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Autore: Hope_mybrandnewname    11/01/2012    4 recensioni
1. Come il post pubblicato da Jared sul suo blog "Notes from the outernet".
2. Come le password che potranno aprirlo.
3. Come i membri del gruppo che ha il suono di domani.
5. Come le parole che Mary aveva detto a Jared. "Sii sempre lanciato verso l'alto".
Moltiplicato, il totale è 30. Come 30 Seconds To Mars.
Night Of The Hunter non è più solo una canzone.
I Mars non sono più solo un gruppo.
E la nuova Mary scoprirà il segreto che per secoli è stato celato.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mary

 
L’icona delle mail mi segnala che c’è un messaggio non letto. Non so se voglio aprirla, quel messaggio sul cellulare mi ha lasciata molto scossa.
È solo una mail, che vuoi che faccia?
Il mittente è thirtysecondstomars.com e sembra innocua. La apro.
 
"Sorella Mary6277,
vorremmo informarla che la data della riunione è stata modificata. L’incontro avrà luogo oggi 27 dicembre 2011 alle ore 18.00. Invii conferma per ottenere l’informazione sul luogo dell’incontro.
Cordiali saluti.
PIA"
 
Stasera!?
Senza pensarci due volte, mando la conferma. Mia mamma è ancora al lavoro a quell’ora, non sarà un problema presentarmi.
L’indirizzo mi viene spedito all’interno di un messaggio sul cellulare. Per fortuna non è lontano da dove abito. Non ci metterò neanche un quarto d’ora per arrivarci.
Controllo l’orologio.
Merda! Sono le quattro e mezza e devo ancora vestirmi!
Mi faccio una doccia veloce e mi trucco velocemente, abbondando con l’ombretto nero. Altro che divaH!
Pesco al volo la maglia This Is War che ho comprato sul loro sito. Poi ci ripenso.
Così metto la canottiera con il muso della tigre, l’altro mio acquisto dal sito. Una felpa a caso sopra e poi metterò il chiodo. Chissene se avrò freddo. Metto i jeans neri, le scarpe e sono pronta.
I capelli sono impossibili come sempre. Castani dorati, un bel colore, ma indomabili. Quando li voglio lisci, sono mossi, quando li voglio mossi non si arricciano nemmeno se li paghi. Oggi non si capisce come sono. Almeno gli occhi sono accettabili. Azzurri quanto quelli di Jared. Ecco, dei miei occhi vado davvero fiera.
Passo la piastra velocemente e ottengo un risultato apprezzabile. Indosso la Triad, acchiappo borsa, sciarpa, guanti e chiavi della macchina. Sono pronta.
Sono le cinque e mezza. Mi precipito fuori casa e cerco di arrivare il prima possibile.
Arrivata a destinazione, mi chiedo se non ho sbagliato qualcosa. Il luogo sembra suggerire tutto tranne che un incontro con i Mars.
Sono nella zona industriale della città, e non c’è nessuno. Il cielo è talmente buio che sembra che sia già notte, i capannoni delle ditte non sono illuminati neanche all’esterno, e alcuni sembrano abbandonati.
In più, non ci sono macchine in giro. Per la seconda volta in questo giorno, ho paura.
Sono un po’ in anticipo, mancano cinque minuti alle sei. Esco dalla macchina per vedere se c’è qualcuno nel capannone indicato dal numero civico 26, quello descritto nel SMS. Suono il citofono, ma nulla. Il cancello è chiuso. Non è molto alto, potrei scavalcarlo senza troppa fatica, ma decido di farlo solo nel caso che non mi risponda nessuno entro dieci minuti.
Fa molto freddo, così rientro in macchina. Accendo il riscaldamento e lo stereo. Parte Night Of The Hunter, la mia canzone preferita. Me ne sto buona buona, pensando al da farsi.
Il mittente dei messaggi e della mail era sempre quello ufficiale dei Mars, quindi non può essere uno scherzo. Ma l’assenza di fangirl mi mette in ansia. Dove sono gli altri? Possibile che sia l’unica che ha indovinato la password?
Sono sovrappensiero, mentre osservo il buio che mi circonda senza vederlo veramente.
E mi prende un infarto quando vedo qualcosa muoversi dalla parte del passeggero. C’era qualcuno lì fuori.
Stringo le mani al volante. In una frazione di secondo, un braccio spacca il vetro del finestrino. Poi una figura apre la portiera ed entra in macchina.
Non ho nemmeno il tempo di pensare cosa fare, che esco dalla macchina, mi fiondo sul cancello che avevo osservato poco prima e salto dall’altra parte. Poi corro.
Il capannone era aperto, così riesco ad entrare. Chiudo la porta dietro di me fermandola con una sedia solitaria, abbandonata lì chissà quando. Mi guardo intorno. L’edificio è completamente vuoto. Nessun macchinario, nessun attrezzo, nessuna porta, solo tanta polvere. A dire il vero c’è una porticina sulla parete opposta, così corro verso di essa per cercare di nascondermi lì dietro.
Non faccio neanche in tempo a guadagnare la metà dell’edificio che vengo buttata a terra.
Il mio aggressore è in ginocchio sopra di me. Mi prende un infarto quando vedo chi è.
-Jared??-
-Una ragazzina?- dice lui.
-Solo perché tu hai 40 anni, non significa che siamo tutti dei poppanti. E poi, chi ti aspettavi? La maggior parte degli Echelon ha la mia età adesso.-
Il suo sguardo è di ghiaccio. Mi schiaccia a terra con più forza, tanto da farmi male.
-Come osi pronunciare il nome “Echelon”? Non sai la forza che hanno quei ragazzi, cosa passano ogni giorno. E tu fingi di essere una di loro solo perché sei pagata da quegli immondi figli di puttana?-
-Ma di che diavolo parli? Io non sono pagata da nessuno!-
-Quindi ti sei unita a loro solo per gloria? Mi fai ancora più schifo.-
Le sue parole sono terribili.
-Ma di che diavolo parli? Lasciami subito!- ripeto.
Per risposta, mi colpisce con uno sguardo di ghiaccio.
-Senti, puoi dire quello che vuoi, io sono Echelon! È essere parte di una famiglia, è sentirsi una persona sola invece che milioni. È piangere per una sorella che muore, anche se non l’hai mai incontrata. E ora, diamine, lasciami andare!-
Jared sembra essere colpito dalle mie parole. Poi alza lo sguardo come se avesse sentito un rumore. Sembra spaventato. Si alza di colpo e con una forza sovraumana mi solleva e mi mette in piedi.
-Ma che c..?- mi lascio sfuggire.
Lui probabilmente intuisce cosa sto per dire, perché accenna un sorriso, ma prima che possa finire la frase mi mette una mano sulla bocca per zittirmi.
Poi comincia a correre. È dura stargli dietro, perché è troppo veloce. Tuttavia, sembra perfettamente riposato, come se stesse camminando invece che correndo.
Usciamo dalla porticina e ci troviamo in un cortile di ciottoli. C’è un’auto nera che ci aspetta.
-E la mia macchina?- protesto.
-La riavrai ancora prima di tornare a casa.-
-Stiamo andando a casa mia ora? Come sai dove abito? E perché corri così maledettamente veloce?- chiedo, sull’orlo di una crisi isterica.
Mi apre la portiera e mi spinge in macchina.
-Baby, io sono Jared Leto.- dice ammiccando. Poi chiude la mia portiera con un tonfo secco.
 
  
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