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Autore: Tony Porky    10/01/2012    0 recensioni
Severus Piton alle prese con una stazione dalle pareti bianche.
Il suo ultimo viaggio.
"Severus Piton non ha più fiato. Si sente stanco e la sala bianca di quel luogo senza tempo profuma di fiori secchi. Le mani corrono verso il petto nudo e esaminano il suo corpo perlaceo. Il vuoto che pompa dentro al suo petto è devastante. Ruota la testa e guarda dietro di sé: un lungo cammino di marmo bianco e nessuna ombra. Strano come un uomo dal profilo tenebroso sia costretto a stare in piedi nella luce."
Enjoy!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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le rouge et le vert

Le rouge et le vert.

 

 

Un piccolo appunto: questa storia è fatta di frasi secche e lapidarie. Volevo dare l’idea di qualcosa di finito, forse angosciante. Spero che così facendo, la storia non risulti faticosa alla lettura.
Ok, dilettatevi pure con questo esperimento. Come al solito a voi la parola, perché la mia è sempre molto negativa xD

 

 

 

 

 

 

La prima volta che la vidi fu come essere immerso in una calda ciotola di sole. Non avevo mai provato un calore tanto intenso, seppur avessi sperimentato sulla pelle la bruciatura delle percosse di mio padre. Mi scoprii un abile giocatore di nascondino. Ogni volta che si presentava l’occasione, mi lasciavo inebriare dalla sua risata cristallina e dal suo anormale dono. Aveva gli occhi verdi del prato e tra i capelli rossi una molletta che sosteneva il ciuffo. Sapeva aprire i petali dei fiori e farmi sorridere. Ero un bambino costretto a soffocare dentro stanze ammuffite e pagare con la mia timidezza tutto il male che avevo intorno. Ma lei, con quel sorriso e quelle guance rosse, mi salvò dal crollo. Tempo dopo, senza volerlo, ne fu la causa.
Ho venduto tutto per odio, rinchiudendomi in un corpo che non era mio. L’ho fatto per rancore, inconsapevole delle conseguenze. Un uomo è sempre irrazionale, quando si parla di affetti. Ma poi, quando il male me l’ha portata via, ho capito che l’odio non sarebbe bastato.
E mi sono trovato a guardare un paio di occhi verdi sperando di vedere oltre di essi il sorriso del perdono.
“Guardami.”
Ho cominciato a vivere grazie a loro. Morirò per loro.

 

 

Severus Piton non ha più fiato. Si sente stanco e la sala bianca di quel luogo senza tempo profuma di fiori secchi. Le mani corrono verso il petto nudo e esaminano il suo corpo perlaceo. Il vuoto che pompa dentro al suo petto è devastante. Ruota la testa e guarda dietro di sé: un lungo cammino di marmo bianco e nessuna ombra. Strano come un uomo dal profilo tenebroso sia costretto a stare in piedi nella luce.
“Non così strano, Severus.”
La voce che giunge dalle pareti è impercettibile. Talmente flebile da sembrare solo immaginata. Piton si guarda intorno, sorpreso. Quel tono e quell’accento sembrano un lontano miraggio, un ricordo. E il paradosso di avere ancora un apparato uditivo, gli fanno ricordare di essere morto. Tutta la sua tranquillità si tramuta in apprensione e l’apprensione diventa certezza.
Il respiro si fa pesante. Se avesse avuto un cuore e questo cuore avesse potuto pompare sangue, sarebbe svenuto. Severus Piton ha sempre avuto paura della morte, seppure l’avesse conosciuta molte volte. Un teschio dalla pelle tesa appare nel suo campo visivo. Ha un atteggiamento distaccato, mortale. Non ha anima. Solo pezzi, che formano imitazioni. E’ per questo che non ha mai dubitato che un uomo potesse mentire per amore. Piton pensa a tutte le volte che aveva dovuto guardarlo e fingere. Mostrava una parte di sé che conteneva solo il nero. La porzione di luce era ben nascosta. Ma nessuno avrebbe mai conosciuto la sua vera essenza: quella apparteneva ad una sola persona. Immagini si spezzano dinanzi ai suoi occhi. Frammenti del suo passato?
Vorrebbe poter piangere.
La nudità del suo corpo è un elemento che lo fa sentire vulnerabile: un verme senza corazza.
“Sei davvero così meschino? Non nascondi nulla dentro quella pelle?”
Ancora quella voce. Stavolta proviene da un punto più alto. I suoi occhi si perdono nel guardare il soffitto: non esiste. Solo distese di luce.
Era arrivato il suo momento. Era passato troppo in fretta. Non si era quasi accorto di aver perso molto sangue.
Si accascia a terra, le mani sul viso a premere sugli occhi. E’ sicuro che, fuori dal mondo, l’ultima grande partita sta terminando.
Dietro le palpebre chiuse vede esplodere il verde. E poi il rosso che sovrasta tutto e un uomo che crolla a terra, con in viso una macchia di stupore.
Il figlio del suo fiore ha superato la paura della morte.
“E tu, Severus? L’hai mai superata?”
Il verde e il rosso.
Una mano calda si appoggia sulle sue spalle. Inspira profondamente, lasciando le uniche ombre della sua vita a macchiare i suoi occhi.
Il rosso e il verde.
Il suo sorriso è come se lo ricordava e i suoi occhi sono gli stessi di pochi – istanti, minuti,secoli? – fa. A loro ha consegnato tutto. Si sente svuotato.
Lily Evans gli prende una mano e se la stringe al petto. Piton rimane a guardare. Non osa fare altro.
Non sa se può parlare, ma non gli interessa. E’ la luce che si eclissa dinanzi a lei. Milioni di parole affollano la sua mente. Non ne dice neanche una. Sarebbero suppliche scellerate e richieste impossibili. Rimane a guardarla. Può fare solo questo.
“Non ti ho mai perdonato l’aver buttato via una vita per rancore. Perché?”
Se lei può parlare, forse può anche lui. Ma Lily scuote la testa. I suoi capelli rossi.
La risposta la vede nei suoi occhi.

Mi avevano strappato via l’unica fonte di vita.

“Hai spezzato ogni legame. Perché?”

Non sopportavo di non essere l’unico. I loro sguardi erano sempre troppo taglienti e la loro invadenza sempre troppo concreta.

“Eppure, non mi hai mai dimenticata.”
“Come potevo? Non ho pensato a nient’altro se non a come tutto è finito, a come sei finita, a come sono finito. Un relitto in una mare di dannati. Ma non ho mai dimenticato quel giorno che mi proteggesti, ponendoti tra me e il mondo. Ho sbagliato. Volevo che il mondo fossero le nostre due sole anime. Ed è per questo che quando la tua è svanita per stare con la sua, l’ho venduta al male.”
Si ricordava di avere una voce più profonda. Adesso le sue corde vocali producono un suono che sembra una litania. Il suo testamento, che solo Harry Potter ha potuto svelare, esplode dalla sua bocca.
“Ho visto quello che hai fatto per mio figlio.”
Severus abbassa lo sguardo.
“Non l’ho fatto per lui. Era il tuo ricordo che volevo proteggere. Sono stata doppiamente egoista. Non mi sono preoccupato del male che infliggevo a lui. Era troppo uguale all’altro. Ma i suoi occhi contenevano tutto quello che avrei voluto custodire. Ho giocato ancora una volta con qualcosa di troppo terribile. E ho perso.”
Lily abbassa le mani, e quella di Severus torna immobile al suo fianco.
Attorno a lui, sente il silenzio opprimergli il petto.
“Vieni con me.”
La ragazza si allontana, spostandosi con la grazia di una piuma. Lui ha i piedi pesanti ed è costretto a trascinarsi e ad ansimare ad ogni passo. Questa è la sua punizione.
“Qui il tempo non esiste. Tutto è armonia e scorre come un fiume in piena. Noi vediamo e sappiamo.”
Lily si ferma dinanzi a una finestra altissima. Quelle della scuola – qual’era il nome? – erano nere. Questa è talmente chiara da far male.
Non ci sono tendaggi a coprirla. E’ un foro alto più di 3 metri, allungato per sfiorare il soffitto che non c’e’.
“I ricordi che ci legano ad una persona sono gli unici che rimangono, del nostro passato. Io mi ricordo di te, come tu ti ricordi di me. Ma non sai chi è l’altro. E non sai chi sono loro.”
“Non voglio ricordare.”
La grande finestra vibra e attraverso di essa appaiono alcune immagini. Sono nitide. Severus Piton osserva un uomo chinarsi a baciare un bambino con la testa nera di capelli.
Posa un bacio sulla pelle arrossata di un ginocchio.
Raccoglie le sue lacrime.
E’ un giovane dai capelli neri, occhiali tondi e una sottile cicatrice sulla fronte.
“Non hai perso, Severus. Hai donato la vita per una vita. Quello è il suo bambino. Mio nipote. Vuoi sapere come l’ha chiamato?”

 

 

 

Il treno sta arrivando. Decido di salire. Adesso il mio scopo è andare avanti. Quando la voce di Lily ha  pronunciato quel nome, ho sentito la pesantezza del mio passato. Non ho mai capito cosa significasse perdonare. Ho offuscato per rancore, gelosia e odio l’immagine dell’unica donna che abbia mai amato perché non avevo soppesato la possibilità che lei potesse abbandonarmi. Ma il bambino che porta il mio nome è figlio del ragazzo che ha i suoi occhi. E anche il piccolo Albus Severus ce li ha. Lily alza una mano. I suoi contorni sono sfocati. Ed è così che la guardo per l’ultima volta mentre il treno gira l’angolo. Un ritratto confuso. Ma lei sorride. Sorrido anch’io.
Non ho mai condiviso niente con nessuno. Fino ad ora.

Devo andare a ringraziare l’altra metà del nome.

 

 

“I don’t care, I don’t care.

And in the darkened underpass I thought, O God.

My chance has come at last.”

 

 

Fine

 

 

 

 

Angolino nell’armadio:

Eccoci qua! Sono decisamente confusa riguardo a quello che ho appena scritto. Severus Piton è per me uno dei personaggi più complessi e ambivalenti della saga di Harry Potter e della letteratura odierna in generale, e per questo difficile da gestire. Da qui è uscita fuori l’idea: cosa è successo dopo la sua morte? Lily sembra quasi un’impronta inconsistente qui. Ma è il suo unico ricordo felice e quello che lo aiuterà ad andare avanti. Come sono stati, nella mia visione, I Malandrini per Sirius. Piton è un bel personaggio perché ha mille difetti, ma come tutti, ha una luce che non si spegne mai. (ebbene si, “there’s a light that never goes out!”). Alla fine, la consapevolezza che Harry ha usato il suo nome per il suo bambino, gli fa capire che la sua lotta non è stata vana.
Il titolo è ripreso da “Le rouge et le noir” di Stendhal, che dovrò affrontare
:|, anche se non c’incastra nulla con il libro. Sono solo le mie associazioni schizzate da studentessa del Liceo Linguistico.
Le parole alla fine sono della canzoneThere’s a light that never goes out.
Beh che dire. Spero vi sia piaciuta!

Tony P.

   
 
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