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Autore: The Cactus Incident    11/01/2012    4 recensioni
“Bri perché non hai detto che li conosci?” “Perché non li conosco, semplice” “Qua ci sei tu” “Fammi vedere…forse saranno venu…” la frase sarebbe stata “forse saranno venuti a qualche concerto”, ma mi arrestai quando incontrai la mia faccia. Quello ero io, ma… “Ma che diamine….? Quello, sembro io!” dissi scrutando lui, cioè io. Oddio. Mi stava ricominciando il mal di testa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TT CHapter 16

Il cielo era coperto, minacciando uno di quei rarissimi acquazzoni che si abbattevano sulla soleggiata Huntington. Certo, avrebbe dato il giusto tono a tutta la scena, sarebbe stato la cosiddetta ciliegina sulla torta.
Non c’era molta gente, forse una ventina di persone, tutti in religioso silenzio e con lo sguardo basso, alcuni nascosti dagli occhiali da sole, puro arredo scenico per nascondere lacrime e simili.
Tutti vestiti di nero, al massimo qualche particolare bianco fra i vestiti di qualcuno come qualche camicia o eventuali cinture, o i capelli di un paio di presenti, ma niente di più.

Il parroco continuava imperterrito con uno sproloquio che tanto non ascoltava nessuno.
Quell’uomo non sapeva niente di quello che avevano passato o di quanto erano legati. Lui veniva semplicemente pagato per dire tante buone parole su qualcuno che non conosceva, dare qualche colpetto con quell’affare per benedire e avviarsi verso la prossima bara che veniva inesorabilmente calata nella terra fredda e nuda.

La suddetta bara era di un bianco così candido che faceva male agli occhi e lo sguardo di Brian sembrava poterla perforare da un momento all’altro vista l’intensità con cui la guardava.
Delle fasce verdi la facevano scendere sempre più giù, sempre più nel profondo della terra, nemmeno paragonabile a quanto fosse radicata della profondità più oscura e triste delle loro anime.

Molti di loro avevano una rosa bianca in mano. Era tutto dannatamente candido.
C’era questo stacco davvero drastico che dava fastidio agli occhi per via del contrasto.
Bianco e nero.
E dov’è finita tutta quell’infinita scala di grigi che caratterizza ogni persona?
Non è tutto bianco e nero, non è tutto buono o cattivo.
Loro non erano per niente bianchi, ma di certo non erano neri. Erano di una delle tante tonalità di grigio.
Perché non utilizzarle?
No, il grigio è un colore morto, bianco o/e nero invece fa figo.
O per meglio dire, fa finto.

Nei discorsi che si fanno ai funerali, il defunto appare sempre come questa grande persona, ricca di virtù e devota al prossimo….
Che mucchio di stronzate. Vorrei poter leggere nella mente delle persone ai funerali.
Solo ai funerali, mi basterebbe per vedere cosa provano davvero le persone.
Salterebbero fuori un sacco di cose, non trovate?

 
“Ehi, è difficile suonare su una bara?” Brian scollò distrattamente le spalle e fece una smorfia mentre osservava il televisore su cui vedeva se stesso fare il figo, durante l’assolo di Seize The Day.
“All’inizio è un pochino impegnativo, ma una volta trovato l’equilibrio giusto è fatta. L’importante è non muoversi troppo perché quella cosa oscilla” “Certo che il video di Seize The Day è davvero figo” “Si, Shad ce lo vedo proprio bene dietro le sbarre”
Michelle rise di gusto e tornò a osservare il televisore.

“La scena del funerale è davvero di un’intensità disarmante” commentò poco dopo “Si, il mio funerale lo vorrò così, prendete appunti” commentò Logan passando distrattamente per il salotto di casa Haner, dove i due guardavano il video.
“Beh, ci si vede dopo allora, eh?” disse sistemandosi la giacca “Dove vai?” chiese Brian curioso, spingendosi un po’ oltre il divano. Il gemello scrollò le spalle e si sistemo gli occhiali
“Che domande, in giro con Zack”

 
Ma torniamo un po’ indietro, a qualche mese prima….

 
Brian P.O.V.

Di corsa in ospedale, come se da questa corsa in macchina dipendesse la mia vita. Intanto Michelle parlava con Matt a telefono, nell’altra macchina e faceva un sacco di domande a cui Matt rispondeva con luuuunghi sproloqui durante i quali lei faceva “Mh Mh”
In tutto questo io continuavo a schiacciare l’acceleratore e chiedere “Che ha detto?!? Che diamine ha detto?!?!?” e lei mi teneva il palmo teso davanti alla faccia.

“Ok, ci vediamo lì. Ciao” chiuse il telefono e sospirò, prima di essere inondata da un altro “Che cazzo ha detto?” “Allora: la macchina di cui il signore ha preso la targa era rubata e rintracciarla è stata facilissimo perché continuava a stare in giro a farsi notare. Dopo un paio di appostamenti sono arrivati ad una casa minuscola fuori Venice Beach e una squadra ha fatto irruzione. Due uomini già noti alla polizia per furto e una donna nota per stalking e simili, una certa Helena” “Che me ne fotte! Come sta Log?” “Se non te l’ho detto subito significa che è vivo, no?” “Quindi è vivo!” abbracciai Mich e avendo lasciato lo sterzo per poco non demmo inizio ad una catastrofe, scampata solo da Mich che afferrò lo sterzo e con una brusca sterzata ci fece tornare in carreggiata.

“Ma ti è dato di volta il cervello?! Se vuoi suicidarti fallo quando in macchina ci sei solo tu, cazzo” “Scusa…” “Comunque. Era drogato peggio di un raver, mezzo disidratato e a quanto ho capito dai farfugli di Matt che veniva sommerso di domande da non so chi, forse Zack…” “Merda Zack!” feci una brusca inversione e andai a recuperare il mio amico.
“Ma dove cazzo l’hai presa la patente? A Disneyland?!” “No, mi è saltata fuori da una busta di patatine. Dicevi?” “La puttana ha abusato di lui” “Che troia” dissi seriamente schifato, prima di tirare il mio cellulare fra le mani della ragazza.
“Nella rubrica, Zack. Digli che passiamo a penderlo” “Tu hai le mani rotte?” “Non vorrei che mi facessero una multa” “Brian?” “Si?” “Vaffanculo” “Mi ci hanno già mandato pure troppe volte, dolcezza” “Sta volta vacci sul serio” “Perché?” “Dopo un’inversione a U passando da una corsia all’altra, tu ti preoccupi di venire beccato a telefono mentre guidi?!!”

Mentre che lei borbottava a telefono, grossi goccioloni cominciarono a farsi strada nel cielo. Meno male che non avevo preso la decappottabile, altrimenti saremmo stati fottuti.
“Si Zack, fra dieci minuti. Vestito!” chiuse il telefono e me lo restituì. “Allora… dicevi?” “Ah si. L’hanno preso giusto in tempo: altri venti minuti e l’avrebbero trovato già collassato” “Cazzo” “Già” fece un sospiro di sollievo davvero spaventoso e mi adagiò mollemente sul seggiolino, guardando le gocce sul vetro.
“Mich” “Si Bri?” “Tutto ok?” “Finalmente si” feci un mezzo sorriso a metà fra l’amaro e il felice e osservai la strada davanti a me.

“Zack cazzo! Muoviti!” “Sisisisisi!” quasi ruzzolò giù dalle scale e con i capelli ancora completamente bagnati entrò in cucina, semi distrutta dal mio passaggio di qualche giorno prima.
“Bri ma sei stato tu qua, eh?” disse buttando uno sguardo al tavolo ancora ribaltato “Eh si. Scusa….” “Vabbè, non è niente. Adesso muoviamoci!” quasi ci buttò fuori di casa sotto la piaggio scrosciante e corremmo fino alla mia macchina.
“Uh, Cristo che pioggia” commentò Michelle dopo essersi buttata sul posto del passeggero, vicino a me.
“Ok, diamoci una mossa” commentai prima d’ingranare fuori dal vialetto di Zack.

 
Logan P.O.V.

Primo avvenimento sconvolgente: ripresi conoscenza, o almeno essenza, non saprei. Assurdo.
Ero convinto di essere morto! Che fossi nell’aldilà? Beh, se è l’aldilà a puzzare così tanto di disinfettante, mandatemi da qualche altra parte. Pure all’inferno non so, basta che non puzzi di disinfettante.
Ehi momento. Disinfettante? Perché il mondo dei morti dovrebbe puzzare di disinfettante?
Cazzo, allora non ero morto! C’è un solo posto che puzza così di disinfettante e non era molto tempo che mancavo da lì.

Ospedale ragazzi, l’unico posto che detestano tutti indistintamente e che puzza così tanto di disinfettante.
Quindi… non ero morto, giusto? Forse avrei dovuto aprire gli occhi o muovere qualcosa. Sentivo di avere ancora un corpo e che era anche un tantino intorpidito, in più cominciavo a sentire farsi largo nella mia mente un 
“Ti ti ti ti” regolare che mi avvertiva della mia attività cardiaca.
Ok, assodato che non ero morto.
Con uno sforzo che mi sembrò sovrumano aprii gli occhi e provai a mettere a fuoco la stanza d’ospedale in cui mi trovavo. Beh, come ogni stanza d’ospedale che si rispetti, faceva schifo.
Triste, smorta, ma almeno luminosa (botta di culo).
Stanza singola, dovevo essere in rianimazione. Con delle difficoltà non indifferenti riuscii a muovere le mani percorse da un leggero tremore da intorpidimento e riuscii a raggiungere il campanello dell’infermiera.

Poco dopo una signora grassa e sorridente entrò nella stanza.
“Oh ciao caro. Serve qualcosa?” Ma che gentile. Mi schiarii la gola e mi resi conto di non riuscire nemmeno a parlare per via della gola secca. Capì e mi diede un po’ d’acqua. Oh, alleluia.
Dopo aver svuotato più di mezza bottiglia da due litri, mi tirai un po’ sul letto (la tipa mi diede una mano) e solo allora parlai “Grazie…. sa dirmi come sono finito qui?” “Oh certo signor Farrell”
E mi spiegò tutta la storia del rapimento, dell’essere ritrovato e che avevo arrestato i miei rapitori. Lei non sapeva niente di più, tranne che c’era un poliziotto davanti alla mia porta che non faceva entrare nessuno tranne infermieri e medici.

“Ma mica sono sotto arresto?” “Oh no, assolutamente” “E perché non fanno entrare nessuno?” “Ah non saprei. Credo che il commissario debba parlarti” “Può farlo entrare? Così magari se ne và e i miei amici possono entrare. A proposito, sono in molti?” “Abbastanza, tutti tatuati e chiassosi. Ci sono anche un paio di ragazze” “Un paio?” chiesi dubbioso “Si, una con i capelli neri e viola che sta implorando il poliziotto e una con dei lunghi capelli platino che lo fulmina con lo sguardo di ghiaccio”
Michelle, ci avrei scommesso. “Mica c’è un ragazzo con i capelli neri e gli occhi verdi molto chiari, bassino con un po’ di piercing in faccia?” “Zack? Oh quel ragazzo mi sta mandando al manicomio! Rompe le scatole in maniera spaventosa!” disse però divertita “D-davvero?” “Certo! È insopportabile!”
Zack, il mio Zack c’era. Non era andato via Dio sa dove, era lì. Speravo non fosse solo mosso a compassione per tutta la faccenda.
“Allora faccio entrare il commissario?” chiese poi la signora accertandosi “Si, grazie tante” risposi sorridendole e lei dopo un cenno della testa uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Quando uscì fuori sentii chiaramente che le furono porte parecchie domande e poi ancora un brusio con qualche schiamazzo ed urletto.
Mentre aspettavo mi misi a muovere le gambe notando che anche loro erano un tantino intorpidite infatti subito dopo quei pochi movimenti partì il familiare formicolio. Mentre giocavo con le ginocchia e osservavo i fili uscirmi dal camice ospedaliero ero felice.
Ero vivo e dall’altro lato di quel muro mi aspettavano i miei amici e forse anche il mio amore. Speravo solo di si.

Il commissario non tardò e dopo avermi sommerso di domande alla cui maggior parte non seppi rispondere, sbruffò scocciato dicendomi che domani sarebbe tornato e che adesso sarei stato libero di parlare con i miei amici. A quel punto entrarono tutti di colpo, invadendo la mia stanza di urla, sorrisi e abbracci.
Tutti, tranne lui.
Zoey quasi mi uccise ricoprendomi la faccia di baci e stringendomi le braccia al collo, Josh non fu da meno e Michelle scoppiò a piangere per la gioia.
Brian mi abbracciò facendo battutacce di bassa lega come suo solito e gli altri mi salutarono in modo un po’ più mascolino e distaccato, ma sempre amichevoli.

“Beh, adesso sgombriamo. Ci sono un po’ di novità che devi sapere” mi bofonchiò Brian nell’orecchio dopo una mezz'oretta “Ehi, dove andate?” chiesi io, spaesato. Non volevo di certo rimanere solo “Torniamo dopo, tranquillo” disse Jim facendomi l’occhiolino e tenendo un braccio attorno alle spalle di mia sorella che guardava me o il pavimento imbarazzata.
Minchia mi ero perso davvero parecchie cose.

Quando tutti uscirono ci fu qualche secondo di silenzio, poi si sentì chiaramente un “se non entri ti spacco il culo!” urlato da mio fratello e poi la porta si aprì di nuovo facendo entrare lui.
Aveva la testa bassa e si stava torturando un angolo delle labbra nascondendo uno dei piercing, la barba incolta e le occhiaie. Non riuscivo nemmeno a vedere i suoi occhi.
Sollevai il letto col telecomando e poggiandomi mollemente al cuscino adesso alto lo guardai, mentre se ne stava sulla porta, trattenendo il respiro.
“Non sono infettivo, sai? Mi hanno solo drogato” dissi io con una voce abbastanza fredda e lui sospirò.
“Dai Zack, vieni qua, almeno parliamo da persone civili” continuando a non guardarmi avanzò e si sedette sulla sedia posta vicino al mio letto. Adesso mi guardava la mano in cui si trovava l’ingresso della flebo, poggiata sul materasso, abbastanza vicino a lui.
“Ti faccio per caso paura?” chiesi dubbioso. Continuava a starsene lì zitto e cominciava quasi a darmi su i nervi.
Scosse la testa e si azzannò ancora il labbro.

“Ti faccio pena?” scosse la testa prima di balbettare un “Nh-no” 
“Beh, non ti faccio paura, non ti faccio pena… allora ti faccio schifo” dissi con un tono più leggero e lui sorrise, guardando il muro davanti a sé. Almeno aveva alzato la testa e anche se quasi di profilo e dannatamente sfuocati riuscivo a vedere i suoi occhi.
“Allora perché non mi guardi negli occhi, Zee? Mi sono mancati tanto…. Tu mi sei mancato” fece un mezzo sorriso al vuoto, chiuse gli occhi e quando li riaprì erano puntati su di me.
Un brivido mi percorse tutta la schiena. Il suo guardo era così dolce e spaventato e poi le sue iridi così pazzesche. Non le ricordavo così belle.
Mi sentii dannatamente vulnerabile e felice con quegli occhi puntati addosso. Sentivo i muscoli tremare per l’emozione.
Era così bello rivederlo dopo tanto, dopo quello schifo di ultimo saluto (se così si poteva chiamare la distruzione del mio cuore e il cazzotto che gli avevo inferto). Aveva un occhio ancora un tantino viola e un labbro sanguinante per via delle sue azzannate selvagge o forse una vecchia ferita che aveva appena riaperto.
“Log tutto bene? Stai tremando…” disse preoccupato e io sorrisi. Quel gesto sembrò provocare le lacrime che ormai affollavano i miei occhi e le lascia scendere, fottendomene. Ero vivo per miracolo, che cazzo me ne fotteva di piangere per Zack davanti al diretto interessato?

“Log… chiamo un medico… una volta c’erano quei dannati cos.. uh eccolo” “Stai zitto e vieni qua!” e mentre armeggiava col campanello lo afferrai per la maglietta e me lo tirai addosso, smanioso delle sue labbra.
Ah, finalmente. Quelle labbra morbide e calde, con quei dannati piercing che mi davano sempre alla testa. Dopo i primi tre secondi sentii Zack come sciogliesi sulle mie labbra e affondò entrambe la mani nei miei capelli per farmi più vicino a sé, salì con un ginocchio sul letto senza mai staccarsi dalle mie labbra.
“Mi dispiace, io ti amo” continuava mormorarlo, appena si separava dalle mie labbra per riprendere fiato e io gli sorridevo ogni volta.

La porta si aprì ed entrò l’infermiera di cui nessuno dei due si curò minimamente. La sentii sorridere chiaramente e poi richiuse la porta senza fare rumore.
Feci salire Zack del tutto sul letto e si stese parzialmente su di me, poggiandomi una mano sul petto e una sul fianco. Io tenevo entrambe le mani incastrate nei suoi capelli, osservandolo o baciando quelle labbra dannatamente perfette che sapevano delle mie lacrime, del suo sangue e di baci che non mi aveva dato e che io non avevo di certo voglia di sprecare.

“Perché l’hai fatto?” mugugnai appena fra un bacio e l’altro, sapendo che avrebbe capito a cosa mi riferivo. Nella mia voce non c’era niente di accusatorio era semplice curiosità addolcita dalla voglia che avevo di lui. “Paura d’innamorarmi, dei miei sentimenti troppo forti mai provati prima. Confusione, sono un coglione” sorrisi fra le sue labbra e gli carezzai dolcemente il viso.
“Oh Log, sono così felice” “Anche io Zack. Porca puttana, quanto ti amo….” Eravamo dannatamente sdolcinati ed era una cosa che adoravo (ogni tanto). Lo baciai ancora e poi mi separai appena per guardarlo negli occhi.  
“Zack devi solo promettermi una cosa…. Se ci sono dei problemi, dimmelo, non scappare via senza darmi spiegazioni. E’ terribile” credo lesse qualcosa nei miei occhi, perchè si rabbuiò appena, per poi tornare più "gasato" di prima “Si lo so, ti ho fatto soffrire senza motivo e ho sofferto anche io, ma non lo farò mai più” “Mi fido?” “Si Log, te ne prego. Sono un coglione e non ho mai niente di chiaro o sicuro, ma su una cosa adesso non ho più dubbi: io ti amo, cazzo. Non credo di non aver mai provato una cosa simile” gli sorrisi e continuai a baciarlo.

Dio, finalmente.

 

Brian P.O.V.

Me ne stavo in mezzo al corridoio, la testa e tutta la schiena poggiate al muro mentre fissavo il soffitto. Per errore posai lo sguardo su Jim e Zoey. Stavano semplicemente seduti vicini e con lo sguardo basso che appena si scontrava di tanto in tanto. Parlavano e ridevano tranquilli, mentre il mio petto continuava a sanguinare.
Me lo merito. Io, me lo merito. 
Sapevo di meritarmelo e avevo sempre saputo che Zoey non era per me.
Se lo sapevo, per quale motivo non riuscivo a farmene una ragione? Certo, avremmo ancora dovuto chiarire, ma non c’era niente da spiegare: Jim era fatto a misura per lei. Lui era in grado di capirla e di calmarla, di sorprenderla e aiutarla nel momento del bisogno, io no.

Io ero un comune mortale, buono solo a fare lo sbruffone e a suonare. Logan aveva ragione: levami da sopra un palco e sono un buono a nulla.
Con la leggiadria di un rinoceronte ferito, mi staccai dal muro e me ne andai da fuori a fumare. Avevo tutti i loro sguardi puntati addosso.
Detesto la compassione. So che loro mi vogliono bene sul serio e si tratta di preoccupazione vera, eppure accecato dal dolore vedevo solo perbenismo e scadente compassione come quella che si riserva ai barboni all’angolo della strada.
Mi piazzai una sigaretta in bocca e sotto l’acqua corsi fino alla mia macchina. Rimasi a fissare la pioggia battente scontrarsi sul vetro della mia macchina fin quando il mio sguardo non incrociò la custodia della Schecter poggiata sui sedili di dietro.
Dopo due minuti, ero già seduto sui sedili posteriori a strimpellare la chitarra e fumare.
In mente mi martellava quel motivo che Zack suonava a casa si Ryan e dopo poco un po’ a memoria, un po’ a gusto mio, lo stavo riproducendo abbastanza fedelmente.

Tutto preso dalla canzone, quasi mi venne un infarto quando la portiera alla mia sinistra si aprì, mostrandomi Michelle bagnata come un pulcino e ansante.
“Che stai combinando?” “Mi sento in dovere di aiutarti” inarcai un sopracciglio “Perché?” “Ah boh, sono cogliona e mi piacciono le cause perse” si strinse le braccia e venne quasi scossa da un brivido di freddo. Mi piegai un po’ in avanti e dopo aver messo il plettro in bocca recuperai la mai giacca dal sedile anteriore.
“Metti questa. Come hai fatto a bagnarti così?” la lanciai sulle ginocchia e lei se la portò subito sulle spalle “Ti ho cercato per tutto il parcheggio, nel bar, attorno all’ospedale e poi ho pensato ‘ehi, ma ha una macchina’ e quindi sono tornata nel parcheggio ed eccomi qua” scossi la testa e sorrisi fra me.

“Tu non ci stai tutta con la testa, eh?” “Non mi pare che tu sia nella posizione di giudicare” “Non stavo giudicando, era solo un commento” “Allora non commentare” disse con un mezzo sorriso “Allora che vuoi?” poggiò la testa sul seggiolino e mi guardò e mi sorrise sincera e dolce.
“Vederti felice, come eri un paio di mesi fa quando venni a trovare Logan e Zoey” feci una smorfia sofferente, mentre facevo scorrere le dita sul manico della chitarra.
“Beh, la vedo difficile” “Peccato, sei meglio felice che depresso” “E’ il karma, ho fatto lo stronzo e adesso si sta ripercuotendo contro di me” inarcò un sopracciglio e alzò la testa dal seggiolino.
“Ma davvero credi a queste stronzate?” “Mai creduto in tutta la mia vita, ma ultimamente sembrano avere ragione” “Casualità” si accese una sigaretta e si abbracciò le gambe guardandomi con quegli occhi dannatamente azzurri.
Si tirò indietro la chioma zuppa di pioggia e mi osservò. Sospirai creando uno sbuffo di fumo e continuai a suonare. Dopo più di dieci minuti che continuavo a suonare, sistemare, abbellire e ampliare il pezzo, interruppe il silenzio.

“Hai un pezzo di carta e una penna?” “Controlla nel porta oggetti” si sporse in avanti, infilandosi fra i due seggiolini e offrendomi un bel panorama del suo fondoschiena (bello sul serio, non era una battuta) e continuai a suonare, lanciando ogni tanto uno sguardo compiaciuto.
“Se la smettessi di fissarmi il culo...” commentò dopo un po’ che era in quella posizione e io sorrisi.
“Ispira” “Non so che pezzo tu possa scrivere mentre fissi un culo” “Beh, se è un culo come il tuo, potrebbe venir fuori una canzone niente male” “Mah, meglio che non ti rispondo” “Ehi, non ho niente da perdere, posso guardarti il culo?” “Non mi pare fino ad ora tu abbia avuto bisogno del mio permesso.. trovati!” “Peccato” e tornò a sedersi vicino a me, dietro al manico della mia chitarra.
“Dai, me lo fissi mentre cammino, adesso non rompere” “Quindi sono autorizzato a fissarti il culo?” “Non vorrei sembrarti o essere ripetitiva, ma non mi pare che fino a oggi tu mi abbia chiesto il permesso” e fece un mezzo sorriso. Stavo per rispondere quando aggrottai le sopracciglia e feci una sorta di sorriso compiaciuto “Stai flirtando spudoratamente o è una mia impressione?” “No, ti sto semplicemente rispondendo” disse lei seriamente innocente, mentre si spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Mi sa un tantino di flirt” sorrise e alzò gli occhi al cielo “Sta zitto e suona” sorrisi e continuai.

Continuai ancora un po’, quando parlò ancora “Potresti rallentare appena quel pezzo…. Ecco si, quello… mi sta venendo in mente un motivo cantabile con un testo niente male” tirai fuori il mio sorriso da sbruffone e la guardai un tantino sorpreso.
“E chi ti avrebbe autorizzato?” “La mia mente. Non posso scrivere una canzone su una tua base?” disse guardandomi con quegli occhioni innocenti e sistemandosi di nuovo i capelli zuppi “Certo che no” dissi sarcastico “Ok, allora la butto”
Abbassò il vetro e l’avrebbe gettata sul serio fuori se non l’avessi recuperata in tempo.
“Non so se hai presente una cosuccia chiamate senso dell’umorismo” “No, non mi è noto” disse sorridendo e facendomi la linguaccia, mostrando il piercing di metallo su di essa.
Sospirai e portai lo sguardo sulla pagina aperta di quel blocco note che era nella mia macchina da chissà quanti secoli.
C’erano un paio di gocce d’acqua e un sacco di scarabocchiature blu e correzioni, ma la parte giusta era facilmente riconoscibile e leggebile.

-Don't change the way you think of me
We're from the same story
Life moves on, can't stay the same
But some of us, some worry
We're all falling forward
With no signs of slow
And some moving faster
Thats all that I wanted
I wanted-

 

“Cazzo Mich….” “Merda fa così schifo?” “Ma che scherzi? È eccezionale!” “Dici sul serio?” chiese un tantino dubbiosa “Cazzo si! Che ne dici di scriverla insieme?” “Sarebbe fantastico!” “Ok, allora continuiamo, no?”

Spalla a spalla (e non solo metaforicamente parlando), in Dio solo sa quanto tempo e quante sigarette scrivemmo insieme quella canzone, Until The End.
In alcuni punti ci scambiammo anche i ruoli, sistemando io alcune parti del testo e lei alcune della chitarra che non scorrevano proprio perfettamente.

“Per me è un po’ bassa, ma è perfetta. L’hai scritta sulle corde di Shad, vero?” commentò quando finì di cantarla tutta “Ormai lo faccio senza neanche rendermene conto” dissi divertito, sorridendole.
“Ehi, hai sentito?” “Cosa?” “Silenzio! Ha smesso di piovere” Aprì lo sportello e poté constatare che la pioggia era cessata e che le nuvole cominciavano a diradarsi.
“Fico no? Abbiamo finito giusto in tempo. Canzone bagnata, canzone fortunata!” dissi divertito e lei scoppiò a ridere insieme a me “Ma quella non era la sposa?” “Ssshh! Canzone” dissi convinto e lei s’infilò i miei occhiali da sole (recuperati qualche tempo prima dal portaoggetti della macchina) e uscì dall’auto con ancora la mia giacca addosso e i capelli che si erano asciugati e che facevano delle strane ciocche.

Mollai la chitarra sul seggiolino e uscii anche io a sgranchirmi le gambe. Mi stiracchiai per bene e mi accesi una sigaretta (in quell’auto ormai c’era la nebbia, così lasciai lo sportello aperto) e osservai il cielo improvvisamente di un azzurro pastello e dall’aria pacifica.
“Bene , ho finito le sigarette” commentò lei piccata “A me ne sono rimaste due… ne vuoi una?” “Nah, lascia stare. Grazie lo stesso” scrollai le spalle e mi poggiai all’auto, fottendomene del fatto che mi sarei bagnato il culo.
“L’assolo è davvero eccezionale, sai? E anche quegli stacchi in cui sembra quasi cambiare tonalità. Sei bravo Haner, ti meriti tutti i premi che ti danno” “Grazie. Anche tu li meriteresti” “Non riesco a vedere la musica come una fonte di guadagno” “All’inizio nemmeno io, ma poi ti ritrovi col conto in banca gonfiato senza nemmeno rendertene conto e non è poi così male” dissi sorridendo.
“Che lavoro fai?” “Studio e lavoro come barista nel locale di Bert, il cantante” “Oh e che studi?” “Scenografia, ho quasi finito in effetti” “Wooah. Figo!” “Eh si, è figo” “Per il prossimo video musicale possiamo contare su di te?” dissi facendo un mezzo sorriso e lei annuì convinta.
“Certo, ma allora non aspettarti le tipe mezze nude di Bat Country” “Ok, allora evitiamo eh” “Sei uno stronzo!” “No, sono un uomo. È diverso” “Non è poi tanto diverso”

Finita la mia sigaretta decidemmo di tornare dentro, proprio mentre cacciavano gli altri erchè terminato l’orario delle visite.
“Quando lo fanno uscire?” “L’infermiera ha detto al massimo un paio di giorni. Devono fare tutti i test tossicologici e eventuali malattie o infezioni che avrebbe potuto contrarre” mi spiegò Matt tranquillo.
“Cristo che schifo” commentai facendo una smorfia poi scossi la testa e mi ricordai di Until The End.

“Matt io e Mich abbiamo scritto una canzone” “E quando?” “Adesso!” “Cristo fate paura!” commentò il nano avvicinandosi a me e al cantante, mentre si metteva una sigaretta in bocca.
“In verità in parte la base l’aveva già scritta Zack, ma io l’ho ampliata, sistemata e Mich ha scritto il testo” “Ok, ma adesso proprio non ce la faccio… vediamo domani o dopo domani, ok? Sono distrutto” commentò il ragazzone con gli occhi verdi, sbadigliando e stiracchiandosi “A chi lo dici…” commentò Michelle e Johnny asserì unendosi al gruppo.
“Certo amico, tranquillo” “Curiosità: qual è il titolo?” chiese il ragazzone rasato “Until The End” dicemmo in stereo io e Michelle. Matt scrollò le spalle e uscì strascinando i piedi fuori dall’ospedale.

Mi avvicinai a Zack “Allora bro, capito?” “Eh?” si girò e mi “guardò” (ovvero punto nella mia direzione i suoi occhioni grandi lucidi e felici, persi nel vuoto) con un sorriso ebete.
“Niente Zack, niente” “Ah” e tornò a disperdersi nei suoi pensieri zuccherosi e melensi. “Christ ci pensi tu a Zack?” “Si, tranquillo” Sbruffai e guardai Michelle.
“Ti serve un passaggio?” “Si grazie. Josh, tu che fai?” “Vengo anche io” disse Brando Lee prima di seguirmi fuori dall’ospedale.

“Bri…” Fu un flebile sussurro e mi fermai, sentendo la rabbia montarmi dentro, ma poi mi resi conto che non se la maritava, né lei né Jim.
Voltai appena al testa e la guardai con un mezzo sorriso.
“Si?” “Mi dispiace, Brian…Sc-scusa” Josh cadde e Mich si strozzò col fumo che aveva scroccato dalla sigaretta di Josh e io semplicemente allargai il mio sorriso sincero fino a mostrare il denti e m’infilai in macchina.
Poco dopo mi raggiunsero anche i due e s’infilarono in macchina

“Occhio Josh, se mi rovini la chitarra te la ficco in culo” “Peggio di tuo fratello, bro. Una volta ho rischiato la testa per aver rotto una bacchetta” bofonchiò lui mentre si spostava lo strumento sulle gambe e lo impugnava.
“Beh, allora sai più o meno con che tipo stai avendo a che fare, Brandon” mi fulminò dallo specchietto retrovisore.
“Te l’ha detto Log?” “Cosa?” “Anche lui mi chiama così” feci un sorrisetto “No, casualità” e uscii fuori dal parcheggio dell’ospedale.

“Ah Bri” “Si Josh?” “Segna questo giorno sul calendario” “Perché?” “Zoey non chiede mai scusa, ritieniti fortunato” scrollai le sopracciglia e m’immisi nel traffico cittadino.

 

Waaaaaaaaaaaaah!!!!!!
Ma avete visto che brava che sono? *w* (me lo dico da sola, così vi evito di mentire T.T)
Forse il capitolo non sarà questo grande lume di scienza, ma almeno mi sono data una mossa, diamine!
Almeno per questo, sono soddisfatta v.v
Spero non ci siate cascati in troppi all’inizio, ma boh, mi è venuta quest’idea cattivella e poi ho sempre voluto scrivere la scena di un funerale, magari senza uccidere nessuno v.v poi basarsi su quella di Seize The Day *u* quel video è magnifico v.v
Questo capitolo mi piace v.v
Allora! Si ringraziano i cari miei adoratissimi (o forse sarebbe più corretto dire adoratissime *-*) recensitori (ma si dice così? Non ne ho la più pallida idea ._.”)(uuuuh siete tante *u* mi piace mi piace):  MSullivan, SilentMoon, mary85, _Heartless, Fantasmina, sevenfold2011 e miniredapple2

Beh, credo di aver finito di parlare… ah, quasi sicuramente, il prossimo capitolo sarà l’ultimo (o al massimo il penultimo, non saprei) :3
Altro “piccolo” particolare! Con la pagella di merda che ho fatto (e che si, è arrivata adesso) quasi sicuramente mi toglieranno il pc….. T.T
Non so quando potrò aggiornare di nuovo…… mi dispiace D:
Forse aggiornerò col favore del buio e del silenzio DD:
Se Aggiornerò, ma non riuscirò a rispondere alle vostre recensioni vi prego di non offendervi ç___ç

(a Dio sa quando)
Bye bye!
The Cactus Incident

 

  
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