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Autore: Valkyrie_Licantropa    11/01/2012    0 recensioni
Storia ispirata al mondo di Anita Blake. La storia perla dei ricordi e i pensieri di una piccola Junkie. La protagonista non si dai mai un nome, come se lei fosse solo un fantasma. Racconta di questa ragazza che fu rapita da un vampiro di nome Alexander e la usò come pomme de sang. Lei si innamorò di lui ma .. non seppe mai sè fosse vero o soltanto un illusione.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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il diario di uno Junkie parte 2

Non ero minimamente interessata al mondo dell’occulto come molti miei coetanei. Ero un adolescente normale con delle amiche, un fidanzato che ci siamo dati semplici baci, una famiglia che mi voleva bene e una vita oziosa e piacevole. L’unica cosa anormale nella mia passata vita ,era la mia malattia. Come ho detto prima io soffro di una malattia ereditaria chiamata Albinismo. Ero molto timida e per chiedere a  Richard , il mio primo ragazzo, se gli piacevo, ci avevo messo tre mesi. Insomma era stata una vita normale, fino a quando lui mi rapì.  No, non sto parlando di Jean-Claude, ma del primo vampiro che mi aveva usato come nutrimento e oggetto sessuale. Si chiamava Alexander  un Master vampiro di appena duecento anni . Era bello e perfetto, ma niente di speciale in confronto ad Jean-Claude. Era alto un metro e settantasette con un fisico longilineo ma con dei bei muscoli, che non erano frutto di lavoro di palestra, tutta roba naturale. Il suo viso era fanciullesco. Quando fu trasformato da vampiro, doveva avere meno di venticinque anni. Non aveva i capelli lunghi come normalmente vengono  rappresentati  i vampiri nei film. Corti con un taglio tipicamente alla Johnny Depp di color cioccolato fondente. Quel taglio lo rendeva ancora più fanciullesco ma gli stava tremendamente bene. Non portava né barba né baffi. Gli occhi erano di un meraviglioso nocciola.                                                                                                                                                      

 Lui mi rapì mentre tornavo a casa. Ero stata dalla mia amica Catharina. Avevo fatto tardi, il sole era già calato e soffiava un vento freddo. Mi prese alla sprovvista, mi mise una mano sulla bocca per non farmi urlare. Mi impedì di gridare e chiedere aiuto, ma cosa sarebbe servito? Un vampiro è più forte di un normale umano. Cosa avrebbe potuto fare un normale poliziotto? Niente! Assolutamente nulla! Sicuramente avrebbe solo servito ad irritare Alexander. Mi portò nel suo nascondiglio diurno, un vecchio casa in mezzo alle compagne del Colorado. Decisamente nessuno mi avrebbe più ritrovato, nessuno di certo mi avrebbe salvato. Ero completamente nelle sue mani. Durante il giorno, stavo in una piccola stanza illuminata solo da una piccola finestra sbarrata da grate arrugginite. La parta da carati, che all’inizio doveva essere un verde prato, era sbiadita e mezza strappata. Le tavole del parquet scricchiolavano in modo sinistro, che ogni più lieve movimento, mi faceva sussultare. Non avevo un letto. Dormivo su un vecchio materasso rattoppato, ammuffito e impolverato. Mi teneva incatenata al termosifone con un catena lunga due metri circa. Mi aveva dato come vestiti, una vecchia camicetta da notte. Mi arrivava poco sotto i fianchi. Non portavo né le mutandine né il reggiseno. Avevo solo quel indumento per coprirmi. Il giorno ero chiusa a chiave e potevo andare in bagno soltanto la notte. Il giorno dovevo o trattenerla o urinarmi a dosso. La notte, lui mi prendeva, a volte pure di peso, e mi portava nelle sue stanze. Il letto era vecchio e cigolava appena ci sedevamo o cambiavamo posizione. La carta da parati era mezza strappata, doveva essere di un color panna ma ormai si vedevano solo i schizzi di sangue. Ogni volta che vedevo le pareti e le varie macchie sia sul letto che il pavimento, mi mettevo a piangere. Il mio corpo era sempre imbrattato di sangue mi permetteva di lavarmi di rado e sé acconsentiva era presente mentre mi lavavo. Il giorno mentre dormivo, urlavo e gridavo. Facevo spaventosi incubi, stavo letteramente scivolando nell’oblio sé non avessi abbracciato l’oscurità sarei impazzita e tagliata le vene.                                                                   
Dopo… non so nemmeno io quanto, cominciò a piacermi. Quando veniva, nella mia stanza, sorridevo e non tremavo più. Non era una espressione di disperazione. No, era un sorriso di felicità. Gli parlavo e gli chiedevo la sua storia. Cominciammo a conoscerci meglio e iniziammo a provare qualcosa l’uno per l’altro. Il sesso ed i morsi diventavano sempre più piacevoli e sé una notte non mi toccava, io mi rattristavo. Mi lasciò libera di uscire ma io rimanevo spontaneamente con lui. Non tentavo neanche di scappare. Non volevo, ormai la mia vita era con il mio Alexander ed io ero felice. Il mio corpo era pieno di cicatrici. C’erano morsi sui miei piccoli seni e sulle conosci, oltre al collo. Scrollavo le spella a quel pensiero. Mi piaceva vedermi piena di quei segni, li trovavo come succhiotti un po’ più dolorosi.   

 

Bene questo è il secondo capitolo della storia … spero che sia piaciuto. La storia lo ammetto è molto triste, ma adoro i racconti con un po’ di malinconia. Lo ammetto non sono una grande fan dei drammi. Anzi li trovo alquanto noiosi. Preferisco di gran lunga un buon libro del genere di Anita Blake. Nessuno ha recensito. Credo proprio che non piace molto ma io continuo a scrivere sperando che qualcuno lo apprezzi. Comunque lo ripeto gradisco molto che commentino .. anzi lo apprezzo moltissimo.  Grazie per aver letto dalla vostra Valkyrie_Licantropo.

  
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