- Come ti chiami? – la voce del bambino è tranquilla e amichevole. Ma l’altro continua a non rispondere.
Volge lo sguardo al pavimento. Si sente così in colpa.
Hiroto Kiyama. Hiroto Kiyama non è lui … O si?
Il bambino di fronte a lui lo è.
E allora perché suo padre e tutti i sui amici lo chiamavano così?
Non capiva.
- Mi chiamo Hiroto Kiyama – risponde il bambino seduto sulle scale che portano all’entrata dell’orfanotrofio.
- Anche io – risponde l’altro sorridendo.
Poi una folata di vento avvolge i due bambini. Quando quello seduto apre gli occhi,l’altro era sparito.
Chi era lui allora? Lui non era Hiroto Kiyama.
***
Hiroto sbatté gli occhi, era confuso. Quello era stato uno strano sogno.
Aveva incontrato Hiroto? Quello vero?
Il rosso vorrebbe rimanere ancora un po’ a letto, peccato che da fuori vengano forti rumori.
Burn e Gazel si stavano litigando e lanciando cose come tutte le mattine…
Ora iniziava una stupida giornata uguale a tutte le altre.
O almeno lui pensava di dover, anche quel giorno, evitare che Burn e Gazel si linciassero e fare altre cose noiose.
Ma quel giorno non si aspettava che sarebbe cambiata la sua vita.
Il ragazzi uscì dall’appartamento che aveva in comune con i suoi due amici.
Qualcuno dietro il muro lo fissò, lui riuscì a scorgere solo un paio di occhi verdi.
Una sensazione strana lo attraversò da capo a piedi, la persona che lo guardava… l’aveva mai visto?