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Autore: erydia    10/01/2012    1 recensioni
“Mamma, Papà …” chiesi guardandomi intorno “ma state già per ripartire?” Insomma, io li andavo a trovare e loro partivano? Gran bei genitori che mi ritrovavo.
“Veramente stiamo per ripartire” evidenziò mio padre.
“Si, ho capito che tu e la mamma state per ripartire.” Sbottai confusa“ma vorrei sapere per dove!”
“Andiamo tutti a Charlotte” urlarono all’unisono i miei genitori, felici come una pasqua mentre il mio sguardo, lo sapevo bene, si faceva più terrorizzato che mai.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaoo belli *-*, come state? Io un pò uno schifetto :( per questo ho ritardato di un giorno l'aggiornamento di Charlotte.
Anyway, come è andato il ritorno a scuola? A me sempre uno schifetto. Mi sa che questo mese lo soprannominerò "SCHIFO" ù.ù.
*prende sua pallina anti-stress e comincia a stringerla*.
Questo cap è un pò il vero inizio della storia, in cui ho cercato di far parlare altri personaggi tra cui Alex.
Ho inserito anche alcune canzoni per il semplice motivo che mentre scrivevo quei pezzi, ascoltavo quelle song.
Ci leggiamo di sotto anche perchè credo vogliate leggere il cap *-*.




Avevo fatto tante cose stupide nella mia vita, degli errori imperdonabili. Avevo perso tante occasioni , scendendo davvero in basso. Avevo fatto tante cose stupide nella mia vita, ma mai più stupide di quelle.
Mi trovavo davanti ad un bivio, indecisa se continuare quello per cui ero andata lì, oppure fuggire a gambe levate come facevo da ormai tanto tempo.  Avevo paura, di non essere all’altezza di chiedere il suo perdono, paura di essere trattata male e cacciata via. Avevo semplicemente paura e la paura, faceva fare alla gente cose stupide. Deglutii cercando di infondermi un po’ di coraggio, io dovevo farcela non per me, ma per l’amicizia che mi legava a lei. Titubante, suonai il campanello sperando che non ci fosse nessuno in casa. Ero una fifona, questo lo sapevo bene. Non ero sempre stata così, c’era stato un tempo in cui niente mi faceva paura, ma quello era il passato. Un passato dove ero circondata da tante persone che mi volevano bene, amici che ormai non mi guardavano neanche più.
La porta si aprì di colpo facendomi sussultare. Ci guardammo negli occhi per un po’, entrambe timorose di parlare e speranzose che l’altra cominciasse.
“Che ci fai qui?”
Fu Roxy a parlare per prima. Dovevo aspettarmelo, infondo era sempre stata più schietta di me.
“Ciao …” mormorai guardandola negli occhi. A differenza del suo tono glaciale, il mio era tremante e doloroso, mi mancava la mia migliore amica e la rivolevo con me. Ero egoista, ma avrei dato tante cose per ritornare indietro.
“sono venuta a chiedere il tuo perdono” come a volte accade, quell’istante si fermò. Indugiò e rimase per molto più di un misero istante. I suoni cessarono e i nostri movimenti si fermarono, per molto. E poi l’istante finì, e tornammo alla realtà.
“Mi chiedi l’impossibile” e fu una risposta secca e decisa. Nel suo tono di voce non c’erano ripensamenti.
“Cosa posso fare, dimmelo!” implorai
“Farmi guardare un autobus che ti investe” esclamò ironica.
 “Questo si che è senso dell’umorismo” mormorai grattandomi il capo.
La vidi abbassare lo sguardo e piegare gli angoli della bocca in un sorriso. Certo, non era il massimo ma era più di quanto potessi sperare.
“Roxy io …”
“Aria ora devo andare”
Ci guardammo negli occhi un ultima volta. Poi mi allontanai, portando con me il peso di quell’amicizia andata in frantumi.
I secondi passarono veloci, diventando minuti. Nel mio fiato, non vi era emozione che lo facesse vibrare. Odiavo quel senso di apatia. Mi avviai a passo lento verso la scuola, avevo saltato le prime ore di lezione e non potevo fare così ogni giorno. Le parole un tempo potevano trasmettermi serenità ma in quel momento, il silenzio mi circondava e mi perseguitava. Avrei dovuto respirare quel senso di luminosità che mi regalavano, sentirlo fin dentro i miei occhi. Perché l’amicizia ti entrava dentro il flusso sanguigno e potevi sentirla fluttuare dentro te. Per quanto appartenessi a Charlotte, mi sentivo un’estranea, con tanta rabbia da paralizzarmi e con lacrime che cadevano ancora, dolorose. Alcune volte, mi fermavo e pensavo alla mia adorata città. Potevo sembrare pazza o dolorosamente timida, e quelle sensazioni non sarebbero state nascoste. Cercavo negli occhi dei passanti i loro sguardi e mi sentivo sola, al freddo e il solo anestetico pensiero che mi faceva provare qualcosa, contemporaneamente, mi uccideva dentro. Camminavo vicino alle rive del piccolo fiume, nella brezza fresca degli ultimi giorni d’estate, riuscivo a scorgere in lontananza la scuola che possente aspettava i suoi studenti.
“Guarda, guarda chi si rivede”
Mi voltai di scatto e lo vidi, Tomas Barrios, il migliore amico di Nathan.
“Tom …” mormorai in falsetto “da quanto tempo”
“Ariuccia bella …” urlò abbracciandomi.
Ariuccia? Che razza di stupido soprannome era mai quello?. Mi andava bene A oppure Ari, ma Ariuccia NO!.
“allora, come stai?” mi chiese strattonandomi il collo.
“Starò bene, se solo la tua zampa si spostasse dal mio collo” ringhiai.
Mi stavano simpatici tutti, tranne lui. Seguiva le orme di Nathan che a differenza sua, era il tipico ragazzo, dietro al quale ogni ragazza sbavava. Tom invece, era diverso. Faceva l’idiota non per compiacere gli amici ma per compiacere se stesso. Odiato praticamente da tutti, stupido ma nonostante tutto, Nate mi ripeteva sempre che aveva un buon cuore. Una cosa che io non avevo mai visto.
“Ariuccia? Oi? Ci sei?”
Solo quando mi sventolò la mano davanti agli occhi, ritornai alla realtà.
“Oh scusa, dicevi?” chiesi mostrandogli un sorriso.
“A cosa stavi pensando?”
“A niente”
“Pensavi a Nathan?”
“Cosa? Io? No, no che dici?” mi agitai sbiancando. Come diavolo poteva anche solo pensare una cosa del genere? Insomma, io non stavo pensando a Nathan-quantosonofigo-Nott.
“Rifiuti l’idea!” sentenziò.
“Di cosa?”
“Che lui ti manca. E’ normale che sia così”
“Sei uno psicologo adesso?” sbottai infastidita
“Quello di cui ha bisogno”
“Beh, ho bisogno di andare a scuola …” conclusi annuendo col capo “Quindi, ci vediamo in giro Tommy. Ciao”
E mi allontanai a passo svelto, lontano da lui e dalle sue conclusioni del cavolo.

“Avevo un disperato bisogno, di allontanarmi da tutto”

“Aria Sofia Evans”
“James Nott” ghignai aspettando che mi si avvicinasse.
“Come stai? Pronta per la lezione sulla cometa di Elenin?”
“La, cosa?” chiesi confusa.
“Ah giusto, tu non lo sai”
“Non so cosa?”
“mmm te lo spiegherà la signorina Robinson” rispose schietto.
“Che insegna?” chiesi invitandolo a continuare
“Storia”
Inarcai entrambi le sopracciglia. Beh, se lo diceva una prof di storia allora mi fidavo.
“Ora devo andare, ci vediamo a pranzo”
“Okay ... e ehm James?”
“Si?”
“Hasta la vista” mormorai.
“Sayonara” sorrise allontanandosi.
Era il nostro saluto speciale e sapere che non l’aveva dimenticato, mi riempì il cuore di gioia. Forse, non tutto era perduto.
“La cometa di Elenin, fu avvistata per la prima volta circa cinque secoli fa” spiegò la nostra prof “non passava sopra Charlotte da più di centoquarantacinque anni”
“Le faceva troppo schifo, prof?” ululò Tom chiedendo manforte ad una classe che però, per fortuna, non gli prestava particolare attenzione. Lui, di rimando, sbuffò e continuò ad ascoltare la lezione borbottando frasi del tipo “non avete senso dell’umorismo”.
“La cometa, raggiungerà la massima luminosità durante i festeggiamenti di stasera …”
Povero Tommy, era ancora inconsapevole che ad avere poco senso dell’umorismo era lui e non gli altri. Scrollai le spalle, scuotendo la testa, prima o poi lo avrebbe capito da solo.
“subito dopo il tramonto”
La campanella suonò e di corsa, mi avviai verso i corridoi gremiti di studenti.

http://www.youtube.com/watch?v=CDX041KbE7g

Guardavo quegli studenti e più lo facevo più mi veniva in mente una citazione, che faceva al caso mio. Lee Cummings scrisse: Essere nient’altro che se stessi in un mondo che fa di tutto, giorno e notte, per farti diventare qualcun’altro. Vuol dire combattere la battaglia più difficile che un essere umano possa affrontare. Senza smettere mai di lottare.
La gente, tendeva a non essere se stessi bensì, apparivano come la gente li voleva. Peccavano di personalità e questo li rendeva aspri. Per quel che mi riguardava, io avevo sempre fatto tutto a modo mio. Le mie scelte, erano condizionate solo dalla mia testa e dal mio cuore. Ne avevo fatte tante di giuste e allo stesso tempo di sbagliate,ma nonostante tutto non mi pentivo di niente .. o quasi. Guardai Nathan e Roxanne sorridere ed il mio cuore perse altri piccoli frammenti, che si spargevano nell’aria.
I ricordi di Nathan, erano ancora una ferita aperta in me. Un vuoto che difficilmente sarei riuscito a colmare. Eppure, era stata colpa mia. Lo avevo lasciato senza dire una parola, senza un ultimo bacio a sigillare le cuciture, senza capire nemmeno in quale stato fossimo.

ஜஜஜ
“Ti propongo un gioco, piccola secchioncella”
“che gioco?” chiesi curiosa.
“parliamo al telefono, andiamo al cinema, facciamo tante cose divertenti”
“E poi, Nathan?”
“E poi niente.” Ghignò avvicinandosi a me “il primo che si innamora, perde”
“Ci sto!” annuii sorridendo “ma se vincerò io, tu dovrai insegnarmi a giocare a Basket”
“Sei veramente una frana in quel gioco ma,…” esclamò divertito “ci sto!”
“Bene!”
“Bene!”
ஜஜஜ

Molte volte, distesa sul mio letto, speravo tanto che lui ricordasse la ragione per cui un tempo mi amava. Ma poi, il giorno prendeva sopravvento e quei pensieri venivano accantonati, come si fa con le cose vecchie. Risalivano a galla, ma solo la notte, nella penombra della mia stanza. Mi tenevano compagnia, ma erano così dolorosi. E allora cercavo di non farli salire a galla, solo così potevo respirare.

“Respirare era l’unica cosa che mi preoccupavo di fare”

POV
La sera arrivò lentamente senza che lei si rendesse pienamente conto del passar del tempo, sino a quando la colse un brivido di freddo. Aveva promesso a James, di guardare la cometa insieme e non se la sentiva di abbandonarlo. Ma era ancora presto per prepararsi e così, aveva deciso di annientare ogni pensiero per dedicarsi all’unica cosa che la faceva sentire viva.

http://www.youtube.com/watch?v=llI1x7FhsDA

ஜஜஜ
“Cretino”
“Secchiona”
“Verme”
“Secchiona”
“Ipocrita”
“Secchiona”
“Montato”
“Secchia, Secchia, Secchia”
“Idiota idiota idiota”
“Io?”
“Si tu”
“Così però non mi lusinghi”
“TI ODIO”
“ANCHE IO”
Magari fosse vero.
ஜஜஜ

Due ore e quattro panini dopo, Nathan si era recato a casa di Roxy. La ragazza gli aveva imposto non solo di andarla a prendere, ma anche di restare solo con lei. Non doveva vedere i suoi amici. Ovviamente, era stata una cosa stupida, Nathan non doveva accettare, eppure aveva stupito tutti annuendo col capo. Il ritorno di Aria, aveva messo in crisi non solo lui e i suoi amici, ma anche Roxanne. Sbuffò suonando il campanello, magari non era in casa e questo gli avrebbe dato sollievo.
“un secondo …”
Urlò la ragazza aprendo la porta. Sorrise, prese il suo ragazzo per il colletto della camicia e lo baciò. Fu un bacio passionale, che lasciò entrambi senza fiato.
“come stai?” chiese Nate chiudendosi la porta alle spalle.
“bene, è la festa della cometa ..” rispose enfatizzando ogni sua parola. “ho organizzato tutto nei minimi particolari, nessuno oserà rovinarmela.”
E in quella frase, Nathan ritrovò il volto di Aria.
“Amore, ma mi stai ascoltando?” si agitò la ragazza davanti a lui. Odiava non essere ascoltata, perché quando parlava lei doveva essere ammirata. Come una regale principessa, come la fantastica Cenerentola. Peccato che lei assomigliasse più alla matrigna che a Cenerentola, pensò Nate.
“Come scusa? Certo che ti sto ascoltando …” si affrettò a  risponderle “ho ascoltato ogni tua singola parola”
“Allora ripeti!”
“Ma perché perderci in inutili chiacchiere eh?” cercò di sviare il discorso.
“Come prego?”
“Andiamo a prepararci su.”
E poco convinta, la ragazza accettò il consiglio del suo fidanzato. Quella volta, pensò Nathan, l’aveva passata liscia.
Aria non aveva molta voglia di prepararsi, cosa poteva mai fregarsene lei di una cometa? Niente! Era solo una stupidissima cometa che vagava nell’ignoto alla ricerca della sua casa. Odiava le cose pacchiane e feste del genere, per lei, lo erano. Se ne stava sdraiata in modo scomposto sul divano a contare le pecorelle, magari il tempo sarebbe passato in modo veloce. Non si accorse del campanello, non si accorse di una porta che si chiudeva, non si accorse di nulla il che non andava a suo favore. Se fosse stato un criminale o un ladro, sarebbe già morta.
“Ehi ragazza”
Al suono della sua voce, scattò a sedersi in modo composto sul divano. Sussultò sul punto di urlare ma si calmò guardando il volto di quello sconosciuto.
“Diobò …” esclamò Aria, annaspando in cerca d’aria “mi hai fatto morire, non sono scherzi da fare questi” prese un ultimo e lungo sospiro prima di tornare a respirare normalmente. 
“Scusami ..” ghignò “la porta era aperta, tu non rispondevi e sono entrato”
“tranquillo!” si alzò Aria “comunque, posso offrirti qualcosa?”
“Che stavi facendo prima?” chiese curioso.
“Ah? Chi io?”
“Ovvio, chi altri?”
“Ah beh …” balbettò “niente di che, contavo”
“cosa?”
“le pecorelle”
“e perché contavi le pecorelle?”
“Aehm così, mi piacciono”
Quella conversazione , pensò Aria, stava sfiorando il ridicolo e così non perse tempo a cambiare discorso. Non poteva avere amici mentalmente stabili? No, lei doveva trovarsi persone mentalmente instabili proprio come lo era lei.
“Comunque,” tagliò corto la ragazza “ci sarai anche tu stasera, a guardare la cometa intendo?”
“Non stasera.” Rispose con un sorriso a trentadue denti. Quando sorrideva così, non c’era nulla di buono.
“Che c’è?”
“Ho una corsa”
“COSA? BRUTTO ANTROPOIDE ZOTICONE” urlò “AVEVI GIURATO DI SMETTERE”
“Ma questa sera vincerò io, le statistiche sono dalla mia parte” si giustificò ma chissà perché ad ogni parola indietreggiasse. Aveva forse paura di Aria?
“Non mi fido delle statistiche e lo sai!” sbuffò avvicinandosi pericolosamente ad Alex “perché un uomo con la testa in un forno acceso e i piedi nel congelatore, statisticamente ha una temperatura media”
“Non mi confondere con questi aforismi” storse il naso
“Se servono a non farti giocare, potrei citare tutti gli autori di questo mondo.”
Le corse che si disputavano a Charlotte, erano definite “giri della morte”. Non c’era stato corridore che non si fosse fatto male o avesse perso la vita. Alex aveva smesso ma chissà perché aveva ripreso a correre. Era bravo, ma anche i migliori potevano crollare.
“Piccola ..” mormorò in un filo di voce
“Promettimi solo che starai attento” gli ordinò ma era quasi una richiesta “e giurami che sarà l’ultima volta”
“Te lo prometto.”
Aria scosse la testa, quello non bastava. Non poteva mai sapere che da lì a poche ore qualcosa li avrebbe separati, per sempre.
“Ora  devo andare, ci becchiamo domani a scuola”
Stava per allontanarsi Alex, ma la ragazza lo fermò per poi abbracciarlo. Gli abbracci prima di ogni evento importante, erano una specie di rituale per loro due. Non erano migliori amici, non era James, ma era comunque un suo carissimo amico.
“Stai attento”
“Tranquilla, ora lasciami andare e non gufarmi”
“Io non ti gufo” sbuffò sorridendo “Ciao X” ghignò alzando la mani.
“Ciao A.”

ARIA POV
Okay Aria, ricordati di respirare e tutto andrà per il verso giusto. Ma chi volevo prendere in giro, io non volevo andare a quella festa e il volto scocciato di James non rendeva le cose facili. Era arrivato mezz’ora dopo l’uscita trionfale di Alex, mi aveva trovata nella medesima posizione in cui mi aveva trovata anche Alex, solo che con lui non ebbi nessun bisogno di sedermi in modo composto. Conosceva troppe cose di me per scandalizzarsi davanti a quel mio modo di sedere.
“Aria” ringhiò
“James” sbuffai.
Ci sfidammo con lo sguardo,troppo testardi per parlare e troppo presi dai nostri pensieri interiori anche solo per pensare di parlare. Sbuffai, perché dovevo fare certi pensieri contorti?
“Aria è ora di andare”
“Io non ci vengo” sentenziai incrociando le braccia al petto. Alcune volte, e me lo dicevo da sola, ero insopportabile.
“Me lo hai promesso” sbuffò James scocciato.
“Eh beh, mi rimangio la promessa”
“Non puoi!” sbottò alzandosi in piedi. “Cavolo, tu ora ti alzi e vieni con me”
“NO”
“Si”
“No”
“Si”
“No, No, No”
“Lo hai voluto tu”
E senza fare il minimo sforzo, mi prese in braccio trascinandomi fuori casa.
E così mi ero ritrovata alla festa. Non era male, per carità, ma era così luminosa e piena di cose scintillanti. Le luci della città si erano spente ed il posto era occupato da tante lanterne. Romantico e vomitevole allo stesso tempo. Una musica leggera e soave, accompagnava ogni nostro passo. Tutto era stato curato nei minimi particolari. Mi strinsi nelle braccia guardandomi un po’ in giro alla ricerca di qualcosa, di qualcuno. E quando lo vidi il mio cuore si fermò, ci guardammo per un “infinito” secondo negli occhi e poi scomparve, con la stessa facilità in cui era apparso.
“Che guardi?” mi chiese James che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Per un secondo, avevo anche dimenticato di averlo accanto.
“A nulla perché?”
“Beh mentre guardavi Nathan, mi era sembrato il contrario” tossicchiò
“Cosa? Chi? Io non guardavo nessuno” arrossii continuando a camminare “Toh guarda, caramelle gommose” urlai trascinandolo verso una bancarella.
Avrei fatto di tutto pur di non parlare di Nathan-quantosonofigo-Nott. E per un po’, avevamo smesso di pensare, di parlare o anche solo di guardare Nathan. Tutto era concentrato verso l’alto e quando la cometa apparve il respiro di tutti si fermò di colpo. Quella cometa aveva la stessa consistenza magica di cui erano fatti i sogni. Chiusi gli occhi beandomi di quella luminosità che proprio non riusciva a trattenere, ignara che nello stesso istante dall’altra parte di Charlotte, qualcun altro chiudeva gli occhi … per sempre.

***

“Andiamo, andiamo” spinse al massimo l’acceleratore della sua moto. Voleva vincere, per una volta, lui voleva vincere. E tutto accadde in un secondo. Alex perse il controllo della sua “fidata” amica, la stessa che lo aveva portato a vincere, a perdere, a correre … la stessa che lo stava portando verso una morte certa. E poi una collisione, il volto indefinito della ragazza che amava prima che il buio scendesse a ricoprirlo per sempre.
Quella sera, la cometa aveva portato con sé, l’angelo più bello.


ANGOLO AUTRICE: Voglio solo precisare che questi due cap (questo e il prossimo) li ho scritti dopo la morte del SIC quindi si rifanno un pò a lui. Ma non vi voglio rovinare la sorpresa e quindi vi lascio la foto di Tom ehehe, il caro vecchio Tom. Chi sarà mai? Io lo amo molto, ma per farlo riscattare (???) devo renderlo prima bruttino ehehe. Team T ù,ù inside. Ringrazio chi segue e seguirà la mia storia, *-* alla prossima.


http://images.wikia.com/enskins/images/6/61/Skins-JamesCook.jpg 

  
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