    10/01/2012    4 recensioni
La sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la sua idea di calore, pace, sicurezza… intimità.
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La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno...
[Merlin x Arthur]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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My home rooms 02

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.

Primo capitolo della storia. Spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi... Li ho un po' descritti come io li vedrei in un contesto attuale. Per ora il rating è decisamente verde, ma l'ho messo cmq come arancione perché in una storia che ho letto (non mi ricordo quale!) qualcuno aveva accusato il fatto che il racconto aveva "cambiato colore" in corso d'opera e che quindi non era più possibile andare avanti a leggere per alcuni utenti che magari si erano affezionati ai personaggi. Quindi, dato che la mia storia (se dovesse piacere!) andrà avanti con scene un po' più spinte, ho preferito da subito indicare il tutto secondo come credo si svilupperà la trama in futuro.
Come sempre ogni critica/commento è ben gradito. Un abbraccio.
Snowfeather

My Home Rooms

Capitolo 2

La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno.

 

Unith e Balinor, i suoi amati genitori, avevano deciso di passare le vacanze invernali sulla neve: un’usanza di famiglia che per la prima volta Merlin aveva disertato, per godere di un po’ di autonomia, pazzia e leggerezza insieme agli amici. Non che con i suoi non si trovasse bene, ma a 22 anni suonati aveva voglia di qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa di emozionante… qualcosa di eccitante!
Certo… una cena in casa non era davvero un evento ai limiti della trasgressione, ma per Merlin era come annusare il fiore della libertà per la prima volta.

 

Per questo, aveva trascorso le ultime 4 ore a rassettare, pulire e riordinare casa.
Poi, dopo una doccia bollente, aveva passato una buona mezz’ora in camera: metà del suo guardaroba era volato sul letto e tutti i vestiti che non erano la sua camicia preferita, quella azzurro cielo, e i jeans neri un po’ aderenti che lo facevano sentire quasi carino, erano stati amorevolmente ripiegati e riposti nuovamente nell’armadio.

 

 

Nel momento in cui il suono del campanello gli annunciò allegro che erano arrivati i suoi ospiti, il cuore gli fece una capriola nel petto e con un sorriso a 36 denti rispose al citofono.

“Chi è?”

“Siamo nooooi!” Quella risata di voci colorate fece tingere di piacere le gote del ragazzo, già più rosse del solito per l’acqua bollente della doccia e per il cuore in festa.

“Noi chi?”

“Dai Merlin, aprici, che qui sotto si congela!” e con un sospiro di sollievo e una smorfia divertita agli altri tre, Morgana sentì finalmente il portone di ingresso aprirsi.

 

Dall’ingresso, Merlin sentiva le voci divertite dei suoi amici che salivano i 67 gradini del palazzo in cui abitava. Non era una scalata per cuori deboli… Terzo piano di un edificio storico, tutelato dai beni culturali, tenuto in ottime condizioni da tutti i condomini, ma comunque senza ascensore.

 

“Dai ragazzi, che ormai ci siamo… Merlin, accidenti! Ogni volta che vengo da te devo fare scorta di polmoni artificiali!” la voce del bel ragazzo bruno, dai tratti vagamente iberici, si fece più alta nel momento in cui, sollevando la testa, si rivolse direttamente al padrone di casa che li guardava divertito dal pianerottolo.
“… quante storie Lancelot! Non eri tu che poco fa ti professavi il paladino di ogni donzella, quando si trattava di farti bello davanti a Gwen?”

Due mani scattarono all’improvviso verso la chioma di ricci corvini, tuttavia Morgana riuscì a schivare con destrezza (…ma solo perché un po’ se l’aspettava!) gli scappellotti a lei indirizzati.
“Lenti, lenti ragazzi miei! Ancora deve nascere chi mette nel sacco me!” e con un ultimo saltello la ragazza abbracciò il suo ospite che li aspettava.
“Ciao mio dolce cavaliere! Come stai stasera? Emozionato che sta per finire l’anno?” gli schioccò un enorme bacio sulla guancia e senza neppure aspettare un invito, Morgana entrò in casa, trascinando con sè una quantità spropositata di pacchi, pacchetti e pacchettini.

 

“Ciao Merlin…”  lo salutò dolcemente Gwen.
“Ciao Gwen, grazie di aver pensato a tutto tu! Benvenuta, entra entra! Non restare sulla porta!” Merlin era davvero felice che la sua migliore amica fosse lì quella sera ed era sinceramente commosso di come si fosse così pazientemente dedicata alla cena. Su di lei si poteva sempre contare e di certo non sarebbero rimasti a stecchetto!

 

Una mano pesante gli calò sulla spalla riscuotendolo dai suoi pensieri. “Eccoci arrivati sulla vetta… cavolo, amico! Ma come fai tutti i giorni?”
“Ciao Lance, se la piantassi di brontolare, magari un po’ di fiato in corpo ti rimarrebbe! Coraggio, che ormai è fatta…” rise divertito Merlin all’espressione esausta, esageratamente accentuata, dell’amico.
C’era stato un tempo in cui aveva pensato di essere innamorato di lui, tanto le affinità dei due erano evidenti. Facevano tutto insieme: dagli esami, alla strada per tornare a casa ogni sera dopo le lezioni nel paese vicino, alle ricerche di libri rari nei mercatini delle pulci, alla condivisione dei primi amori e desideri.
Era stato proprio allora che Merlin aveva capito che Lancelot non avrebbe mai potuto ricambiare il suo amore nascente (“Quanto è carina Gwen, eh Merlin? Così dolce, ma determinata in tutto quel che fa! Mi smuove tutto un qualcosa dentro che… brrr! Non farmici pensare!”) e così aveva dirottato quel sentimento in un’amicizia speciale.

 

“Spero non ti dispiaccia Merlin…” *occhi da cerbiattino mode on* “… ho incontrato ieri per caso un mio amico a cui hanno rifilato una fregatura paurosa! Mi dispiaceva da morire che restasse a casa da solo stasera, quindi mi son permesso di invitarlo… potevoooo?”.
Merlin si mise a ridere come un matto alla vista di un Lancelot tutto moine e occhioni languidi, che cercava di convincerlo a fare quello che chiedeva.
“Piantala, scemo! …basta Lance, smettila di strusciarti! Ovvio che potevi… dai che mi fai solletico! Lanceee!” Merlin aveva gli occhi colmi di lacrime dal ridere… Quel cretino del suo amico lo stava letteralmente facendo morire!

 

“Lancelot, potresti venire a darmi una mano?”
Mezzo secondo dopo la timida richiesta di Gwen, Merlin si ritrovò libero dalle insistenti svenevolezze dell’amico, che si precipitò in casa in un baleno al grido di “al vostro servizio, mia dolce donzella!”, suscitando un lieve rossore e un sorriso sul viso della ragazza.

Quei due erano chiaramente innamorati cotti l’uno dell’altra, se solo avessero preso il coraggio per dichiarare ciò che agli occhi di tutti era palese…

 

 

Ancora con il sorriso sulle labbra per colpa del suo migliore amico, Merlin si girò verso la scala per dare il benvenuto allo sconosciuto che quel matto di Lancelot si era portato dietro. Vide solo un luccichio azzurro, sotto un passamontagna degno di Diabolik stesso, e tese una mano al nuovo venuto.
“Ciao, sono Merlin! Entra, fa’ come se fossi a casa tua…” un rumore di vetri infranti arrivò in quell’istante dalla cucina (“Tutto bene non è successo niente!”) “… tanto qui mi pare proprio che si siano già tutti messi a loro agio! Butta pure la tua roba sul letto nella mia stanza, è appena in cima a quella scala… Che state combinando disgraziati?!”
Merlin fece accomodare il suo nuovo ospite e si precipitò in cucina chiudendogli velocemente la porta alle sue spalle.

 

 

“Morgana! Possibile che tu non riesca neppure a tenere un piatto in mano senza spaccare tutto?”

“Ma stai zitto Lancelot! Chi credi che avesse in mano quei bicchieri frantumati?”

“Non li avrei mai fatti cadere, se tu non mi fossi volata addosso, inerpicata com’eri su quella sedia…”

“Non mi sarei mai dovuta inerpicare sulla sedia, se i piatti fossero stati ad un’altezza accettabile…”

“… Merlin!” esclamarono in coro, girandosi entrambi a guardare il ragazzo appena arrivato trafelato in cucina.

“E figurati se in qualche modo non era colpa mia… Gwen, ti prego… ti supplico! Pensaci tu a gestire Burrasca e Tornado! Io ho mollato di là il tuo amico senza neanche finire di presentarmi come si deve, Lance…” e Merlin si diresse nuovamente verso l’ingresso dove aveva abbandonato il povero nuovo arrivato, che certamente si stava chiedendo in che gabbia di matti fosse finito.

 

Arrivato sulla soglia di camera sua, Merlin vide con piacere che il ragazzo aveva accettato il suo invito a mettersi comodo e si stava togliendo giacca, guanti e passamontagna.
“Scusa tanto, sai… ma con quei pazzi non c’è niente da f…” le parole incespicarono sulle ultime due sillabe. Il cuore perse un colpo… forse anche un paio, a dir la verità.

 “Ma figurati! Anzi, grazie dell’invito, anche se indiretto. Io sono Arthur.”

 

Scintillio d’oro, luce azzurra, bianco cangiante, rosso fuoco.
Fu tutto quello che riuscì a cogliere Merlin prima che la ragione lo abbandonasse per qualche istante.

 

Capelli color del grano, luminosi come pagliuzze d’oro e leggeri come una nuvola.

 
Occhi di cobalto profondi e limpidi, sorridenti e sfolgoranti più di una cometa.

 
Sorriso sincero, pulito e gioioso.

 
Labbra leggermente increspate dal freddo, del colore delle fragole appena colte.

 

 

Arthur.

  
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