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Autore: erydia    02/01/2012    4 recensioni
“Mamma, Papà …” chiesi guardandomi intorno “ma state già per ripartire?” Insomma, io li andavo a trovare e loro partivano? Gran bei genitori che mi ritrovavo.
“Veramente stiamo per ripartire” evidenziò mio padre.
“Si, ho capito che tu e la mamma state per ripartire.” Sbottai confusa“ma vorrei sapere per dove!”
“Andiamo tutti a Charlotte” urlarono all’unisono i miei genitori, felici come una pasqua mentre il mio sguardo, lo sapevo bene, si faceva più terrorizzato che mai.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua per il secondo capitolo *-*, un grazie va a chi la letto, recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate questa storia. Ma anche a chi la leggerà *-*.
Non so cosa dire, perchè tutto ciò che dovevo dì l'ho scritto nell'angolo autrice *-*
quindi, ci leggiamo di sotto.

 




Il tempo si è offeso e si è fermato,
da allora più neanche un ticchettio.

 “Mi piaci anche tu”
“Sto per partire”
Avevano parlato all’unisono, entrambi dei loro desideri, entrambi dei loro sogni ed entrambi, consapevoli che qualcosa stava mutando.
Aria e Nathan, erano sempre stati nemici, fin dai tempi dell’asilo. Non si sopportavano, non si parlavano né tantomeno si frequentavano. Ma tra odio e amore c’era quella linea sottile che avrebbe reso schiavo anche la persona più fredda sulla faccia della Terra e, i due ragazzi, si erano ritrovati così, prigionieri nel baratro dell’amore.
Una sera, in preda all’alcool misto a disperazione, Aria si era dichiarata ad un Nathan più sobrio della ragazza. L’aveva guardato negli occhi, aveva sorriso e aveva fatto ciò che non si sarebbe mai sognata di fare.

ஜஜஜ
“Tu …” indicò il ragazzo che cercava di sorreggerla “Mi piaci”
Nathan la guardò divertito, quella ragazza era odiosa e spassosa allo stesso tempo. Da dove le era venuta poi, quella “dichiarazione?”
“Si ,e io sono Brad Pitt” ridacchiò.
Ma quella risata fu bloccata dalle labbra di Aria, premute con forza contro quelle di lui.
Cos’era un bacio? Un trasporto di due labbra che s’incontravano. Respiri che si univano coinvolgendo anche l’anima, fino al delirio dei sensi, fino al totale, incondizionato, abbandonato all’amore.
ஜஜஜ

“Mi piaci anche tu”
“Sto per partire”
C’erano stati giorni, in cui si erano voltati indietro malinconici, stanchi di sentire il rumore delle loro stesse lacrime. Nervosi perché i loro anni migliori se ne stavano andando lasciandoli vuoti, terrorizzati senza potersi specchiare l’uno negli occhi dell’altra. E alla fine, cadevano a pezzi, indifesi e arrabbiati. Il loro cuori, si erano disintegrati senza che loro potessero fare niente.

ஜஜஜ
Le strade notturne di Parigi erano animate da ubriaconi, pazzi, filosofi, prostitute e abitanti notturni di ogni genere. Dal suo taxi, Aria osservava quel miscuglio di gente, restituendo l’affresco di una capitale bella, sfarzosa ed elegante ma allo stesso tempo tenebrosa e disincantata. Ogni notte, attraversava i silenziosi boulevard parigini mentre tutti dormivano, eccetto le ballerine del Moulin Rouge, i loro clienti e qualche pazzo filosofeggiante.
La pioggia scendeva sottile, infrangendosi sulle sue spalle. La circondava, l’accarezzava lungo tutto il suo corpo. Cadeva senza rimorsi ma, nonostante tutto, la sua anima era più grigia del cielo di quella sera. E quella sera, pensò Aria, la pioggia cadeva nello stesso modo su di lei e su Nathan; e per nessuno esisteva un perché.
ஜஜஜ

“Cosa?” esclamò il moro scioccato “è uno scherzo vero?”
Aria scosse la testa, gli occhi le si inumidirono ma non aveva alcuna intenzione di piangere. Lei non piangeva mai!
Nonostante tutto era orgogliosa e l’orgoglio, il più delle volte, precedeva la caduta.
“Parto dopodomani” rivelò abbassando lo sguardo.
“E quando avevi intenzione di dirmelo?” sbottò arrabbiato il ragazzo “Prima o dopo la mia stupida dichiarazione?”
“Nathan io …”
“Niente Aria, niente” urlò passandosi una mano tra i capelli “non hai scuse, e non voglio nemmeno sentirle”
“Hai ragione, ma cosa posso fare?”
“Puoi scegliere di non partire”
“Non puoi farmi questo, non me lo merito”
“Scegli …”
“Cosa?”
“Scegli, Aria” esclamò alzandole lo sguardo. Odiava parlare con qualcuno che non lo guardava negli occhi “o me o Parigi”
“Nathan io…”
“è semplice”
“no, non lo è”
“SI INVECE, DANNAZIONE”
“Mi dispiace”
“Non tornare più!” concluse.
Sotto lo sguardo di Aria, sotto quel temporale, Nathan si allontanò portando con sé il peso dell’abbandono. Era finita, prima ancora che iniziasse.
Seguiva la notte, perché non poteva più sopportare la luce. Sarebbe ritornata a vivere?. Lo aveva promesso a se stessa, un giorno sarebbe volata via lasciando tutto quel dolore nel passato. Avrebbe rischiato tutto per essere felice, anche senza il suo amore perché voleva vivere la sua vita da sogno a sogno, senza temere il giorno in cui sarebbero finiti.

L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
{Gustave Flaubert}

Non credeva, Aria, di ricordare il momento esatto in cui se ne accorse. Sapeva solo che ad un tratto, aprì gli occhi e si rese conto di essere a casa. Si rigirò nel letto, decidendo se farsi un’altra dormita o meno. Pensò che tanto era finita, che la notte era solo un ricordo. Quel giorno sarebbe stato speciale per quanto un giorno potesse esserlo. Infatti, per lei, i giorni non erano né buoni e né cattivi, non differivano da altri giorni ma differivano, più che altro, per la loro negligenza o la loro pigrizia. 
I suoi pensieri furono interrotti brutalmente dal campanello. Si alzò controvoglia dal letto, rabbrividendo al contatto tra i suoi piedi scoperti e il pavimento freddo. Dopo un attimo di stordimento, raggiunse di corsa la porta.
“Arrivo!” urlò, con la speranza che potessero sentirla.
E quando l’aprì, si ritrovò il volto della persona che amava a pochi centimetri dal suo.
“Ciao …” mormorò con lo sguardo basso. E tacendo ogni emozioni, Aria ebbe l’illusione di trovarsi in un sogno, voleva ritrovarsi in un sogno perché quella realtà le trafiggeva il cuore.
“Ally” e pronunciando quel nome, mille ricordi di loro due, non sembravano così lontani, non sembravano così brutti e soprattutto sembravano dolci e spensierati.

Tic Tac . . . Tic Tac

Erano lì, a fissarsi, da troppo. Quando se l’era ritrovata fuori casa, mille emozioni si erano fatte largo in Aria, pronte ad esplodere. Ma lei non poteva esplodere di gioia, sarebbe stato sbagliato e nemmeno tanto apprezzato. Probabilmente Ally, era andata lì per dirle in modo esplicito di andarsene e, in quel caso, Aria non si sarebbe offesa. Se lo meritava!
“Ally …”
“Come stai?”
E in quella frase, Aria vi trovò di nuovo quel tono di voce dolce e familiare. Quel tono di voce che le era mancato tanto e che non aveva più intenzione di lasciare. Perché infondo loro avevano bisogno l’una dell’altra, proprio come una rosa aveva bisogno della pioggia. La loro amicizia era sempre stata una preziosa carezza, di cui nessuna delle due poteva fare a meno.
“Sto bene, e tu?” la guardò con la certezza assoluta di essere di nuovo a casa. La guardò e le sorrise sotto un sole splendente, chiedendosi come fosse mai stato possibile avere avuto la fortuna di averla incontrata.
“Vado avanti …”
“Già, mi hanno messo a conoscenza di alcune cose” disse Aria abbassando lo sguardo. “Ehi Ally …”
“Aria …”
Parlarono all’unisono sorridendo. Le vecchie abitudini erano dure a morire.
“Parla prima tu …” la incitò la ragazza ed Aria parlò con un po’ di amarezza, in quel suo tono di voce.
“Sono felice di essere tornata, mi sei mancata tanto”  mormorò con lo sguardo ancora basso,  la voce roca e le mani tremanti “mi siete mancati tanto”
“Anche tu ci sei mancata”
Bastò un sorriso, per capire che sarebbero state amiche per sempre. Perché l’amicizia (la loro) era un sentimento che rendeva la vita, degna di essere vissuta.

Chi sa sorridere, è padrone del mondo.

ARIA POV
Avevo appena salutato Ally con un “ci vediamo a scuola”. Mi preparai in modo veloce e uscii di casa. Era il mio primo giorno di scuola, dopo tanto tempo, non potevo fare tardi. Mi era sempre piaciuta la scuola e, a differenza di molte persone, ci andavo volentieri.
“Forse perché non ci andavi spesso”
Ci pensai su, probabilmente la mia passione deriva dal fatto che non l’avevo mai frequentata realmente. Era mia madre, insegnante, a farmi studiare. Sorrisi scuotendo la testa, mia madre mi ripeteva spesso che le scuole, secondo il suo modo di vedere le cose, non era altro che fabbriche di imbecillità e di depravazione e, per quanto potessi vederla in modo diverso, ero cresciuta con quell’idea. Fino a quel giorno …
Ero felice ed era come se tutta quella felicità non riuscissi a contenerla e così, senza fermarsi, sprizzava da tutti i pori. Camminavo sorridendo, sotto quel cielo che mi guardava, James mi avrebbe aspettato all’entrata e sarebbe andato tutto bene. Niente più viaggi, niente più panico, ci sarebbero state solamente schegge di ordinaria follia.
Mi fermai di colpo, davanti ai cancelli di quella scuola che mi avrebbe imprigionata per un po’. Deglutii, meditando sul due cose: entrare o non entrare?
Stavo quasi per fuggire in Spagna per chiedere asilo politico, quando una voce mi fece sussultare.
“ehi ragazza”
Mi voltai sorridendo colpevole. Era lui la ragione per cui sarei rimasta, sempre.
“ehi …” mormorai a bassa voce.
“che fai?”
“programmavo di fuggire in Spagna, per chiedere asilo politico”
“e … aehm perché?” mi chiese tra il curioso e  il divertito.
“Ma perché io non sono il tipo di ragazza che va a scuola” sbottai, portandomi entrambe le mani a coprirmi il viso.
“Ma non sei nemmeno il tipo che si ferma in una singola città, per tanto tempo”
Lo guardai negli occhi annuendo. Sapevo che lo faceva per me, ma non mi aiutava ricordandomi che sarei rimasta incatenata in quel luogo per tanto tempo. Non mi aiutava affatto!
“Ehi girls come andiamo?”
Una terza voce, si sentì in lontananza. Mi voltai lentamente. Voce a papera, soprannome conosciuto, tono di voce alto. Non potevo sbagliarmi, era lei.
Roxanne Elizabeth Wood, la mia migliore amica … o forse no.
Camminai a passo svelto, avvicinandomi a quella combriccola di amici , che conoscevo bene.
“Voglio i diritti di autore, per questo nomignolo”
Urlai mentre tutto il gruppo ammutolì voltandosi. 
E in quel momento accaddero tante (troppo) cose contemporaneamente.
“ARIA ..” urlò Coop correndo verso di me e prendendomi, letteralmente, in braccio.
“Ciao …” ghignai stringendolo.
“Ehi ragazza …” mi strinse teneramente Alex. Era tra quelli che mi era mancato di più. Forse per la sua delicatezza nelle cose o per il suo essere … era unico nel suo genere.
“Ciao Alex” sorrisi guardando poi tutti.
Non ricordo esattamente quando decisi che loro avrebbero dovuto diventati miei amici, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbero diventati. Fino al mio arrivo a Charlotte, non avevo mai avuto amici. Nessuno dei ragazzi che avevo conosciuto nei miei viaggi, avrebbero potuto rispondere all’idea romantica che avevo dell’amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e nessuno per cui avrei dato la vita. Ma ora, a distanza di tempo, era come se quelle sensazioni, quelle emozioni si fossero perse col tempo. Ed io non volevo.
“Roxy …”
Mormorai avvicinandomi a lei, che c’era sempre stata per me. Avrei tanto voluto essere con lei, nei suoi momenti di tristezza. Ma non l’ho mai fatto. Perché i viaggi erano tutto per me, li mettevo al primo posto e sbagliavo.
I miei occhi erano puntati sui suoi, ma i suoi erano piantati per terra.
“Parlami Rox. Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa … ma parla”
“Roxy, mi sei mancata”
E quando vidi il suo sguardo duro, freddo e pieno d’odio mi immobilizzai.
L’aria di Charlotte si fece più gelida, nessuno osava parlare, nessuno voleva rompere quel silenzio.
“che succede qui?” esclamò Nathan …
Ovviamente, nessuno era Nathan.
 Ci fissammo per un secondo, poi il suo sguardo si posò dolce su quello di Roxy e il mio cuore perse un battito.
“Stai bene, amore?”
Lei lo guardò annuendo col capo e lo baciò.
Fu un bacio lungo come quelli che si vedevano nei film, ma a suo modo fu devastante. Tutto quello che rammento di quell’attimo fu che, quando le loro labbra si toccarono, il mio cuore si sbriciolò in mille pezzi. Cominciai a correre, più che potevo. Lontano da lui, lontano da loro, lontano da tutti. I miei occhi erano stanchi di vedere, il mio cuore era stanco di soffrire, le mie mani erano stanche di non poterlo sfiorare e la cosa che mi uccideva più di tutte, era che tutto ciò era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa mia.
 “Aria …”
Il suono della sua voce era come il rumore di una moltitudine di acque. E quando udii di nuovo quel tono soave, mille fremiti entrarono in me, creando emozioni di panico e di estremo desiderio di te. Mi fermai all’istante con le mie gambe, anche il mio respiro cessò di esistere. C’era il sole, c’eri tu e ciò che rimaneva di me.
“Aria …”
Quando udii la tua voce, la tua melodia, il tuo incedere così dannatamente particolare, un brivido lieve e potente allo stesso tempo, percorse la mia pelle regalandomi ancora una volta, attimi di profondo piacere.
Presi un respiro, poi un altro, seguito da un altro ancora.  Mi voltai lentamente e vidi i tuoi occhi.
“Occhi, guardatelo un’ultima volta”
“Aria …”
Il suono della sua voce mi accarezzò piano, mentre mille dolci e incredule sensazioni, pervasero il mio cuore. La tua voce, mi legò a te di nuovo.
“Nathan” pronunciare il suo nome era diventato incredibilmente facile. Non sapevo bene ancora, cosa fosse cambiato. Probabilmente dipendeva dal fatto che, non avevo intenzione di vivere a lungo senza di lui.
“Allora è vero. Sei tornata!”
“Già …” annuii poco convinta.
“E cosa ti aspetti adesso?”
I suoi occhi erano vuoti, le sue labbra asciutte. Il suono della sua voce gli appariva estremamente fastidioso. Il silenzio cominciava ad essere il nostro compagno di vita, le parole volavano via trascinati come da una brezza estiva.
Spostai le braccia, incrociandole delicatamente al petto; poi, lo guardai negli occhi, rendendomi conto che, malgrado tutto, il passato non sarebbe tornato. Non disse niente, Nathan. Semplicemente aspettò una mia risposta.
“Che vuoi dire?”
“Arrivi, parti … poi ritorni” sbottò acido, ma nel suo tono di voce non vi era altro che indifferenza. E questo mi faceva male perché avrei preferito tutto, a quel sentimento. “Credi di essere un burattinaio?” sputò “e noi chi siamo eh? Le tue marionette”
“Stai parlando a nome del gruppo, o a nome tuo?” lo risposi sfidandolo con lo sguardo. Quando era troppo, era troppo. “Sei tu che hai rinunciato a noi”
“Sei tu che hai mandato tutto a puttane” urlò arrabbiato.
“Ti avevo chiesto di venire con me …”
“Non potevo!”
“Ti avevo chiesto di aspettarmi” la mia voce divenne un sussurro sottile, acuminato come un coltello. I miei occhi erano piantati nei suoi, il mio sguardo sempre alto e fiero stava vacillando.
“Aria …” sussurrò, avvicinandosi a me “amare vuol dire aspettare, ma se si aspetta troppo, si rischia di diventare schiavi dell’attesa”
“Io …”
“Stavo diventando schiavo ma non sapevo se l’amore, sarebbe passata a raccogliermi alla fermata.” Chiuse gli occhi, cercando di riprendere un po’ di quella lucidità che lo caratterizzava “sono andato avanti”
“Nate …”
“Mi sono imposto di odiarti, come un tempo”
“Ma io non ti odio, anzi” mormorai mentre calde lacrime, scendevano a bagnare il mio viso.
“Aria, bisognerebbe non conoscerlo mai l’amore. Continuare a sperarci, ma che non venisse mai”
“Sei felice con Roxy?”
“La felicità è soggettiva ma si, sono felice” rispose abbassando lo sguardo. Voleva auto convincersi anche lui? “Lei non è impegnativa.”
“d’accordo” dalla mia bocca non uscì altro che un misero suono. Ero troppo ubriaca di pensieri per parlare. Sentivo solo il morso e la tristezza selvaggia, di un’altra buona cosa persa per sempre. Mi allontanai, con passi lenti e calcolati. Mi allontanai, ma ignoravo che infondo, la nostra storia, non sarebbe mai finita.
“Aria?”
Alcune volte il dolore ti annientava, e sebbene io fossi consapevole di non poterlo più amare, una parte di me voleva restare aggrappata a lui … per affrontare le insidie che la vita ci faceva affrontare.
“Si?”
“Grazie …”
E probabilmente mi sarebbe mancato tanto ma, in cuor mio, sapevo che il cuore andava avanti. Sempre!
“per cosa?”
“Mi hai insegnato che, per quanto sia grande il dolore, si può continuare a vivere”
E si allontanò nello stesso modo in cui era arrivato. E più io, cercavo di rimettere in piedi quello che restava del mio cuore.

In quel momento, avrei voluto la pioggia,
per non piangere da sola!

 
“Nathan …”
“Ehi, Tom …” esclamò guardandolo.
“Allora è vero ..”
“cosa?”
“Aria è tornata”
“Già …” mormorò annuendo col capo.
“E cosa farai?”
“In che senso?”
“Bho, dimmelo tu…”
“è complicato, Tom”
“Invece non lo è …” ghignò “Tu …” mosse una mano “Lei …” alzò l’altra mano unendole ed urlando “SESSO”.
Stupido Tom …


ANGOLO AUTRICE: Alluraaa innanzitutto buon anno *-*
come avete trascorso la vigilia di Natale? Mangiato tanto? ehehe.
Voglio spiegare un pò, il perchè di alcuni nomi che si rifanno ad Harry Potter.
Io amo Harry Potter, ho sempre scritto nel fandom di Hp, e scrivere un originale
nonostante fosse comunque una cosa che volevo molto mi avrebbe portato lontano da Hp e così
ho deciso di inserire alcuni nomi/cognomi che amo di quella saga.
Altra cosa :) di sotto, posterò la foto di Aria, come me la immagino io *-*
vi piacerà? non vi piacerà?
vi sembra adatta o meno?
questo dovrete dirmelo voi. *-*E
Enjoy <3
http://cdnimg.visualizeus.com/thumbs/aa/5c/fotografia,ellen,page,girl,orange,people-aa5cf5acf5dab3822f0e2fc661239521_h.jpg
è perfetta per Aria *-*
  
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