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Autore: Klaineinlove    10/01/2012    23 recensioni
Era stato uno stupido, un incosciente.
Ecco cosa si ripeteva Blaine nella sua mente mentre camminava di notte da solo in giro per Lima.
Non era pentito della sua scelta che aveva fatto, ma avrebbe dovuto pensarci almeno un momento: organizzarsi, prendere qualcosa da portare con se; ma gli insulti erano troppi, le urla, le botte…non ne poteva più.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blaine stava ritornando verso casa ripensando alla conversazione avuta poco prima con Kurt.
Gli aveva raccontato che suo padre era sempre stato un tipo mite e che gli era capitato poche volte di alzare la voce con lui. Il loro rapporto non si poteva definire proprio da padre a figlio ma nemmeno di due semplici conoscenti. Loro due chiacchieravano si e no a tavola durante la cena. Il padre gli chiedeva come era andata la giornata a scuola e lui rispondeva “bene” come da copione, quando poi la sera doveva stare chiuso in camera a medicarsi il ginocchio per una caduta troppo brusca causata da una spinta di qualche ragazzo nella sua prima scuola. Quando suo padre decise di divorziare con sua madre, Blaine non ci vide più. Scoprì che l’uomo aveva un’altra donna e cominciò ad odiarlo, perché non poteva sopportare l’idea che ogni volta che lui era chiuso in camera a piangere per le botte, quell’uomo stava magari rassicurando il figlio dell’altra donna.
Però suo padre lo aveva sempre cercato. Ogni giorno, dopo essersi trasferito non appena concluse le carte per il divorzio, telefonava sperando in una chiacchierata con Blaine. All’epoca minorenne il ragazzo era stato affidato a sua madre ma a lui stava bene così. A quei tempi.
Blaine era stanco delle telefonate o delle lettere che suo padre gli mandava. Gli chiedeva di raggiungerlo nel Nebraska ma Blaine esausto gli aveva urlato più volte che non voleva più sentirlo. Nonostante ciò suo padre aveva sempre chiamato sua moglie per sapere come stesse il ragazzo e Blaine non sapeva mai cosa si dicevano dal momento che lui nemmeno più sua madre vedeva impegnata per il lavoro.
Guardò l’orologio sul display del cellulare e vide che erano le dieci di sera passate. Aveva passato tutta la giornata in camera con Kurt e poi aveva cenato con gli Hummel-Hudson ed era strano che la madre non lo avesse cercato.
Parcheggiò nel vialetto di casa ed entrò e mentre chiudeva la porta alle sue spalle sentì voci che si contrastavano tra di loro. Curioso si avviò nel salotto mentre le voci si facevano sempre più forti. Appena aprì la porta si trovò suo padre.
I capelli ancora neri corvino, no ricci come i suoi, ma mossi buttati all’indietro, aveva messo su un po’ di pancia ma Blaine infondo aveva sempre pensato che fosse troppo magro. Rimase a fissarlo qualche istante non sapendo cosa fare. Era arrivato troppo in fretta e lui non era ancora preparato per questo.
Poi il suo sguardo incontrò quello della madre: minaccioso, severo che gli stava praticamente dicendo “cosa diamine hai combinato!?” Così Blaine rimase lì in piedi ancora con le chiavi in mano.
Fu suo padre ad avvicinarsi a lui e ad abbracciarlo.
“E’ tutto finito. Ci sono io”
Blaine sgranò gli occhi mentre le sue mani erano ancora distese lungo sui fianchi, così decise di ricambiare l’abbraccio e strinse forte suo padre. Lo strinse più forte che poteva cercando in pochi istanti di recuperare tutti gli abbracci mancati e tutto il calore mai dimostrato.
“Scusami papà. Mi dispiace”
Ed era vero. Gli dispiaceva averlo rifiutato tutto quel tempo e che se lui si era creato un’altra famiglia, un problema nella loro, doveva pur esserci. E Blaine accecato dalla rabbia nei suoi confronti non aveva mai considerato che il vero problema era sempre stata sua madre.
“Vai in camera tua. Arrivo tra poco” gli sussurrò nell’orecchio suo padre.
“Richard!” lo ammonì l’ex moglie “devo parlare con Blaine”
“No, finiamo prima di discutere io e te. Blaine vai, aspettami li”
Blaine annuì e salì le scale velocemente chiudendosi dentro. Tutto ad un tratto si ritrovò anche in imbarazzo. La sua camera era in disordine perché non aveva avuto la forza di riordinarla e Dorothy non entrava in camera sua. Così prese tutti i vestiti accatastati sulla sedia della scrivania e li portò nel bagno mettendoli in una cesta accanto alla lavatrice. Tornò in camera aprendo la finestra e risistemando il copriletto già in ordine. Almeno il letto la mattina lo aveva sistemato.
Aspettò torcendosi le dita perché adesso non sapeva cosa fare con suo padre, cosa dirgli. Quando sentì picchiettare sulla porta di camera sua, sussultò. Richard entrò chiudendosi la porta alle sue spalle.
Si guardarono negli occhi in un tempo che parve infinito e poi l’uomo si sedette accanto a lui lasciandosi andare in un sospiro.
“E’ stato difficile?”
La domanda era riferita a cosa? Difficile era stato sopportare il divorzio dei genitori, le botte del patrigno. Difficile era stato anche la paura di farti toccare da qualcuno, ammettere la sua omosessualità, nasconderla con poco successo a scuola, le prese in giro dai ragazzi, la granitata nel McKinley. Difficile era stato sentire le urla di sua madre e soprattutto allontanarsi da Kurt. Era stato difficile tornare a vivere.
“Non immagini quanto” confessò senza guardarlo negli occhi. Blaine sentiva che anche suo padre era imbarazzato ma questo era ovvio. Dopo tanti anni che non si erano parlati ora era piuttosto difficile far credere che nulla fosse successo.
“M-Mi dispiace Blaine. Cambieremo le cose figliolo, te lo prometto”
Lentamente il padre allungò una mano e la poggiò sulla schiena di Blaine accarezzandolo per dargli conforto mentre quest’ultimo annuiva. Quando alzò gli occhi vide sullo schermo del computer la foto di lui e Kurt del giorno di Natale come sfondo del desktop. Così si alzò con il finto intento di continuare a riordinare e poi si avvicinò al portatile per abbassare lo schermo. No non era pronto per queste spiegazioni. Ma suo padre aveva già notato la foto in precedenza facendo finta di niente.
“Lui chi è?” domandò alzandosi e avvicinandosi al figlio mentre indicava il computer chiuso.
“Chi?” ribatté fintamente Blaine con il volto dipinto di diversi strati di rosso.
Il padre spostò la mano di Blaine e riaprì lo schermo del computer.
“E il ragazzo che mi ha ospitato quando sono scappato” borbottò ancora troppo imbarazzato. Suo padre alzò un sopracciglio mentre lo squadrava.
Nella foto c’erano Kurt e Blaine abbracciati con le loro guancie appiccicate e i sorrisi stampati sui loro volti. Entrambi avevano gli occhi illuminati perché erano felici e stavano insieme. Era la foto del “dopo primo bacio”
“Niente male. Dimmi che adora il football e potremmo andare d’accordo”
Blaine fece una smorfia mordicchiandosi il labbro e il padre intuì.
“Oh, beh troveremo sicuramente qualche altra cosa su cui andare d’accordo.”
“Ora che facciamo papà?” domandò Blaine senza troppi giri di parole. Suo padre parve rifletterci qualche istante.
“Ho qualche cosa da proporti”
Quando il giorno successivo Kurt si precipito al Bel Grissino non sapeva cosa aspettarsi. Blaine gli aveva mandato un messaggio chiedendogli di andare lì appena poteva. Probabilmente aveva scelto il Bel Grissino perché era l’unico posto che entrambi conoscevano, era stato lì che si erano incontrati la prima volta.
Entrò con po’ di affanno mentre si sistemava la sciarpa caduta per la corsa. Quando entrò nel ristorante non ci mise molto a trovare Blaine seduto ad un tavolo con un uomo. Kurt subito capì che quello era suo padre. In un primo momento pensò di correre fuori e sistemarsi i capelli sicuramente disordinati per la fretta, ma Blaine allungò una mano indicandogli di avvicinarsi e Kurt sospirò.
Lentamente si avvicinò e rimase immobile mentre il suo sguardo guizzava da Blaine all’uomo seduto di fronte a lui.
“Kurt lui è mio padre. Richard”
“Salve signore” rispose immediatamente Kurt parlando tutto d’un fiato. L’uomo allungò la mano e la strinse a quella di Kurt. Non sorrideva, non era un bene. Giusto?
“Siediti ragazzo”
Blaine gli fece spazio e Kurt fece come gli era stato chiesto. Sentì la mano di Blaine stringere la sua da sotto al tavolo.
Richard incrociò le mani sul tavolo pensieroso cercando le parole giuste per parlare.
“Volevo ringraziarti per quello che hai fatto a mio figlio. Non è da tutti fare una cosa del genere. Blaine mi ha raccontato tutto, da quando lo hai trovato, la storia con l’altro marito della mia ex moglie e quello che è successo dopo che si sono stabiliti a Winnipeg. Voi due non vi siete mai arresi-“
“Kurt non si è mai arreso” lo corresse il figlio. Kurt lo guardò come da rimprovero, perché lo sapeva che infondo Blaine ci aveva sempre provato.
“Comunque” continuò il padre “sono felice che abbia trovato un ragazzo come te”
Kurt avrebbe voluto sorridere,perché il padre del suo ragazzo lo stava ringraziando con sincerità, ed era felice che Blaine stesse con lui.
“Kurt devi sapere che io ho un’altra famiglia. Abitiamo nel Nebraska ed io ho due figli che hanno qualche anno meno di voi. Il punto e che io non posso abbandonarli, quindi avevo proposto a Blaine di seguirmi lì”
Kurt spalancò gli occhi terrorizzato, non potevano portargli Blaine via. Di nuovo. L’uomo si accorse dello sguardo di Kurt.
“Ma poi ho capito che se devo iniziare a recuperare il rapporto con mio figlio, non devo prendere esempio dalla mia ex moglie. Ecco, così abbiamo deciso di trasferirci noi qui. Blaine ha accettato di venire a vivere con me e di cominciare a conoscere la nuova famiglia. A patto che io creassi un rapporto con te. Per me si può fare, ma ho bisogno di trovare un punto in comune. Blaine mi ha detto che non ti piace il football, quindi…cosa ti piace Kurt?”
Il ragazzo vide apparire sul volto dell’uomo un enorme sorriso, era sereno, felice.
“Le piace cucinare?”
 
 
 
 
Blaine si riteneva un ragazzo fortunato. Certo se raccontava a qualcuno la sua storia era ovvio che gli rispondevano “è impossibile” perché non puoi considerarti fortunato dopo tutto quello che hai passato.
Ma nonostante tutto Blaine si ritrovava a ringraziare ogni momento spiacevole, perché quei momenti lo avevano portato dritto da Kurt. Lui che non aveva esitato ad aiutarlo, lo aveva accolto a braccia aperte a casa sua, non si era arreso mai nonostante le pene passate e soprattutto lo aveva fatto innamorare. A Blaine ora bastava l’amore di Kurt a tenerlo al sicuro. Grazie a lui non aveva più paura degli altri ed era diventato molto più forte, sicuro di se.
“Kurt devi cantare tu!” lo richiamò ancora una volta esausta Rachel.
“Io passo, fai cantare Mercedes” Kurt non guardò nemmeno la sua amica Rachel, troppo concentrato a fissare gli occhi di Blaine che brillavano nei suoi. Era la serata del Karaoke e tutti erano seduti in cerchio mentre loro due, estraendosi un po’ dal mondo, erano seduti sulla poltroncina abbracciati con nessuna intenzione di staccarsi di li.
“Mio padre mi chiedeva se domani sei dei nostri per il pranzo” domandò Blaine mentre Kurt sfiorava il suo volto giocando con un orecchio di Blaine facendo quasi le fusa.
“Ovviamente, devo ancora fargli capire che non può mettere quelle tendine con quel colore in cucina!” esclamò Kurt con finta irritazione. Blaine scoppiò in una risata stringendolo di più tra le sue braccia.
“E che sua moglie non si è trasferita del tutto, ma credo che gliele farà cambiare non appena finirà il trasloco. Purtroppo deve avere il trasferimento dal lavoro per stabilirsi totalmente. Per mio padre è stato più semplice”
Kurt lo accarezzò le braccia per poi portarsi una mano alle sue labbra e baciare le dita chiuse a pugno.
“E poi” continuò Blaine “ non hai ancora visto l’arredamento della mia camera. Ieri pomeriggio sono arrivate altre cose” si avvicinò all’orecchio di Kurt per fare in modo che gli altri non sentissero, anche se la musica lo aiutava abbastanza “in più dobbiamo vedere se il mio letto è abbastanza morbido non credi?”
Kurt fece un’aria da finta sorpresa “Blaine Anderson che cosa vuoi insinuare con queste parole?”
Entrambi risero sotto gli occhi degli altri ragazzi, che nonostante non avevano seguito il discorso sorridevano a loro volta,perché finalmente erano sereni.
“Allora…” si avvicinò Rachel sedendosi accanto a loro. Kurt le fece spazio adagiando la sua schiena al petto di Blaine.
“Blaine farai l’audizione per il Glee Club lunedì a scuola?”
“Ovviamente, ci deve pur essere qualcuno che deve rubare tutti i tuoi assolo Rachel Berry”
“Questo è un abominio Anderson, lo sai?” gli urlò Rachel ma poi tornò a sorridere.
“Potremmo fare tanti duetti e rubare la scena agli altri” propose come d’accordo la ragazza.
“Per me va bene. Dedicherò tante di quelle canzoni a Kurt che gli farò venir voglia di ammutolirmi” Blaine fissò il suo ragazzo e gli diede un bacio tra i capelli.
“Non dimenticarti che dobbiamo studiare ancora francese Blaine!” lo ammonì il suo ragazzo. L’altro roteo gli occhi e poi spostò Kurt da vicino a se.
“Hey Puckerman, dammi il microfono canto io!”
“Anderson vuoi sfidarmi?” lo provocò Noah
Kurt osservava Blaine scherzare con i suoi amici. Finalmente sembrava felice.
“Hey”
Finn si sedette accanto a suo fratello passandogli un bicchiere di aranciata.
“Hey” rispose Kurt con lo stesso entusiasmo
“Ne è passato di tempo è da quando abbiamo trovato il barboncino” Finn indicò con lo sguardo Blaine che lottava con Puckerman mentre cercavano di addentarsi il microfono.
Kurt guardò suo fratello con un sopracciglio alzato
“Scusa?”
“Sto scherzando amico, calma. Guardalo come è felice, dovresti ringraziarti da solo”
Kurt sorrise “Grazie a te Finn. Mi sei sempre stato vicino. Sei un bravo fratello”
“E’ tu fai schifo ai videogiochi. Mi sa che con Blaine mi divertirò di più”
“Ha un fratellastro, magari facciamo venire anche lui, così giocate insieme” gli propose Kurt bevendo tutto un sorso la sua bevanda.
“Ci sto!”
Kurt sorrise tornando a guardare il suo ragazzo. Si sentiva orgoglioso di se mentre ripensava a quella notte di forte pioggia mentre un timido ragazzo era raggomitolato su una panchina. Nonostante il rifiuto,Kurt non si era arreso. Nonostante i dolori, Blaine non si era arreso.
Entrambi ce l’avevano fatta. Insieme.
Blaine stava ritornando verso casa ripensando alla conversazione avuta poco prima con Kurt.
Gli aveva raccontato che suo padre era sempre stato un tipo mite e che gli era capitato poche volte di alzare la voce con lui. Il loro rapporto non si poteva definire proprio da padre a figlio ma nemmeno di due semplici conoscenti. Loro due chiacchieravano si e no a tavola durante la cena. Il padre gli chiedeva come era andata la giornata a scuola e lui rispondeva “bene” come da copione, quando poi la sera doveva stare chiuso in camera a medicarsi il ginocchio per una caduta troppo brusca causata da una spinta di qualche ragazzo nella sua prima scuola. Quando suo padre decise di divorziare con sua madre, Blaine non ci vide più. Scoprì che l’uomo aveva un’altra donna e cominciò ad odiarlo, perché non poteva sopportare l’idea che ogni volta che lui era chiuso in camera a piangere per le botte, quell’uomo stava magari rassicurando il figlio dell’altra donna.
Però suo padre lo aveva sempre cercato. Ogni giorno, dopo essersi trasferito non appena concluse le carte per il divorzio, telefonava sperando in una chiacchierata con Blaine. All’epoca minorenne il ragazzo era stato affidato a sua madre ma a lui stava bene così. A quei tempi.
Blaine era stanco delle telefonate o delle lettere che suo padre gli mandava. Gli chiedeva di raggiungerlo nel Nebraska ma Blaine esausto gli aveva urlato più volte che non voleva più sentirlo. Nonostante ciò suo padre aveva sempre chiamato sua moglie per sapere come stesse il ragazzo e Blaine non sapeva mai cosa si dicevano dal momento che lui nemmeno più sua madre vedeva impegnata per il lavoro.
Guardò l’orologio sul display del cellulare e vide che erano le dieci di sera passate. Aveva passato tutta la giornata in camera con Kurt e poi aveva cenato con gli Hummel-Hudson ed era strano che la madre non lo avesse cercato.
Parcheggiò nel vialetto di casa ed entrò e mentre chiudeva la porta alle sue spalle sentì voci che si contrastavano tra di loro. Curioso si avviò nel salotto mentre le voci si facevano sempre più forti. Appena aprì la porta si trovò suo padre.
I capelli ancora neri corvino, no ricci come i suoi, ma mossi buttati all’indietro, aveva messo su un po’ di pancia ma Blaine infondo aveva sempre pensato che fosse troppo magro. Rimase a fissarlo qualche istante non sapendo cosa fare. Era arrivato troppo in fretta e lui non era ancora preparato per questo.
Poi il suo sguardo incontrò quello della madre: minaccioso, severo che gli stava praticamente dicendo “cosa diamine hai combinato!?” Così Blaine rimase lì in piedi ancora con le chiavi in mano.
Fu suo padre ad avvicinarsi a lui e ad abbracciarlo.
“E’ tutto finito. Ci sono io”
Blaine sgranò gli occhi mentre le sue mani erano ancora distese lungo sui fianchi, così decise di ricambiare l’abbraccio e strinse forte suo padre. Lo strinse più forte che poteva cercando in pochi istanti di recuperare tutti gli abbracci mancati e tutto il calore mai dimostrato.
“Scusami papà. Mi dispiace”
Ed era vero. Gli dispiaceva averlo rifiutato tutto quel tempo e che se lui si era creato un’altra famiglia, un problema nella loro, doveva pur esserci. E Blaine accecato dalla rabbia nei suoi confronti non aveva mai considerato che il vero problema era sempre stata sua madre.
“Vai in camera tua. Arrivo tra poco” gli sussurrò nell’orecchio suo padre.
“Richard!” lo ammonì l’ex moglie “devo parlare con Blaine”
“No, finiamo prima di discutere io e te. Blaine vai, aspettami li”
Blaine annuì e salì le scale velocemente chiudendosi dentro. Tutto ad un tratto si ritrovò anche in imbarazzo. La sua camera era in disordine perché non aveva avuto la forza di riordinarla e Dorothy non entrava in camera sua. Così prese tutti i vestiti accatastati sulla sedia della scrivania e li portò nel bagno mettendoli in una cesta accanto alla lavatrice. Tornò in camera aprendo la finestra e risistemando il copriletto già in ordine. Almeno il letto la mattina lo aveva sistemato.
Aspettò torcendosi le dita perché adesso non sapeva cosa fare con suo padre, cosa dirgli. Quando sentì picchiettare sulla porta di camera sua, sussultò. Richard entrò chiudendosi la porta alle sue spalle.
Si guardarono negli occhi in un tempo che parve infinito e poi l’uomo si sedette accanto a lui lasciandosi andare in un sospiro.
“E’ stato difficile?”
La domanda era riferita a cosa? Difficile era stato sopportare il divorzio dei genitori, le botte del patrigno. Difficile era stato anche la paura di farti toccare da qualcuno, ammettere la sua omosessualità, nasconderla con poco successo a scuola, le prese in giro dai ragazzi, la granitata nel McKinley. Difficile era stato sentire le urla di sua madre e soprattutto allontanarsi da Kurt. Era stato difficile tornare a vivere.
“Non immagini quanto” confessò senza guardarlo negli occhi. Blaine sentiva che anche suo padre era imbarazzato ma questo era ovvio. Dopo tanti anni che non si erano parlati ora era piuttosto difficile far credere che nulla fosse successo.
“M-Mi dispiace Blaine. Cambieremo le cose figliolo, te lo prometto”
Lentamente il padre allungò una mano e la poggiò sulla schiena di Blaine accarezzandolo per dargli conforto mentre quest’ultimo annuiva. Quando alzò gli occhi vide sullo schermo del computer la foto di lui e Kurt del giorno di Natale come sfondo del desktop. Così si alzò con il finto intento di continuare a riordinare e poi si avvicinò al portatile per abbassare lo schermo. No non era pronto per queste spiegazioni. Ma suo padre aveva già notato la foto in precedenza facendo finta di niente.
“Lui chi è?” domandò alzandosi e avvicinandosi al figlio mentre indicava il computer chiuso.
“Chi?” ribatté fintamente Blaine con il volto dipinto di diversi strati di rosso.
Il padre spostò la mano di Blaine e riaprì lo schermo del computer.
“E il ragazzo che mi ha ospitato quando sono scappato” borbottò ancora troppo imbarazzato. Suo padre alzò un sopracciglio mentre lo squadrava.
Nella foto c’erano Kurt e Blaine abbracciati con le loro guancie appiccicate e i sorrisi stampati sui loro volti. Entrambi avevano gli occhi illuminati perché erano felici e stavano insieme. Era la foto del “dopo primo bacio”
“Niente male. Dimmi che adora il football e potremmo andare d’accordo”
Blaine fece una smorfia mordicchiandosi il labbro e il padre intuì.
“Oh, beh troveremo sicuramente qualche altra cosa su cui andare d’accordo.”
“Ora che facciamo papà?” domandò Blaine senza troppi giri di parole. Suo padre parve rifletterci qualche istante.
“Ho qualche cosa da proporti”
Quando il giorno successivo Kurt si precipito al Bel Grissino non sapeva cosa aspettarsi. Blaine gli aveva mandato un messaggio chiedendogli di andare lì appena poteva. Probabilmente aveva scelto il Bel Grissino perché era l’unico posto che entrambi conoscevano, era stato lì che si erano incontrati la prima volta.
Entrò con po’ di affanno mentre si sistemava la sciarpa caduta per la corsa. Quando entrò nel ristorante non ci mise molto a trovare Blaine seduto ad un tavolo con un uomo. Kurt subito capì che quello era suo padre. In un primo momento pensò di correre fuori e sistemarsi i capelli sicuramente disordinati per la fretta, ma Blaine allungò una mano indicandogli di avvicinarsi e Kurt sospirò.
Lentamente si avvicinò e rimase immobile mentre il suo sguardo guizzava da Blaine all’uomo seduto di fronte a lui.
“Kurt lui è mio padre. Richard”
“Salve signore” rispose immediatamente Kurt parlando tutto d’un fiato. L’uomo allungò la mano e la strinse a quella di Kurt. Non sorrideva, non era un bene. Giusto?
“Siediti ragazzo”
Blaine gli fece spazio e Kurt fece come gli era stato chiesto. Sentì la mano di Blaine stringere la sua da sotto al tavolo.
Richard incrociò le mani sul tavolo pensieroso cercando le parole giuste per parlare.
“Volevo ringraziarti per quello che hai fatto a mio figlio. Non è da tutti fare una cosa del genere. Blaine mi ha raccontato tutto, da quando lo hai trovato, la storia con l’altro marito della mia ex moglie e quello che è successo dopo che si sono stabiliti a Winnipeg. Voi due non vi siete mai arresi-“
“Kurt non si è mai arreso” lo corresse il figlio. Kurt lo guardò come da rimprovero, perché lo sapeva che infondo Blaine ci aveva sempre provato.
“Comunque” continuò il padre “sono felice che abbia trovato un ragazzo come te”
Kurt avrebbe voluto sorridere,perché il padre del suo ragazzo lo stava ringraziando con sincerità, ed era felice che Blaine stesse con lui.
“Kurt devi sapere che io ho un’altra famiglia. Abitiamo nel Nebraska ed io ho due figli che hanno qualche anno meno di voi. Il punto e che io non posso abbandonarli, quindi avevo proposto a Blaine di seguirmi lì”
Kurt spalancò gli occhi terrorizzato, non potevano portargli Blaine via. Di nuovo. L’uomo si accorse dello sguardo di Kurt.
“Ma poi ho capito che se devo iniziare a recuperare il rapporto con mio figlio, non devo prendere esempio dalla mia ex moglie. Ecco, così abbiamo deciso di trasferirci noi qui. Blaine ha accettato di venire a vivere con me e di cominciare a conoscere la nuova famiglia. A patto che io creassi un rapporto con te. Per me si può fare, ma ho bisogno di trovare un punto in comune. Blaine mi ha detto che non ti piace il football, quindi…cosa ti piace Kurt?”
Il ragazzo vide apparire sul volto dell’uomo un enorme sorriso, era sereno, felice.
“Le piace cucinare?”
 
 
 
 
Blaine si riteneva un ragazzo fortunato. Certo se raccontava a qualcuno la sua storia era ovvio che gli rispondevano “è impossibile” perché non puoi considerarti fortunato dopo tutto quello che hai passato.
Ma nonostante tutto Blaine si ritrovava a ringraziare ogni momento spiacevole, perché quei momenti lo avevano portato dritto da Kurt. Lui che non aveva esitato ad aiutarlo, lo aveva accolto a braccia aperte a casa sua, non si era arreso mai nonostante le pene passate e soprattutto lo aveva fatto innamorare. A Blaine ora bastava l’amore di Kurt a tenerlo al sicuro. Grazie a lui non aveva più paura degli altri ed era diventato molto più forte, sicuro di se.
“Kurt devi cantare tu!” lo richiamò ancora una volta esausta Rachel.
“Io passo, fai cantare Mercedes” Kurt non guardò nemmeno la sua amica Rachel, troppo concentrato a fissare gli occhi di Blaine che brillavano nei suoi. Era la serata del Karaoke e tutti erano seduti in cerchio mentre loro due, estraendosi un po’ dal mondo, erano seduti sulla poltroncina abbracciati con nessuna intenzione di staccarsi di li.
“Mio padre mi chiedeva se domani sei dei nostri per il pranzo” domandò Blaine mentre Kurt sfiorava il suo volto giocando con un orecchio di Blaine facendo quasi le fusa.
“Ovviamente, devo ancora fargli capire che non può mettere quelle tendine con quel colore in cucina!” esclamò Kurt con finta irritazione. Blaine scoppiò in una risata stringendolo di più tra le sue braccia.
“E che sua moglie non si è trasferita del tutto, ma credo che gliele farà cambiare non appena finirà il trasloco. Purtroppo deve avere il trasferimento dal lavoro per stabilirsi totalmente. Per mio padre è stato più semplice”
Kurt lo accarezzò le braccia per poi portarsi una mano alle sue labbra e baciare le dita chiuse a pugno.
“E poi” continuò Blaine “ non hai ancora visto l’arredamento della mia camera. Ieri pomeriggio sono arrivate altre cose” si avvicinò all’orecchio di Kurt per fare in modo che gli altri non sentissero, anche se la musica lo aiutava abbastanza “in più dobbiamo vedere se il mio letto è abbastanza morbido non credi?”
Kurt fece un’aria da finta sorpresa “Blaine Anderson che cosa vuoi insinuare con queste parole?”
Entrambi risero sotto gli occhi degli altri ragazzi, che nonostante non avevano seguito il discorso sorridevano a loro volta,perché finalmente erano sereni.
“Allora…” si avvicinò Rachel sedendosi accanto a loro. Kurt le fece spazio adagiando la sua schiena al petto di Blaine.
“Blaine farai l’audizione per il Glee Club lunedì a scuola?”
“Ovviamente, ci deve pur essere qualcuno che deve rubare tutti i tuoi assolo Rachel Berry”
“Questo è un abominio Anderson, lo sai?” gli urlò Rachel ma poi tornò a sorridere.
“Potremmo fare tanti duetti e rubare la scena agli altri” propose come d’accordo la ragazza.
“Per me va bene. Dedicherò tante di quelle canzoni a Kurt che gli farò venir voglia di ammutolirmi” Blaine fissò il suo ragazzo e gli diede un bacio tra i capelli.
“Non dimenticarti che dobbiamo studiare ancora francese Blaine!” lo ammonì il suo ragazzo. L’altro roteo gli occhi e poi spostò Kurt da vicino a se.
“Hey Puckerman, dammi il microfono canto io!”
“Anderson vuoi sfidarmi?” lo provocò Noah
Kurt osservava Blaine scherzare con i suoi amici. Finalmente sembrava felice.
“Hey”
Finn si sedette accanto a suo fratello passandogli un bicchiere di aranciata.
“Hey” rispose Kurt con lo stesso entusiasmo
“Ne è passato di tempo è da quando abbiamo trovato il barboncino” Finn indicò con lo sguardo Blaine che lottava con Puckerman mentre cercavano di addentarsi il microfono.
Kurt guardò suo fratello con un sopracciglio alzato
“Scusa?”
“Sto scherzando amico, calma. Guardalo come è felice, dovresti ringraziarti da solo”
Kurt sorrise “Grazie a te Finn. Mi sei sempre stato vicino. Sei un bravo fratello”
“E’ tu fai schifo ai videogiochi. Mi sa che con Blaine mi divertirò di più”
“Ha un fratellastro, magari facciamo venire anche lui, così giocate insieme” gli propose Kurt bevendo tutto un sorso la sua bevanda.
“Ci sto!”
Kurt sorrise tornando a guardare il suo ragazzo. Si sentiva orgoglioso di se mentre ripensava a quella notte di forte pioggia mentre un timido ragazzo era raggomitolato su una panchina. Nonostante il rifiuto,Kurt non si era arreso. Nonostante i dolori, Blaine non si era arreso.
Entrambi ce l’avevano fatta. Insieme.
Fine.
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Note: non mi intrattengo molto perchè ho un mal di testa infernale e no ho dormito per niente, ma devo ringraziarvi veramente tanto. Questa è una delle storie anzi è LA
storia a cui ci tenevo di più e sono felice che siate stati in molti ad apprezzarla. Tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate ma sopratutto chi mi ha sempre
fatto sapere la sua opinione. Grazie mille.
Un piccolo appunto. Non aver raccontato che fine ha fatto la madre di Blaine non è stata una dimenticanza ma una mia scelta. Ovviamente si è capito che Blaine ha deciso di andare via da lei. Non mi sentivo di farla cambiare e dire "ci proverò" o cose del genere(nell'accettare il figlio) perchè onestamente dopo tutto quello che ha fatto mi sembrava un pò banale.
Okay la finisco e vado via. GRAZIE!

   
 
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