Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: masterteo89    11/01/2012    0 recensioni
Prequel alla mia storia "luce nell'oscurità". Uno sguardo sul passato di uno dei personaggi principali della storia: il dolore di una giovane innamorata e il suo ritorno alla luce
personaggi: Kouga e Ayame
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2 - Accadde in una fredda mattina d'inverno... Una piccola precisazione, essendo AU la mia storia si suppone che la vicenda del manga duri 4 anni, e questa storia inizia dopo 1 anno. Quindi la vicenda si svolge in parallelo al manga. Ayame ipotizzo sempre sia intorno ai 17 anni, e nella storia principale ne avrà 21.
NOTA: il monte hakurei è sacro ma naraku non vi si è ancora stabilito, quindi non ha convinto ancora il monaco defunto a creare la barriera impenetrabile per i demoni.

Ovviamente non è più una one-shot...la trama è nella mia testa ma non so in quanti capitoli la coprirò tutta.



Capitolo 2 - Accadde in una fredda mattina d'inverno...

Erano trascorsi solamente alcuni giorni dal fatidico momento in cui Ayame aveva rinunciato ad inseguire Kouga, l'effimera illusione di un tragico amore non corrisposto; ma per la giovane lupa erano parsi interminabili.

Cosa sono una manciata di giornate se non un pallido frammento di un disegno superiore? Un pulviscolo di polvere, una goccia d'acqua in un mare eterno e privo di limiti, esteso oltre i limiti della ragione mortale.

Ma il cuore non segue logica, si muove seguendo schemi ignoti e inenarrabili: forza audace e tremenda, nota solo ai Kami che dall'alto della volta celeste osservano il frutto del loro operato.

Duoleva terribilmente la fitta, laddove cicatrice invisibile sanciva a fuoco la sofferenza interiore della giovane innamorata: il destino crudele negava alla giovane donna l'oblio tanto bramato.

E dunque il terzo giorno, stanca di patire in balia del fato avverso e preda dei propri sentimenti, Ayame decise di prendere una svolta e reagire: ed è qui che incomincia la vicenda.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il sole pallido del mattino faceva capolino tra le nubi spesse e gonfie di pioggia, gettando un timido e lieve chiarore sui monti innevati e sulle gelide pianure: benediva la vita, spronava le creature a riscuotersi dal freddo torpore della notte.

Lontano dai monti del sud si ergeva una montagna, un'altura rigogliosa e impervia come molte altre: lunghi tavolati di roccia nuda e ruscelli che gorgogliando sommessi si aprivano la loro strada tra i massi scoscesi. Intorno a sè, lunghe pianure si stendevano a perdita d'occhio, un mosaico verde reso originale e vario dalla presenza di numerosi boschi selvaggi e alte catene montuose.

Ma nessuna cima superava questa particolare montagna, poichè era più che un semplice monumento a testimonianza della potenza imperitura della natura: era il monte sacro Hakurei.

Splendidi fiori dai variopinti colori crescevano rigogliosi tra le rocce, nutrendosi dell'aura benefica emanata direttamente dalla pietra benedetta.

Era noto infatti che un monaco dai poteri eccezionali aveva posto la sua benedizione alla montagna, e la sua aura positiva permeava l'aria e la materia anche dopo che questo umano era perito.

Nessun demone animato da malevoli intenti poteva addentrarsi in tale monte e anche gli esemplari più probi risentivano dell'aura purificatrice; tuttavia un demone solitario sfidava con audacia il potere del monaco, noncurante delle fitte dolorose prodotte da un'aria estremamente malsana per carne demoniaca.

Appoggiata schiena contro la ruvida corteccia di un albero, una giovane demone lupo osservava con espressione indecifrabile il cielo cupo del mattino.

Il volto rigato di lacrime, Ayame risultava bellissima anche in tale doloroso frangente: pelle pallida e delicata come un fiore, capelli lunghi e setosi color del fuoco ruggente e selvaggio, occhi smeraldini furbi e maliziosi.

A braccia incrociate, piegava di tanto in tanto il capo ad ascoltare i rumori sommessi della natura: il gorgoglio discreto di un lontano ruscello, il frusciare silenzioso delle foglie ingiallite su rami scheletriti e adunchi.

La pelliccia bianca, segno distintivo della sua tribù d'appartenenza, era perfettamente avvolta alla sua figura, coprendola nei punti giusti e sottraendola al gelido morso del vento mattutino.

I lembi dello squisito gonnellino oscillavano colpiti dalla brezza giocosa, mentre dalla base del tronco faceva capolino una coda candida e folta, la quale spazzava l'aria nervosamente.

Pareva esprimere da sè il turbinio di pensieri che assalivano la giovane ragazza Yoro.

- Non ha più alcun senso rimanere in questo luogo. Tanto oramai, un posto vale l'altro. A casa non posso tornare e non ho alcuna intenzione di andare da Kouga.-

Mormorò sbuffando stizzita, un bagliore indecifrabile negli occhi ad illuminarle il viso per un breve istante.

Scostandosi dal tronco si diresse lentamente verso un cavità di modeste dimensioni scavata nella roccia, riempita d'acqua a seguito delle piogge torrenziali di qualche giorno prima.

Ridacchiò alla vista dei suoi lupi intenti a rotolarsi giocosamente sulla riva o impegnati a contendersi i rimasugli della colazione: erano l'unica cosa che le impediva di cadere nella disperazione della solitudine, poichè qualsiasi cosa le capitasse loro erano sempre al suo fianco, leali e comprensivi.

Vederli lappare l'acqua, ringhiare e lottare per affermare il loro posto nel branco... quella vitalità la rendeva estremamente felice ed era l'unica cosa capace in quei giorni di strapparle un sorriso.

Lanciò una serie di ringhi e ugulii, versi ignoti all'uomo ma evidentemente intelleggibili per quelle bestie nobili e valorose: smisero prontamente di perdere tempo e si misero o intorno ad Ayame, fiutando il terreno e osservando all'erta il paesaggio, o si allontanarono in quella che poteva sembrare una silenziosa ricognizione del territorio.

Avvicinatasi alla pozza, Ayame si chinò e immergendo le mani nell'acqua fredda e cristallina si deterse celermente il viso, rinfrescandosi e scacciando il sonno dalle sue giovani membra vigorose.

L'immagine che le faceva l'occhiolino dalla superficie argentina delle onde era quella di una stupenda ragazza nel fiore degli anni, forse un pò troppo maliziosa e audace per il suo bene.

Ayame si sistemò meticolosamente l'iris magico tra i capelli, il simbolo della sua casata, e lesta si rialzò iniziando ad avviarsi lungo il sentiero in discesa che portava alla base del monte.

Busto eretto e passo sicuro, dava l'impressione di sapere il fatto suo. Senza contare che l'espressione neutra del suo viso rendeva impossibile leggere ciò che le passava per la testa, rendendola vagamente enigmatica.

Magari non era forte quanto i suoi fratelli della tribù, ma possedeva una spiccata intelligenza e riflessi rapidi e letali: una combinazione molto efficace e pericolosa.

L'armatura leggera cigolava di tanto in tanto mentre la lupa procedeva lungo il sentiero impervio, ma era il minore dei problemi.

Era molto difficile trascurare il dolore costante provocato dall'aura benedetta del monte: erano come tante fitte nei muscoli, minuscoli aghi che la tormentavano senza sosta.

Ma lei non avrebbe ceduto, non era una debole donnicciola, era la principessa degli Yoro del sud e nelle sue vene scorreva sangue puro e estremamente potente.

Icore che difficilmente sarebbe crollato alla blanda azione purificatrice del monte sacro.

Era quasi giunta alla base dell' Hakurei che un odore acre e pungente le invase le narici: il sentore di cadaveri e legno marcio. In parole povere, l'odore tipico che accompagnava le scorribande dei banditi.

E non era una novità, poichè i villaggi nei dintorni del monte se prima temevano le incursioni dei demoni ora avevano imparato a loro spese quanto potessero essere malvagi pure gli umani.

Senza perdere altro tempo Ayame discese agilmente lungo la parte restante della via, correndo rapida come il vento verso il villaggio...o meglio, probabilmente verso i resti di quello che un tempo doveva esser stato un semplice villaggio di poveri contadini.

Chiunque avesse scorto la lupa in tale frangente avrebbe notato solo una pallida macchia talmente era veloce, i capelli liberi che svolazzavano dietro di sè in balia del vento.

E giunse infine al luogo del misfatto, raggiunta in breve dalla sua scorta a quattro zampe.

La scena che si presentò ai suoi occhi era triste e spaventosa: terra intrisa di pioggia e sangue, resti fumanti e anneriti di fatiscenti capanne, corpi senza vita dilaniati dai cani agli angoli delle strade.

Eppure...una parte di lei, quella più maliziosa e demoniaca era felice. Che morissero quei cani rognosi, quel bestiame...quei dannati umani!

Umani come Kagome, quella odiosa strega che le aveva strappato il suo amato. Serrò i pugni dalla rabbia, assottigliando le labbra mentre gli occhi assumevano una leggera tinta rossastra.

Uccidi. Sfoga la tua ira, non frenare i tuoi sentimenti.

Punisci quelle bestie.

Questo le sussurrava una parte della sua mente, un frammento che non ascoltava più da molto tempo. E l'idea la tentava, poichè si associava all'odioso volto di Kagome.

Rumori a breve distanza, grida di dolore e risate di scherno...risate umane.

Uccidi

Si, avrebbe tinto la terra della linfa cremisi di quelle bestie. Una risata dolce e cristallina le uscì dalle labbra, la stessa risata di quando era felice e spensierata.

Ma stavolta non raggiunse i suoi occhi, essi non ridevano certo: duri e profondi, erano latori di oscuri presagi.

Morte agli umani

Non pensò neppure di estrarre la lunga katana dal fianco, piuttosto fece scricchiolare maliziosa quelle mani tanto belle e delicate quanto letali, mettendo in mostra una fila di artigli aguzzi e bramosi di carne mortale.

Socchiuse la bocca sfoggiando una fila di zanne affilate come rasoi, tastando l'aria assaporando già il sapore dolce del sangue delle sue prede.

Libera il predatore che tieni a freno. Sii l'effimero angelo della morte.

E con un ringhio feroce si lanciò alla volta delle voci, seguita dai suoi fedeli compagni a quattro zampe.

E in quella che un tempo doveva essere stata la piazza del villaggio alcuni banditi erano posti intorno alla figura di un ragazzo che sanguinava copiosamente da una spalla.

Alcuni erano intenti a prenderlo a calci mentre altri si accontentavano di deriderlo e gozzovigliare con il bottino della recente scorribanda.

Banditi. Feccia. Umani.

Quando quei manigoldi si accorsero di Ayame era oramai troppo tardi, poichè alcuni perirono subito azzannati alla gola dai lupi al seguito della principessa, altri invece si ritrovarono con il petto straziato dagli artigli della ragazza.

I banditi rimasti si ripresero in fretta dallo stupore e prontamente ingaggiarono battaglia con Ayame, ma la giovane lupa era troppo rapida per loro.

Si muoveva con estrema fluidità, guizzando come un fiume impetuoso e sgozzando senza pietà ogni sventurato che le capitava a tiro.

I suoi artigli bramavano la carne, il suo animo esigeva turpemente la violenta retribuzione per il crimine di una giovane donna umana.

La sua furia selvaggia si arrestò solo quando l'ultima creatura rimasta fu il ragazzo ferito.

E mentre i lupi banchettavano, lei si chinò verso l'umano e prese a fiutarlo, dubbiosa.

Questi dal canto suo la osservò terrificato, implorandola con gli occhi di risparmiarlo.

La tinta rossastra parve abbandonare le iridi di Ayame e questa stancamente si sedette di fronte al ragazzo, raccogliendo a sè le gambe e posando curiosa il capo sul ginocchio nudo.

-Tu non sei umano- Mormorò dolcemente, piegando il capo di lato mentre un lieve sorriso rassicurante si faceva strada sul suo volto.

-Non temere, non ti farò del male ragazzo. Come ti chiami?-

Dopo una leggera esitazione il giovane proferì -Zed. Il mio nome è Zed, lady Lupo.-

-Ayame- Lo corresse divertita la ragazza, mentre faceva scorrere gli occhi sulla sua figura.

Capelli corti e folti, color dello zaffiro che esprimevano una grande forza interiore talmente apparivano intelligenti e profondi.

Un corpo atletico e muscoloso, abituato alla fatica ed alle avversità della vita. Arrivava pressapoco all'altezza delle spalle della giovane, quindi non doveva essere molto più giovane di Ayame.

-Zed- Disse la lupa -Dimmi, quanti anni hai? Come mai sei in questo luogo di morte?-

Fu a quel punto che Ayame si accorse del particolare più inquietante di quell'enigmatico ragazzo: i suoi occhi... erano neri e profondi come pozzi oscuri, venati di viola. Non erano gli occhi di un umano nè quelli di un demone, parevan provenire dalle oscure profondità infernali.

- ...Ho 14 anni umani ed è puro caso quello che mi ha spinto a curiosare in questo maledetto villaggio. Tutto ciò è terribile... volevo aiutare queste povere persone e invece quasi sono stato io a lasciarci la vita.-

Replicò amaramente, portando lo sguardo verso la spalla.

-Sei ferito?- Chiese preoccupata la giovane lupa

-Nulla di grave, guarirò prima di sera- Rispose trattenendo a stento una smorfia di dolore. Poi parve illuminarsi e esclamò sorridendo -Mi porti con te sorellona?-

-So...sorellona?- Sbottò stupita e stizzita prima di calargli uno scappelloto sul coppino.

-Ahia! Sei malvagia sorellona!-

-Non chiamarmi così! Ho 17 anni, non sono mica vecchia.- Accompagnò le sue parole portando le braccia ai fianchi, minacciosa.

-Ma non ho nessuno al mondo sorellona...e non sò neppure combattere...-

Ayame rimase a lungo in silenzio, incerta sull'azione da intraprendere. Questo demone...no, questo ragazzino la stava fissando con due occhi da cucciolo bastonato...non avrebbe retto a lungo.

Zed dopo qualche istante iniziò a mordicchiarsi il labbro tremante, implorandola con gli occhi.

Un respiro profondo, poi un altro. Un terzo ancora e...incapace di trattenersi, Ayame gli gettò le braccia intorno al collo.

Un pò per tenerezza, un pò per solitudine, la giovane lupa non poteva rifiutare la sua richiesta. Anche se badare a un ragazzino era probabilmente un brutto presagio. Sentiva già i guai.

-Daccordo Zed, puoi venire con me...però non chiamami Ayame per favore.-

Detto ciò si alzò e gli voltò le spalle, andando ad esaminare i suoi lupi per accertarsi che non fossero feriti.

-Ah, e già che ci sono, che tipo di demone sei?-

-Sono un demone pipistrello sorellona!- Esclamò euforico il giovane, saltellando dimentico della ferita alla spalla.

Ayame invece si portò una mano a massaggiarsi le tempie, sbuffando sconsolata.

"In che guaio mi sono ficcata" rimuginò, mesta "I demoni pipistrello oltre ad essere molto forti sono anche i più difficili da gestire...proprio un demone bevitore di sangue che passa da dolce e angelico di giorno a crudele e sanguinario di notte mi doveva capitare? Sono famosi tanto per la loro rarità quanto per la loro doppia personalità...e non hanno possibilità di sopprimere il demone. Di giorno in forma umana, di sera in completa balia del demone interiore. E tra meno di 24 ore i guai cominciano, che bello!"

-Qualcosa non va sorellona?- Domandò innocente il ragazzo

-Il mio nome è Ayame!!!- Ruggì a metà tra il divertito e il furioso la principessa Yoro.

Se qualcuno li avesse visti sarebbe stata una scena divertente... un ragazzino che fuggiva ridacchiando come un matto, quasi fosse il momento migliore della sua vita, inseguito da una furibonda lupa mentre i lupi in disparte osservavano interessati il quadretto comico.

Si, la vita per Ayame si preannunciava movimentata.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Più tardi quel pomeriggio il piccolo gruppetto si era accampato in un boschetto al limitare del villaggio e mentre Ayame lavava la ferita di Zed, ghignando soddisfatta alle proteste del ragazzo, i lupi erano intenti a perlustrare la zona, dediti ai loro affari privati.

Hisss!!!

Sibilò snudando le zanne in segno di sfida Zed, vagamente offeso per il bruciore che Ayame le aveva provocato lavandogli la ferita.

Se si potevano chiamare zanne...i denti erano completamente uguali a quelli umani, salvo per i canini particolarmente appuntiti e inquietanti. Strano anche che sibilasse, ma forse i demoni pipistrello non erano capaci di ringhiare...erano così pochi e misteriosi! Poco si sapeva di loro, molto rimaneva nell'oblio, ad esempio la loro provenienza. Alcune persone ipotizzavano che un tempo fossero stati umani...fesserie!

E mentre Ayame ridacchiava sdraiata su un grosso ramo di una quercia rigogliosa, gli arti a penzoloni comodamente, Zed dal terreno aveva preso a lanciare ghiande e quant'altro in direzione della lupa.

E non accennava a smettere, dato che più ne lanciava più Ayame li deviava senza sforzo con le mani, sbeffeggiandolo con un sorrisetto serafico.

-Ne devi fare di strada prima di tenermi testa, ragazzino!-

Si, Ayame era maliziosa, ma era questo l'unico modo in cui era in grado di mostrare affetto.

E mentre Zed si voltava, incrociando le braccia e mettendo il broncio come un bambino, la candida coda di Ayame si agitava giocosa, mostrando per la prima volta dopo lungo tempo felicità.     


ALLORA, che ve ne pare del capitolo? Vi è piaciuto? Vi ha fatto schifo?

Zed e Ayame, il primo inventato il secondo strappato dai produttori dell'anime...vi piace come li ho caratterizzati?

Recensite mi raccomando, fatemi sapere i vostri pareri! Alla prossima!

         

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: masterteo89