Il cielo era coperto, minacciando uno di quei
rarissimi acquazzoni che si abbattevano sulla soleggiata Huntington. Certo,
avrebbe dato il giusto tono a tutta la scena, sarebbe stato la cosiddetta
ciliegina sulla torta.
Non c’era molta gente, forse una ventina di persone,
tutti in religioso silenzio e con lo sguardo basso, alcuni nascosti dagli
occhiali da sole, puro arredo scenico per nascondere lacrime e simili.
Tutti vestiti di nero, al massimo qualche particolare
bianco fra i vestiti di qualcuno come qualche camicia o eventuali cinture, o i
capelli di un paio di presenti, ma niente di più.
Il parroco continuava imperterrito con uno sproloquio
che tanto non ascoltava nessuno.
Quell’uomo non sapeva niente di quello che avevano
passato o di quanto erano legati. Lui veniva semplicemente pagato per dire
tante buone parole su qualcuno che non conosceva, dare qualche colpetto con
quell’affare per benedire e avviarsi verso la prossima bara che veniva
inesorabilmente calata nella terra fredda e nuda.
La suddetta bara era di un bianco così candido che
faceva male agli occhi e lo sguardo di Brian sembrava poterla perforare da un
momento all’altro vista l’intensità con cui la guardava.
Delle fasce verdi la facevano scendere sempre più giù,
sempre più nel profondo della terra, nemmeno paragonabile a quanto fosse
radicata della profondità più oscura e triste delle loro anime.
Molti di loro avevano una rosa bianca in mano. Era
tutto dannatamente candido.
C’era questo stacco davvero drastico che dava fastidio
agli occhi per via del contrasto.
Bianco e nero.
E dov’è finita tutta quell’infinita scala di grigi che
caratterizza ogni persona?
Non è tutto bianco e nero, non è tutto buono o
cattivo.
Loro non erano per niente bianchi, ma di certo non
erano neri. Erano di una delle tante tonalità di grigio.
Perché non utilizzarle?
No, il grigio è un colore morto, bianco o/e nero
invece fa figo.
O per meglio dire, fa finto.
Nei discorsi che si fanno ai funerali, il defunto
appare sempre come questa grande persona, ricca di virtù e devota al prossimo….
Che mucchio di stronzate. Vorrei poter leggere nella
mente delle persone ai funerali.
Solo ai funerali, mi basterebbe per vedere cosa
provano davvero le persone.
Salterebbero fuori un sacco di cose, non trovate?
“Ehi, è difficile suonare su una bara?” Brian scollò
distrattamente le spalle e fece una smorfia mentre osservava il televisore su
cui vedeva se stesso fare il figo, durante l’assolo di Seize The Day.
“All’inizio è un pochino impegnativo, ma una volta
trovato l’equilibrio giusto è fatta. L’importante è non muoversi troppo perché
quella cosa oscilla” “Certo che il video di Seize The Day è davvero figo” “Si,
Shad ce lo vedo proprio bene dietro le sbarre”
Michelle rise di gusto e tornò a osservare il
televisore.
“La scena del funerale è davvero di un’intensità
disarmante” commentò poco dopo “Si, il mio funerale lo vorrò così, prendete
appunti” commentò Logan passando distrattamente per il salotto di casa Haner,
dove i due guardavano il video.
“Beh, ci si vede dopo allora, eh?” disse sistemandosi
la giacca “Dove vai?” chiese Brian curioso, spingendosi un po’ oltre il divano.
Il gemello scrollò le spalle e si sistemo gli occhiali
“Che domande, in giro con Zack”
Ma torniamo un po’
indietro, a qualche mese prima….
Brian P.O.V.
Di corsa in ospedale, come se da questa corsa in
macchina dipendesse la mia vita. Intanto Michelle parlava con Matt a telefono,
nell’altra macchina e faceva un sacco di domande a cui Matt rispondeva con luuuunghi
sproloqui durante i quali lei faceva “Mh Mh”
In tutto questo io continuavo a schiacciare
l’acceleratore e chiedere “Che ha detto?!? Che diamine ha detto?!?!?” e lei mi
teneva il palmo teso davanti alla faccia.
“Ok, ci vediamo lì. Ciao” chiuse il telefono e
sospirò, prima di essere inondata da un altro “Che cazzo ha detto?” “Allora: la
macchina di cui il signore ha preso la targa era rubata e rintracciarla è stata
facilissimo perché continuava a stare in giro a farsi notare. Dopo un paio di
appostamenti sono arrivati ad una casa minuscola fuori Venice Beach e una
squadra ha fatto irruzione. Due uomini già noti alla polizia per furto e una
donna nota per stalking e simili, una certa Helena” “Che me ne fotte! Come sta
Log?” “Se non te l’ho detto subito significa che è vivo, no?” “Quindi è vivo!”
abbracciai Mich e avendo lasciato lo sterzo per poco non demmo inizio ad una
catastrofe, scampata solo da Mich che afferrò lo sterzo e con una brusca
sterzata ci fece tornare in carreggiata.
“Ma ti è dato di volta il cervello?! Se vuoi
suicidarti fallo quando in macchina ci sei solo tu, cazzo” “Scusa…” “Comunque.
Era drogato peggio di un raver, mezzo disidratato e a quanto ho capito dai
farfugli di Matt che veniva sommerso di domande da non so chi, forse Zack…” “Merda
Zack!” feci una brusca inversione e andai a recuperare il mio amico.
“Ma dove cazzo l’hai presa la patente? A Disneyland?!”
“No, mi è saltata fuori da una busta di patatine. Dicevi?” “La puttana ha
abusato di lui” “Che troia” dissi seriamente schifato, prima di tirare il mio
cellulare fra le mani della ragazza.
“Nella rubrica, Zack. Digli che passiamo a penderlo”
“Tu hai le mani rotte?” “Non vorrei che mi facessero una multa” “Brian?” “Si?”
“Vaffanculo” “Mi ci hanno già mandato pure troppe volte, dolcezza” “Sta volta
vacci sul serio” “Perché?” “Dopo un’inversione a U passando da una corsia
all’altra, tu ti preoccupi di venire beccato a telefono mentre guidi?!!”
Mentre che lei borbottava a telefono, grossi
goccioloni cominciarono a farsi strada nel cielo. Meno male che non avevo preso
la decappottabile, altrimenti saremmo stati fottuti.
“Si Zack, fra dieci minuti. Vestito!” chiuse il
telefono e me lo restituì. “Allora… dicevi?” “Ah si. L’hanno preso giusto in
tempo: altri venti minuti e l’avrebbero trovato già collassato” “Cazzo” “Già”
fece un sospiro di sollievo davvero spaventoso e mi adagiò mollemente sul
seggiolino, guardando le gocce sul vetro.
“Mich” “Si Bri?” “Tutto ok?” “Finalmente si” feci un
mezzo sorriso a metà fra l’amaro e il felice e osservai la strada davanti a me.
“Bri ma sei stato tu qua, eh?” disse buttando uno
sguardo al tavolo ancora ribaltato “Eh si. Scusa….” “Vabbè, non è niente.
Adesso muoviamoci!” quasi ci buttò fuori di casa sotto la piaggio scrosciante e
corremmo fino alla mia macchina.
“Uh, Cristo che pioggia” commentò Michelle dopo
essersi buttata sul posto del passeggero, vicino a me.
“Ok, diamoci una mossa” commentai prima d’ingranare
fuori dal vialetto di Zack.
Logan P.O.V.
Primo avvenimento sconvolgente: ripresi conoscenza, o
almeno essenza, non saprei. Assurdo.
Ero convinto di essere morto! Che fossi nell’aldilà?
Beh, se è l’aldilà a puzzare così tanto di disinfettante, mandatemi da qualche
altra parte. Pure all’inferno non so, basta che non puzzi di disinfettante.
Ehi momento. Disinfettante? Perché il mondo dei morti
dovrebbe puzzare di disinfettante?
Cazzo, allora non ero morto! C’è un solo posto che
puzza così di disinfettante e non era molto tempo che mancavo da lì.
Ospedale ragazzi, l’unico posto che detestano tutti
indistintamente e che puzza così tanto di disinfettante.
Quindi… non ero morto, giusto? Forse avrei dovuto
aprire gli occhi o muovere qualcosa. Sentivo di avere ancora un corpo e che era
anche un tantino intorpidito, in più cominciavo a sentire farsi largo nella mia
mente un
“Ti ti ti ti” regolare che mi avvertiva della mia attività cardiaca.
Ok, assodato che non ero morto.
Con uno sforzo che mi sembrò sovrumano aprii gli occhi
e provai a mettere a fuoco la stanza d’ospedale in cui mi trovavo. Beh, come
ogni stanza d’ospedale che si rispetti, faceva schifo.
Triste, smorta, ma almeno luminosa (botta di culo).
Stanza singola, dovevo essere in rianimazione. Con
delle difficoltà non indifferenti riuscii a muovere le mani percorse da un
leggero tremore da intorpidimento e riuscii a raggiungere il campanello
dell’infermiera.
Poco dopo una signora grassa e sorridente entrò nella
stanza.
“Oh ciao caro. Serve qualcosa?” Ma che gentile. Mi
schiarii la gola e mi resi conto di non riuscire nemmeno a parlare per via
della gola secca. Capì e mi diede un po’ d’acqua. Oh, alleluia.
Dopo aver svuotato più di mezza bottiglia da due
litri, mi tirai un po’ sul letto (la tipa mi diede una mano) e solo allora
parlai “Grazie…. sa dirmi come sono finito qui?” “Oh certo signor Farrell”
E mi spiegò tutta la storia del rapimento, dell’essere
ritrovato e che avevo arrestato i miei rapitori. Lei non sapeva niente di più,
tranne che c’era un poliziotto davanti alla mia porta che non faceva entrare
nessuno tranne infermieri e medici.
“Ma mica sono sotto arresto?” “Oh no, assolutamente”
“E perché non fanno entrare nessuno?” “Ah non saprei. Credo che il commissario
debba parlarti” “Può farlo entrare? Così magari se ne và e i miei amici possono
entrare. A proposito, sono in molti?” “Abbastanza, tutti tatuati e chiassosi.
Ci sono anche un paio di ragazze” “Un paio?” chiesi dubbioso “Si, una con i
capelli neri e viola che sta implorando il poliziotto e una con dei lunghi
capelli platino che lo fulmina con lo sguardo di ghiaccio”
Michelle, ci avrei scommesso. “Mica c’è un ragazzo con
i capelli neri e gli occhi verdi molto chiari, bassino con un po’ di piercing
in faccia?” “Zack? Oh quel ragazzo mi sta mandando al manicomio! Rompe le
scatole in maniera spaventosa!” disse però divertita “D-davvero?” “Certo! È
insopportabile!”
Zack, il mio Zack c’era. Non era andato via Dio sa
dove, era lì. Speravo non fosse solo mosso a compassione per tutta la faccenda.
“Allora faccio entrare il commissario?” chiese poi la
signora accertandosi “Si, grazie tante” risposi sorridendole e lei dopo un
cenno della testa uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Quando uscì fuori sentii chiaramente che le furono
porte parecchie domande e poi ancora un brusio con qualche schiamazzo ed
urletto.
Mentre aspettavo mi misi a muovere le gambe notando
che anche loro erano un tantino intorpidite infatti subito dopo quei pochi
movimenti partì il familiare formicolio. Mentre giocavo con le ginocchia e
osservavo i fili uscirmi dal camice ospedaliero ero felice.
Ero vivo e dall’altro lato di quel muro mi aspettavano
i miei amici e forse anche il mio amore. Speravo solo di si.
Il commissario non tardò e dopo avermi sommerso di
domande alla cui maggior parte non seppi rispondere, sbruffò scocciato
dicendomi che domani sarebbe tornato e che adesso sarei stato libero di parlare
con i miei amici. A quel punto entrarono tutti di colpo, invadendo la mia
stanza di urla, sorrisi e abbracci.
Tutti, tranne lui.
Zoey quasi mi uccise ricoprendomi la faccia di baci e
stringendomi le braccia al collo, Josh non fu da meno e Michelle scoppiò a
piangere per la gioia.
Brian mi abbracciò facendo battutacce di bassa lega
come suo solito e gli altri mi salutarono in modo un po’ più mascolino e
distaccato, ma sempre amichevoli.
“Beh, adesso sgombriamo. Ci sono un po’ di novità che
devi sapere” mi bofonchiò Brian nell’orecchio dopo una mezz'oretta “Ehi, dove andate?” chiesi io,
spaesato. Non volevo di certo rimanere solo “Torniamo dopo, tranquillo” disse
Jim facendomi l’occhiolino e tenendo un braccio attorno alle spalle di mia
sorella che guardava me o il pavimento imbarazzata.
Minchia mi ero perso davvero parecchie cose.
Quando tutti uscirono ci fu qualche secondo di
silenzio, poi si sentì chiaramente un “se non entri ti spacco il culo!” urlato
da mio fratello e poi la porta si aprì di nuovo facendo entrare lui.
Aveva la testa bassa e si stava torturando un angolo
delle labbra nascondendo uno dei piercing, la barba incolta e le occhiaie. Non
riuscivo nemmeno a vedere i suoi occhi.
Sollevai il letto col telecomando e poggiandomi
mollemente al cuscino adesso alto lo guardai, mentre se ne stava sulla porta,
trattenendo il respiro.
“Non sono infettivo, sai? Mi hanno solo drogato” dissi
io con una voce abbastanza fredda e lui sospirò.
“Dai Zack, vieni qua, almeno parliamo da persone
civili” continuando a non guardarmi avanzò e si sedette sulla sedia posta
vicino al mio letto. Adesso mi guardava la mano in cui si trovava l’ingresso
della flebo, poggiata sul materasso, abbastanza vicino a lui.
“Ti faccio per caso paura?” chiesi dubbioso.
Continuava a starsene lì zitto e cominciava quasi a darmi su i nervi.
Scosse la testa e si azzannò ancora il labbro.
“Ti faccio pena?” scosse la testa prima di balbettare
un “Nh-no”
“Beh, non ti faccio paura, non ti faccio pena… allora ti faccio
schifo” dissi con un tono più leggero e lui sorrise, guardando il muro davanti
a sé. Almeno aveva alzato la testa e anche se quasi di profilo e dannatamente
sfuocati riuscivo a vedere i suoi occhi.
“Allora perché non mi guardi negli occhi, Zee? Mi sono
mancati tanto…. Tu mi sei mancato” fece un mezzo sorriso al vuoto, chiuse gli
occhi e quando li riaprì erano puntati su di me.
Un brivido mi percorse tutta la schiena. Il suo guardo
era così dolce e spaventato e poi le sue iridi così pazzesche. Non le ricordavo
così belle.
Mi sentii dannatamente vulnerabile e felice con quegli
occhi puntati addosso. Sentivo i muscoli tremare per l’emozione.
Era così bello rivederlo dopo tanto, dopo quello
schifo di ultimo saluto (se così si poteva chiamare la
distruzione del mio cuore e il cazzotto che gli avevo inferto). Aveva
un occhio ancora un tantino viola e un labbro
sanguinante per via delle sue azzannate selvagge o forse una vecchia
ferita che
aveva appena riaperto.
“Log tutto bene? Stai tremando…” disse preoccupato e
io sorrisi. Quel gesto sembrò provocare le lacrime che ormai affollavano i miei
occhi e le lascia scendere, fottendomene. Ero vivo per miracolo, che cazzo me
ne fotteva di piangere per Zack davanti al diretto interessato?
“Log… chiamo un medico… una volta c’erano quei dannati
cos.. uh eccolo” “Stai zitto e vieni qua!” e mentre armeggiava col campanello
lo afferrai per la maglietta e me lo tirai addosso, smanioso delle sue labbra.
Ah, finalmente. Quelle labbra morbide e calde, con
quei dannati piercing che mi davano sempre alla testa. Dopo i primi tre secondi
sentii Zack come sciogliesi sulle mie labbra e affondò entrambe la mani nei
miei capelli per farmi più vicino a sé, salì con un ginocchio sul letto senza
mai staccarsi dalle mie labbra.
“Mi dispiace, io ti amo” continuava mormorarlo, appena
si separava dalle mie labbra per riprendere fiato e io gli sorridevo ogni
volta.
La porta si aprì ed entrò l’infermiera di cui nessuno
dei due si curò minimamente. La sentii sorridere chiaramente e poi richiuse la
porta senza fare rumore.
Feci salire Zack del tutto sul letto e si stese
parzialmente su di me, poggiandomi una mano sul petto e una sul fianco. Io
tenevo entrambe le mani incastrate nei suoi capelli, osservandolo o baciando
quelle labbra dannatamente perfette che sapevano delle mie lacrime, del suo sangue e di baci che non mi
aveva dato e che io non avevo di certo voglia di sprecare.
“Perché
l’hai fatto?” mugugnai appena fra un bacio e
l’altro, sapendo che avrebbe capito a cosa mi riferivo. Nella mia
voce non c’era niente di accusatorio era semplice
curiosità
addolcita dalla voglia che avevo di lui. “Paura
d’innamorarmi, dei miei
sentimenti troppo forti mai provati prima. Confusione, sono un
coglione”
sorrisi fra le sue labbra e gli carezzai dolcemente il viso.
“Oh Log, sono così felice” “Anche io Zack.
Porca puttana, quanto ti amo….” Eravamo dannatamente
sdolcinati ed era
una cosa che adoravo (ogni tanto). Lo baciai ancora e poi mi separai
appena per
guardarlo negli
occhi.
“Zack devi solo promettermi una cosa…. Se ci sono dei
problemi, dimmelo,
non scappare via senza darmi spiegazioni. E’ terribile”
credo lesse qualcosa nei miei occhi, perchè si rabbuiò
appena, per poi tornare più "gasato" di prima “Si lo so,
ti ho fatto
soffrire senza motivo e ho sofferto anche io, ma non lo farò mai
più” “Mi
fido?” “Si Log, te ne prego. Sono un coglione e non ho mai
niente di chiaro o
sicuro, ma su una cosa adesso non ho più dubbi: io ti amo,
cazzo. Non credo di
non aver mai provato una cosa simile” gli sorrisi e continuai a
baciarlo.
Dio, finalmente.
Brian P.O.V.
Me ne stavo in mezzo al corridoio, la testa e tutta la
schiena poggiate al muro mentre fissavo il soffitto. Per errore posai lo
sguardo su Jim e Zoey. Stavano semplicemente seduti vicini e con lo sguardo
basso che appena si scontrava di tanto in tanto. Parlavano e ridevano
tranquilli, mentre il mio petto continuava a sanguinare.
Me lo merito. Io, me lo merito.
Sapevo di meritarmelo e avevo
sempre saputo che Zoey non era per me.
Se lo sapevo, per quale motivo non riuscivo a farmene una
ragione? Certo, avremmo ancora dovuto chiarire, ma non c’era niente da
spiegare: Jim era fatto a misura per lei. Lui era in grado di capirla e di
calmarla, di sorprenderla e aiutarla nel momento del bisogno, io no.
Io ero un comune mortale, buono solo a fare lo
sbruffone e a suonare. Logan aveva ragione: levami da sopra un palco e sono un
buono a nulla.
Con la leggiadria di un rinoceronte ferito, mi staccai
dal muro e me ne andai da fuori a fumare. Avevo tutti i loro sguardi puntati
addosso.
Detesto la compassione. So che loro mi vogliono bene
sul serio e si tratta di preoccupazione vera, eppure accecato dal dolore vedevo
solo perbenismo e scadente compassione come quella che si riserva ai barboni all’angolo della strada.
Mi piazzai una sigaretta in bocca e sotto l’acqua
corsi fino alla mia macchina. Rimasi a fissare la pioggia battente scontrarsi
sul vetro della mia macchina fin quando il mio sguardo non incrociò la custodia
della Schecter poggiata sui sedili di dietro.
Dopo due minuti, ero già seduto sui sedili posteriori
a strimpellare la chitarra e fumare.
In mente mi martellava quel motivo che Zack suonava a
casa si Ryan e dopo poco un po’ a memoria, un po’ a gusto mio, lo stavo
riproducendo abbastanza fedelmente.
Tutto preso dalla canzone, quasi mi venne un infarto
quando la portiera alla mia sinistra si aprì, mostrandomi Michelle bagnata come
un pulcino e ansante.
“Che stai combinando?” “Mi sento in dovere di
aiutarti” inarcai un sopracciglio “Perché?” “Ah boh, sono cogliona e mi
piacciono le cause perse” si strinse le braccia e venne quasi scossa da un
brivido di freddo. Mi piegai un po’ in avanti e dopo aver messo il plettro in
bocca recuperai la mai giacca dal sedile anteriore.
“Metti questa. Come hai fatto a bagnarti così?” la
lanciai sulle ginocchia e lei se la portò subito sulle spalle “Ti ho cercato
per tutto il parcheggio, nel bar, attorno all’ospedale e poi ho pensato ‘ehi,
ma ha una macchina’ e quindi sono tornata nel parcheggio ed eccomi qua” scossi
la testa e sorrisi fra me.
“Tu non ci stai tutta con la testa, eh?” “Non mi pare
che tu sia nella posizione di giudicare” “Non stavo giudicando, era solo un
commento” “Allora non commentare” disse con un mezzo sorriso “Allora che vuoi?”
poggiò la testa sul seggiolino e mi guardò e mi sorrise sincera e dolce.
“Vederti felice, come eri un paio di mesi fa quando
venni a trovare Logan e Zoey” feci una smorfia sofferente, mentre facevo
scorrere le dita sul manico della chitarra.
“Beh, la vedo difficile” “Peccato, sei meglio felice
che depresso” “E’ il karma, ho fatto lo stronzo e adesso si sta ripercuotendo
contro di me” inarcò un sopracciglio e alzò la testa dal seggiolino.
“Ma davvero credi a queste stronzate?” “Mai creduto in
tutta la mia vita, ma ultimamente sembrano avere ragione” “Casualità” si accese
una sigaretta e si abbracciò le gambe guardandomi con quegli occhi dannatamente
azzurri.
Si tirò indietro la chioma zuppa di pioggia e mi
osservò. Sospirai creando uno sbuffo di fumo e continuai a suonare. Dopo più di
dieci minuti che continuavo a suonare, sistemare, abbellire e ampliare il
pezzo, interruppe il silenzio.
“Hai un pezzo di carta e una penna?” “Controlla nel
porta oggetti” si sporse in avanti, infilandosi fra i due seggiolini e offrendomi
un bel panorama del suo fondoschiena (bello sul serio, non era una battuta) e
continuai a suonare, lanciando ogni tanto uno sguardo compiaciuto.
“Se la smettessi di fissarmi il culo...” commentò dopo un
po’ che era in quella posizione e io sorrisi.
“Ispira” “Non so che pezzo tu possa scrivere mentre
fissi un culo” “Beh, se è un culo come il tuo, potrebbe venir fuori una canzone
niente male” “Mah, meglio che non ti rispondo” “Ehi, non ho niente da perdere,
posso guardarti il culo?” “Non mi pare fino ad ora tu abbia avuto bisogno del
mio permesso.. trovati!” “Peccato” e tornò a sedersi vicino a me, dietro al
manico della mia chitarra.
“Dai, me lo fissi mentre cammino, adesso non rompere”
“Quindi sono autorizzato a fissarti il culo?” “Non vorrei sembrarti o essere
ripetitiva, ma non mi pare che fino a oggi tu mi abbia chiesto il permesso” e
fece un mezzo sorriso. Stavo per rispondere quando aggrottai le sopracciglia e
feci una sorta di sorriso compiaciuto “Stai flirtando spudoratamente o è una
mia impressione?” “No, ti sto semplicemente rispondendo” disse lei seriamente
innocente, mentre si spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Mi sa un
tantino di flirt” sorrise e alzò gli occhi al cielo “Sta zitto e suona” sorrisi
e continuai.
Continuai ancora un po’, quando parlò ancora “Potresti
rallentare appena quel pezzo…. Ecco si, quello… mi sta venendo in mente un
motivo cantabile con un testo niente male” tirai fuori il mio sorriso da
sbruffone e la guardai un tantino sorpreso.
“E chi ti avrebbe autorizzato?” “La mia mente. Non
posso scrivere una canzone su una tua base?” disse guardandomi con quegli
occhioni innocenti e sistemandosi di nuovo i capelli zuppi “Certo che no” dissi
sarcastico “Ok, allora la butto”
Abbassò il vetro e l’avrebbe gettata sul serio fuori
se non l’avessi recuperata in tempo.
“Non so se hai presente una cosuccia chiamate senso
dell’umorismo” “No, non mi è noto” disse sorridendo e facendomi la linguaccia,
mostrando il piercing di metallo su di essa.
Sospirai e portai lo sguardo sulla pagina aperta di
quel blocco note che era nella mia macchina da chissà quanti secoli.
C’erano un paio di gocce d’acqua e un sacco di
scarabocchiature blu e correzioni, ma la parte giusta era facilmente
riconoscibile e leggebile.
-Don't change the way you think of me
We're from the same story
Life moves on, can't stay the same
But some of us, some worry
We're all falling forward
With no signs of slow
And some moving faster
Thats all that I wanted
I wanted-
“Cazzo Mich….” “Merda fa
così schifo?” “Ma che scherzi? È eccezionale!” “Dici sul serio?” chiese un
tantino dubbiosa “Cazzo si! Che ne dici di scriverla insieme?” “Sarebbe
fantastico!” “Ok, allora continuiamo, no?”
Spalla a spalla (e non
solo metaforicamente parlando), in Dio solo sa quanto tempo e quante sigarette
scrivemmo insieme quella canzone, Until The End.
In alcuni punti ci
scambiammo anche i ruoli, sistemando io alcune parti del testo e lei alcune
della chitarra che non scorrevano proprio perfettamente.
“Per me è un po’ bassa,
ma è perfetta. L’hai scritta sulle corde di Shad, vero?” commentò quando finì
di cantarla tutta “Ormai lo faccio senza neanche rendermene conto” dissi
divertito, sorridendole.
“Ehi, hai sentito?”
“Cosa?” “Silenzio! Ha smesso di piovere” Aprì lo sportello e poté constatare che
la pioggia era cessata e che le nuvole cominciavano a diradarsi.
“Fico no? Abbiamo finito
giusto in tempo. Canzone bagnata, canzone fortunata!” dissi divertito e lei
scoppiò a ridere insieme a me “Ma quella non era la sposa?” “Ssshh! Canzone”
dissi convinto e lei s’infilò i miei occhiali da sole (recuperati qualche tempo
prima dal portaoggetti della macchina) e uscì dall’auto con ancora la mia
giacca addosso e i capelli che si erano asciugati e che facevano delle strane
ciocche.
Mollai la chitarra sul
seggiolino e uscii anche io a sgranchirmi le gambe. Mi stiracchiai per bene e
mi accesi una sigaretta (in quell’auto ormai c’era la nebbia, così lasciai lo
sportello aperto) e osservai il cielo improvvisamente di un azzurro pastello e
dall’aria pacifica.
“Bene , ho finito le
sigarette” commentò lei piccata “A me ne sono rimaste due… ne vuoi una?” “Nah,
lascia stare. Grazie lo stesso” scrollai le spalle e mi poggiai all’auto,
fottendomene del fatto che mi sarei bagnato il culo.
“L’assolo è davvero
eccezionale, sai? E anche quegli stacchi in cui sembra quasi cambiare tonalità.
Sei bravo Haner, ti meriti tutti i premi che ti danno” “Grazie. Anche tu li
meriteresti” “Non riesco a vedere la musica come una fonte di guadagno”
“All’inizio nemmeno io, ma poi ti ritrovi col conto in banca gonfiato senza
nemmeno rendertene conto e non è poi così male” dissi sorridendo.
“Che lavoro fai?” “Studio
e lavoro come barista nel locale di Bert, il cantante” “Oh
e che studi?”
“Scenografia, ho quasi finito in effetti” “Wooah.
Figo!” “Eh si, è figo” “Per il prossimo
video musicale
possiamo contare su di te?” dissi facendo un mezzo sorriso e lei
annuì
convinta.
“Certo, ma allora non
aspettarti le tipe mezze nude di Bat Country” “Ok, allora evitiamo eh” “Sei uno
stronzo!” “No, sono un uomo. È diverso” “Non è poi tanto diverso”
Finita la mia sigaretta
decidemmo di tornare dentro, proprio mentre cacciavano gli altri erchè
terminato l’orario delle visite.
“Quando lo fanno uscire?”
“L’infermiera ha detto al massimo un paio di giorni. Devono fare tutti i test
tossicologici e eventuali malattie o infezioni che avrebbe potuto contrarre” mi
spiegò Matt tranquillo.
“Cristo che schifo”
commentai facendo una smorfia poi scossi la testa e mi ricordai di Until The
End.
“Matt io e Mich abbiamo
scritto una canzone” “E quando?” “Adesso!” “Cristo fate paura!” commentò il
nano avvicinandosi a me e al cantante, mentre si metteva una sigaretta in bocca.
“In verità in parte la
base l’aveva già scritta Zack, ma io l’ho ampliata, sistemata e Mich ha scritto
il testo” “Ok, ma adesso proprio non ce la faccio… vediamo domani o dopo
domani, ok? Sono distrutto” commentò il ragazzone con gli occhi verdi,
sbadigliando e stiracchiandosi “A chi lo dici…” commentò Michelle e Johnny
asserì unendosi al gruppo.
“Certo amico, tranquillo”
“Curiosità: qual è il titolo?” chiese il
ragazzone rasato “Until The End” dicemmo in stereo io e
Michelle.
Matt scrollò le spalle e uscì strascinando i piedi fuori
dall’ospedale.
Mi avvicinai a Zack
“Allora bro, capito?” “Eh?” si girò e mi “guardò” (ovvero punto nella mia
direzione i suoi occhioni grandi lucidi e felici, persi nel vuoto) con un
sorriso ebete.
“Niente Zack, niente”
“Ah” e tornò a disperdersi nei suoi pensieri zuccherosi e melensi. “Christ ci
pensi tu a Zack?” “Si, tranquillo” Sbruffai e guardai Michelle.
“Ti serve un passaggio?”
“Si grazie. Josh, tu che fai?” “Vengo anche io” disse Brando Lee prima di
seguirmi fuori dall’ospedale.
“Bri…” Fu un flebile
sussurro e mi fermai, sentendo la rabbia montarmi dentro, ma poi mi resi conto
che non se la maritava, né lei né Jim.
Voltai appena al testa e
la guardai con un mezzo sorriso.
“Si?” “Mi dispiace, Brian…Sc-scusa”
Josh cadde e Mich si strozzò col fumo che aveva scroccato dalla sigaretta di
Josh e io semplicemente allargai il mio sorriso sincero fino a mostrare il
denti e m’infilai in macchina.
Poco dopo mi raggiunsero
anche i due e s’infilarono in macchina
“Occhio Josh, se mi
rovini la chitarra te la ficco in culo” “Peggio di tuo fratello, bro. Una volta
ho rischiato la testa per aver rotto una bacchetta” bofonchiò lui mentre si
spostava lo strumento sulle gambe e lo impugnava.
“Beh, allora sai più o
meno con che tipo stai avendo a che fare, Brandon” mi fulminò dallo specchietto
retrovisore.
“Te l’ha detto Log?”
“Cosa?” “Anche lui mi chiama così” feci un sorrisetto “No, casualità” e uscii
fuori dal parcheggio dell’ospedale.
“Ah Bri” “Si Josh?” “Segna questo giorno sul
calendario” “Perché?” “Zoey non chiede mai scusa, ritieniti fortunato” scrollai
le sopracciglia e m’immisi nel traffico cittadino.
Waaaaaaaaaaaaah!!!!!!
Ma avete visto che brava che sono? *w* (me lo dico da
sola, così vi evito di mentire T.T)
Forse il capitolo non sarà questo grande lume di
scienza, ma almeno mi sono data una mossa, diamine!
Almeno per questo, sono soddisfatta v.v
Spero non ci siate cascati in troppi all’inizio, ma
boh, mi è venuta quest’idea cattivella e poi ho sempre voluto scrivere la scena
di un funerale, magari senza uccidere nessuno v.v poi basarsi su quella di Seize
The Day *u* quel video è magnifico v.v
Questo capitolo mi piace v.v
Allora! Si ringraziano i cari miei adoratissimi (o
forse sarebbe più corretto dire adoratissime *-*) recensitori (ma si dice così?
Non ne ho la più pallida idea ._.”)(uuuuh siete tante *u* mi piace mi piace): MSullivan, SilentMoon, mary85, _Heartless,
Fantasmina, sevenfold2011 e miniredapple2
Beh, credo di aver finito di parlare… ah, quasi sicuramente,
il prossimo capitolo sarà l’ultimo (o al massimo il penultimo, non saprei) :3
Altro “piccolo” particolare! Con la pagella di merda
che ho fatto (e che si, è arrivata adesso) quasi sicuramente mi toglieranno il
pc….. T.T
Non so quando potrò aggiornare di nuovo…… mi dispiace
D:
Forse aggiornerò col favore del buio e del silenzio
DD:
Se Aggiornerò, ma non riuscirò a rispondere alle vostre
recensioni vi prego di non offendervi ç___ç
(a Dio sa quando)Bye bye!
The Cactus Incident