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Autore: Leannel    27/08/2006    3 recensioni
-La storia semplice di due elementi completamente diversi e assolutamente affini.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sayid, Shannon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTO III

ATTO III

-Il Soldato le teneva la mano, mentre si sentiva morire-


Da quando lei ha iniziato a stare male, è stato tutto un crescendo. Di una sola cosa, Sayid è certo. Non ha più nessuna idea di chi fidarsi e di chi no. Pensare che credeva pure di essere bravo, per queste cose. Adesso Sayid si sente come imprigionato nel plexiglas. Lei, quella stupida ragazzina, chiama il nome di suo fratello, da cui tanto scappava. In un momento di debolezza, Sayid pensa che se un giorno s’innamorerà della ragazza, ci sarà sempre Boone, tra i piedi. Non è colpa sua. Non è colpa di nessuno. È così e basta, maledizione.
Boone si prodiga. È bello come un angelo, e anche se è costantemente d’intralcio, nessuno ha il coraggio di dirglielo. E invece Sayid resta in disparte con la bile a logorargli l’animo.
Dimmi perché, dimmi perché, Sawyer. Che cosa ci guadagni, cosa?
Dio, questa cosa lo tormenta. Almeno parla, Sawyer.
Se una cosa gli ha insegnato la guerra, pensa Sayid, se la guerra può insegnare, allora gli ha insegnato che ci sono uomini che fanno del male senza una ragione. Ecco, a prima vista Sawyer non sembrava uno di questi. La prima impressione non conta un bel niente.
Per tutta la vita Sayid ha cercato qualcuno che alla prima impressione sembrasse quello che è. Una volta sola l’ha trovato. L’ha trovata. E adesso se ne sta sdraiata e tossisce, oppure respira affannosamente.
Ma ecco che Jack compie il miracolo.
Le dice di calmarsi e lei, anche se il suo angioletto custode le ronza intorno, si calma.
Respira di nuovo, anche se lo fa palesemente a fatica.
La donna coreana, sembra avere qualcosa da dire. Dice due parole nella sua incomprensibile lingua, poi torna al suo posto. Medica il polso di suo marito, che proprio Sayid ha reso così malandato.
Ed ecco che Sawyer ha il coraggio di passare di lì, per prendere la sua dannata acqua, o diosolosa cosa. Jack è infuriato. Sayid decide di restare in disparte. Come al solito, Jack non risolverà niente.
Jack è uno strano, buon tipo d’uomo. Almeno, di questo Sayid è sicuro, non lo tradirà mai, e chiederà sempre la sua opinione.
In un paio d’ore l’aria è di nuovo calma. Boone sta riposando col viso rivolto verso di lei. Ma lei è sveglia e anche Sayid è sveglio, e lo sanno entrambi. Sarà una strana lunga notte di luna piena.
Sayid è tenuto sveglio dai rumori delle grotte, e dall’adrenalina.
E mentre osserva la luna, le sue fossette, e pensa a che strano che sia, che la luna è uguale da qualunque punto della terra, in fondo. Lei si alza, e va verso la fontana. Sayid la osserva bere con grazia, appoggiata su quegli stecchini di gambe. Ha lasciato a terra lo scialle.
Sayid si avvicina. Lei si spaventa di nuovo.
“Non è sano spaventare due volte nello stesso giorno una donna malata”Sayid sorride, sfoderando tutto il suo sense of humor.
“Ma io non ti sto spaventando, ti sto solo facendo compagnia”
lei gli sorride. Adesso non si tratta più di trucco sbavato. Ha il viso solcato dai profondi segni della spossatezza. Ovviamente, è bellissima. Pensare che è tutta colpa di quell’americano.
“E lui come sta?” Sayid accenna a Boone
“Ti interessa più lui di me?”
Sayid fa cenno di no col capo. A volte anche lui può essere un ingenuo.
Parlano per un po’. Lei non accenna alla sua malattia, e non lo fa neanche Sayid. Perché crucciarsi coi problemi e rovinare i preziosi minuti di buona conversazione?
Lei non è tipo da uscirsene con frasi tipo ‘Io credo che morirò’ o cose del genere. Adesso sta bene, e Sayid è con lei, e quindi è tutto a posto. Lei parla un sacco. È stanca di essere trattata da malata. Poi, a un certo punto, dopo qualche manciata di minuti con lei che parla e Sayid che l’osserva annuendo lei si ferma. Sta in silenzio per un po’ e fissa i grandi occhi sinceri di lui.
“Sai, una cosa?” dice lei. C’è enfasi nel suo sguardo. “io credo… credo che una donna ti abbia spezzato il cuore”
Lui vorrebbe rispondere. ‘E’ la cosa più patetica che abbia mai sentito’. Ma mentirebbe. Lei ha ragione. Dio, l’ha detto come se fosse un dramma da telenovela. E che altro è, Sayid? Non è vero. L’ha detto in modo onesto. Lei ci crede, perché è la verità. Chi doveva conoscere chi?
È un istante lunghissimo. Così lunghi Sayid non ne ricorda, e Sayid ha una discreta esperienza di lunghi istanti.
“C’è speranza che tu dimentichi questa persona?”
Ecco la connessione. Sayid e lei sono legati ad altre persone, irraggiungibili da ogni punto di vista. Ecco perché sono così vicini. Comunanza di sentimenti.
Sayid ha pensato troppo in troppo poco tempo. Ha bisogno di riposo, con ancora la ferita alla testa dolorante. Ha bisogno di pensare.
“Sarà meglio che tu ti riposi” le dice.
“Magari hai ragione.”

Sayid si siede nel suo angolino, e per dieci minuti ignora i rimuri delle grotte. Il gocciolio dell’acqua, il rumore degli animaletti, il vento che fischia, e tutti gli altri accampati là intorno. Adesso ricorda perché ha scelto la spiaggia. La spiaggia è un vezzo.
Non vuole dimenticarla. Magari è morta da sempre, magari è morto il giorno dopo quella volta, sette anni fa. Ma se solo potesse rivederla, una volta soltanto, Sayid sente che potrebbe capire se l’ama ancora, se l’ha mai amata. Nadia. Sei un fantasma? Non vuole dimenticarla.
Immerso nei suoi più o meno inutili pensieri, Sayid non ha tempo, prima di addormentarsi, di ammettere che ormai è un po’ innamorato della biondina. Ma giusto un po’.

  
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